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Michael Bolton operato per un tumore al cervello annulla i concerti

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AGI – Michael Bolton ha annullato diversi concerti dopo un intervento per un tumore al cervello che gli era stato diagnosticato poco prima di Natale. Lo ha annunciato lo stesso 70enne cantante pop americano, molto popolare negli anni ’80 e ’90, rassicurando i fan che l’operazione ha avuto “successo”.

Bolton ha spiegato che nei prossimi mesi dovrà concentrarsi sulla ripresa e pertanto dovrà saltare diversi impegni. Da inizio febbraio avrebbe dovuto iniziare un tour in diverse città degli Stati Uniti, della Svizzera e del Regno Unito. Il cantante del Connecticut ha venduto più di 75 milioni di album in tutto il mondo con successi come “When A Man Loves A Woman” e lo scorso settembre è stato premiato con un Grammy. 

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Teatro: ‘Gente di facili costumi’, Insinna perfetto nell’omaggio a Manfredi

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AGI – Non era semplice per Flavio Insinna calarsi nei panni di Nino Manfredi il mito attoriale che aveva conosciuto quando, da ragazzo, studiava teatro al laboratorio di Gigi Proietti. Considerando pure che a dirigerlo c’era suo figlio, Luca Manfredi, e in platea sedeva la vedova di Nino, Erminia, poche file dietro a Nino Marino, che con Manfredi scrisse nel 1988 ‘Gente di facili costumi‘ la commedia cult nella quale Insinna ha debuttato ieri al teatro Argentina di Roma accanto a una esilarante Giulia Fiume, nel ruolo della prostituta che in origine era stato di Pamela Villoresi.

E invece l’ex conduttore de ‘L’Eredità‘ di Raiuno si è incarnato alla perfezione in Ugo, scrittore sessantenne fallito e senza una lira (non era ancora il tempo degli euro né dei cellulari e Manfredi ha felicemente scelto di non attualizzare il testo) che per tirare avanti scrive, tappandosi il naso, sceneggiature di serie B per la tivù e il cinema. Vive da single in un appartamento in affitto, alle prese con l’insonnia dovuta ai rumori notturni provocati dall’inquilina dell’ex lavatoio al piano sopra, Anna, giovane prostituta siciliana trapiantata a Roma che sogna un futuro da giostraia e quando rientra a casa all’alba dopo le fatiche del mestiere ascolta a tutto volume ‘Rumore’ di Raffaella Carrà.  

Dalla visita notturna di Insinna-Ugo in pigiama dalla vicina per implorarla di smetterla nascerà un incontro-scontro tra due pianeti distanti ma destinati ad avvicinarsi grazie a una convivenza forzata (lei ha lasciato aperta l’acqua della vasca allagando la casa di lui). Una convivenza in cui lei è danarosa e lui squattrinato, lei sempre seminuda, ciarliera, appassionata di filmetti di serie B  rigorosamente con l’happy end e totalmente illetterata che storpia lo “straniamento brechtiano” in “bresciano” e lui riflessivo, tutto citazioni colte (a tratti rispolvera l’Insinna che si lanciava nelle conclusioni finali ne i “pacchi” del televisivo ‘Affari tuoi’)  impegnato nella stesura della sceneggiatura di ‘Esegesi’, film per intellettuali con la protagonista che tradisce il marito con un computer  e che annoia mortalmente la coinquilina. Ne esce un rapporto tenero, divertente (Insinna omaggia Manfredi e diverte il pubblico citando il tormentone del suo famoso spot “più lo mandi giù più ti tira su”)  che farà scoprire a ciascuno dei due le qualità più nascoste dell’altro e dove sarà lei, con la sua semplicità, ad insegnare all’intellettuale come si vive (con tanto di sceneggiatura smielata pensata da lei che conquisterà il rozzo produttore per niente colpito dal film da cineforum ‘Esegesi’).

Alla fine dello spettacolo Insinna ha raccontato al pubblico che quando Manfredi junior gli aveva proposto il ruolo lui aveva rifiutato, non sentendosi all’altezza, consigliando al regista di scegliere invece Elio Germano che aveva già portato Manfredi in tivù. “No, mi serve un vecchio” aveva replicato lui. E aveva ragione. Perché quel “vecchio” Insinna è perfetto

Dopo il debutto all’Argentina, è prevista una tournè in giro per l’Italia.

 

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Rue David Bowie: Parigi intitola una strada all’icona del rock

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AGI –  Lunedì la città di Parigi intitolerà una strada all’icona della musica rock David Bowie, in onore del cantante a otto anni dalla sua morte.

La “Rue David Bowie” sarà inaugurata ufficialmente nel 13° distretto della capitale, sulla riva sinistra della città. Nessun nome di un ex dignitario dovrà essere rimosso per far posto a Bowie, poiché la strada è stata creata di recente nell’ambito di un’importante ristrutturazione del quartiere, che comprende anche la biblioteca universitaria modernista Bibliotheque Francois Mitterrand.

L’arteria – lunga circa 50 metri – era precedentemente nota agli urbanisti come “VoieDZ/13”, un titolo di lavoro che poteva piacere allo stesso Bowie, autore di canzoni come “TVC15” o “5:15”. Bowie, morto il 10 gennaio 2016 per un cancro al fegato, avrebbe compiuto proprio lunedì 77 anni.

Bowie è uno dei musicisti più influenti e più venduti del XX secolo, soprattutto grazie alla sua impareggiabile capacità di reinventarsi artisticamente nel corso della sua carriera, decollata con il singolo “Space Oddity” nel 1969.

Le sue canzoni e i suoi album di riferimento includono “Ziggy Stardust and the Spiders from Mars” e “Aladdin Sane”, i successi commerciali “Let’s Dance” e “China Girl” e opere cupamente sperimentali come “Low”.

Parigi ha avuto un ruolo meno importante nella vita di Bowie rispetto a Londra, Berlino e Los Angeles, ma la cultura teatrale d’avanguardia francese ha influenzato il suo stile visivo.

Ha anche coverizzato con successo le canzoni in lingua francese “Amsterdam” e “Ma Mort” (La mia morte) di Jacques Brel, che in realtà non era francese ma belga.

Un verso criptico della canzone “Aladdin Sane” di Bowie si riferisce a “Parigi o forse all’inferno“.

Il suo personaggio ha ancora un seguito di culto in Francia, dove fan club come “Bowie France” vendono merchandising, organizzano concerti e convention su Bowie che attirano migliaia di persone, e dove la cover band “Bowie Reloaded” riempie anche i grandi locali di fan nostalgici.

Fan sfegatato di Bowie, il sindaco del 13° distretto di Parigi, Jerome Coumet ha lanciato l’idea di una strada dedicata a Bowie all’inizio del 2020 e ha ottenuto l’approvazione della città di Parigi nel corso dello stesso anno, sostenendo che la star aveva “un forte legame con la città della luce”.

 

Le 13e accueille la rue David Bowie ! ✨
Dancing in the street !

➡️INAUGURATION OFFICIELLE
Lundi 8 janvier 2024 à 16h15
Au niveau du 61, avenue Pierre Mendès France

Programme complet :
https://t.co/JavhqZ3vq3 pic.twitter.com/IIdlmD0uFe

— Jérôme Coumet (@jerome_coumet)
January 3, 2024

 

Non esiste alcuna traccia di una strada con il nome di David Bowie in nessun altro luogo. Nel suo post su X, Coumet ha annunciato che “il 13 accoglie David Bowie! Dancing in the Street!”, un riferimento a una canzone di successo interpretata da Bowie e dal frontman dei Rolling Stones Mick Jagger.

Lo scoprimento della targa con il nome della strada sarà seguito da una serata di omaggio a Bowie presso il municipio del quartiere, con la partecipazione dell’amico e biografo di Bowie Jerome Soligny e di Clifford Slapper, produttore dell’album tributo “Bowie Songs One”.

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Anno record per la Collezione Guggenheim di Venezia. E ora si guarda alla retrospettiva su Cocteau

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AGI – Il 2023 si chiude con un ottimo risultato per la Collezione Peggy Guggenheim che registra oltre 378.000 presenze durante i 315 giorni di attività, con una media giornaliera di 1.200 ospiti, chiudendo così l’anno pressochè in pari con il 2022. A questa eccezionale cifra si aggiungono oltre 5.000 persone che hanno visitato la collezione in occasione di inaugurazioni, eventi istituzionali, corporate e privati, e oltre 10.000 partecipanti a Public Programs, Kids Day, programmi di accessibilità, visite legate al progetto A scuola di Guggenheim.

“Siamo assolutamente soddisfatti dei risultati ottenuti in questo 2023 che si è appena concluso”, afferma la direttrice Karole P. B. Vail. “In un anno che ha visto Venezia ospitare la Biennale di Architettura, nonchè importanti rassegne d’arte organizzate dalle varie istituzioni cittadine, il nostro museo ha registrato un eccellente numero di visitatori, che è andato oltre le aspettative.

Siamo entusiasti di come critica e pubblico abbiano accolto l’omaggio dedicato allo spazialista veneziano Edmondo Bacci, e ora la mostra che vede protagonista Marcel Duchamp, osannata dalla stampa e amata dai nostri visitatori. Siamo oggi già al lavoro sul programma espositivo dell’anno, che vedrà Jean Cocteau e Marina Apollonio al centro di due grandi monografiche in apertura rispettivamente ad aprile e ottobre, e naturalmente non mancheranno attività collaterali gratuite, Public Programs, e progetti di accessibilità e inclusività, per ogni tipo di pubblico e per i nostri soci”.

E se la mostra Marcel Duchamp e la seduzione della copia, che rimarrà aperta fino al 18 marzo, ha già registrato dalla sua apertura il 14 ottobre quasi 90.000 presenze, c’è già grande attesa per la prima retrospettiva mai realizzata in Italia dedicata a Jean Cocteau, in apertura il 13 aprile.

Con oltre centocinquanta opere, tra disegni, lavori grafici, gioielli, arazzi, documenti storici, libri, riviste, fotografie, documentari, la mostra getta luce sull’ecletticità che sempre caratterizzò il linguaggio artistico di Cocteau, tracciando così lo sviluppo dell’estetica, unica e personalissima dell’enfant terrible della scena artistica francese, ripercorrendone i momenti salienti della tumultuosa carriera artistica, nonchè l’amicizia che lo legò a Peggy Guggenheim.

Fu proprio con una mostra di disegni di Cocteau, suggerita da Marcel Duchamp, che Guggenheim iniziò la sua carriera artistica nella galleria londinese Guggenheim Jeune, nel 1938. Seguirà in autunno un omaggio a Marina Apollonio. Oltre il cerchio, prima personale dedicata a una delle protagoniste più importanti del movimento ottico-cinetico internazionale, sostenuta e collezionata dalla mecenate americana nel corso degli anni ’60. 

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 Britney Spears “ho chiuso con l’industria musicale”

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AGI – Britney Spears smentisce le indiscrezioni e assicura di non avere alcuna intenzione di tornare nell’industria musicale. Le voci secondo cui starebbe pianificando un ritorno in studio non sono altro che “pattume” ha detto la (ex) popstar. Secondo alcuni media statunitensi avrebbe consultato alcuni autori di testi, tra cui Julia Michaels e Charlie XCX, per il suo decimo album in studio. “Giusto per chiarirci che la maggior parte delle notizie sono spazzatura!!!” ha scritto il cantante su Instagram. “Continuano a dire che mi rivolgo a persone a caso per fare un nuovo album… Non tornerò mai più nell’industria musicale!!!”.

Ha aggiunto di scrivere musica solo per divertimento e ha anche rivelato di aver scritto più di 20 canzoni per altri artisti negli ultimi due anni.

“Sono un ghostwriter e sinceramente mi diverto così!!!” ha scritto la cantante nota per successi come ‘Baby One More Timè, ‘Oops!… I Did It Again’ e ‘Toxic’.
Nell’agosto 2022, la Spears ha pubblicato il suo primo inedito da quando non è più sotto tutela, una situazione che condizionava quasi ogni aspetto della sua vita.

‘Hold Me Closer’ – un duetto con Sir Elton John – ha segnato il ritorno della Spears alla musica dopo una pausa di sei anni.
I fan hanno chiesto a gran voce il suo ritorno alla musica e, sebbene in precedenza abbia lasciato intendere di essere cauta nel tornare nel settore, questa è la prima volta che lo esclude inequivocabilmente. L’anno scorso ha pubblicato il suo libro di memorie, intitolato ‘The Woman in Mè, che descrive dettagliatamente la vita vissuta sotto tutela e rivela di aver avuto una interruzione di gravidanza mentre frequentava Justin Timberlake.

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Nove anni fa ci lasciava Pino Daniele, il messaggio social della figlia Sara

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AGI – “Mi sento ancora quella bambina che ti guarda dal sedile posteriore della macchina e cerca di stringere la tua mano. Non è cambiato niente. Sono sempre io. E tu sei vicino a me”. Con queste parole Sara, terzo genita del cantautore Pino Daniele ricorda nel nono anniversario dalla scomparsa l’amato papà in un post affidato a Instagram

Pino Daniele fu colto da un infarto nella sua villa in Toscana, il 4 gennaio 2015, e morì tentando una corsa disperata verso l’ospedale Sant’Eugenio di Roma dove era in cura. 

Il post della figlia ha ricevuto più di 1500 commenti, tra cui molti di personaggi noti come Nicola Savino che scrive “tutti i giorni la sua musica, sempre”, di Arianna Mihajlovich che posta semplicemente un cuore, ma anche tante persone comuni che ricordano il legame indissolubile dell’artista con Napoli. 

 

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Russell Crowe “discendo dall’ultimo decapitato del Regno Unito”

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AGI – L’attore neozelandese Russell Crowe è sicuro di discendere da Simon Fraser, l’undicesimo Lord Lovat e l’ultimo decapitato nel Regno Unito.
Come ha pubblicato l’artista su X e riporta anche il quotidiano ‘The Scotsman’, furono erette delle tribune di legno affinchè la gente potesse assistere all’esecuzione di Fraser, una delle quali cadde, provocando la morte di nove spettatori. Si dice che quando Fraser lo scoprì, cominciò a ridere, a quel punto fu giustiziato e così divenne responsabile dell’espressione “ridere a crepapelle”.

Simon Fraser (1667-1747) fu condannato a morte per alto tradimento, per aver preso parte alla ribellione giacobita, che voleva restaurare Giacomo II Stuart e i suoi discendenti sul trono d’Inghilterra.

D’altra parte, Crowe ha anche condiviso la sua scoperta che il padre di uno dei suoi bis-bisnonni da parte di madre era l’italiano Luigi Ghezzi, che si recò in Nuova Zelanda nel 1864 dopo aver incontrato Mary Ann Curtain, la sua ex moglie, a Città del Capo, in Sudafrica. Ha ammesso di avere ancora molta strada da fare per esplorare la sua genealogia, poichè non si conosce ancora l’origine irlandese emersa dal test del DNA fatto da alcuni suoi parenti stretti. Tuttavia, ha indicato di aver già scoperto “connessioni norvegesi, italiane, scozzesi e maori” nella sua storia familiare.

“È bello scoprire finalmente il legame italiano che, nonostante abbia visto molto dell’Italia, proviene da posti in cui non sono mai stato”, ha concluso. 

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“La memoria che educa al bene” le riflessioni di Segre e Mons. Delpini

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AGI –  Liliana Segre e l’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, riflettono sulle difficoltà del mondo di oggi, usando gli strumenti della propria esperienza di vita e del proprio percorso di fede. In un libricino edito dalle Edizioni San Paolo dal titolo “La memoria che educa al bene”, vengono riportati i testi integrali di un incontro che si è tenuto il 2 dicembre 2022 alla parrocchia di San Pietro in Sala a Milano.  La serata ha fatto parte del ciclo di incontri “Fare cultura genera il benessere della persona” rivolti alle famiglie e ai giovani. In particolare, gli ospiti di questa serata hanno concentrato le proprie riflessioni sul tema dell’educazione portando alla platea riflessioni sul proprio vissuto. 

Più volte nel corso della serata è stato ricordata la figura di Don Lorenzo Milani e della scuola di Barbiana. Della missione di rendere uomini chi non era neppure in grado di scrivere il proprio nome, restituendo dignità alla persona attraverso la cultura. 

Da qui la senatrice a vita Liliana Segre, una delle ultime testimoni dirette della tragedia dei campi di sterminio ha ricordato cosa volesse dire rinascere dopo la detenzione nei campi, dove l’identità era stata cancellata e sostituita da un numero. Come spesso ricorda nei suoi racconti, ha raccontato la marcia della morte, iniziata il 27 gennaio 1945. L’ultima atroce prova prima della libertà, prima della rinascita come persona, come donna, come moglie, madre e nonna. Segre definisce la sua vita prima della testimonianza, iniziata solo alla nascita del primo nipote, “una vita in silenzio”, fatta di discorrere e poco parlare. “Non è l’odio che ti fa partorire, non è l’odio che ti fa diventare nonna, non è l’odio che ti dà amore: è l’amore!” ha detto ai presenti invitandoli a riflettere sul proprio ruolo di educatori. 

Da ultimo il libro propone, il discorso che Segre ha pronunciato al Parlamento Europeo nel 75esimo anniversario della liberazione di Auschwitz nel 2020 e con il discorso alla città di Milano dell’arcivescono Delpini “Con gentilezza, virtù e stile per il bene comune”. 

In poco più di un centinaio di pagine, il lettore viene condotto in una riflessione sulle difficoltà anche educative dei ragazzi, sul ruolo delle famiglie, ma anche sul senso profondo dell’amore come forza motrice in un tempo sempre più contrassegnato dai conflitti e dagli egoismi. 

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Riccardo Muti tornerà a dirigere il concerto Vienna nel 2025

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AGI – Sul podio del Musikverein di Vienna a Capodanno del 2025 tornerà il maestro Riccardo Muti. Lo ha annunciato la Filarmonica della capitale austriaca in un comunicato subito dopo la fine del concerto di quest’anno, diretto da Christian Thielemann e trasmesso in diretta in oltre cento Paesi di tutto il mondo.

L’anno prossimo si celebra il bicentenario del “padre del valzer”, Johann Strauss Junior. “Per commemorare questo importante anniversario, la Filarmonica di Vienna ha invitato ancora una volta il maestro Riccardo Muti a dirigere l’annuale Concerto di Capodanno dell’orchestra”, si legge nella nota della Filarmonica.

Sarà la settima volta che il celebre direttore d’orchestra napoletano, oggi 82enne, dirigerà a Vienna il celebre concerto di valzer e polke con cui la Filarmonica Viennese rivolge tradizionalmente al mondo intero gli auguri per il nuovo anno: è infatti già salito sul palco del Musikverein nel 1993, 1997, 2000, 2004, 2018 e 2021.

La decisione è avvenuta come sempre con un sistema di voto dell’orchestra. Dall’inizio di questa collaborazione artistica nel 1971, Muti, direttore musicale a vita della Chicago Symphony, ha diretto più di mezzo migliaio di concerti e produzioni operistiche della Filarmonica di Vienna.

“Riccardo Muti occupa da oltre cinquant’anni un posto eccezionale nella storia dell’Orchestra Filarmonica di Vienna. Membro onorario dell’orchestra dal 2011, ha contribuito a plasmare in modo unico il repertorio e il suono specifico dell’ensemble”, sottolinea nel comunicato il presidente dell’orchestra, Daniel Froschauer. 

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Storia e misteri romani del Ponte del Soldino

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AGI – Un testo che ibrida, unendole, saggistica e narrativa: è sugli scaffali, per Palombi Editori, un volume composto dal saggio ‘C’era una volta un ponte’, firmato da Stefano Lucchini e Giovanna Pimpinella, e dal romanzo ‘Il ponte sospeso’, del noirista milanese Andrea Carlo Cappi.

Entrambi i lavori sono dedicati al cosiddetto Ponte del Soldino (soprannome dovuto al fatto che attraversarlo richiedeva un pedaggio) opera realizzata all’altezza della Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Roma allo scopo di collegare via Giulia con via della Lungara, che ebbe però vita breve: eretta nel 1863, durante il pontificato di Pio IX, fu distrutta nel 1941 lasciando spazio all’attuale ponte Principe Amedeo.

Nel loro saggio Lucchini e Pimpinella riportano in vita la storia del ponte di ferro che non c’è più attraverso un’accurata ricostruzione storica basata su giornali d’epoca, fotografie, cartoline e altre fonti, realizzando al contempo un ritratto inedito di Roma. Quel collegamento sospeso, nato da tecniche e materiali nuovi, era considerato precario e riguardo alla sicurezza del suo progetto serpeggiava lo scetticismo, così come con sospetto era visto il salto verso la modernità che Pio IX  si impegnava a intraprendere. Ma soprattutto, e più prosaicamente, il ponte era mal sopportato dai romani essendo l’unico su 35 che richiedeva un esborso di denaro per attraversarlo, e ovviamente altrettanto osteggiato dai traghettatori.

Il lavoro ha un doppio punto di partenza: da una parte un quadro di Annibale Angelini del 1869, che raffigura il ponte inserito nella vita attiva della città, dall’altra una cartolina risalente agli anni Trenta del ‘900 che pure lo ritrae, ma oltre a non essere mai stata spedita né affrancata, presenta un ritaglio della riproduzione di un quadro di Sofia Chiostri incollato e frasi enigmatiche battute a macchina.

Un mistero cui si ricollega il romanzo di Andrea Carlo Cappi, che parte dall’uccisione di un ispettore del Ministero dei Lavori Pubblici, il cui corpo viene ritrovato sul Ponte del Soldino nel 1864. Il cardinale Giovanni Antonio Mora, incaricato di affiancare la polizia nelle indagini, ha però molti dubbi sulle reali circostanze di quella che è stata messa in scena come una rapina, e non smette di indagare in cerca di una verità misteriosa come il non luogo che il ponte a tutt’oggi rappresenta.

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