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Anno da record per il Teatro dell’Opera di Roma con 250 mila biglietti venduti

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AGI – L’Opera di Roma conclude il 2023 con un eccezionale successo di pubblico: sono state più di 250 mila le persone che hanno assistito con un biglietto a pagamento agli spettacoli della Fondazione Capitolina nelle sue sedi. Lo comunica lo stesso Teatro Costanzi in una nota.

Il numero di spettatori è passato da 218.489 nel 2022 a 250.216 nel 2023, un incremento del 14,5%. Il totale comprende anche il pubblico del Caracalla Festival che, con 115.980 biglietti venduti, ha fatto registrare il più alto numero di presenze dal 2001 e segnato un pieno recupero rispetto all’ultimo anno prima della pandemia (106.692 presenze nel 2019).

Ai numeri di Caracalla e del Costanzi si aggiungono poi i 40mila spettatori delle tournèe effettuate dal Teatro durante l’anno: al Bunka Kaikan di Tokyo e alla Kanagawa Kenmin Hall di Yokohama (Tosca con la regia di Franco Zeffirelli e La traviata firmata Sofia Coppola, entrambe dirette da Michele Mariotti, che da sole hanno fatto registrare 14.259 presenze), al Palais des Congrès di Parigi (Le quattro stagioni di Giuliano Peparini su musiche di Vivaldi), alla Royal Opera House di Muscat in Oman (con Giselle nella versione di Carla Fracci) e al Teatro Comunale di Bologna con la Serata coreografi contemporanei.

Significativa anche la partecipazione dimostrata dal pubblico per le 80 iniziative a ingresso gratuito e rivolte alla comunità cittadina, che hanno segnato un’affluenza oltre i 30mila spettatori. Molti i progetti di inclusione sociale e di apertura del Teatro al territorio che hanno coinvolto tutti e 15 i municipi della Capitale, alcuni importanti centri della città metropolitana e la rete dell’associazionismo diffuso.

Si è assistito a spettacoli dal Teatro di Villa Torlonia alle piazze di Tor Bella Monaca, passando per il Lungotevere, i Musei Capitolini (Notte dei Musei) e l’Aeroporto di Fiumicino. Molti di questi hanno visto la partecipazione della Scuola di Canto Corale e di “Fabbrica”, lo Young Artist Program dell’Opera di Roma. 

Si chiude così un anno importante – sei legge ancora nella nota – in cui il Teatro ha incrementato la produzione e registrato un aumento del tasso di riempimento della sala, mediamente intorno all’85% – con picchi da tutto esaurito per Aida, Tosca e Schiaccianoci – mentre dati importanti già cominciano a emergere anche per il 2024: il numero degli abbonamenti per la nuova stagione è cresciuto infatti del 15,3% rispetto allo scorso anno.

Anche quest’anno l’Opera di Roma, al termine dell’ultima replica de Lo Schiaccianoci del 31 dicembre (ore 18.00), celebra l’anno venturo con un brindisi insieme al Sovrintendente Francesco Giambrone, alla direttrice della compagnia di ballo Eleonora Abbagnato, agli interpreti dello spettacolo e al pubblico in sala. Un momento di festa a conclusione delle dodici repliche del balletto, che da sole hanno ospitato oltre 17 mila spettatori.

Roma Capodarte 2024

Lo Schiaccianoci è il secondo maggior successo di pubblico dopo La traviata allestita a luglio a Caracalla (20.330 biglietti venduti). I festeggiamenti proseguono lunedì 1 gennaio 2024 in occasione della terza edizione di Roma Capodarte 2024, il programma gratuito di eventi culturali distribuiti su tutto il territorio cittadino promosso dall’Assessorato alla Cultura e dal Dipartimento Attività Culturali di Roma Capitale.

Dalle 15.30 alle 19.30 sul piazzale antistante il Teatro in Piazza Beniamino Gigli si svolgono una serie di concerti gratuiti con la partecipazione di Riciclato Circomusicale, Little Pier, The Ukulele Tree Orchestra, FanfaRoma ed EtnoMusa.

Dalle 16.00 alle 19.00, invece, la platea del Teatro Costanzi è accessibile al pubblico su prenotazione per una esperienza di incontro speciale, grazie alla collaborazione con Binario 95 e il mensile “L’osservatore di strada”, due comunità di accoglienza e supporto per persone senza dimora, le quali condivideranno con i presenti racconti e riflessioni sul Teatro e sul proprio vissuto. 

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Cultura

La prima regista del cinema italiano, la storia ‘sconosciuta’ di Elvira Notari

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AGI – La prima donna regista del cinema italiano. Si chiama Elvira Notari ed è la protagonista del libro “La figlia del Vesuvio. La donna che ha inventato il cinema” di Emanuele Coen, giornalista de L’Espresso e scrittore, che sei anni fa era a Napoli per lavoro per fare un reportage sulla proliferazione di film e serie tv ambientate in città a partire da “Gomorra”.

“Non ne avevo mai sentito parlare – racconta – Mi è sembrata da subito una storia straordinaria. Nelle settimane successive mi sono documentato, ho realizzato che si trattava di una figura di riferimento per gli addetti ai lavori, gli esperti di cinema, ma assolutamente ignota al grande pubblico. E agli stessi napoletani. Basti pensare che durante la sua carriera, oltre sessanta film e centinaia di documentari andati quasi tutti perduti, non aveva mai rilasciato un’intervista. O meglio, nessuno gliela aveva chiesta. Non si sa cosa pensasse, quali emozioni provasse, la sua vita per certi aspetti resta un mistero. Dunque, la sfida è stata colmare quel vuoto attraverso la finzione, il racconto immaginario della sua esistenza. In un certo senso la parte inventata del romanzo è quella più autentica. Il personaggio di Elvira è molto più ricco della persona che conoscevamo”.

Ne è nato un romanzo (edizioni Sem) che tra realtà e finzione rievoca la vita di questa figura avvolta nel mistero che a fine Ottocento fu capace di intuire la novità e il miracolo di quel “o’mbruoglio int’o lenzuolo” che dai primi anni Venti a Napoli faceva sognare le diverse umanità. Un meticoloso lavoro documentario basato su fonti consultate in archivi sparsi tra l’Italia e l’America che restituisce al pubblico una figura irripetibile, offuscata dalla polvere del tempo capace di fondare la Dora film, una delle più importanti case di produzione del cinema italiano.

La ricerca dei materiali per restituire la storia di Elvira Notari. Quanto tempo ha impiegato? Ci racconta qualche curiosità e qualche scoperta fatta per questa scrittura?

Tra ricerche d’archivio e scrittura ho impiegato circa due anni per realizzare La figlia del Vesuvio. È stata una scoperta continua, ho effettuato la maggior parte delle ricerche nella biblioteca Renzo Renzi della Cineteca di Bologna, dove è custodita la maggior parte delle opere dedicate a Elvira Coda Notari. Non essendo uno storico, durante la lavorazione del libro ho scoperto dettagli e aneddoti che non conoscevo affatto. Un esempio: l’incontro a Firenze tra Benito Mussolini e due divi di Hollywood, Douglas Fairbanks e Mary Pickford.

Il Duce, abile comunicatore e grande fan del cinema americano, capì l’importanza delle celebrità, si fece bello di quell’intesa. All’epoca, alla faccia dell’autarchia fascista, i film di Hollywood sbancavano al botteghino. Più tardi, Mussolini decise di spedire in giro per l’Italia decine di furgoni dotati di schermo e cinepresa per educare le masse al cinema di propaganda. Il cinema ambulante dell’Istituto Luce. Un’altra scoperta riguarda l’abbigliamento dei personaggi del romanzo. Per ricostruire ogni dettaglio mi sono procurato i cataloghi originali dei Grandi Magazzini Mele di Napoli, dove sono descritti scrupolosamente abiti e accessori da donna, uomo e bambino.

Dal libro escono anche fuori il racconto di una Napoli all’avanguardia dove fioriva il cinema. Come si incrocia la storia di Elvira con quella della città?

All’inizio, appena trasferita insieme alla famiglia da Salerno, Elvira detesta Napoli. La trova caotica, invadente, decadente. Trascorre interi pomeriggi a guardare il soffitto, sconfortata e quasi spaventata dalla città e dai suoi abitanti. Poi piano piano si innamora di Napoli e della sua gente, scopre il cinema e si innamora anche di quello, conosce l’uomo che diventerà suo marito, Nicola, che lavorerà insieme a lei alla costruzione di questo sogno collettivo. Perché in quegli anni Napoli, insieme a Torino, è la capitale italiana del cinema. In questo senso “La figlia del Vesuvio” è anche un romanzo d’amore.

Come ha ricostruito il carattere di questa figura?

Non è stato facile costruire il personaggio di Elvira. La letteratura è ricca di personaggi femminili raccontati dalla penna di un uomo, basti pensare a “Anna Karenina” di Lev Tolstoj e “Madame Bovary” di Gustave Flaubert. A parte i paragoni ovviamente impropri, ho sentito la responsabilità di questa grande sfida. Le sue fragilità, i punti di forza, i complessi di inferiorità, la voglia di riscatto, la sensibilità e l’intuito imprenditoriale. Le idiosincrasie e le passioni di una donna determinata ma con un carattere a tratti duro, inflessibile. Non dico altro per non spoilerare il romanzo.

Per dare forma al personaggio di Elvira si è ispirato a qualche donna del contemporaneo?

A dire la verità nessuna in particolare. Oggi viviamo in un’epoca in cui, per effetto dei social, punti di vista e opinioni sono fortemente polarizzati. La comunicazione prevale sull’azione. Elvira invece è donna del fare, imprenditrice e artista, giorno dopo giorno costruisce la propria reputazione, la propria credibilità come regista e libera la propria creatività. Parla poco e agisce molto. Non voglio dire che non esistono donne come lei, ma non mi sono ispirato ad alcuna figura contemporanea. Forse l’autore di un romanzo non si dovrebbe innamorare dei suoi personaggi ma devo ammettere che di Elvira mi sono un po’ innamorato. 

Come si intreccia la storia di Elvira regista con la storia d’amore con il marito Nicola?

Nicola è un uomo generoso, discreto e lungimirante. Accetta che la moglie prenda la scena, in un’epoca in cui le donne sono soltanto madri e non hanno alcun ruolo pubblico nella società. Insieme scoprono il cinema mentre nasce, la loro storia d’amore si sovrappone all’epopea del cinema muto, in una simbiosi che ha del miracoloso.

Cosa è rimasto oggi di Elvira Notari? La sua eredità sia professionale che personale?

Di Elvira Notari rimane poco dal punto di vista materiale. Solo tre film, “A Santanotte”, “È piccerella” e “Fantasia e surdato”, conservati nella Cineteca nazionale di Roma. Gli altri film e cortometraggi sono andati perduti. Dal punto di vista della storia del cinema, invece, Elvira Notari viene considerata una figura fondamentale, pioniera del Neorealismo, femminista ante-litteram. Gli studiosi di cinema la celebrano ma purtroppo il pubblico continua in gran parte a ignorarla. Spero che La figlia del Vesuvio possa accendere la curiosità dei lettori.

La trama del libro potrebbe essere quella di un film…ha avuto proposte?

Sì, la storia di Elvira sembra fatta apposta per una trasposizione cinematografica o televisiva. Del resto ho costruito il romanzo per immagini, per scene, raccontando i fatti come se si materializzassero davanti a me. Ho depositato alla Siae il soggetto di un film, già alcuni mesi fa, non ho ricevuto proposte ma il lavoro da questo punto di vista comincia ora. Dal romanzo ho ideato uno spettacolo, “Il suono di Elvira”, che prevede la presentazione, un reading a due voci e la performance di alcuni musicisti sulle immagini di “Napoli sirena della canzone” (1929) di Elvira Notari. Lo abbiamo messo in scena a Napoli con l’attrice Cristiana Dell’Anna, che in queste settimane sta leggendo alcuni brani del libro su alcuni frammenti dei film della regista. Nel corso del prossimo anno abbiamo in cantiere alcune repliche e poi, chissà, magari da cosa nasce cosa.

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Cultura

Un anno di cinema, tra successi, flop e riscatti

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AGI – Il 2023 del cinema italiano ha visto due nomi primeggiare su tutti: Matteo Garrone e Paola Cortellesi. Il regista romano si conferma uno dei migliori talenti della nuova generazione e alla Mostra del Cinema di Venezia conquista, con ‘Io capitano‘, un film difficile sull’odissea di due migranti africani che cercano di arrivare in Italia, il Leone d’Argento per la miglior regia. Un premio e un consenso unanime per un film con attori africani, recitato nella loro lingua e in francese, che l’Italia candida all’Oscar per il miglior film non in lingua inglese (è entrato nella short list di 15).

Discorso a parte merita Paola Cortellesi. L’attrice debutta alla regia con un film molto particolare e coraggioso, ‘C’è ancora domani‘, vincitore di tre premi alla Festa del Cinema di Roma, tra cui il premio del pubblico. Lei stessa ha dichiarato scherzando che i suoi produttori sono pazzi perché hanno accettato di finanziare un film che lei gli aveva presentato così: “Voglio fare una commedia in bianco e nero, una storia che parla di violenza familiare e che è ambientata a Roma nel 1946”.

La follia però è stata premiata e, così come il pubblico del festival romano, anche quello italiano è accorso a vedere il film e ad applaudire gli attori (la stessa Cortellesi, Valerio Mastandrea, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni, Emanuela Fanelli), facendo di ‘C’è ancora domani’ il film campione d’incasso in Italia del 2023 (insieme al blockbuster supercandidato all’Oscar ‘Barbie’) con circa 32 milioni di euro.

Proprio ‘Barbie‘, insieme a ‘Oppenheimer‘, è stato il film che ha segnato la riscossa di Hollywood nel 2023. Si è parlato di un fenomeno culturale, ribattezzato ‘Barbenheimer’, per la distribuzione cinematografica simultanea di due film blockbuster diversissimi e subito campioni d’incasso avvenuta il 21 luglio negli Stati Uniti e in svariati altri Paesi del mondo.

‘Barbie’ della Warner Bros. Pictures diretto da Greta Gerwig e ‘Oppenheimer’ della Universal Pictures diretto da Christopher Nolan. Il forte contrasto in termini di tematiche e contenuti tra la commedia fantasy con Margot Robbie sulla fashion doll Barbie, e il biopic epico con Cillian Murphy sul fisico J. Robert Oppenheimer (direttore scientifico del progetto Manhattan, che portò alla realizzazione delle prime bombe atomiche), entrambi destinati a fare incetta di Oscar il prossimo marzo, ha suscitato un’enorme partecipazione sui social da parte degli utenti di Internet che si sono sbizzarriti in meme e merchandise.

Con l’avvicinarsi della data di uscita dei due film, la discussione si è concentrata sull’opportunità di guardare le pellicole come doppio spettacolo (anche lo stesso giorno), nonché sull’ordine in cui guardarli, invece di generare una rivalità. Variety ha definito il fenomeno come “l’evento dell’anno” e ad agosto 2023 Full Moon Features ha annunciato la produzione di un film basato sul fenomeno, la cui distribuzione è prevista per l’inizio del 2024 da Amazon Prime Video.

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Cultura

Dal principe Harry ad Ammaniti e Vannacci, i 10 libri più venduti del 2023

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AGI – In attesa che le rilevazioni ufficiali chiariscano chi ha trionfato nella gran tenzone finale delle Feste, il 2023 dei libri si chiude (al momento) con un 0,3% di vendite, corrispondenti a 1.283 milioni di euro e 85,7 milioni di copie (dati Associazione Italiana Editori – Nielsen BookScan relativi ai primi 11 mesi dell’anno).  Il mercato appare diviso a metà tra piccoli e medi (50,1%) e grandi editori, mentre tra i canali di vendita recuperano sia le librerie fisiche  (dal 53,4 al 54,5%) che la grande distribuzione (dal 4,7 al 4,9%), con l’e-commerce che scende dal 41,9 al 40,6%.

La classifica provvisoria

Sempre stando ai dati dell’AIE relativi ai primi 11 mesi del 2023, la classifica delle vendite dell’anno vede al primo posto ‘Spare’ (Mondadori) del Principe Harry, seguito da ‘Dammi mille baci'(Always Publishing)‘ di Tillie Cole – libro  uscito nel 2018 –  e ‘La portalettere’ (Nord) di Francesca Giannone.

Subito fuori dal podio il comeback di Niccolò Ammaniti  ‘La vita intima’ (Einaudi) precede la più controversa sorpresa dell’anno: ‘Il mondo al contrario’ del generale Roberto Vannacci, volume auto pubblicato. Al sesto posto si posiziona ‘Tre ciotole’ (Mondadori) della prematuramente scomparsa Michela Murgia, che sopravanza  il Premio Strega postumo ‘Come d’aria’di Ada D’Adamo (Elliot) ed ‘ELP’ (Sellerio) di Antonio Manzini.

Chiudono la top ten il longseller ‘Le otto montagne’ (Einaudi) di Paolo Cognetti e ‘Due cuori in affitto’ (Newton Compton) di Felicia Kingsley, 35enne scrittrice modenese che si aggiudica però il titolo di autrice più letta del 2023 con ben 1milione di copie vendute di tutti i suoi libri.

Giova ricordare ancora che questa classifica non comprende le performance di alcuni dei trionfatori delle ultime settimane, a partire da Fabio Volo con il suo ‘Tutto è qui per te’ (Mondadori), Aldo Cazzullo con ‘Quando eravamo i padroni del mondo’ (HarperCollins Italia) ed ancora Antonio Manzini con ‘Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America?’ (Sellerio). Considerati i risultati di vendita che stanno ottenendo questi ed altri titoli, come ad esempio quelli di Donato Carrisi e Gerry Scotti, per un realistico quadro finale del 2023 bisognerà aspettare i numeri di gennaio.

Ritorni

Al di là dei numeri, quello che si avvia a chiudersi è stato l’anno di due, tanto insperati quanto rilevanti, ritorni. Niccolò Ammaniti e Bret Easton Ellis non si palesavano nella forma romanzo rispettivamente dal 2015 e dal 2010 e pareva fossero ormai interessati solo a generi di espressione connessi alla settima arte – o al limite al saggio, per ciò che riguarda l’americano. Invece rieccoli sugli scaffali con ‘La vita intima’ (Mondadori) e ‘Le schegge’ (Einaudi, traduzione di Giuseppe Culicchia), due titoli che meritano qualche riflessione.   

Mai come prima narratore onnisciente, Ammaniti si è confermato cantastorie che incatena con una vicenda che esplora i temi della verità e dell’apparenza, eleggendo a protagonista una figura femminile che sembra vagamente ispirarsi, nel dato di partenza, alla compagna dell’ex premier Giuseppe Conte.  Una scelta originalissima (non a caso si parla di Ammaniti) sostenuta da una scrittura da maestro della terza persona che ogni tanto si forza ad abbassare il tiro come non volesse mai darsi troppe arie (ancora una volta, una scelta da Ammaniti).

Ma oltre a pennellate descrittive di precisione assoluta, personaggi tanto surreali da assumere tridimensionalità e costanti lampi di ironia, che inviterebbero ad una seconda riflessione, ciò che colpisce è la svolta conclusiva lieve: come se il nostro – dotato fin dai tempi di ‘Fango’ di un’urticante finta ingenuità –  avesse ritenuto che al lettore anni ’20 sia ancora necessario porre davanti uno specchio, ma gli vada praticato l’estremo bocca a bocca della pietas per non lasciarlo ferito a morte da ciò che ha visto. 

Uno che ha  apertamente asserito di voler essere ferito dall’arte, e nei fatti l’ha sempre usata per ferire, è Bret Easton Ellis. Che con i temi dichiarati del torrenziale ‘Le schegge’ sembrava voler confermare in tutto e per tutto questa sua inclinazione. Ma al di là della superficie (tanto cara al creatore di Patrick Bateman) il suo ennesimo ritorno al passato in forma di finta auto fiction pulsa sottopelle a un ritmo diverso dal solito. Non bastano le droghe, l’alcol, il sesso sfrenato e gli omicidi truculenti della figura guida ellisiana del serial killer, la  notizia è che dalla ricetta del suo ultimo romanzo l’autore di ‘Meno di zero’ ha eliminato l’ingrediente fondamentale dell’ironia.

Non che questo infici in alcun modo il piacere della lettura: Ellis è ancora l’equivalente moderno del mito della Sirena e lasciare le sue pagine, una volta sollevatane la copertina, rimane impossibile. Ma la forza incantatrice – contraddicendo la pur recente furia iconoclasta del suo saggio ‘Bianco’ (Einaudi) – è ora venata di rinuncia. Giocando a propria volta con il tema del vero e del falso, dall’alto dei suoi quasi 60 anni Ellis fa solo finta di voler far male, perché senza ironia rimangono i rimpianti, l’accettazione acre del tempo e degli errori passati ed anche per lui un’inedita ed umanissima pietà per il lettore.

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Cultura

Da YOOX a Re Carlo, storia del pioniere (italiano) che scrive con l’inchiostro verde

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AGI – “The man who put fashion in the net”, come scrisse il NY Times, si racconta. La storia del giovane ravennate che inventò la vendita di abbigliamento online e da un magazzino di Casalecchio arrivò in Borsa ed infine alla cessione miliardaria della sua creatura YOOX è diventata un memoir dal titolo  ‘Le avventure di un innovatore‘ (Longanesi), firmato dal pioniere dell’e-commerce della moda Federico Marchetti, con Daniela Hamaui.

Dotato dello stile spigliato ma preciso che si addice a un esploratore del millennio, il libro è intriso di un retrogusto motivazionale. Il giusto timing è alla base del successo, ci dice Marchetti, che prese in contropiede la crisi della New Economy per fondare YOOX nel marzo del 2000 ed è poi passato da un’intuizione all’altra globalizzando sempre più la sua idea, fino ad approdare oggi alla corte di Re Carlo III d’Inghilterra e nel CdA di Giorgio Armani (non a caso autore della prefazione).

Questa storia americana made in Italy ha il suo background in un corso alla Bocconi, un MBA alla Columbia di NY e nelle prime esperienze lavorative alla Lehman Brothers ed in Bain del protagonista, per esplodere quando il suo interesse da profano per la tecnologia si coniuga alla personale tensione verso un nuovo umanesimo basato sulla convinzione che dati, macchine ed esseri umani possano insieme cambiare il mondo.  

Tra i momenti topici, il fallimento di Lehman Brothers che nel 2008 travolge l’economia mondiale: i venture capitalist di YOOX sono sul punto di disinvestire e non restano che la Borsa o la vendita, ma la prima è un rischio altissimo. L’offerta di acquisto più importante arriva da Amazon, ma Marchetti la rifiuta (anche se regala al Senior Vice President di Bezos, Diego Piacentini, una maglia di Ibrahimovic, allora all’Inter, di cui era tifosissimo) e ai primi di dicembre del 2009 YOOX arriva a Piazza Affari.

In pochi anni diventerà il primo unicorno tecnologico – società con quotazione superiore al miliardo –  in Italia e con la fusione con la londinese Net-a-Porter  in soli 3 lustri  il garage di Casalecchio si sarà trasformato in un colosso dell’e-commerce dal giro d’affari di 1,3 miliardi l’anno. La creazione di YOOX Net-a-Porter chiude il primo capitolo del romanzo della vita di Marchetti, che condottala al top in capo a qualche anno lascia la sua creatura, ma quelli seguenti non smettono di appassionare.

Dopo aver incontrato i grandi della Terra – da Zuckerberg a Gates, da Bezos a Richard Gere (che lo riprende per il colletto alla cinese) ed essere diventato amico di Franca Sozzani e Anna Wintour nonchè produttore di Guadagnino, Marchetti conosce Re Carlo III in occasione di una visita dell’allora Principe al Tech Hub inglese di YNAP e viene invitato nella sua residenza in Scozia. Lo conquista regalandogli uno spremi dentifricio e diventa suo collaboratore nel regale impegno di salvare l’ambiente, al punto che il sovrano gli chiede di  presiedere una Fashion Task Force dove il nostro convoglia 15 Ceo dei principali top brand del lusso, tra cui Armani e Cucinelli.

Ne nascono l’idea del passaporto digitale, che dà tracciabilità ai prodotti dalla progettazione alla distribuzione, ed un programma di moda rigenerativa basato sulla produzione di materiali organici e la garanzia di lavoro alle popolazioni locali. Oggi Marchetti scrive rigorosamente a mano al Sovrano con inchiostro verde ed è stato tra i pochissimi italiani, insieme a Mattarella e figlia, a presenziare alla sua incoronazione a Westminster.

Sembra un film, ma è la cronaca dei primi 54 anni della vita di un uomo che ammette il sogno di ricorrente  di essere ancora al quarto anno d’università e non avere dato un solo esame. La sensazione di non meritare mai spinge sempre avanti, ed il ragazzo di Ravenna diventato collezionista d’arte che oggi fa stretching in casa ogni mattina davanti a un Tiziano non ha ancora smesso di provarla.

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Cultura

Musei presi d’assalto, ‘boom’ di visite al Colosseo e al Pantheon tra Natale e S.Stefano

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AGI – “Successo per le aperture di Natale e Santo Stefano”: il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha espresso soddisfazione per il numero dei visitatori nei Musei durante i due giorni festivi. Ecco i primi dati provvisori, diffusi dal ministero della Cultura, sulle aperture di Musei e parchi archeologici statali il 25 e il 26 dicembre: il Parco archeologico del Colosseo – Anfiteatro Flavio guida la classifica dei siti più visitati con 26.267 ingressi, seguito dal Pantheon (11.325) e dal Parco archeologico del Colosseo – Foro Romano e Palatino (9.286).

Al quarto (provvisorio) posto le Gallerie degli Uffizi – Gli Uffizi (8.101). Seguono: Parco archeologico di Pompei 7.357; Galleria dell’Accademia di Firenze 5.332; Reggia di Caserta 4.954; Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo 4.610; Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti 2.192; Cenacolo Vinciano 1.505; Museo archeologico nazionale di Napoli 1.277; Parco archeologico di Ercolano 1.378. A questi dati si aggiungono i 2.270 visitatori del Giardino di Boboli e i 19.120 del Vittoriano e Palazzo Venezia. 

“I primi numeri che stanno arrivando relativi alle aperture di Natale e Santo Stefano stanno dando ragione alla volontà di rendere disponibile il patrimonio culturale nazionale a chi, durante le festività, ha desiderato dedicare del tempo alla contemplazione della bellezza”, ha commentato Sangiuliano spiegando che “decine di migliaia di persone in questi due giorni hanno varcato l’ingresso di una pinacoteca, una galleria o un sito archeologico in un viaggio che le ha portate, alla fine della visita, ad essere più consapevoli delle proprie radici e della propria identità”. 

Il ministro ha visitato le Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma, aperte nel giorno di Santo Stefano. Accompagnato dal direttore Luigi Gallo, si spiega in una nota, Sangiuliano ha ammirato le collezioni del museo, affollato di turisti, e ha salutato e ringraziato il personale in servizio che, oggi come ieri, “anche in un giorno di festa ha permesso a molti visitatori di godere dei tesori custoditi nei Musei e nei parchi archeologici statali. La passione, l’impegno e lo spirito di servizio con cui hanno onorato la propria missione è encomiabile”, ha rimarcato il ministro. 

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Cultura

Wanda Nara vince Ballando con le Stelle

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AGI – Con il 70 per cento dei voti, Wanda Nara e Pasquale La Rocca sono i vincitori della 18esima edizione di Ballando con le Stelle condotta da Milly Carlucci. Al secondo posto si piazza la coppia formata da Simona Ventura e Samuel Peron.

Le stelle di questa fortunata edizione in termini di ascolti, sono stati premiati dall’Ad Rai, Roberto Sergio e dal Direttore Intrattenimento Marcello Ciannamea. Nara e Ventura favorite fin dall’inizio di questa stagione sono arrivate in finale con il plauso della giuria e l’aiuto del televoto che ha consegnato il risultato finale di 70 a 30 dopo una gara che si è svolta a passo di salsa, valzer, paso doble e casquet.

Nel corso dell’ultima puntata, la coppia Nara – La Rocca si è aggiudicata anche il Premio per la migliore esibizione tecnica. Terzi classificati Lorenzo Tano e Lucrezia Lando. Questa edizione di “Ballando” verrà ricordata anche per gli amori nati sul palco come quelli tra il figlio di Rocco Siffredi, Lorenzo Tano e la sua insegnante Lucrezia e la proposta di matrimonio che Giovanni Terzi ha fatto a Simona Ventura, in una delle serate. 

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Cultura

Vi racconto la storia di mio padre, un banchiere che sognava

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AGI – Vicepresidente  del Consiglio di amministrazione della Banca e Presidente di quello della Fondazione Mediolanum, Sara Doris ha scritto un libro come semplice figlia: ‘Ennio, mio padre’ (Piemme). Un  ritratto che passa dalla sfera intima a quella pubblica del celebre fondatore del Gruppo Mediolanum Ennio Doris ed inizia il giorno della prima convention aziendale seguita alla sua scomparsa nel 2021, per ripercorrere a ritroso l’avventura di tutta la sua vita.

Cresciuto nel piccolo paese di Tombolo, in provincia di Padova, in una grande casa priva di acqua corrente, il futuro innovatore della finanza mise a fuoco presto il proprio talento naturale per la matematica, ma alla base della sua creatività e delle sue caratteristiche caratteriali uniche è sempre rimasta  quell’infanzia semplice e spensierata fatta di estati senza scarpe, ma con molti sogni, in cui prese forma uno spirito visionario da adulto bambino.

Dopo aver trascorso un anno a letto per la nefrite, Doris viene mandato a studiare ragioneria a Treviso grazie un prestito dello zio, ma il suo impegno in lavori saltuari dopo lo scuola  viene notato dal direttore della Banca Antoniana di un paese del circondario che lo assume non appena preso il diploma.

Abituato  a portare i documenti loro necessari a casa dei clienti anche oltre l’orario di lavoro, Doris conosce  nel 1962 la figlia di uno di essi, di cui si innamora, ricambiato, e che diventerà la sua compagna di tutta una vita.

Nel frattempo la  carriera non smette di evolversi, nel 1968 lascia la Antoniana per diventare Direttore Generale delle Officine Talin, in seguito passa in Fideuram e infine in Dival, maturando dall’ininterrotto contatto con la gente nelle vesti di intermediatore finanziario  la sua idea  della necessità di costruire la finanza intorno alla persona. La svolta definitiva è un casuale incontro con Berlusconi a Portofino.

Ne germina un’intesa umana  e professionale che porterà Doris a dar vita concreta a un nuovo modo di fare consulenza mettendo insieme i servizi di una finanziaria, di un’assicurazione e immobiliari. I due fanno società al 50% e nel 1982 vede la luce Programma Italia, che poi diventerà Banca Mediolanum e infine il Gruppo Bancario Mediolanum con sedi in vari paesi del vecchio continente.

Quotato in Borsa dal 1996, oggi il Gruppo occupa quasi 10.000 persone a livello europeo. Insieme alla sua fulminante carriera di self made man, con l’andare delle pagine conosciamo sempre più a fondo l’uomo Ennio Doris, legato alle radici al punto di tornare a Tombolo ogni weekend anche dopo il trasferimento a Milano e inscindibile dalla famiglia e dagli amici di una vita.

Dotato di una capacità di previsione fuori dall’ordinario, ma anche di non comune empatia, tra tanti successi Doris compie il suo capolavoro in occasione della crisi finanziaria del 2008, quando al fallimento della Lehman Brothers  decide che nessuna perdita dovrà toccare gli azionisti e risarcisce chi ha perso i propri i risparmi con il denaro dei conti personali, senza nemmeno  coinvolgere la banca.

Con la prefazione del fratello dell’autrice Massimo e la postfazione della madre Lina, ‘Ennio, mio padre’ è l’atto di amore di una figlia, ma anche la dichiarazione d’intenti di una professionista della finanza decisa a continuare il lavoro del padre senza tradirne lo spirito fondante, ispirata dai suoi insegnamenti: mai lamentarsi né perdere la convinzione, restare vicini alle radici, praticare la solidarietà. 

I proventi del libro andranno alla Fondazione Ennio Doris, presieduta dall’autrice e istituita nel 2022 insieme alla madre Lina e dal fratello Massimo, oggi AD di Banca Mediolanum, al fine di sostenere e agevolare il percorso formativo di studenti meritevoli provenienti da contesti cultuali non favorevoli.

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Cultura

Sapori d’eccellenza: il gusto napoletano arriva nel cuore di Roma con una serata indimenticabile

Sapori d’eccellenza (2)

Il 1° dicembre scorso, “Sapori d’eccellenza” ha aperto le sue porte a Roma (Via Giorgio Iannicelli, 128) con una magnifica manifestazione inaugurale, celebrando le prelibatezze enogastronomiche napoletane che hanno deliziato tutti gli ospiti presenti. A guidare questa esperienza unica c’erano la Silvia Cepollaro e Salvatore Cinque, i quali hanno impresso nella loro attività un impegno costante verso la qualità e l’alta professionalità.

Il nuovo punto vendita è diventato il palcoscenico di una sfilata di moda straordinaria, animata da diverse personalità del mondo dello spettacolo. Tra i protagonisti, spiccavano nomi come Maria Monsè, Francesca Rettondini, Giucas Casella, Conny Caracciolo e Raffaella Papi. L’intero evento è stato orchestrato con maestria dal rinomato direttore artistico Michele Spanò, hairstylist internazionale di grandissimo talento. La coreografia del suggestivo flash mob emozionale è stata curata da Luca Barile, dedicato al ricordo di Giulia Cecchettin e a tutte le vittime di femminicidio, un chiaro messaggio contro la violenza. La serata è stata arricchita dalla voce e dalla straordinaria performance della talentuosa artista canora napoletana Laura Sorel.

Questo evento ha rappresentato il connubio perfetto tra cibo, arte e moda, suggellando un’esperienza indimenticabile con un brindisi alla bellezza. In questo contesto unico, Michele Spanò ha lasciato il segno con la sua visione artistica, contribuendo a rendere l’inaugurazione di “Sapori d’eccellenza” un momento straordinario che rimarrà impresso nella memoria di tutti i presenti.

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Cultura

La finale del Premio Campiello il prossimo 21 settembre. Walter Veltroni confermato presidente della Giuria

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AGI – La finale della 62esima edizione del Premio Campiello si terrà a Venezia sabato 21 settembre al Teatro La Fenice. Riconfermato Walter Veltroni come presidente della Giuria dei Letterati, tra le novità di quest’anno,c’è l’ingresso di un nuovo componente nella Giuria dei Letterati: Alessandro Beretta.

Beretta è nato a Milano nel 1978. Critico letterario, giornalista, programmer cinematografico e promotore culturale, si è laureato in Lettere Moderne con una tesi su Jean-Luc Godard. Dal 2001, si occupa di narrativa per il Corriere della Sera e, dal primo numero, per l’inserto La Lettura.

Nel 2015, è tra i soci fondatori della libreria indipendente Verso a Milano. è stato direttore artistico del Milano Film Festival dal 2011 al 2021, premiato con l’Ambrogino d’Oro nel 2015. Ha curato con Alberto Saibene il volume “Storie sparse. Racconti, fumetti, illustrazioni, incontri e topi” (Il Saggiatore, 2011) di Giovanni Gandini, fondatore di Linus.Gli altri componenti della Giuria dei Letterati della 62^ edizione del Premio Campiello sono: Pierluigi Battista, giornalista, scrittore, opinionista e conduttore televisivo italiano, Federico Bertoni, docente di Critica letteraria e letterature comparate all’Università di Bologna, Daniela Brogi, docente di Letteratura Italiana contemporanea all’Università per Stranieri di Siena, Silvia Calandrelli, direttore di Rai Cultura, Edoardo Camurri, scrittore e autore televisivo e radiofonico, Chiara Fenoglio, docente di Letteratura Italiana all’Università di Torino, Daria Galateria, docente di Letteratura francese all’Università La Sapienza di Roma, Lorenzo Tomasin, Docente di Filologia Romanza all’Università di Losanna, Roberto Vecchioni, cantautore, scrittore, docente universitario ed Emanuele Zinato, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Padova.

Il Comitato di Gestione, a cui sono affidate l’ideazione, la gestione e la programmazione delle attività del Premio Campiello, sarà presieduto anche quest’anno da Mariacristina Gribaudi (amministratrice delegata Keyline spa e Presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia), e composto dagli imprenditori Eugenio Calearo Ciman (Consigliere di Amministrazione di Calearo Antenne Spa), Davide Piol (Agente Generale di Generali Italia Spa e titolare dell’agenzia di Belluno) e Stefania Zuccolotto (Consigliere di amministrazione Bi.Car srl).

Sono stati inoltre confermati i componenti del Comitato Tecnico del Premio Campiello, l’organo che ha il compito di stabilire la piena corrispondenza delle opere ai requisiti del regolamento del Premio: ne fanno parte i professori Giorgio Pullini (Presidente), Gilberto Pizzamiglio e Ricciarda Ricorda. Con la definizione della Giuria dei Letterati parte ufficialmente la 62^ edizione del Premio Campiello. Possono partecipare i romanzi pubblicati per la prima volta in volume tra il 1 maggio 2023 e il 30 aprile 2024 e regolarmente in commercio.

Al concorso non sono ammessi nè saggistica, nè poesia, nè opere tradotte in italiano da altre lingue.Il 31 maggio 2024 la Giuria dei Letterati si riunirà a Padova per selezionare la cinquina finalista e annunciare il Premio Opera Prima. Il vincitore della 62^ edizione del Premio Campiello, indicato dalla Giuria dei Trecento lettori anonimi, verrà proclamato sabato 21 settembre a Venezia.

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