AGI – Era il 2019 quando, sulla terra rossa di Alicante, andò in scena il loro primo scontro diretto. Carlos Alcaraz aveva 16 anni, Jannik Sinner 18, i due ragazzini bazzicavano il circuito minore e quei tre set vinti dallo spagnolo furono solo l’assaggio, in salsa Challenger, del dualismo destinato a scrivere chissa’ quante pagine di storia tennistica.
Tant’è che sui social già furoreggia l’hashtag #Sincaraz sul modello #Fedal dedicato a Federer e Nadal. Quattro anni nel mondo del tennis equivalgono a un’era geologica: oggi Alcaraz è il numero due del mondo con due titoli Slam in tasca, Sinner il 7 (virtualmente il numero 6 da lunedì ma se batte Alcaraz diventerà il numero 4) e la semifinale che si apprestano a giocare all’Atp 500 di Pechino rappresenta la loro settima sfida nel circuito maggiore, quella che, su una situazione di tre pari (i due hanno due vittorie a testa al meglio dei tre set, e sono uno pari a livello Slam) sposterà l’ago delle vittorie in casa spagnola o italiana.
Lo storico delle sfide
Il primo scontro Atp sul veloce indoor di Parigi-Bercy nel 2021 se l’era aggiudicato in due set (7/6-7/6) Alcaraz, quasi a voler marcare subito il territorio nei campi dei “grandi”. Al suo fianco c’era, allora come oggi Juan Carlos Ferrero, Sinner era ancora seguito da Riccardo Piatti.
La prima epica rivincita si era consumata sull’erba di Wimbledon, negli ottavi dell’edizione 2022 (quella senza russi, bielorussi e soprattutto senza punti Atp) quando Sinner, con i nuovi coach Vagnozzi e Cahill nel box (e l’annesso inizio della metamorfosi tennistica) vinse in cinque set vanificando i due match point che gli avrebbero consegnato la vittoria in tre set.
Al successo sull’erba era seguito quello in tre set di Umago, in finale, con un’esaltante rimonta: dopo aver perso il primo set al tie break Sinner aveva lasciato due game in tutto all’amico Carlos, campione uscente.
Il match più importante del 2022 quello nei quarti di finale degli Us Open però l’aveva vinto lo spagnolo in cinque set: una maratona di cinque ore e 20 minuti e un match point non sfruttato da Sinner che sicuramente compare ancora nei suoi incubi (quella vittoria porto’ poi Alcaraz a vincere il suo primo titolo Slam e quindi a issarsi in vetta al ranking mondiale).
Nella prima occasione di rivincita utile (nel 2023 sul veloce di Indian Wells, in semifinale) ha vinto ancora Alcaraz, in due set, ma l’ultima sfida, in semifinale a Miami è andata a Sinner. Quella al termine della quale, Alcaraz stringendogli la mano gli disse “Vinci il torneo, faccio il tifo per te“.
Non andò esattamente così perché il titolo se lo prese Daniil Medvedev, ma l’esternazione testimonia un’amicizia e una lealtà destinata a giocare un ruolo importante nel dualismo tra i due ventenni.
Il match di Pechino e gli scenari futuri
In semifinale, basandosi sui numeri e sulle prestazioni viste nei quarti a Pechino, con Alcaraz impegnato da Ruud solo nel primo set e Sinner costretto a faticare più del dovuto contro Dimitrov e alle prese con un evidente problema allo stomaco che lo ha costretto a vomitare in un bidone all’inizio del terzo set, lo spagnolo sembra favorito per la finale con il vincente tra Zverev e Medvedev.
Ma allargando lo sguardo al prossimo futuro gli equilibri potrebbero cambiare: l’allievo di Ferrero nonostante i suoi soli venti anni sembra aver raggiunto una maturità tecnica completa, Sinner di torneo in torneo sta dimostrando di avere ancora dei margini di miglioramento, dal servizio alla tenuta fisica.