AGI – Su Jim Morrison, cantautore e poeta, leader carismatico del gruppo rock dei ‘Doors‘, artista mito di una generazione, morto a soli 27 anni a Parigi il 3 luglio 1971 si è scritto moltissimo. Forse tutto quello che c’era da scrivere. Difficile pensare dunque che ci sia ancora qualcosa di inedito da pubblicare. O forse no. È quello che si è chiesto Federico Traversa scrittore e cofondatore di Chinaski Edizioni, casa editrice genovese indipendente, autore di diversi libri legati al mondo del rock e vero e proprio appassionato di Jim Morrison.
In realtà un libro che parla di quello che fu soprannominato ‘Re Lucertola’ in Italia non è mai stato pubblicato – e per anni neppure ripubblicato nel mondo – quello scritto nel 1973 (e poi aggiornato nel 1991) dal critico musicale parigino Hervé Muller, amico di Jim Morrison, che indagò sulla sua morte e che fece una scoperta che permette di riscrivere la dinamica del decesso. Muller ebbe seri problemi psichiatrici per cui non volle che il suo libro fosse ripubblicato.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 2021, la sorella decise di mandare nuovamente in stampa il volume e Traversa non si fece sfuggire l’occasione di acquistarne i diritti per Chinaski Edizioni. E cosi’ arriva finalmente in libreria in Italia ‘Jim Morrison, ultimi giorni a Parigi‘ di Hervé Muller (Ed. Il Castello, traduttore Michelle Zarro: pagg. 160 – Prezzo: 19 euro) dedicato agli ultimi giorni del frontman dei ‘Doors’.
Secondo la ricostruzione ufficiale Jim Morrison morì il 3 luglio 1971 per arresto cardiaco, ma secondo l’autore critico rock parigino e amico del protagonista le cose non andarono così. Questa indagine realizzata poche settimane dopo la sua morte, partendo dai testimoni che con lui condivisero gli ultimi giorni di vita nella capitale francese, vuole fare luce su questa misteriosa e ambigua vicenda.
La ricerca passa al setaccio i verbali della polizia, i referti e le testimonianze della fidanzata Pamela. Le dichiarazioni degli amici Agnes Varda e Alain Ronay, del conduttore radio Jean-Bernard Hebey e del dj Cameron Watson. Finanche le confidenze della cantante Marianne Faithfull, che in quel periodo si trovava a Parigi. Scavando nell’underground con le informazioni date per certe dagli spacciatori dei club che frequentavano proprio in quei giorni, Muller ne conclude che Morrison sia morto per overdose nei bagni della discoteca Rock’n’Roll Circus.
Successivamente trasportato a casa e posizionato nella celebre vasca da bagno. Non un giallo, non un rapporto di cronaca nera, ma un sentito racconto di “quei giorni a Parigi” che diventano quasi uno “state of mind” per una figura del calibro di Morrison. Il titolo del libro – anche nella versione francese – fa riferimento agli ultimi giorni a Parigi, ma in realtà questo è solo una piccola parte di questa biografia, anche se la più interessante dal punto di vista storiografico.
In realtà Muller scrive una bella e originale biografia – titolo originale nel 1973 è, infatti, ‘Jim Morrison, au-dela’ des Doors’ (Jim Morrison, al di là dei ‘Doors’) – in cui nella parte finale parla del viaggio a Parigi del cantante che doveva essere un nuovo capitolo della sua vita, un momento per dedicarsi alla scrittura e limitare gli eccessi. Un passo verso l’agognato anonimato prendendo le distanze dai ‘Doors’ e più in generale dallo showbiz.
Nel libro Muller ripercorre la vita di Jim Morrison grazie ai racconti di chi l’ha conosciuto veramente al di là dell’idolo internazionale che era diventato, suo malgrado. Le indiscrezioni dei compagni dei ‘Doors’ Manzarek, Densmore e Krieger, si incrociano con le affermazioni del suo amico Frank Lisciandro e del manager Bill Siddons. Sono i rumors sulla controversa figura della ‘compagna cosmica’ Pamela Courson, però, a chiudere il cerchio.
Gli abusi di alcol e droghe, la provocazione, l’anarchismo incontrollato stridono con la figura di un ragazzo di 27 anni che soffrì molto per non essere veramente riconosciuto come un poeta. Questi giorni a Parigi sono proprio l’apice di un percorso emotivo. Morrison confessa all’autore di voler sfuggire a quei demoni che lui stesso aveva creato, e dei quali aveva perso il controllo. La quotidianità è scandita da continue bevute, jam session occasionali e accese discussioni su cinema e letteratura. Un equilibrio instabile tra mito e realtà.
Nella Francia dove cercava se stesso, patria dei suoi amati poeti Baudelaire e Rimbaud, i suoi ultimi giorni sono sospesi tra sognanti progetti per il futuro e un impeto di autodistruzione nichilista. Una fine forse annunciata di un ragazzo diventato un mito perche’, scrive l’autore al termine del libro, “se ha toccato cosi’ nel profondo le generazioni successive per decenni è proprio perché esprime e rappresenta sentimenti e valori senza tempo. E universali”, conclude.