AGI – Un testo che ibrida, unendole, saggistica e narrativa: è sugli scaffali, per Palombi Editori, un volume composto dal saggio ‘C’era una volta un ponte’, firmato da Stefano Lucchini e Giovanna Pimpinella, e dal romanzo ‘Il ponte sospeso’, del noirista milanese Andrea Carlo Cappi.
Entrambi i lavori sono dedicati al cosiddetto Ponte del Soldino (soprannome dovuto al fatto che attraversarlo richiedeva un pedaggio) opera realizzata all’altezza della Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Roma allo scopo di collegare via Giulia con via della Lungara, che ebbe però vita breve: eretta nel 1863, durante il pontificato di Pio IX, fu distrutta nel 1941 lasciando spazio all’attuale ponte Principe Amedeo.
Nel loro saggio Lucchini e Pimpinella riportano in vita la storia del ponte di ferro che non c’è più attraverso un’accurata ricostruzione storica basata su giornali d’epoca, fotografie, cartoline e altre fonti, realizzando al contempo un ritratto inedito di Roma. Quel collegamento sospeso, nato da tecniche e materiali nuovi, era considerato precario e riguardo alla sicurezza del suo progetto serpeggiava lo scetticismo, così come con sospetto era visto il salto verso la modernità che Pio IX si impegnava a intraprendere. Ma soprattutto, e più prosaicamente, il ponte era mal sopportato dai romani essendo l’unico su 35 che richiedeva un esborso di denaro per attraversarlo, e ovviamente altrettanto osteggiato dai traghettatori.
Il lavoro ha un doppio punto di partenza: da una parte un quadro di Annibale Angelini del 1869, che raffigura il ponte inserito nella vita attiva della città, dall’altra una cartolina risalente agli anni Trenta del ‘900 che pure lo ritrae, ma oltre a non essere mai stata spedita né affrancata, presenta un ritaglio della riproduzione di un quadro di Sofia Chiostri incollato e frasi enigmatiche battute a macchina.
Un mistero cui si ricollega il romanzo di Andrea Carlo Cappi, che parte dall’uccisione di un ispettore del Ministero dei Lavori Pubblici, il cui corpo viene ritrovato sul Ponte del Soldino nel 1864. Il cardinale Giovanni Antonio Mora, incaricato di affiancare la polizia nelle indagini, ha però molti dubbi sulle reali circostanze di quella che è stata messa in scena come una rapina, e non smette di indagare in cerca di una verità misteriosa come il non luogo che il ponte a tutt’oggi rappresenta.