AGI – Sbuffi di fumo, che prendono la forma di anelli, e, qualche settimana dopo, l’eruzione e le fontane di lava: l’Etna, che nei giorni scorsi si era guadagnata il soprannome di “Signora degli Anelli”, stupisce, diverte, preoccupa e appassiona gli scienziati. Se la Protezione civile ha messo in stato di “preallerta” i Comuni più vicini al vulcano attivo più alto d’Europa, i vulcanologi inquadrano queste fasi del vulcano in una cornice meno allarmista, ripercorrendo gli ultimi giorni della spettacolare attività del vulcano.
“Dopo l’episodio parossistico del 21 maggio scorso al Cratere di Sud-Est – spiega il vulcanolgo Boris Nehncke dell’Ingv di Catania – l’Etna era rimasto per alcuni mesi in uno stato di relativa quiete, in assenza di qualsiasi attività eruttiva. Solo una forte emissione di gas, accompagnata, da metà luglio, dalla formazione di numerosissimi, graziosi anelli di vapore (‘volcanic vortex rings’), ha interessato i crateri sommitali. I parametri monitorati non mostravano variazioni indicative di un imminente risveglio”. “Sappiamo tuttavia che – prosegue Behncke – ai crateri sommitali dell’Etna, una nuova attività puo’ iniziare in pochissimo tempo”.
“L’Etna – spiega Behncke, conosciuto tra gli scienziati europei anche per le sue capacità di divulgare al grande pubblico e su social come Facebook i ‘segreti’ del vulcano – è cambiata progressivamente nel corso di questi ultimi decenni, ed è diventata notevolmente più esplosiva. Sono cose che succedono in un sistema vulcanico attivo, su scala di decenni e secoli” e “ora stiamo vivendo una fase particolarmente ‘pimpante’ della nostra montagna”.
Perché l’attività è diventata così violenta? “La ragione – continua lo scienziato – è probabilmente l’attuale configurazione del sistema di alimentazione: poco più di un secolo fa c’era un solo condotto che portava il magma in superficie al Cratere Centrale, ora invece ci sono quattro crateri sommitali, quindi quattro condotti, e questo permette un trasporto più efficace e rapido di magma. Di conseguenza il magma perde meno gas sulla strada, creando quello che chiamo ‘l’effetto champagne’: le fontane di lava. In più, in questi ultimi tre anni, il condotto del Cratere di Sud-Est sembra essere molto ‘pulito’ (non c’è molto magma che ha perso gas, diventando denso e viscoso), permettendo ad ogni ‘goccia’ di magma di risalire molto rapidamente per andare in decompressione creando attività esplosiva, anche con pochissimo avviso”.
Ciò che Behncke descrive è avvenuto la sera del 13 agosto scorso. “In serata – racconta sul blog dell’Ingv – l’ampiezza del tremore vulcanico registrata dagli strumenti di sorveglianza dell’Ingv-Osservatorio Etneo ha mostrato un’improvvisa impennata, e attraverso brevi lacune nella copertura nuvolosa si intravedevano bagliori al Cratere di Sud-Est. L’attività si è rapidamente intensificata, passando da attività stromboliana a basse fontane di lava, che poi sono cresciute in altezza fino a 300-400 m sopra il cratere. Inizialmente l’attività era focalizzata alla ‘bocca orientale’ del cratere, protagonista di molti dei parossismi del 2021, pero’ dopo un po’ si è attivata anche la “bocca della sella”, l’altro centro eruttivo principale del Cratere di Sud-Est, e, da quest’ultima, una colata di lava si è riversata nella profonda nicchia creata dal collasso del cono avvenuto il 10 febbraio del 2022. Questa colata si è sovrapposta a quelle dei parossismi precedenti, del 10 e 21 febbraio di quello stesso e del 21 maggio scorso, passando tra Monte Barbagallo e Monte Frumento Supino”.
Le fontane di lava hanno illuminato la notte siciliana. Tra le ore 3:40 e le 4:30 sul Cratere di Sud-Est erano attive almeno 5-6 bocche, dal fianco orientale a quello sud-occidentale: uno spettacola della natura e della sua forza. “Le bocche più orientali – spiega Behncke – hanno prodotto fontane di lava oblique, che hanno sottoposto il fianco sottostante ad una pesantissima ricaduta di materiale piroclastico incandescente, innescando una serie di piccoli flussi piroclastici. Questa fase di attività è stata accompagnata anche da spettacolari fulmini, sia nella colonna eruttiva, sia nei flussi piroclastici”.
Sull’alto versante sud-occidentale del Cratere di Sud-Est “si è aperta una frattura caratterizzata da una serie di crateri di collasso (‘pit-crater’), fino alla base del cono, dove si è aperta una bocca effusiva, che ha emesso una colata di lava diretta verso sud-ovest”. La nube eruttiva, carica di materiale piroclastico, si è innalzata alcuni chilometri sopra la cima del vulcano ed è stata spinta dal vento verso sud, causando ricadute di cenere e lapilli nell’area del Rifugio Sapienza. Successivamente le ricadute di materiale piroclastico hanno interessato i paesi pedemontani di Nicolosi e Mascalucia, e infine Catania, fino al Siracusano.
Le ricadute di cenere hanno causato problemi di operatività dell’aeroporto di Catania, che questa volta ha avuto una ragione trasparente per chiudere lo scalo. Dopo le 5, l’attività ha cominciato a diminuire fortemente, ma per diverse ore è stata alimentata una densa nube di cenere, spinta dal vento verso sud, come si vede chiaramente dalle immagini dei satelliti, tra i quali l’europeo Meteosat Third Generation Imager. “In tarda mattinata – conclude Behncke – l’attività si è completamente esaurita, e l’ampiezza del tremore, sebbene ancora oscillante, è scesa su livelli più bassi rispetto al periodo prima del parossismo”.