AGI – Quando si ha una visione così chiara di come comporre la propria musica, non si ha bisogno di inseguire le hit; anche perché poi, se parliamo nello specifico di Carl Brave, quando lui vuole fare le hit le fa e sfascia radio e piattaforme. “Migrazione”, l’album uscito venerdì, è colorato e intimo, dentro si percepisce la volontà del cantautore e producer romano di raccontarsi e, proprio attraverso questa narrazione, entrare nel suo mondo, che comprende anche una Roma vivace, seppur strascicata nelle parole, nei concetti, nelle intenzioni, una sorta di metafora musicale onomatopeica perfetta e chi ha dimestichezza con le strade della capitale se ne accorgerà.
È semplice e colorato il mondo di Carl Brave, vive di rime azzeccate e produzioni da sogno, di efficacia divina ed una continua e sottile interazione, che sia con chi ascolta, che infatti si sente totalmente coinvolto, divertito, meno solo, e anche con i colleghi, con i quali riesce ad entrare in una sintonia assoluta, riesce ad incastrare nei propri brani usandone impietosamente e felicemente le caratteristiche principali. I featuring di questo album sono tutti perfetti, tutti entusiasmanti, tutti azzeccati e, più in generale, il disco, composto da 19 canzoni (diciannove: eroe), si ascolta con estrema piacevolezza, non annoia un attimo, come un’altalena emozionale dalla quale non vorresti mai scender giù.
Come mai l’esigenza di comporre un album così intimo?
È venuto naturalmente, le mie ultime uscite erano “Makumba”, “HULA-HOOP”…delle hit, che io ho sempre fatto, mi piacciono, e le metto sempre in un disco insieme a pezzi intimi, cerco di unirle a tutto il resto; mentre adesso non facevo un disco da tre anni e avevo bisogno di dire tanto, di mettere tanto.
Infatti difficile ormai trovare album composti da 19 pezzi…
È una roba in contrapposizione, io cerco di seguire sempre il mio istinto e non il mercato, infatti pubblico un disco molto intimo all’inizio dell’estate. Però penso che nel casino generale serva anche questo: una roba che ti ascolti più volte, ad occhi chiusi, che spero che faccia anche pensare, che faccia entrare in un mare un po’ profondo.
Avevi in mente come doveva suonare questo nuovo disco?
Non avevo un’idea precisa, la mia idea era quella di cambiare un po’ il suono rispetto al disco precedente, per la produzione di questo disco ho viaggiato molto, sono andato a Lisbona, Marrakech, Madrid, ho affittato degli studi e suonato con musicisti del posto, la mia idea era di cercare nuovi sound.
Cosa volevi raccontare di te?
Solitamente i miei dischi non partono mai con un’idea iniziale, è tutto molto di pancia, molto istintivo, seguo il flow della mia vita, di come mi sento in quel momento. Ho tagliato delle tracce dal disco perché troppo scure, ma i miei dischi sono così. Poi chiaramente essendo tutti molto vicini hanno una comunione tra di loro, seguono il mio ciclo di vita.
Secondo te cos’è che rende Roma una città così facile da cantare?
Forse la genuinità dei romani e della città. È una città che, nella sua difficoltà, è anche molto facile. Esci, ti becchi con la gente, stai fuori, ti vivi i quartieri, ogni quartiere è un po’ a sé, Trastevere è diversa da Balduina e Balduina è diversa San Lorenzo.
Come hai scelto i featuring?
In base ai pezzi, a quello che era uscito dai provini. Per esempio per Mara Sattei avevo questo provino con questo organo, avevo fatto delle melodie, solo delle vocali che richiamavano un po’ a Rosalìa, con la quale lei sta in fissa, ne abbiamo parlato mille volte. Clementino ci siamo beccati a “Battiti” d’estate, siamo andati a pranzo insieme, gli ho fatto sentire questo pezzo che secondo me era alla sua portata, così solare com’è lui, mi sono trovato molto bene infatti, è una persona molto attiva, positiva. Con Noemi volevo fare un po’ il contrario di “Makumba”, della hit estiva, con quella voce graffiante che ha può fare tutto. Con Bresh sono andato a Lisbona, che mi ha ricordato un po’ le vibes di Genova. Insomma, tutto molto naturale.
19 canzoni, qual è quella che secondo te resterà come uno dei punti cardine della tua discografia?
Vedremo quale, a me piacciono tutte, perché rappresentano tutte un motivo diverso della mia vita. Quello poi lo decide il pubblico.
Qual è il segreto del successo di Carl Brave?
Il segreto è il duro lavoro e la sincerità.
Cosa vedi nel tuo futuro?
Vedo altri dischi, continuare a fare questa vita. Viaggi, dischi, spero di aver trovato l’equilibrio giusto.