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Castello di Sermoneta, apertura straordinaria delle antiche prigioni

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AGI – “Lattuca bona e cicoria fratesca ma un poco di cane di vitella forebe meglio, ma la libertà meglio di ogni cosa”. Queste le parole incise da un carcerato rinchiuso nelle prigioni del Castello Caetani di Sermoneta nel 1634. Centinaia di questi graffiti e incisioni sono stati rinvenuti negli anni scorsi nelle segrete dell’antico maniero e raccontano una storia particolare, di quando questo luogo era una fortezza militare.

Le prigioni sono state recuperate e valorizzate negli anni scorsi dalla Fondazione Roffredo Caetani che le aprirà al pubblico, in via del tutto eccezionale, nel corso di cinque date durante il periodo delle feste.

L’apertura straordinaria delle prigioni, che rientrerà nel normale percorso di visita del Castello e per la quale non è prevista alcuna maggiorazione sul contributo di ingresso (prenotazione necessaria sul sito www.castellocaetanidisermoneta.it), è fissata per il 26 e 31 dicembre e per il 1, 6 e 7 gennaio 2024.

Sarà possibile visitare le “carceri delle donne” che si trovano a ridosso della Sala dei Gendarmi, chiamata in età moderna “camerone”, dove sono presenti graffiti con grandi iscrizioni su cartiglio dipinto tracciate ad inchiostro nero o rosso che vanno dal 1606 al 1634, verranno inoltre aperte le prigioni alla base del Maschio, chiamate delle “Camere Pinte”, dove sono presenti graffiti settecenteschi realizzati con molta probabilità dai soldati delle truppe napoleoniche durante l’occupazione del Castello.

“Durante queste cinque giornate – spiega il presidente della Fondazione Roffredo Caetani, Massimo Amodio – i visitatori avranno l’opportunità unica di immergersi in un’atmosfera davvero particolare, per esplorare la storia intrisa di mistero di coloro che furono rinchiusi in quei luoghi secoli fa”.

“Il recupero delle prigioni, portato a termine dalla Fondazione negli anni scorsi, proseguirà nel prossimo futuro così come l’attività di restauro e conservazione del Castello per il quale abbiamo progetti estremamente importanti con la previsione di nuovi percorsi di visita che includeranno, ovviamente, anche l’area delle segrete. Questa è dunque un’anteprima per le prossime festività che, sono sicuro, i nostri visitatori apprezzeranno particolarmente”.

 

 

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Tomasi di Lampedusa riposerà per sempre nel Pantheon degli illustri di Sicilia

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AGI – Le spoglie di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, celebre autore di “Il Gattopardo”, il manifesto piu’ vivo dell’identita’ e della cultura siciliana, saranno trasferite nel Pantheon degli illustri di Sicilia. “E’ il luogo naturale deputato a custodire e onorare le tombe di coloro che hanno reso celebri Palermo e la sua storia”, dice il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, a seguito del decreto firmato dal dirigente generale del Dasoe, Salvatore Requirez, con cui si autorizza la tumulazione privilegiata dello scrittore nella chiesa di San Domenico di Palermo.

Accolta, dunque, l’istanza di padre Sergio Catalano, rettore della chiesa di San Domenico di Palermo, in cui si chiedeva il trasferimento al Pantheon delle spoglie mortali del principe Tomasi di Lampedusa dalla tomba di famiglia sita nel cimitero dei Cappuccini dove riposavano dal luglio del 1957, a seguito dei pareri motivati rilasciati dal sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, dalla Soprintendenza per i beni culturali nonche’ dal dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Palermo e del nulla-osta rilasciato dalla Curia arcivescovile di Palermo.

“Registro come un atto dovuto – dice il dirigente del Dasoe, Requirez – in ragione dello straordinario livello culturale del personaggio da tempo scomparso, cristallino esempio di narratore storico dal valore non solo attuale ma di difficile ragguaglio, aver portato a compimento l’iter avviato dalla richiesta del rettore di San Domenico – aggiunge – Ringrazio tutta la Commissione tecnica regionale consultiva per le tumulazioni privilegiate per l’impegno profuso e i collaboratori a supporto del servizio di Igiene pubblica diretto da Mario Palermo”. 

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Amadeus, a Sanremo non ci saranno classifiche per aumentare la suspance

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AGI – “Ho deciso di partire tutti insieme dalla prima sera in modo che in tutte le radio ci sarà un ascolto di tutti e 30 i brani. Poi nella seconda serata con Giorgia e nella terza serata con Teresa Mannino era giusto che fossero i cantanti in gara a presentare i brani”. Lo dice Amadeus durante la conferenza stampa di presentazione della serata finale di ‘Sanremo Giovani 2023‘ in onda questa sera.

Riguardo alle serate del festival, il direttore artistico e conduttore spiega: “Non daremo la classifica per ragioni di tempo e per tenere una suspense così nessuno saprà la vera posizione dei brani in gara. Daremo comunque la top 10 la prima sera. La seconda e terza sera daremo le rispettive top 5. Venerdì con le cover daremo di nuovo la top 10. La serata finale daremo infine la classifica dicendo che potrà essere rivoluzionata con il televoto”, ha aggiunto.

“Dal 3 dicembre è partito l’embargo per i ‘big’ di Sanremo che non possono andare a esibirsi in altre trasmissioni tv. Ovviamente sono liberi di andare come ospiti, ma senza cantare. Questo per evitare che vengano ‘spremuti’ dalle trasmissioni prima del festival”. 

L’appuntamento con ‘Sanremo Giovani 2023’ è per il 19 dicembre, alle 21.30, su Rai1, Rai Radio2 e Raiplay. La scenografia è di Alessandra D’Ettore mentre la regia è affidata a Stefano Mignucci.

Per Rai Radio2, il commento radiofonico della serata, dalla sala D di via Asiago, sarà a cura di La Mario e Giorgiana Cristalli. La regia audio di Alessandro Provenzano. Lo speciale, in diretta dalle 21.00 alle 0.55, sarà in diretta su Rai Radio2, e in simulcast e streaming sul RaiPlay Radio2 e sul canale 202 del DDT. 

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Manzini: “Sono al top in classifica? Contento, ma le vendite non sono tutto”

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AGI – Con il Natale è arrivato anche il tradizionale torneo di pesi massimi per il primato di fine anno in libreria. Tra quelli che picchiano più forte e preciso c’è sicuramente il creatore di Rocco Schiavone, Antonio Manzini. Mentre un grande successo arride alla trasvolata oltreoceano della sua saga in ‘Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sudamerica?’ (Sellerio) l’AGI l’ha incontrato.

Cosa si prova nell’intimo trovandosi al top in classifica?

Oltre alla soddisfazione ci si sente onorati quando succede, mentre si tiene a mente che le vere graduatorie di valore non coincidono con quelle di vendita: discendono dal piacere delle persone nel leggere i libri.

Di recente l’insigne linguista Valeria Della Valle l’ha pubblicamente definita un grande autore: commenti?

Lo definirei il più bel complimento ricevuto in tutta la vita. Dopo averlo ascoltato sono rimasto suonato come un pugile per un paio ore: nemmeno immaginavo che la Direttrice del Dizionario Treccani mi leggesse. Per farle capire: ho provato la stessa gioia di un calciatore chiamato da Ancelotti al Real Madrid.  

Serialità va d’accordo con letteratura?

Alcuni grandi autori sono riusciti ad accumunarle: Simenon, Camilleri, Izzo. Ma è complicato: godi del vantaggio di conoscere già i protagonisti in campo, camminando sul bilico dell’orrido di ripetitività e banalizzazione. Il punto di salvezza è tenere alta e originale la lingua. Ma non tutti sono Camilleri. Comunque in linea teorica le due cose non si escludono: serialità e letteratura vuol dire anche Conan Doyle.

Tecnicamente, cosa rende la scrittura buona scrittura?

Credo in poche regole: essere il più precisi possibile quando si descrivono sentimenti e azioni che li esprimono, trovare  parole appropriate al concetto da rendere, limitare avverbi e termini di poca significanza, perseguire specificità della voce per fatti e personaggi. A seconda della storia, o del momento, ne va cercata una diversa: drammatica, ironica, colorita, o magari speziata di neologismi dialettali. Ma soprattutto, per metterle in modo chiaro sulla pagina, è fondamentale avere idee chiare su cosa si vuole scrivere.

Lei cosa vorrebbe scrivere, ma non ha il tempo?

Il problema non è mai il tempo, sono le capacità. Non mi sento autore all’altezza di alcune idee che pure coltivo, e così per adesso le lascio chiuse nella mente. Un giorno mi auguro di diventare abbastanza bravo da liberarle in parole.

Un tema del suo ultimo libro è l’amicizia: se lei fosse Rocco Schiavone quale dei suoi compagni giovanili sarebbe Niccolò Ammaniti?

Nel caso di specie parlerei più di fratellanza. Niccolò ha segnato la mia carriera d’autore proponendo ad Einaudi un nostro racconto per la raccolta ‘Crimini’ quando avevo appena un libro alle spalle. Inoltre, sempre ai miei inizi, mi ha offerto di sceneggiare 2 film tratti da sue opere. E  fatto osservare la scrittura da angoli che non sospettavo. La nostra  chimica rende tuttora impossibile qualsiasi forma di serietà, quando siamo insieme, ciò nonostante abbiamo almeno 7 o 8 storie pronte che però alla fine non scriviamo mai. Ma mi piacerebbe molto tornare a lavorare a 4 mani con lui, non ho mai riso come quando l’abbiamo fatto.

Nel costruire un personaggio perfetto, quanto ha contato per lo scrittore essere un attore?

Ora che mi ci fa pensare, so scrivere solo se mi immedesimo nei personaggi, e così facendo subisco una metamorfosi anche fisica, sudo. Sarà stato il teatro: lo studio di testi da rappresentare ti apre la mente su ciò che può appartenere a un carattere o meno, a partire dal fatto che le sue contraddizioni non devono diventare controsensi. Si pensa alla parte ogni giorno, aggiungendo elementi e rendendola più complessa. Dalla tridimensionalità accennata  di un bassorilievo pian piano comincia a somigliare a una statua che puoi vedere da più lati girandoci intorno.

A volte prova verso Schiavone quello che Connery provava verso Bond?

Non so cosa provasse Connery, ma di certo io non odio Schiavone: dopo dieci anni il rapporto tiene e ci vogliamo bene, anche perché sta invecchiando pure lui. E questo mi diverte.

Il titolo scoliano dell’ultimo libro la tradisce, lei avrebbe voglia di dirigere un film.

Per niente. Anni fa ne girai uno che detiene il record del minor budget nella storia del cinema: 230 mila euro. Era una sfida, con attori a costo zero, anzi a prezzo di costo: un’esperienza divertente che non ripeterei più.

Come mai la tv non la scopre come conduttore? 

Perche oltre che non interessato non sarei in grado. Idealmente mi piacerebbe fare programmi intelligenti – come dicevano Cochi e Renato -, ma andare in tv significa avere una velocità di pensiero superiore alla media. Penso a Cucciari o Vergassola. Per di più non conosco l’ambiente e mi sentirei fuor d’acqua.

Va a cena con Giallini: chi dei due si sente in dovere di pagare il conto?

Non ci ho mai pensato, se ne occupava sempre la produzione le volte che è successo. Ma io pago molto volentieri quando sono in compagnia di qualcuno a cui voglio bene.

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Alex Britti, Live a Roma il 18 ottobre 2024

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AGI – Dopo un’intensa estate di concerti con l’Alex Britti Live 2023 che lo ha visto protagonista dei principali festival in giro per l’Italia, Alex Britti annuncia oggi un nuovo e unico appuntamento dal vivo per il prossimo autunno a Roma, il 18 ottobre 2024 al Palazzo dello Sport.

Reduce dal successo di Supereroi, il nuovo brano dal sound blues, pop, rap con contaminazioni urban uscito a novembre e delle hit della scorsa estate “Tutti come te” e “Nuda” con cui ha inaugurato la sua nuova fase artistica e il suo ritorno sulla scena musicale, Alex è finalmente pronto a riabbracciare il suo pubblico che non ha mai smesso di sostenerlo per un unico e imperdibile show autunnale nella Capitale. L’Alex Britti live 2024 è un tour prodotto da Just1 e organizzato da OTR Live.

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La contromossa di Ferragni: “Un milione di euro al Regina Margherita”

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AGI – “Si può sbagliare ma quando capita bisogna ammetterlo e se possibile rimediare anche all’errore fatto e questo è quello che voglio fare ora: chiedere scusa e dare concretezza al mio gesto. Devolverò un milione di euro al Regina Margherita per sostenere le cure dei bambini”. Chiara Ferragni dopo l’affaire Pandoro Balocco fa mea culpa con una storia pubblicata sul suo profilo Instagram.

“Ma non basta – aggiunge l’influencer – Lo voglio fare pubblicamente perché mi sono resa conto di aver commesso un errore di comunicazione, un errore di cui farò tesoro in futuro separando completamente qualsiasi attività di beneficenza, che ho sempre fatto e che continuerò a fare, dalle attività commerciali”. 

Con i capelli legati, un camicione grigio e nulla del glam da cui è solita circondarsi, Ferragni ha detto che “chi è più fortunato ha la responsabilità morale di fare del bene” e che “questi sono i valori che ho sempre spinto nella mia famiglia”. “Questo è quello che insegniamo ai nostri figli” ha detto trattenendo a stento le lacrime “gli insegniamo anche che si può sbagliare e che quando capita bisogna ammettere e se è possibile rimediare all’errore fatto e farne tesoro”

Riguardo il caso in cui è stata coinvolta anche la Balocco per la quale l’influencer aveva ‘firmato’ nel 2022 pandoro ‘Pink Christmas’ le cui vendite sembrava dovessero servire a finanziare la ricerca, Ferragni ha ammesso che “non c’è stato un controllo sufficiente sulla comunicazione” pur confermando che “impugnerà il provvedimento dell’AgCom perché lo ritengo sproporzionato e ingiusto”.

“Il mio errore” ha aggiunto “in buona fede è stato legare la comunicazione di un’attività commerciale a una di solidarietà. Purtroppo si può sbagliare, mi spiace averlo fatto e mi rendo conto che avrei potuto vigilare meglio, ma se la sanzione dovesse essere come io spero inferiore a quella decisa la differenza verrà aggiunta al milione di euro”.

“Nei prossimi giorni” ha concluso Ferragni, “parlerò con il Regina Margherita per capire come l’ospedale utilizzerà la somma donata e racconterò periodicamente gli aggiornamenti. Il mio errore rimane ma voglio far sì che da questo errore si generi qualcosa di costruttivo e di positivo”.

 

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I fumetti che non possono mancare sotto l’albero di Natale

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AGI – I fumetti non sono mai stati un genere di nicchia, ma ultimamente il settore sta vivendo un momento fortunato. Lo dimostrano i numeri del  report dell’Associazione Italiana Editori che evidenziano come le fumetterie in Italia, nel 2022,  hanno venduto fumetti nuovi per un valore di 71,2 milioni di euro, in crescita del 28,5% rispetto all’anno precedente. Sommando a questi numeri i 107,9 milioni di euro (più 8,6% rispetto al 2021) di fumetti venduti in librerie generaliste, supermercati e commercio elettronico (escluse quindi le edicole), si arriva a un mercato complessivo di 179,1 milioni di euro, in crescita media del 15,7% rispetto al 2021.

La crescita è visibile a occhio nudo, a partire dallo spazio fisico occupato nelle librerie, dove fino a qualche anno fa al settore erano riservati solo piccoli corner e oggi invece ci sono interee aree dedicate. A farla la maggiore soprattutto in Italia sono i volumi di Zerocalcare che risulta essere tra gli autori più venduti. 

Così tra grandi classici del fumetto e novità editoriali, ecco i consigli dell’AGI sui libri che non possono mancare sotto l’albero e nelle librerie degli appassionati per approcciarsi alle grandi storie di questo paese, ma anche per essere guidati nelle favole e nelle riflessioni che riguardano il nostro tempo grazie al tocco magico di una matita.   

“New York” di Will Eisner (Einaudi)

È il libro che non può mancare nelle librerie degli appassionati del genere. Il volume raccoglie le quattro celebri graphic novel ambientate nella Grande Mela: “New York”, “Il palazzo”, “City People Notebook”, “Gente invisibile” di una delle matite più celebri. Un intreccio di desideri non esauditi, amori sconvenienti, destini evitati e inevitabili. Un formicaio di persone ferite, danneggiate, sofferenti e invisibili. Un insieme eterogeneo di odori, rumori, sussurri e grida. Un uragano di sensazioni in un mondo che altro non è se non uno sfondo sapientemente dipinto nel quale recitano i più svariati attori, rapiti dall’occhio attento di Eisner, a cui nulla sfugge, e intrappolati sulla carta. New York come qualsiasi grande città, in cui l’anonimato e l’indifferenza investono ogni cosa, una città in cui i destini delle persone si sfiorano per un attimo e subito si allontanano. Il lettore si perderà nei dettagli di ogni pagina e nelle storie a volte struggenti dei suoi personaggi persi nella grande metropoli.

“Rughe” di Pablo Roca (Tunuè, 2019)

Si tratta di uno dei volumi irrinunciabili per qualunque libreria. Pablo Roca in queste pagine affronta il tema della perdita della memoria e del morbo di Alzheimer.  È considerato uno dei capolavori del fumetto sociale, tanto da essere adottato dall’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer perché, oltre a essere di piacevole lettura, è un libro in grado di aiutare i familiari, gli operatori professionali e i pazienti stessi a comprendere meglio la malattia. Il graphic novel ha vinto il premio come miglior fumetto spagnolo e il Gran Guingi al festival di Lucca Comics & Games, mentre la versione animata ha vinto due Premi Goya e ha riscosso una nomination all’Oscar.

“Dorando Pietri, una storia di cuore e di gambe” di Antonio Recupero e Luca Ferrara (Tunuè, 2016)

Gli appassionati di sport non potranno rinunciare a questa storia sapientemente illustrata da Luca Ferrara, uno degli illustratori più promettenti della scena italiana, con un lungo cv anche in Francia. In queste tavole viene raccontata la storia di Dorando è entrata nell’epica sportiva. L’atleta emiliano che tagliò per primo il traguardo alla maratona dei giochi olimpici di Londra nel 1908, ma sorretto dai giudici di gara perché stremato, e perdendo per questo la medaglia d’oro. Il volume ripercorre tutte le tappe che l’hanno portato fino a quel momento, facendo un sapiente e largo uso dei flashback.

“Io sono il loro silenzio” di Jordi Lafebre (Bao Publishing, 2023)

Jordi Lafebre ci regala un thriller catalano da leggere tutto d’un fiato, degno del miglior Manuel Vázquez Montalbán o di Pablo Tusset, scandendo la trama e la psicologia della protagonista con un ritmo serrato che non penalizza la spettacolarità dei disegni del grande autore spagnolo.

La vicenda raccontata è quella di Eva, psichiatra, che deve sottoporsi a una valutazione da parte di un collega perché di recente il suo comportamento è stato erratico e preoccupante. Per rassicurarlo, Eva gli racconterà di come nella settimana appena trascorsa abbia risolto un caso di omicidio. Magari non gli dirà subito delle voci delle tre donne della sua famiglia che sente costantemente nella testa, anche perché non è detto che capirebbe.
 

“Roberto Bolle” di Francesco Cattani (24ore cultura, 2023)

Lliberamente ispirata alla straordinaria vita dell’étoile, scritta e illustrata da Francesco Cattani. Primo Ballerino della Scala, Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York e Guest Artist del Royal Ballet presso la Royal Opera House del Covent Garden di Londra: sono solo alcuni dei traguardi più importanti raggiunti da Roberto Bolle nel corso della sua carriera, grazie al talento e all’enorme impegno profuso fin dai primi anni dell’infanzia. Percorrendo le oltre 100 pagine del libro viene raccontata la storia umana e professionale dell’étoile che, oltre a calcare i più prestigiosi palcoscenici del mondo, è divenuto ambasciatore della danza al di fuori dei circuiti tradizionali, rendendola popolare e permettendo a un nuovo pubblico di avvicinarsi a questa straordinaria arte.

“16 ottobre 1943. Storia di Emanuele che sfuggì al nazismo” di Ernesto Anderle, Emanuele Di Porto e Marco Caviglia (Mondadori, 2023)

È la mattina del 16 ottobre 1943. Il Quartiere ebraico di Roma viene svegliato dalla furia nazista in quello che la storia ricorderà come il sabato nero, quando più di mille ebrei furono strappati dalla propria casa diretti ai campi di sterminio. Tra loro c’è anche Emanuele Di Porto che vedendo la madre caricata su una delle camionette, cerca di raggiungerla. Solo la furbizia della donna concesse al bambino di scappare, donandogli una seconda vita. Quel bambino prima di ritrovare il padre, sfuggito ai rastrellamenti, per tre giorni rimase nascosto sugli autobus romani con la protezione e l’aiuto dei tramvieri che quest’anno lo hanno ricordato con una speciale campagna Atac.

La storia di Emanuele è il pretesto per raccontare la vicenda umana di quei tanti romani che furono fatti prigionieri dai nazisti. Con la collaborazione della Fondazione Museo della Shoah di Roma e i ricordi di uno degli ultimi testimoni diretti di quella razzia  questo fumetto è un documento unico di una delle pagine più buie della storia moderna. 

“Face Off” di Viola Ciarletti, Daniele Cellini, Alessandro Guida, Giuseppe Guida (Round Robin Editrice, 2023)

“Io sono quello che sono?”  Oltre il binarismo di genere, la libertà di essere se stessi. Un viaggio attraverso lo specchio alla scoperta delle proprie consapevolezze e delle proprie libertà. Anche questa edizione del Myllennium Award ha trasformato un tema di strettissima attualità in storie raccontate da giovanissimi autori provenienti da tutta Italia. Sono tre, quelle selezionate e vincitrici. 

Tre racconti tra loro molto diversi per stile e narrazione, che pongono l’attenzione su cosa voglia dire essere e sentirsi se stessi, in un mondo dove l’amore e le relazioni non possono essere un compromesso.  Dubbi, gioia, rancore, senso d’appartenenza e voglia di evasione sono state le linee guida delle storie vincitrici: incomprensione e abbandono nel racconto di Daniele Cellini; fuga verso una realtà distante dal tempo presente sono l’immaginario costruito da Alessandro Guida; una partita a scacchi e la scoperta non delle giuste domande ma delle risposte necessarie sono il piccolo e poetico capolavoro di Viola Ciarletti. 

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Vanzina: “Vacanze di Natale mi è sfuggito di mano”

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AGI – “Devo ammettere che ‘Vacanze di Natale’ mi è sfuggito di mano, sta succedendo una cosa incredibile con un successo e una partecipazione senza precedenti per questo film di 40 anni fa. Ieri Sono stato intervistato addirittura dal ‘New York Times’: in America non si capacitano che un format possa durare e avere un successo così clamoroso dopo tanti anni”.

Al telefono con l’AGI Enrico Vanzina, sceneggiatore del film del 1983 diretto dal fratello Carlo (scomparso nel 2018), confessa di sentirsi travolto dall’amore e dall’appassionato consenso del pubblico di tutte le età per questo film. A Cortina, dove si celebra una festa dei 40 anni di tre giorni che si concluderà oggi, lo sceneggiatore e regista romano è protagonista di una serata da tappeto rosso, cinematografica e meta-cinematografica con una cena nel Salon Dolomieu dell’Hotel Posta.

“Sono letteralmente travolto da questo successo – racconta – e forse me lo posso spiegare pensando che in un momento complicato come questo in cui, al di là delle guerre e dell’inflazione che comporta un impoverimento delle classi medie, in cui le famiglie sono spesso in difficoltà economiche serie, questo film rappresenta una sorta di afflato positivo. Le persone ritrovano il gusto per la leggerezza che c’era allora e che tutti vorrebbero ritrovare”.

‘Vacanze di Natale’ è uscito nel 1983 e raccontava la società degli anni ’80. “Allora sembrava che fosse solo un film sul presente – spiega – invece resiste da 40 anni e racconta un momento che molti rimpiangono. La cosa più sorprendente – continua – è il successo che continua a riscuotere tra i giovani: hanno scelto questo film e hanno cancellato i pregiudizi verso gli anni ’80; c’è un grande afflato verso la pellicola proprio tra i ragazzi di oggi”. 

Il film, spiega ancora Enrico Vanzina, “è una commedia, ma racconta la nuova borghesia che arriva e c’è un piccolo scontro sociale con i ricchi”. In un momento di difficoltà come quello attuale, forse guardare indietro nel tempo può essere rassicurante. “Non so se si tratti di questo – risponde lo sceneggiatore e regista – certo è che pochi mesi prima di ‘Vacanze di Natale’ era uscito un altro nostro film, ‘Sapore di mare’, anch’esso di grande successo e anch’esso amatissimo ancora dopo 40 anni: raccontava il boom degli anni ’60, un tempo che oggi rimpiangiamo”.

Uscito il 23 dicembre 1983, ‘Vacanze di Natale’ è considerato il capostipite dei cosiddetti ‘cinepanettoni’. Un termine usato dai critici che i fratelli Vanzina non hanno mai amato anche se questo genere di film è stato spesso associato a loro malgrado gli autori negli anni sono stati altri (Enrico Oldoini e Neri Parenti). “I realtà ne abbiamo fatti solo due, quello del 1983 e ‘Vacanze di Natale 2000’ – racconta Vanzina – ma Aurelio De Laurentiis (produttore di tutti i ‘cinepanettoni’, ndr) è un grande imprenditore e ha capito che all’insegna della serialità poteva sfruttare quel filone iniziato con il nostro film di 40 anni fa. Secondo me ha fatto bene a industrializzare questo prodotto”.

Enrico Vanzina rivendica però la “diversita’” del suo ‘Vacanze di Natale’ dai classici ‘cinepanettoni’, una diversità che permette a questo film di vivere ancora e di riscuotere un grande successo dopo 40 anni. “Mi accorgo come il vero valore di un film attraversa il tempo – spiega ancora all’AGI – mio padre (Steno, ndr) mi diceva che quando aveva girato ‘Guardie e ladri’ con Toto’ e Aldo Fabrizi o ‘Un americano a Roma’ con Alberto Sordi sapeva benissimo che sarebbero rimasti nel tempo, la loro forza non si sarebbe esaurita perché solo il tempo dà la dimensione del valore di un film”. 

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Matthew Perry è morto per “effetti acuti della ketamina”

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AGI – L’attore di “Friends” Matthew Perry è morto a causa degli “effetti acuti della ketamina”, ha dichiarato l’ufficio del medico legale della contea di Los Angeles. Perry, che ha interpretato Chandler Bing nella sitcom televisiva di successo dal 1994 al 2004, è morto all’età di 54 anni, dopo aver lottato per decenni contro la dipendenza e i relativi gravi problemi di salute.

“I fattori che hanno contribuito alla morte del signor Perry sono l’annegamento, la malattia coronarica e gli effetti della buprenorfina (usata per trattare il disturbo da uso di oppioidi)”, ha dichiarato il medico legale in un comunicato che ha precisato che “la modalità della morte è accidentale”

Perry è stato trovato privo di sensi in una vasca idromassaggio nella sua casa di Los Angeles il 28 ottobre. I primi soccorritori non sono riusciti a rianimarlo e una prima autopsia si è rivelata inconcludente, in attesa di un rapporto tossicologico. I medici e i veterinari utilizzano spesso la ketamina come anestetico e i ricercatori la studiano come trattamento per la depressione. I consumatori clandestini la assumono illegalmente per i suoi effetti allucinogeni.

 

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Cambiano i direttori dei Musei: Schmidt va a Napoli, Verde agli Uffizi

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AGI – Cambiano i direttori dei musei italiani di prima fascia: Simone Verde andrà a guidare la Gallerie degli Uffizi al posto di Eike Schmidt che invece è stato nominato al Museo e Real Bosco di Capodimonte, a Napoli, anche se presto potrebbe tornare a Firenze come candidato sindaco.

Renata Cristina Mazzantini è stata designata per la Galleria d’arte moderna e contemporanea di Roma, Angelo Crespi per la Pinacoteca di Brera.

Le nomine sono state decise dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano nell’ambito della terna proposta dalla Commissione giudicatrice.

Schmidt, storico dell’arte tedesco ormai con la cittadinanza italiana, si è detto “molto commosso”.

Gli altri nominati sono tutti italiani: Simone Verde, 48 anni, arriva dal Complesso monumentale della Pilotta di Parma. Dopo la laurea in filosofia teoretica a Roma e un master in filosofia antica a Parigi, si è diplomato in storia dell’arte all’ècole du Louvre con un dottorato in Antropologia dei Beni Culturali a Parigi. Ha lavorato anche come responsabile della ricerca scientifica e delle pubblicazioni per l’Afm/Louvre di Abu Dhabi.

Renata Cristina Mazzantini, che dirigerà la Galleria d’arte moderna e contemporanea al posto di Cristiana Collu, è la curatrice del progetto Quirinale contemporaneo e consulente del segretariato generale della Presidenza della Repubblica per i profili artistici e architettonici. Angelo Crespi approda a Brera dal Museo Maga di Gallarate.

Sono stati scelti anche i nuovi direttori dei musei di seconda fascia, individuati dal direttore generale Musei del Mic, Massimo Osanna. Sono: Federica Zalabra per il Museo Nazionale d’Abruzzo, Costantino D’Orazio per la Galleria Nazionale dell’Umbria, Fabrizio Sudano per il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, Thomas Clement Salomon per le Gallerie Nazionali di Arte Antica, Stella Falzone per il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Alessandra Necci per le Gallerie Estensi.
 

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