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LA JUVENTUS E LA FAMIGLIA AGNELLI, UNA STORIA LUNGA 100 ANNI

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La Juve targata Agnelli ha compiuto cento anni. Una ricorrenza maturata in circostanze difficili, visti i processi, le accuse, le penalizzazioni e la “rifondazione” piena di incognite. Senza scomodare gli studenti del D’Azeglio che fondarono il club nel 1897 (la prima maglia era rosanero), nè l’avvocato Hess, primo presidente nel 1912, occorre dire che la famiglia Agnelli entrò nella Juve con il vicepresidente della Fiat, Edoardo, appunto cento anni fa. Erano tempi in cui la fabbrica di automobili torinese divenne popolare e i suoi strateghi pensarono bene che avere una squadra vincente avrebbe dato maggior fulgore al “marchio”. Quando eravamo al Tuttosport, ci spiegarono il significato del gemellaggio calcio-industria e capimmo la strategia aziendale: dare un simbolo vincente ai molti emigrati del Sud che lavoravano in fabbrica alla FIAT. Dei tanti Agnelli che hanno rivestito il ruolo di presidente, quello che ha lasciato maggiormente il segno è stato Gianni, detto “l’Avvocato”, perchè divenuto il simbolo di un certo “stile”, al contrario di altri della famiglia, detti gli “agnellini”, che hanno contribuito a uno sbiadimento progressivo del club che tuttavia resta il più vincente (anche se chiacchierato) del nostro calcio: negli ultimi anni ha vinto nove scudetti di fila con Conte, Allegri e Sarri alla guida.
Qualcuno ha lasciato dei dubbi, ma non tutti. La Juventus è stata sempre vista come la squadra dei padroni. Avendo conosciuto, seguito, intervistato “l’Avvocato”, cioè Gianni Agnelli, abbiamo dei ricordi dei personaggi che lui ha amato perchè lo divertivano (Platini, Sivori, Anastasi, Zoff, Causio ecc.) e hanno fatto la storia della Juve. Le partite troppo tattiche non gli piacevano, amava i colpi di tacco di Sivori, le giocate di Platini, i gol del gigante Charles… Ognuno può raccontare un momento vissuto alla corte di Gianni Agnelli. Ricordiamo come il patron bianconero spiegò il perchè della scelta di Giampiero Boniperti -un altro personaggio vincente da giocatore e da dirigente – quale presidente del club. Fu semplice e diretto, nel corso di una ricorrenza all’hotel Principe di Piemonte di Torino: “Una volta -raccontò a una platea incantata dal suo fascino e del suo carisma – il giovane Giampiero venne invitato a visitare la tenuta di Volvera, vicino Pinerolo. Voleva avere in premio ogni mucca per ogni gol segnato. Si guardò attorno e mise l’occhio su quelle gravide e le scelse”. Il vaccaro disse allarmato all’Avvocato della furbizia di Boniperti. L’accordo andò in porto e il giovanotto divenne presto capocannoniere.
Agnelli capì che “quel giovanotto” era furbo e intelligente, prendeva una mucca, ma in realtà se ne accaparrava due: non avrebbe potuto fare che il bene della Juventus. E per questo lo aveva nominato anni dopo presidente. Di Gianni Agnelli ammirammo la classe quando, dopo che alla “Domenica Sportiva” avevamo commentato i problemi della squadra che andava malissimo, dicendo che la Juve di Maifredi era come la Duna, che non camminava neanche a spingerla, non battè ciglio. In una successiva occasione, si fermò volentieri a parlare: “Sì, perchè lei mi è simpatico, ma non potrebbe mai fare l’addetto stampa della nostra azienda”, disse con un intercalare significativo. I tifosi juventini sono avidi di successi, non sono mai stufi di vincere. Nell’albo d’oro della massima competizione europea, la Champions League, il nome del Club bianconero compare fra i vincitori solo due volte: nel 1985 e nel 1996. Eppure nel club juventino hanno giocato i Sivori, I Platini, gli Zidane ecc., campioni tutt’altro che provinciali. Oggi l’avvocato forse non sarebbe contento della “sua” Juve.
Abbiamo letto che l’Avvocato aveva l’abitudine di svegliare all’alba il presidente Boniperti e l’allenatore chiedendo loro notizie sulla squadra. E aveva i suoi pupilli, prevalentemente i funamboli, quelli che avevano i colpi, le prodezze. Cioè i Sivori, Haller, Platini. Oggi si sarebbe divertito meno, perchè vincere gli piaceva, sì, ma col bel gioco non con il tatticismo esasperato di oggi. A proposito di numeri: quanti scudetti ha vinto la Vecchia Signora? Questo è uno dei problemi del nostro calcio, sempre circondato da dubbi, misteri, casi difficili. Ufficialmente ha conquistato 36 titoli, ma i bianconeri ne reclamano altri due: in ogni caso sono quasi il doppio di quelli conquistati dell’Inter e del Milan. Il periodo di Ronaldo in bianconero (dopo che il club aveva potuto sfoggiare campioni come Buffon, Chiellini, Pirlo, Pjanic, Del Piero ecc) è stato tutto più facile. Al di là dei sospetti dei “nemici”, c’è un motivo che ci venne spiegato a Torino, quando cominciammo ad occuparci della Juventus per Tuttosport, nel 1968. Lo fece, con garbo, Angelo Caroli, un abruzzese che aveva giocato nel Catania e poi in bianconero (un gol all’esordio a Bologna) con Charles e Sivori, prima di divenire giornalista: “Lo stile è qualcosa che non si compra. O ce l’hai o no” ci disse. Evidentemente, la Juve lo ha avuto per un secolo. Tutti l’hanno rispettata e odiata, come i suoi “padroni”, di cento anni. Anche gli arbitri…

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