AGI – “Investigare 5.0”, volume curato dal prefetto Vittorio Rizzi e dalla professoressa Anna Maria Giannini, è stato presentato a Bruxelles presso l’Istituto italiano di cultura dell’ambasciata italiana.
Il manuale vuole essere una sorta di giving back degli investigatori alle accademie e alle scienze criminologiche, con la restituzione del sapere scientifico arricchito dall’esperienza sul campo. Come un prisma di vetro che scompone un raggio di luce bianca in mille colori, così Investigare 5.0 affronta la complessità del mondo delle indagini offrendo le diverse prospettive che, oggi, sono richieste per garantire la sicurezza dei cittadini: alla preparazione professionale e all’intuito dell’investigatore si affianca il lavoro del biologo, del chimico, del fisico, dell’ingegnere, dello statistico, dello psicologo, del sociologo, dell’esperto in comunicazione.
Una pluralità di saperi e di esperienze collegati da due temi di fondo, solo apparentemente lontani: l’innovazione tecnologica e una diversa sensibilità culturale in tema di promozione e tutela dei diritti umani. L’innovazione tecnologica, negli anni che stiamo vivendo, a cavallo di due millenni, ha determinato un’accelerazione unica nella storia dell’umanità.
La rivoluzione digitale offre opportunità straordinarie tanto alle indagini che alle minacce criminali, che richiedono studio e un’attenzione costante per intercettare i nuovi pericoli e predisporre per tempo le contromisure. L’altro filo rosso che ispira questo manuale è l’attenzione alla vittima, una sensibilità contemporanea – oggi codificata anche nell’ordinamento giuridico – che ha introdotto nella criminologia una nuova prospettiva vittimologica. Quella che il codice di procedura penale definisce come la persona offesa dal reato non rappresenta più solo il titolare di un’istanza risarcitoria, ma diventa il protagonista della complessa macchina della sicurezza, che deve essere adeguata ad accogliere i bisogni di chi soffre per essere stato vittima di un crimine ed è titolare di un’istanza di giustizia. Tecnologia e vittimologia diventano così due facce della stessa medaglia, in cui la scienza è il fulcro di una nuova conoscenza che deve partire e tornare all’uomo, per regalare alla società livelli sempre più alti di civiltà e umanità.
L’ambasciatrice Federica Favi ha sottolineato il valore assunto dall’Italia nella cooperazione internazionale e l’importanza del modello italiano nelle strategie di prevenzione e contrasto al crimine organizzato. L’onorevole Sabina Pignedoli ha messo in evidenza quanto sia funzionale alle investigazioni, soprattutto in tema di crimine organizzato, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’analisi dei dati.
Il dottor Alfredo Nuzzi di Europol ha posto in luce l’esperienza positiva del modello investigativo italiano sia nelle capacità di prevenzione che in quelle operative in ambito multilaterale, con le esperienze maturate nei pool antimafia ed antiterrorismo.
Il prefetto Rizzi, vicecapo della Polizia, ha rimarcato la necessità di promuovere la cultura del contrasto alle mafie e, nel rispondere alle domande della giornalista Lucrezio in materia di violenza di genere, ha posto l’accento sulla necessità di lavorare culturalmente sul rapporto asimmetrico tra uomo e donna. L’intervista ha toccato diversi temi, quali la criminalità economica finanziaria. Rizzi ha spiegato che in un mondo globale e globalizzato la sfida al riciclaggio è altamente complessa, poiché dall’economia reale si è passati all’economia finanziaria ed oggi si è alla cosiddetta technofin con monete virtuali negoziate su piattaforme: nel centenario di Interpol, l’Italia ha promosso la risoluzione, adottata quasi all’unanimità, per l’istituzione di un nuovo alert, specificatamente la ‘Silver Noticè, sulla scia del principio ‘follow the money’ di Giovanni Falcone.