AGI – “Io più che pensare alle dimissioni di qualcuno, penso alla promozione di attività che consentano di limitare l’impatto di queste cose”. Così il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, risponde a una domanda sulla richiesta da parte della Lega di dimissioni del presidente della Figc Gabriele Gravina dopo lo scoppio del caso scommesse. “Ognuno si misura con la propria coscienza e la Federazione ha promosso attività oggettive mettendo ognuno di fronte alle proprie responsabilità, poi anche la Federazione ha margini di miglioramento. – ha aggiunto a margine del convegno dei giovani imprenditori a Capri – Facendo confusione ora, mettendo tante cose insieme, secondo me non si produce l’effetto che dobbiamo produrre che deve essere anche l’effetto di istituzioni dignitose, che nel rispetto delle differenze dei ruoli si mettono insieme per affrontare e risolvere i problemi. Questo la gente ci chiede”.
Rispondendo alle domane, Abodi non ha nascosto l’amarezza per quanto accaduto. “Mi preoccupa? Mi amareggia, ma molto dipende dalla nostra capacità di reazione. È un fenomeno che va preso di petto, senza nascondersi, sono cose che esistono, ed è meglio che escano fuori piuttosto che restare striscianti, come per tutte le patologie sociali”.
E ha insistito sulla necessità di dare una risposta. “È importante la risposta che daremo come sistema – ha spiegato – perché non c’è sviluppo senza fattore reputazionale. Le persone che ho incontrato mi hanno confessato di sentirsi dispiaciute, deluse, tradite: si va allo stadio non per un fattore inevitabile o per una predisposizione genetica, ma perché si parte da 0 a 0 e si crede che a determinare il risultato sia il corretto comportamento di chi scende in campo. Chi non è corretto va punito“.
Questa vicenda rappresenta “uno choc che da un lato deve mortificarci e dall’altro deve darci gli stimoli giusti per rivedere tutto, non solo i comportamenti dei singoli tesserati”, ha concluso il ministro per lo Sport e per i Giovani. “È la prova che stare bene economicamente non vuol dire anche star bene moralmente – ha aggiunto il ministro – e che l’educazione non finisce mai”.