MILANO (ITALPRESS) – La carie è la patologia più diffusa al mondo e a livello globale colpisce il 34.1% della popolazione in tutte le fasi della vita. Nei paesi industrializzati, ne soffrono i bambini in età scolare in una percentuale che va dal 60% al 90% e la maggior parte degli adulti. Il problema è molto diffuso anche in Asia e America Latina, mentre sembra meno presente in Africa. Il processo che favorisce lo sviluppo della carie inizia con l’azione dei batteri prodotti dai residui di cibo, i batteri fermentano all’interno della bocca e iniziano a produrre acidi. Insieme alle particelle di cibo e alla saliva, formano la placca dentale, una sorta di pellicola bianco-giallastra che ricopre i denti. La carie si forma per un iniziale processo di demineralizzazione dei tessuti duri dei denti, come lo smalto e la dentina, a causa della produzione acida della placca batterica presente sulle superfici dentarie. Se non curata tempestivamente, determina una progressiva distruzione del tessuto del dente. Sono questi alcuni dei principali temi trattati da Maurizio Rosmarini, specializzato in odontoiatria pediatrica, tra i massimi esperti di prevenzione dentale e a lungo responsabile del centro per l’età evolutiva presso l’ospedale di Legnano, intervistato da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“La carie è una malattia sostanzialmente indotta da molti fattori che riguardano la presenza del cibo e in particolare degli zuccheri sulla superficie del dente, ma due sono quelli sostanziali: il primo fattore è il tipo di alimentazione, il secondo l’igiene orale – ha esordito – Per avere un cambiamento, bisogna intervenire in una fase precedente, quando i denti sono sani, quindi sui bambini, altrimenti non riusciremo mai a intervenire. Se tornassi indietro nel tempo e prendessi un bambino sul quale venisse conservata una igiene orale già sulle gengive dei denti da latte, non ci sarebbe una carie, proprio per questo bisognerebbe curare i denti fin da quando si nasce – ha spiegato Rosmarini – Rispetto a una volta, ora ci sono molti strumenti: se i denti sono puliti e un bambino ha un’alimentazione corretta, evitando per esempio il junk food, è impossibile che si instauri una carie”.
A questo proposito, Rosmarini fornisce alcuni consigli utili riguardante l’alimentazione: “Innanzitutto, ora rispetto al passato, c’è l’ausilio del fluoro che rinforza lo smalto, c’è anche il fatto che nell’alimentazione attuale quel tipo di gestione del mangiare ogni cinque minuti non esiste più – ha ricordato – Quello che i pediatri chiamano rigore alimentare consiste nel dare il cibo buono e con logica. Le mamme ormai sono estremamente evolute e gli zuccheri li hanno eliminati dalle diete dei bambini, questo riduce l’insorgenza delle carie. Non vuol dire fare una vita di sacrificio, ma ci sono alimenti che oltre a non far bene rappresentano un fattore di rischio per la carie”. La genetica influisce, ma resta il comportamento corretto nella vita quotidiana il miglior alleato contro la carie: “C’è sicuramente una componente che sfugge alla gestione quotidiana, però questo non consente di spiegare perchè in alcuni paesi, penso a quelli nordici, ci sono dei protocolli in cui la carie non esiste – ha precisato Rosmarini – L’Italia ha una percentuale di bambini che presentano le carie che è ancora estremamente alta, rispetto a un tempo non esiste l’abitudine di garantire l’igiene a scuola e con la pandemia tutti hanno cavalcato l’idea di evitare l’igiene a scuola. Il comportamento corretto e il giusto stile di vita elimina la carie”.
E sul recente progetto di odontopediatria della Sipps: “Il progetto di odontopediatria ha come obiettivo non quello di ridurre la presenza della carie ma di eliminarle completamente le carie nei bambini tutelati dai pediatri e dai loro associati – ha raccontato Rosmarini – Loro vogliono formare odontoiatri che siano compatibili con le esigenze dei bambini, che anzichè gestire terapie sui bambini devono avere cura della salute dei denti dei bambini, quindi occuparsi della manutenzione, per questo formeranno odontoiatri che anzichè gestire le terapie su venti bambini siano in grado di fare prevenzione. Lo Stato non ha mai favorito davvero l’ambito odontoiatrico in tema di prevenzione – ha concluso – Se va in porto questo progetto coinvolge migliaia di pediatri e può rappresentare una svolta epocale in Italia”.
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