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Patrick Zaki è libero. “Spero di tornare presto in Italia”

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Il ricercatore Patrick Zaki, graziato mercoledì dal presidente egiziano al-Sisi, è stato rilasciato dal carcere in cui era detenuto al Cairo. Potrebbe già oggi lasciare l’Egitto e arrivare in Italia.

“Sono davvero contento: temevo di passare un altro anno e due mesi in carcere, ora spero di tornare presto in Italia“: sono le prime parole di Zaki, all’uscita dal carcere di Mansura  pronunciate in inglese ai microfoni Rai.  

L’università fa festa

L’Assemblea dei Rettori, riunita per celebrare il sessantesimo anniversario della Crui, si è fermata per un minuto e ha applaudito l’epilogo atteso da anni. 

“La libertà di espressione è un diritto fondamentale che l’università non solo insegna – ha detto Salvatore Cuzzocrea, presidente della Crui – ma costruisce un mattone alla volta nella pratica quotidiana del pensiero critico. La libertà di Patrick è in questo senso una vittoria di tutto quel movimento, pacifico e determinato, che per anni non ha mai smesso di lottare e sperare. Ovviamente, il ringraziamento della comunità accademica tutta va anche alle istituzioni che hanno portato avanti le delicatissime interlocuzioni diplomatiche e alla missione in Egitto dei ministri Bernini e Tajani che hanno permesso il concretizzarsi di questo risultato. Per l’università italiana oggi è un giorno felice”.

Durante l’assemblea i rettori hanno auspicato risultati analoghi per altri due casi che li preoccupano: da una parte, il caso di Giulio Regeni, ancora in attesa di una risposta chiarificatrice; dall’altra, la detenzione del ricercatore dell’Università del Piemonte Orientale, Ahmadreza Djalali, trattenuto nel braccio della morte in Iran e accusato di spionaggio nonostante l’assenza di prove. 

Tajani: nessuna contropartita

Il ministro degli Esteri rivendica il ruolo giocato dalla diplomazia, assieme all’intelligence, per la liberazione di Patrick Zaki ed esclude che ci siano stati “baratti” con la ricerca della verità nel caso Regeni. Parlando a Radio 24, Antonio Tajani ha ricordato le sue “due missioni in Egitto, gli incontri con Sisi dove ho più volte ribadito la necessità di liberare questo giovane, e ricordo sempre di essere stato ottimista dopo gli incontri al Cairo”. “È stato un lavoro corale” ha sottolineato, “ma non c’è stato nessun baratto, nessuna trattativa sottobanco: siamo persone serie” e sul caso Regeni “continueremo a chiedere che si faccia luce sulla vicenda, come abbiamo sempre fatto”. Intanto però “abbiamo portato a casa la liberazione e la grazia per questo giovane ricercatore, credo che il governo abbia ottenuto un risultato molto importante”. 

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Autore Redazione