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Piano fascista per colpire la magistratura, 2 arresti 

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AGI – Un piano fascista per colpire la magistratura. Lo hanno scoperto gli agenti della Dia che, questa mattina, coordinati dalla procura di Caltanissetta e su disposizione del gip, hanno arrestato due persone. Si tratta dell’avvocato Stefano Menicacci e di Romeo Domenico ai quali sono stati concessi gli arresti domiciliari. Sono accusati di false informazioni a pubblico ministero aggravate dall’aver mentito in un procedimento per strage. Gli inquirenti sono arrivati a loro indagando sulle stragi mafiose del 1992 e in particolare sulla presenza di Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia Nazionale, in Sicilia nei mesi degli attentati di Capaci e via D’Amelio.

E’ dalle intercettazioni telefoniche, infatti, che i pm hanno ricostruito il progetto, “ispirato dalla ideologia fascista per la costituzione di un ‘Osservatorio’ delle attività della magistratura, del quale farebbero parte anche componenti occulti per colpire alcuni magistrati non graditi: progetto che, secondo gli interlocutori, è già stato adottato”. Nella giornata di oggi sono state eseguite anche delle perquisizioni nelle abitazioni “di Adriano Tilgher, esponente di spicco della disciolta organizzazione Avanguardia Nazionale (condannato nel 1981 per riorganizzazione del partito fascista), dell’avvocato Saverio Ingraffia e di Francesco Scala (docente universitario)”. “Le due vicende –  spiega la nota della procura di Caltanissetta – non sono collegate, se non parzialmente e solo da un punto di vista probatorio. Il progetto prevede anche l’intento di ricevere l’avallo di altissimi livelli del Potere esecutivo e di altri; avallo che gli associati affermano, nei loro colloqui, di avere già ottenuto. Si precisa sin d’ora, però, che nessun esponente delle istituzioni, è sottoposto ad indagini”. 

“Nel corso di queste intercettazioni, Adriano Tilgher già condannato per riorganizzazione del partito fascista nel lontano 1981, esponente di spicco di Avanguardia Nazionale poi disciolta, ha parlato con l’avvocato Ingraffia del foro di Bari e con Francesco Scala, docente universitario, di un progetto di un osservatorio sulla giustizia sull’attività della magistratura. Progetto perfettamente lecito, per certi versi che potrebbe essere anche meritevole perché il cittadino deve essere informato, di tutte le attività della magistratura.

Tuttavia nel corso delle stesse intercettazioni emergevano due aspetti ritenuti dalla procura di Caltanissetta di penale rilevanza: il fatto che alcuni esponenti dell’osservatorio dovessero rimanere segreti e quindi una violazione della legge Anselmi e il fatto che si dovesse seguire una mappatura della magistratura per rilevare le relazioni tra i vari magistrati in modo da colpire il magistrato X per colpire indirettamente y e mandargli un messaggio”, ha spiegato il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca nel corso di una conferenza stampa. 

“L’idea – ha spiegato il capo della procura di Caltanissetta – era imbastire campagne critiche per mettere in ridicolo i magistrati sgraditi. Avrebbe dovuto far parte dell’osservatorio anche Giuseppe De Benedictis, condannato per corruzione in atti giudiziari e perche’ trovato con un vero e proprio arsenale. La sua partecipazione sarebbe dovuta rimanere segreta”.

Il procuratore ha poi precisato che “il progetto non è direttamente collegato alle stragi del 92. Si tratta di un fatto nuovo, di un progetto che possiamo definire fascista perché sono gli stessi interlocutori che si definiscono fascisti e parlano di rivoluzione permanente fascista in relazione alla quale gli indagati individuano il principale nemico nella magistratura”. 

I “nuovi fascisti”, cosi’ si definivano Adriano Tilgher, l’avvocato Saverio Ingraffia e Francesco Scala avrebbero parlato anche di aver avvicinato indirettamente la premier Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Ma la procura ritiene che si sia trattato di millantato credito perché finora non sono emersi elementi in tal senso. Anzi il procuratore di Caltanissetta, De Luca, evidenzia che finora la premier Meloni “non ha cambiato nelle attività di contrasto alla criminalità organizzata“.

 

 

 

 

 

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