(AGI) – Roma, 28 lug. – La guerra in Ucraina ha scatenato un caso diplomatico nell’AllianzMiCo di Milano, teatro dei mondiali di scherma: la schermitrice russa Anna Smirnova ha occupato per quasi un’ora una pedana di gara per protestare contro la mancata stretta di mana dell’avversaria ucraina Olga Kharlan. Smirnova, sconfitta 15-7 nei turni eliminatori della sciabola, si era avvicinata alla vincitrice per stringerle la mano ma la 32enne di Mykolaiv (città portuale devastata dai bombardamenti russi a inizio guerra) ha fatto un cenno di porgerle la sciabola e poi se ne è andata evitando il tradizionale saluto.
A quel punto la sciabolatrice russa, che gareggia come neutrale al pari delle connazionali, si è tolta l’attrezzatura e si è piazzata polemicamente sulla pedana, dapprima in piedi e poi su una sedia. In seguito i delegati della Federazione internazionale della scherma (Fie) l’hanno convinta a liberare la pedane per i successivi incontri e dopo due ore è arrivata la notizia che Kharlan era stata squalificata per condotta antisportiva, in applicazione di un articolo del regolamento internazionale.
Anna Smirnova lost the fair competition and decided to play dirty with the handshake show. This is exactly how Russian army acts on the battlefield. Olha Kharlan won the fair competition and showed dignity. I urge @FIE_fencing to restore Kharlan’s rights and allow her to compete. pic.twitter.com/ocGXoGxN30
— Dmytro Kuleba (@DmytroKuleba)
July 27, 2023
Alla sua successiva avversaria, la bulgara Yoana Ilieva, è stato assegnato il passaggio del turno a tavolino. In teoria potrebbe essere ora squalificata l’intera squadra dell’Ucraina in vista del torneo a squadre femminile in programma per sabato.
La misura è apparsa molto severa anche perché nel tennis, sport che peraltro non vanta le radici aristocratiche della scherma, il mancato saluto a fine partita non è mai stato sanzionato. Non è apparso un caso che a prenderla sia stata la Federazione della scherma che fu tra le prime a riammettere gli atleti russi e bielorussi (senza simboli nazionali e purche’ non appartenenti a corpi militar) dopo l’apertura del Cio rispetto al blocco totale deciso dopo l’invasione dell’Ucraina.
Il suo presidente è l’oligarca russo di origini uzbeke Alisher Usmanov, ex comproprietario dell’Arsenal e già nel mirino delle sanzioni occidentali. Dall’Ucraina era già arrivata una minaccia di boicottaggio dei mondiali di Milano e ora si rischia uno strappo con la federazione di Kiev. “Per la prima volta mi vergogno di far parte di questo sistema“, ha tuonato lo schermitore italiano Luigi Samele, compagno della Kharlan che ha aiutato a trasferirsi in Italia, “un sistema dove la prepotenza vince sull’onestà, dove le regole sono fatte da pochi e per pochi”.
Molto delusa anche la sciabolatrice ucraina che pensava di aver rispettato il protocollo: “Penso che abbiate visto tutto, l’unica cosa che non ho voluto fare era stringerle mano, ero convinta di avere questa possibilità. Le ho proposto di fare il saluto con la lama ma lei non voleva, e l’arbitro insieme a qualcuno della direzione torneo, mi hanno detto di andare via. È molto crudele per tutti, anche per l’arbitro che era turbato. Il sistema, questa federazione, sta uccidendo tutti, anche gli arbitri”.
La Federazione di scherma ucraina ha presentato ricorso e ha chiesto che Olga Kharlan sia reintegrata. Il consigliere presidenziale ucraino Mykhaylo Podolyak ha denunciato “una totale mancanza di empatia, incomprensione del contesto emotivo” da parte della federazione che a suo dire ha preso una decisione “assolutamente vergognosa”. Lo stesso Comitato olimpico internazionale (Cio) ha esortato le federazioni sportive a mostrare sensibilità nella gestione delle gare tra atleti ucraini e russi, riconoscendo “i difficili conflitti interni che potrebbero avere” gli atleti ucraini, alla luce dell’aggressione russa.