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Cultura

Come nasce un bestseller e si vince due volte il Premio Bancarella

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AGI – Non è da tutti vincere due volte consecutive il Premio Bancarella. C’è riuscita la casa editrice Nord, nel 2022 con ‘L’inverno dei Leoni’ di Stefania Auci e quest’anno con ‘La portalettere’ di Francesca Giannone.

Ma non sono i primi successi inanellati dall’editore, piccolo solo in apparenza, che ha una storia lunga e ben diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere. Per scoprirla abbiamo intervistato l’amministratore delegato del gruppo Gems – di cui fa parte, appunto, Nord – Marco Tarò. Che svela anche la sua ricetta per il bestseller perfetto.

Innanzitutto sfatiamo un mito: Nord non è una piccola casa editrice perché fa parte di un grande gruppo che ha un peso editoriale importante. Ce ne racconti la storia

La storia di Nord inizia tanti anni fa quando fu fondata da Gianfranco Viviani. grande appassionato di fantascienza, infatti la Nord è stata forse la prima casa editrice in Italia a occuparsi prima di fantascienza e poi di fantasy. Ha pubblicato nel corso degli anni i più importanti autori mondiali di fantascienza, tra cui Frank Herbert, autore della saga di Dune e tantissimi altri. Dopodiché, intorno agli anni 2000 la fantascienza come genere letterario, è andato in crisi, perché non c’erano più autori che scrivevano libri di fantascienza classica: si era un po’ virati sul cyberpunk e altre forme estreme di fantascienza e il pubblico pian pianino si è distaccato. Viviani decise di vendere e Longanesi decise di investire in questa casa editrice. Ci rendemmo subito conto che il catalogo della casa editrice faceva fatica e non era sufficiente a garantire un equilibrio economico e quindi la affidammo a Cristina Prasso che all’epoca lavorava per Longanesi e da lì iniziò la storia della nuova Nord, pubblicando un’ottima narrativa che non poteva essere ascritta a un genere ben preciso, ma che aveva delle sfumature che pescavano anche in altri generi. E da lì iniziammo

Poi ci fu il caso Schatzing…

Ci imbattemmo in un autore tedesco che in Germania stava facendo veramente sfraccelli, aveva già venduto mezzo milione di copie con un thriller corposissimo, stiamo parlando di quasi 800 pagine, tutto ambientato in mare e in cui si mescolano avventura, un po’ di fantascienza e soprattutto scienza. Fu un grandissimo successo: più di 100 mila copie

Cosa è successo alla fantascienza?

Io penso che la crisi della fantascienza sia dovuta al fatto che dagli anni ’90 spesso e volentieri la realtà ha superato la fantasia. Chi ha una certa età e guardava Star Trek, ad esempio, si ricorda di questi oggetti strabilianti che venivano usati per comunicare, uno scatolotto che non è nient’altro che un smartphone come quelli che usiamo adesso. Cose che oggi abbiamo nelle mani e usiamo tutti i giorni. È difficile inventarsi qualcosa di nuovo rispetto a quello che è già stato scritto. Anche i robot ormai sono entrati nella nostra vita quotidiana, quindi sono meno affascinanti.

Poi venne un caso particolare: un autore americano di quasi nessun successo in patria che invece fu un enorme successo in Italia

Glenn Cooper, che aveva scritto questo libro straordinario dove anche lì si mescolava il thriller, la fantascienza, che era ‘La Biblioteca dei Morti’. Un libro snobbato dai lettori americani per colpa dell’editore che aveva sbagliato titolo e l’aveva posizionato in un’area in cui non ha funzionato. In Italia è stato un successo da mezzo milione di copie, cavalcando la moda di quel momento che era quella del thriller un po’ esoterico lanciata da Dan Brown con il ‘Codice da Vinci’. Poi abbiamo portato in Italia la saga di The Witcher che poi è diventato un fenomeno, ultimamente rilanciato dalla serie tv di Netflix.

Parliamo di mode: tutto nel consumo è moda, anche la lettura è consumo e quindi anche lettura è moda. Noi nella moda quella classicamente intesa siamo abituati al fatto che siano un paio di stilisti o anche uno che azzecca filone e poi tutti gli altri gli vanno dietro. Nell’editoria l’impressione è che invece sia un po’ invertito il processo cioè è il pubblico che detta la moda e l’editore a volte anche un po’ faticosamente, a volte sbagliando o arrivando un po’ tardi. Come funziona?

È in parte vero che le mode le generano i lettori ma secondo me quelli che danno il via alle nuove tendenze alla fine sono gli autori che scrivono i libri che hanno in mente. Noi editori decidiamo di pubblicarlo non perché quel genere funziona in quel momento, ma perché riteniamo che sia un buon libro e che possa avere un buon gradimento di pubblico e quindi poi può nascere una tendenza più che una moda E il passaparola è quello che poi amplifica le vendite di un libro. Però c’è un anello fondamentale tra l’editore e i lettori che sono i librai, soprattutto i librai indipendenti, persone che leggono molti libri, che conoscono i tuoi gusti e che ti possono indirizzare verso libri simili. E quello è secondo me l’anello fondamentale.

E qui facciamo un piccolo salto temporale e arriviamo praticamente ai nostri anni. Ho l’impressione che con ‘I leoni di Sicilia’ abbiate trovato un filone non soltanto narrativo che si rivolge soprattutto a un pubblico femminile e che racconta storie di amore, storie di riscatto femminile, storie di emancipazione. Come definiamo questa linea editoriale?

Grandi storie che da una parte che hanno una ottima qualità di scrittura, quindi non sono romanzetti passati il termine commerciali, ma sono libri ben scritti con una grande qualità di scrittura, ambientati che raccontano da una parte raccontano storie di famiglie, ma anche un po’ la storia del nostro Paese. Leggendoli si ha la sensazione di imparare qualcosa, di ripassare la storia dell’Italia.

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Autore Redazione