AGI – La Coppa di Israele è stata consegnata dal presidente dello Stato ebraico, Isaac Herzog, al Beitar Gerusalemme, all’indomani dell’invasione di campo nella finale che aveva costretto la sicurezza presidenziale a scortarlo via in tutta fretta dal podio della premiazione. “Questa cerimonia si doveva svolgere in un’atmosfera ben più gioiosa”, ha osservato amaramente Herzog che aveva espresso “sconcerto” per i disordini.
“E’ stato un duro colpo alla cultura dello sport in Israele ma, ancor più, all’onore del Paese e della società israeliana”, ha aggiunto. La finale della ‘State Cup’ di martedi’ sera, vinta per 3-0 dal Beitar sul Maccabi Netanya, è stata macchiata dalle intemperanze dei famigerati ultras-estremisti del Beitar con ripetute sospensioni a causa del lancio di fumogeni in campo, fino al finimondo che si è scatenato al terzo gol, segnato in pieno recupero, quando un gruppetto di tifosi è entrato sul terreno di gioco.
I calciatori sono stati fatti rientrare negli spogliatoi per ripristinare l’ordine, malgrado non fosse arrivato il triplice fischio. Poi sono stati richiamati in campo 45 minuti dopo ma nel frattempo in campo c’erano migliaia di supporter gialloneri che si sono impossessati delle medaglie destinate ai calciatori e hanno tagliato le reti delle porte, sfuggendo a qualsiasi controllo. Herzog è stato portato via dalla scorta, allarmata per una situazione che stava precipitando, e la polizia ha poi fermato 18 tifosi.
Gli incidenti hanno anche un risvolto politico, vista la vicinanza degli ultras del Beitar alla maggioranza di estrema destra che sostiene il governo Netanyahu. In base alle regole della federcalcio israeliana, l’invasione di campo avrebbe dovuto comportare la sconfitta a tavolino e quindi l’assegnazione del trofeo al Maccabi Netanya. Ma dopo il duro intervento del patron del Beitar, Barak Mbramov, il quale ha ricordato che “la maggior parte dei tifosi che hanno invaso il campo non ha nessun legame con il club” minacciando di boicottare il campionato in caso di revoca del trofeo, e’ stata annunciata la premiazione ‘in differita’.
Il presidente della Federcalcio, Moshe ‘Shino’ Zuares, ha parlato di comportamenti “vergognosi” e si è detto “imbarazzato”: “Tutti dovranno andare a fondo per capire cosa è successo”, ha avvertito.
Resta il fatto che i famigerati ultras del Beitar, ‘La Familia’ come si fanno chiamare, si sono ancora una volta resi protagonisti di violenze e disordini. Si tratta di un gruppo ultranazionalista e razzista che in passato ha contestato l’acquisto di calciatori musulmani (nel 2012, quando il club ingaggiò due ceceni, loro dettero fuoco al museo del Beitar) e ha partecipato ad azioni anche violente contro i palestinesi.
Il club fu fondato negli anni ’20 dal movimento Beitar con origini in Lettonia che sposava una versione massimalista del sionismo e ora i suoi ultra’ sono ferocemente anti-arabi.