AGI – Da settembre Giovanni Francesio è il nuovo Direttore Editoriale di Neri Pozza, storica casa editrice veneta che in quasi 80 anni di vita si è legata a nomi come Gadda, Montale e Buzzati. Dopo aver guidato Piemme, Sperling & Kupfer e Frassinelli, per assumere il timone del marchio che tenne a battesimo Goffredo Parise Francesio ha lasciato il ruolo di Responsabile dalla narrativa italiana di Mondadori. Lo abbiamo incontrato per capire se è in atto un cambio della guardia anche tra cosa leggiamo e cosa leggeremo.
Sceso da un transatlantico, lei ora pilota un elegante veliero battente bandiera Neri Pozza: verso cosa?
Innanzitutto va premesso che la mia è solo l’evoluzione di un percorso professionale: dopo 20 anni nel Gruppo Mondadori ora mi impegno ad essere parte del genetico flusso di crescita di Neri Pozza, provando a mantenerlo all’altezza della trazione e magari ad aggiungervi un tocco personale sul fronte della narrativa italiana.
Detto ciò, è difficile stabilire dove vada il mercato. Non credo nei trend, ho visto sfiorire in luogo comune troppe certezze su quello che avrebbe venduto o meno. L’unica avvalorata da fatti è che il libro di carta riesce ancora a parlare ai giovani. Tra tanti esempi recenti, in Neri Pozza lo testimonia il caso di ‘Blackwater’ di Michael McDowell andato fortissimo nel 2023.
Le case editrici per sopravvivere devono vendere, ma non gli spetta anche un ruolo di guida culturale nella società? In altri termini, sono gli editori o i lettori a stabilire cosa arriva in libreria?
Lo fanno insieme. E sul discorso della guida culturale andrei cauto perché il libro è anche strumento di intrattenimento, lecitamente. L’importante è che gli editori pubblichino testi di cui sono convintissimi. Come dico sempre ai colleghi giovani: quelli che li fanno saltare sulla sedia.
Le case d’edizione sono aziende, che impiegano persone e devono stare in attivo. La guida culturale di un Paese spetta ad intellettuali, scrittori e giornalisti. Giangiacomo Feltrinelli, che divulgò ‘Il Gattopardo’, diceva di non prendersi troppo sul serio: l’editore è un carrettiere di libri.
Da puro fruitore di letteratura: cosa manca sugli scaffali?
L’offerta è vastissima: ogni lettore trova quel che cerca. Forse, dopo aver letto ‘V13’ di Emmanuel Carrère sul processo del Bataclan, sento che manca uno come lui nella narrativa italiana. Un trasformatore di cronaca in letteratura.
Si sente dire spesso: troppi libri e pochi lettori
Nei fatti il mercato è sano, stabile e concorrenziale: secondo i dati cresce del 2% sul 2022. La retorica dice che in Italia si legge meno che altrove, ma in realtà quello dei “troppi libri” è un tema più di tipo industriale: dato che l’editoria si regge su paramenti di produttività, pubblicare meno significa far lavorare meno gente. Detto ciò, probabilmente sarebbe tempo di rallentare il flusso delle novità e dedicare più energie ed investimenti alla cura dei libri usciti.
Quanto dura un libro oggi?
Dipende, quelli che intercettano spirito del tempo e gusto dei lettori potenzialmente all’infinito. In termini industriali la durata di un libro dal successo medio, con una seconda edizione tascabile, è di 5 anni. Poi ci sono gli errori che avvizziscono subito ed i casi come ‘Shantaram’ di Gregory David Roberts, che Neri Pozza diede alle stampe nel remoto 2005 e questa settimana ha venduto centinaia di copie.
Lei è un esperto di narrativa italiana: un nome di oggi che prenderebbe in scuderia e l’autore della vita
Per l’oggi non mi permetto di citare che Pietro Trellini, solo perché ho contribuito alla sua emersione facendolo esordire in Mondadori. Tra i nomi di sempre dico Sciascia. E Fenoglio per ‘Una questione privata’.
Non trova che in Italia alcuni autori non siano giustamente celebrati?
Spesso parliamo di libri, prodotti potenzialmente eterni, come mozzarelle in scadenza. Nella canonizzazione del valore di un autore non teniamo conto del lavoro del tempo, che non si ferma. Le dinamiche isteriche della comunicazione fanno sì che non tutti quelli che meritano vengano identificati subito, ma i libri hanno un’intelligenza profonda, carsica, ed i giusti riconoscimenti alla fine arrivano. Guido Morselli non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato ricompreso tra i grandi del secondo ‘900 italiano.
3 libri Neri Pozza per il 2024: narrativa italiana, straniera e un saggio
Nomino i primi in uscita. Per la straniera ‘Gli aghi d’oro’ di McDowell. Per l’italiana ‘L’ultimo viaggio di Lenin’ di Francesco Pala, ironico e letterario vincitore del Premio Neri Pozza in libreria il 21 gennaio a 100 anni dalla morte del padre della rivoluzione russa. Per la Saggistica ‘Un giorno nella vita di Abed Salama’ di Nathan Thrall, che scava alla radice quotidiana del conflitto israelo palestinese in modo toccante e profondo.
Cosa leggeremo nel 2024: autofiction o ritorna il romanzo classico con i personaggi di fantasia?
Ormai l’autofiction in Italia si è radicata, ma molti editori, me compreso, cercano di affiancarle romanzi con un racconto di fiction al loro centro. Un caso di successo del 2023, non Neri Pozza, è stato ‘La Portalettere’. L’offerta sarà larga, dipende da giornalisti, critici ed intellettuali cosa verrà valorizzato. A volte sembra esista solo un genere perché si parla solo di quello, ma i lettori hanno i loro percorsi.
L’editoria è politica?
No, è un mondo sanamente competitivo ai cui abitanti interessano solo i libri. Sono stato 19 anni in Mondadori senza subire mai interferenze. In termini di valore, pubblicare è invece un gesto di responsabilità sociale che chiede attenzione e passione. I libri contribuiscono a formare l’opinione pubblica ed in particolare nell’editoria per bambini e ragazzi si deve puntare sempre alla qualità. ‘Harry Potter’ è l’esempio cardine: rimarrà uno dei capisaldi della letteratura mondiale.