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Caro prezzi e disagi negli aeroporti scoraggiano i turisti, 800mila presenze in meno 

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AGI – Il clima colpisce anche la filiera del turismo. Che, a causa di maltempo al Nord e incendi al Sud, farà registrare ad agosto 800mila presenze in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A dirlo all’AGI è Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo-Confesercenti, che racchiude oltre venti federazioni del comparto.

“La stagione sembrava partita con i migliori auspici ma, per cause non legate alla filiera, avrà un contraccolpo finale”, spiega. Nel dettaglio, secondo le stime di un’indagine condotta dal CST per Assoturismo su un campione di 1.492 imprenditori ricettivi, nei prossimi trenta giorni sono attese 82 milioni di presenze turistiche, che equivale a circa 7,6 milioni in più dello scorso luglio, ma 800mila in meno rispetto ad agosto 2022. Si attende quindi una leggera frenata per le presenze di agosto, che per il 58 per cento saranno di italiani.

“Eravamo partiti con previsioni al ribasso che avevamo poi rivisto positivamente – spiega ancora Messina –  soprattutto con i picchi di prenotazioni nei ponti di Pasqua, del primo maggio e del 2 giugno. Poi c’è stato un inizio stagione non brillante, a causa di un giugno instabile climaticamente. Nel mese di luglio si è verificata una ripresa e prevedevamo che sarebbero state superate anche le stime più ottimistiche. Ma poi l’allerta maltempo al Nord e il caldo torrido del Sud, con tutti i problemi degli aeroporti, ci ha fatto purtroppo ricredere e si è registrata una frenata non prevista”.

A causare l’inversione di marcia, però, non solo il clima. A incidere su viaggiatori italiani ed esteri, secondo Assoturismo, anche l’aumento dei prezzi legati all’inflazione, l‘impennata delle tariffe aeree e dei costi di trasporto e, infine, il ritorno alle abitudini pre-Covid. “Il fatto che gli italiani abbiano ripreso a viaggiare all’estero ha intaccato una parte del turismo di prossimità” sottolinea il presidente di Assoturimo.

E a farne le spese più di tutti è il mare. “Il turismo nelle città d’arte, dove si possono verificare degli assembramenti, era stato cancellato dalla pandemia. Ora invece si possono tornare a visitare quei luoghi che, di conseguenza, stanno vivendo un buon momento. La montagna ha degli affezionati che di solito non cambiano destinazione. Le località di mare rimangono quindi le uniche che stanno risentendo del calo degli arrivi e questo è indicativo, se si considera che il turismo balneare è il secondo in Italia. Se risente lui, ricade su tutta la filiera”.

Per avere un bilancio definitivo, però, bisognerà attendere la seconda metà del mese. “I conti li faremo tra quindici giorni quando, superato Ferragosto, avremo il quadro completo di una stagione che sembrava partita con i migliori auspici e che poi, per problemi esterni alla filiera, avrà un contraccolpo. Credevamo di fare il boom questa estate ma, al momento, questo picco non c’è stato. A oggi, quello del 2023 appare un turismo ridimensionato. Ma ciò non cancella un aspetto fondamentale – conclude Messina – ossia che il turismo rimane la filiera più vivace per la ripresa del sistema Paese”. 

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