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Sparite 361 opere dalla Biblioteca Girolamini

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AGI – Si sono perse le tracce di 361 libri antichi che erano custoditi nella prestigiosa Biblioteca Girolamini di Napoli. I carabinieri hanno la delega a eseguire un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Napoli per le opere librarie illecitamente sottratte al patrimonio indisponibile dello Stato italiano. Si tratta di preziosi volumi, molti dei quali risalenti al 500 e al 600, che sono stati illegalmente asportati dall’antica Biblioteca dei Girolamini a Napoli, una delle più prestigiose istituzioni culturali della città, tra le biblioteche più ricche del Mezzogiorno, con un patrimonio librario di circa 159.700 unità tra volumi antichi e moderni e opuscoli, frequenta anche dal filosofo Giambattista Vico nel 1700.

Dei libri oggetto del decreto attualmente si sono perse le tracce. Al provvedimento di sequestro si è giunti dopo una lunga e paziente attività di inventario avviata all’indomani del sequestro disposto nel 2012 del complesso monumentale depredato e saccheggiato nel corso degli anni; migliaia di libri sottratti, parte dei quali venduti all’estero anche in aste. L’opera di inventario dei beni trafugati, disposta dalla Procura di Napoli, è risultata estremamente difficoltosa condizione di “caos organizzato” posto in essere da precedenti gestioni dei Girolamini.

Nel 2011, infatti, venne nominato direttore della biblioteca Marino Massimo De Caro, già consulente del ministro per i beni culturali dell’epoca, Giancarlo Galan, scelta che suscitò polemiche così come una serie di articoli di denuncia circa lo stato di abbandono e di degrado della biblioteca.

Ci fu anche una petizione per sollecitare la rimozione di De Caro da parte del nuovo ministro per i beni culturali Lorenzo Ornaghi, succeduto a Galan. Nell’aprile del 2012 il complesso fu messo sotto sequestro dai carabinieri e venne avviata un’inchiesta nei confronti di De Caro, che si autosospese dall’incarico. Le indagini portarono al ritrovamento, in provincia di Verona, di un deposito, riconducibile a lui, contenente 240 libri trafugati dalla biblioteca napoletana, appurando inoltre che molti altri volumi erano stati già illegalmente venduti all’estero. Sia De Caro che il conservatore don Salvatore Marsano, che lo aveva indicato al ministro Galan, furono arrestati.

De Caro, reo confesso, nel 2015 è stato condannato in via definitiva a sette anni di reclusione per peculato e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici; la Corte dei Conti lo ha anche condannato al risarcimento di quasi venti milioni di euro per grave depauperamento del patrimonio librario della biblioteca – causato dalla sua condotta delittuosa. 

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Pompei: gli scavi in una domus restituiscono 13 statuine

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Napoli – Tredici statuette in terracotta, tracce di un antico rito, emergono a Pompei da un ambiente di una domus confinante con la Casa di Leda e il cigno, dove è in corso un cantiere di scavo, restauro e valorizzazione.

Le piccole sculture, circa 15 cm ognuna, come riportato nell’E-journal degli scavi di Pompei http://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/, sono in prevalenza figure umane, ma ci sono anche una noce, una mandorla, la testa di un gallo in argilla e una pigna in vetro.

Erano in posizione eretta su un piano orizzontale all’interno di un vano dove probabilmente si trovava uno scaffale. Le statuette sono emerse dal lapillo a un’altezza superiore ai 2 metri rispetto al piano pavimentale.

L’ambiente che le conservava, probabilmente l’atrio della casa, presentava anche delle decorazioni affiorate per ora nella parte superiore delle pareti.

Dai primi studi, alcuni soggetti sembrano rimandare al mito di Cibele e Attis, connesso al ciclo vitale delle stagioni e della fertilità della terra e dunque all’equinozio di primavera.

Il cantiere in corso sta interessando ambienti già noti della Casa di Leda (messi in luce tra il 2018 e il 2019 nell’ambito dei lavori previsti dal Grande Progetto Pompei) e quelli di due domus, non meglio identificate, che si sviluppano a Nord e a Sud della Casa di Leda.

Durante la fase di rimozione delle terre ancora presenti in alcuni ambienti di questa, per raggiungere il livello del piano pavimentale, è inoltre emersa una stanza finemente affrescata dove spiccano 4 tondi con volti femminili di raffinata eleganza.

Lo scavo è finalizzato alla messa insicurezza dei fronti di scavo (perimetro tra strutture già in luce e aree non scavate) e alla salvaguardia e alla conservazione degli apparati decorativi, in vista anche della pubblica fruizione del complesso.

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Al Museo Egizio apre la ‘Galleria della Scrittura’

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AGI – Il Museo Egizio di Torino si arricchisce di nuovi spazi. Riapre il terzo piano con il nuovo allestimento della Galleria della Scrittura. Si tratta di mille metri quadrati che ospitano 248 reperti, un viaggio in 10 sezioni all’origine delle scritture dell’antico Egitto, a ritroso nel tempo di 4mila anni. Sotto i riflettori non solo i geroglifici e l’avventura che nei secoli portò alla loro decifrazione e alla nascita dell’Egittologia, ma anche lo ieratico, il demotico e poi il copto.

Il progetto espositivo è stato firmato da tre curatori del Museo: Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Toepfer, quest’ultima responsabile della Papiroteca del Museo, che ospita una delle più significative collezioni di papiri al mondo. La Papiroteca dell’Egizio, infatti, è uno scrigno di più di 800 manoscritti, interi o riassemblati, e oltre 23mila frammenti di papiro, che documentano più di 3mila anni di cultura materiale scritta in sette scritture e otto lingue ed è crocevia di progetti internazionali di restauro e digitalizzazione.

Fin dagli esordi la scrittura egizia ebbe una forte componente figurativa e il geroglifico, a cavallo tra tecnica e arte, è giunto a noi prima che sui papiri, su etichette di vasi, o scolpito sulle pareti di templi o su tombe o su statue, assumendo così connotati monumentali e celebrativi. È il caso del Cartiglio in calcare, datato tra il 1353 e il 1336 a.C., che apre la Galleria della Scrittura.

Domani apre la “Galleria della Scrittura”, un intero piano del museo dedicato alla scrittura nell’antico Egitto.

Un allestimento permanente di 1000 metri quadrati con 248 reperti pronti a raccontarvi la scrittura come lente per leggere l’intera società.https://t.co/d99K80a4Vh

— Museo Egizio Torino (@MuseoEgizio)
December 21, 2023

Scolpiti su un gigantesco blocco, i geroglifici assumono una valenza quasi sacra e il nome della divinita’ Aten, riportato nel cartiglio, attraversa i millenni per arrivare intatto fino ai giorni nostri. In esposizione anche una delle prime frasi di senso compiuto conosciuta, contenuta sul frammento di un Monumento del faraone Djoser, datata tra il 2592 e il 2566 a.C. e venuta alla luce a Eliopoli nel secolo scorso.

“Proiettati verso il bicentenario nel 2024 – spiega la presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin – tagliamo il traguardo a fine anno del milione di visitatori e riapriamo al pubblico il terzo piano del Museo. Un nuovo tassello arricchisce il percorso espositivo dell’Egizio, che cambierà ancora volto. Grazie al mecenatismo attento di Consulta, con la Galleria della Scrittura proponiamo una sorta di museo nel museo”.

Per il direttore del Museo Egizio, Christian Greco “Testo e immagine sono reciprocamente complementari e ci permettono di avvicinarci alla comprensione di 4mila anni di storia dell’Antico Egitto”.

“Come e perché si è sviluppata la scrittura afferma – che ruolo ha avuto nella formazione dello Stato in tutte le sue articolazioni e nello sviluppo del discorso religioso e della complessa cosmografia funeraria? Sono alcuni degli interrogativi a cui cerchiamo di dare risposta, con rigore scientifico e allo stesso tempo cercando di interessare e appassionare visitatori di tutte le eta’, anche attraverso supporti multimediali e interattivi”.  
 

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La candidatura delle ‘Domus de Janas’ sarde a patrimonio Unesco

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AGI –  La Regione sosterrà la candidatura del sito ‘Arte e architettura della Sardegna preistorica, le domus de janas’ per l’inserimento nella lista propositiva italiana depositata nel Centro del patrimonio mondiale Unesco. Alghero, capofila della Rete dei Comuni delle Domus de Janas, e il CeSim/Aps – Centro Studio identità e memoria, l’hanno presentata al ministero della Cultura, segretariato generale-Servizio II Ufficio Unesco.

Un protocollo d’intesa è stato firmato stamane a Cagliari dall’asessore regionale alla Cultura, Andrea Biancareddu, le Province di Sassari, Nuoro, Oristano e la Città metropolitana di Cagliari e i tanti comuni interessati: oltre ad Alghero, Anela, Ardauli, Arzachena, Bonorva, Castelsardo, Cheremule, Goni, Mamoiada, Mores, Oliena, Olmedo, Oniferi, Ossi, Ozieri, Porto Torres, Putifigari, Sassari, Sedilo, Sennori, Villanova Monteleone, Villaperuccio, Villa Sant’Antonio.

Il documento è stato siglato anche da Soprintendenza regionale della Sardegna, la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e sud Sardegna e Direzione regionale musei Sardegna.

La Regione nel triennio investirà 300 mila euro a favore del Cesimo/Aps e della Rete dei Comuni delle Domus del Janas per favorire la candidatura e predisporre un dossier tecnico-scientifico sui 35 siti, da mettere in sicurezza e poi gestire. Nel triennio 2022-2025, inoltre, sono stati stanziati 500 mila euro l’anno per gli enti locali interessati per la messa in sicurezza dei siti. 

La Sardegna vanta al momento il riconoscimento del valore universale di alcuni beni materiali (‘Su Nuraxi’ di Barumini 1997) ed elementi immateriali: Canto a tenore 2008, Li Candareri di Sassari – Macchine a spalla 2013, Muretti a secco 2018) del proprio patrimonio culturale. Dal 2017 fa parte del Patrimonio mondiale Unesco, inoltre, anche la ‘Riserva della Biosfera Tepilora, Rio Posada e Montalbo’.

Altri siti, beni ed elementi sono stati proposti per l’inserimento nelle liste del Patrimonio materiale e immateriale mondiale. Sono presenti in Tentative List il Sulcis Iglesiente, l’Arcipelago de La Maddalena e isole delle Bocche di Bonifacio, l’Isola dell’Asinara e gli Stagni del Golfo di Oristano e della Penisola del Sinis-Isola di Mal di Ventre.

L’iter di candidatura mira ad accertare, oltre al valore intrinseco del sito/bene/elemento, la percezione da parte delle comunità di riferimento e il conseguente impegno a conservarlo per le generazioni future. L’Italia detiene il maggior numero di siti (59) inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità

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Castello di Sermoneta, apertura straordinaria delle antiche prigioni

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AGI – “Lattuca bona e cicoria fratesca ma un poco di cane di vitella forebe meglio, ma la libertà meglio di ogni cosa”. Queste le parole incise da un carcerato rinchiuso nelle prigioni del Castello Caetani di Sermoneta nel 1634. Centinaia di questi graffiti e incisioni sono stati rinvenuti negli anni scorsi nelle segrete dell’antico maniero e raccontano una storia particolare, di quando questo luogo era una fortezza militare.

Le prigioni sono state recuperate e valorizzate negli anni scorsi dalla Fondazione Roffredo Caetani che le aprirà al pubblico, in via del tutto eccezionale, nel corso di cinque date durante il periodo delle feste.

L’apertura straordinaria delle prigioni, che rientrerà nel normale percorso di visita del Castello e per la quale non è prevista alcuna maggiorazione sul contributo di ingresso (prenotazione necessaria sul sito www.castellocaetanidisermoneta.it), è fissata per il 26 e 31 dicembre e per il 1, 6 e 7 gennaio 2024.

Sarà possibile visitare le “carceri delle donne” che si trovano a ridosso della Sala dei Gendarmi, chiamata in età moderna “camerone”, dove sono presenti graffiti con grandi iscrizioni su cartiglio dipinto tracciate ad inchiostro nero o rosso che vanno dal 1606 al 1634, verranno inoltre aperte le prigioni alla base del Maschio, chiamate delle “Camere Pinte”, dove sono presenti graffiti settecenteschi realizzati con molta probabilità dai soldati delle truppe napoleoniche durante l’occupazione del Castello.

“Durante queste cinque giornate – spiega il presidente della Fondazione Roffredo Caetani, Massimo Amodio – i visitatori avranno l’opportunità unica di immergersi in un’atmosfera davvero particolare, per esplorare la storia intrisa di mistero di coloro che furono rinchiusi in quei luoghi secoli fa”.

“Il recupero delle prigioni, portato a termine dalla Fondazione negli anni scorsi, proseguirà nel prossimo futuro così come l’attività di restauro e conservazione del Castello per il quale abbiamo progetti estremamente importanti con la previsione di nuovi percorsi di visita che includeranno, ovviamente, anche l’area delle segrete. Questa è dunque un’anteprima per le prossime festività che, sono sicuro, i nostri visitatori apprezzeranno particolarmente”.

 

 

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Tomasi di Lampedusa riposerà per sempre nel Pantheon degli illustri di Sicilia

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AGI – Le spoglie di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, celebre autore di “Il Gattopardo”, il manifesto piu’ vivo dell’identita’ e della cultura siciliana, saranno trasferite nel Pantheon degli illustri di Sicilia. “E’ il luogo naturale deputato a custodire e onorare le tombe di coloro che hanno reso celebri Palermo e la sua storia”, dice il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, a seguito del decreto firmato dal dirigente generale del Dasoe, Salvatore Requirez, con cui si autorizza la tumulazione privilegiata dello scrittore nella chiesa di San Domenico di Palermo.

Accolta, dunque, l’istanza di padre Sergio Catalano, rettore della chiesa di San Domenico di Palermo, in cui si chiedeva il trasferimento al Pantheon delle spoglie mortali del principe Tomasi di Lampedusa dalla tomba di famiglia sita nel cimitero dei Cappuccini dove riposavano dal luglio del 1957, a seguito dei pareri motivati rilasciati dal sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, dalla Soprintendenza per i beni culturali nonche’ dal dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Palermo e del nulla-osta rilasciato dalla Curia arcivescovile di Palermo.

“Registro come un atto dovuto – dice il dirigente del Dasoe, Requirez – in ragione dello straordinario livello culturale del personaggio da tempo scomparso, cristallino esempio di narratore storico dal valore non solo attuale ma di difficile ragguaglio, aver portato a compimento l’iter avviato dalla richiesta del rettore di San Domenico – aggiunge – Ringrazio tutta la Commissione tecnica regionale consultiva per le tumulazioni privilegiate per l’impegno profuso e i collaboratori a supporto del servizio di Igiene pubblica diretto da Mario Palermo”. 

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Amadeus, a Sanremo non ci saranno classifiche per aumentare la suspance

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AGI – “Ho deciso di partire tutti insieme dalla prima sera in modo che in tutte le radio ci sarà un ascolto di tutti e 30 i brani. Poi nella seconda serata con Giorgia e nella terza serata con Teresa Mannino era giusto che fossero i cantanti in gara a presentare i brani”. Lo dice Amadeus durante la conferenza stampa di presentazione della serata finale di ‘Sanremo Giovani 2023‘ in onda questa sera.

Riguardo alle serate del festival, il direttore artistico e conduttore spiega: “Non daremo la classifica per ragioni di tempo e per tenere una suspense così nessuno saprà la vera posizione dei brani in gara. Daremo comunque la top 10 la prima sera. La seconda e terza sera daremo le rispettive top 5. Venerdì con le cover daremo di nuovo la top 10. La serata finale daremo infine la classifica dicendo che potrà essere rivoluzionata con il televoto”, ha aggiunto.

“Dal 3 dicembre è partito l’embargo per i ‘big’ di Sanremo che non possono andare a esibirsi in altre trasmissioni tv. Ovviamente sono liberi di andare come ospiti, ma senza cantare. Questo per evitare che vengano ‘spremuti’ dalle trasmissioni prima del festival”. 

L’appuntamento con ‘Sanremo Giovani 2023’ è per il 19 dicembre, alle 21.30, su Rai1, Rai Radio2 e Raiplay. La scenografia è di Alessandra D’Ettore mentre la regia è affidata a Stefano Mignucci.

Per Rai Radio2, il commento radiofonico della serata, dalla sala D di via Asiago, sarà a cura di La Mario e Giorgiana Cristalli. La regia audio di Alessandro Provenzano. Lo speciale, in diretta dalle 21.00 alle 0.55, sarà in diretta su Rai Radio2, e in simulcast e streaming sul RaiPlay Radio2 e sul canale 202 del DDT. 

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Manzini: “Sono al top in classifica? Contento, ma le vendite non sono tutto”

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AGI – Con il Natale è arrivato anche il tradizionale torneo di pesi massimi per il primato di fine anno in libreria. Tra quelli che picchiano più forte e preciso c’è sicuramente il creatore di Rocco Schiavone, Antonio Manzini. Mentre un grande successo arride alla trasvolata oltreoceano della sua saga in ‘Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sudamerica?’ (Sellerio) l’AGI l’ha incontrato.

Cosa si prova nell’intimo trovandosi al top in classifica?

Oltre alla soddisfazione ci si sente onorati quando succede, mentre si tiene a mente che le vere graduatorie di valore non coincidono con quelle di vendita: discendono dal piacere delle persone nel leggere i libri.

Di recente l’insigne linguista Valeria Della Valle l’ha pubblicamente definita un grande autore: commenti?

Lo definirei il più bel complimento ricevuto in tutta la vita. Dopo averlo ascoltato sono rimasto suonato come un pugile per un paio ore: nemmeno immaginavo che la Direttrice del Dizionario Treccani mi leggesse. Per farle capire: ho provato la stessa gioia di un calciatore chiamato da Ancelotti al Real Madrid.  

Serialità va d’accordo con letteratura?

Alcuni grandi autori sono riusciti ad accumunarle: Simenon, Camilleri, Izzo. Ma è complicato: godi del vantaggio di conoscere già i protagonisti in campo, camminando sul bilico dell’orrido di ripetitività e banalizzazione. Il punto di salvezza è tenere alta e originale la lingua. Ma non tutti sono Camilleri. Comunque in linea teorica le due cose non si escludono: serialità e letteratura vuol dire anche Conan Doyle.

Tecnicamente, cosa rende la scrittura buona scrittura?

Credo in poche regole: essere il più precisi possibile quando si descrivono sentimenti e azioni che li esprimono, trovare  parole appropriate al concetto da rendere, limitare avverbi e termini di poca significanza, perseguire specificità della voce per fatti e personaggi. A seconda della storia, o del momento, ne va cercata una diversa: drammatica, ironica, colorita, o magari speziata di neologismi dialettali. Ma soprattutto, per metterle in modo chiaro sulla pagina, è fondamentale avere idee chiare su cosa si vuole scrivere.

Lei cosa vorrebbe scrivere, ma non ha il tempo?

Il problema non è mai il tempo, sono le capacità. Non mi sento autore all’altezza di alcune idee che pure coltivo, e così per adesso le lascio chiuse nella mente. Un giorno mi auguro di diventare abbastanza bravo da liberarle in parole.

Un tema del suo ultimo libro è l’amicizia: se lei fosse Rocco Schiavone quale dei suoi compagni giovanili sarebbe Niccolò Ammaniti?

Nel caso di specie parlerei più di fratellanza. Niccolò ha segnato la mia carriera d’autore proponendo ad Einaudi un nostro racconto per la raccolta ‘Crimini’ quando avevo appena un libro alle spalle. Inoltre, sempre ai miei inizi, mi ha offerto di sceneggiare 2 film tratti da sue opere. E  fatto osservare la scrittura da angoli che non sospettavo. La nostra  chimica rende tuttora impossibile qualsiasi forma di serietà, quando siamo insieme, ciò nonostante abbiamo almeno 7 o 8 storie pronte che però alla fine non scriviamo mai. Ma mi piacerebbe molto tornare a lavorare a 4 mani con lui, non ho mai riso come quando l’abbiamo fatto.

Nel costruire un personaggio perfetto, quanto ha contato per lo scrittore essere un attore?

Ora che mi ci fa pensare, so scrivere solo se mi immedesimo nei personaggi, e così facendo subisco una metamorfosi anche fisica, sudo. Sarà stato il teatro: lo studio di testi da rappresentare ti apre la mente su ciò che può appartenere a un carattere o meno, a partire dal fatto che le sue contraddizioni non devono diventare controsensi. Si pensa alla parte ogni giorno, aggiungendo elementi e rendendola più complessa. Dalla tridimensionalità accennata  di un bassorilievo pian piano comincia a somigliare a una statua che puoi vedere da più lati girandoci intorno.

A volte prova verso Schiavone quello che Connery provava verso Bond?

Non so cosa provasse Connery, ma di certo io non odio Schiavone: dopo dieci anni il rapporto tiene e ci vogliamo bene, anche perché sta invecchiando pure lui. E questo mi diverte.

Il titolo scoliano dell’ultimo libro la tradisce, lei avrebbe voglia di dirigere un film.

Per niente. Anni fa ne girai uno che detiene il record del minor budget nella storia del cinema: 230 mila euro. Era una sfida, con attori a costo zero, anzi a prezzo di costo: un’esperienza divertente che non ripeterei più.

Come mai la tv non la scopre come conduttore? 

Perche oltre che non interessato non sarei in grado. Idealmente mi piacerebbe fare programmi intelligenti – come dicevano Cochi e Renato -, ma andare in tv significa avere una velocità di pensiero superiore alla media. Penso a Cucciari o Vergassola. Per di più non conosco l’ambiente e mi sentirei fuor d’acqua.

Va a cena con Giallini: chi dei due si sente in dovere di pagare il conto?

Non ci ho mai pensato, se ne occupava sempre la produzione le volte che è successo. Ma io pago molto volentieri quando sono in compagnia di qualcuno a cui voglio bene.

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Alex Britti, Live a Roma il 18 ottobre 2024

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AGI – Dopo un’intensa estate di concerti con l’Alex Britti Live 2023 che lo ha visto protagonista dei principali festival in giro per l’Italia, Alex Britti annuncia oggi un nuovo e unico appuntamento dal vivo per il prossimo autunno a Roma, il 18 ottobre 2024 al Palazzo dello Sport.

Reduce dal successo di Supereroi, il nuovo brano dal sound blues, pop, rap con contaminazioni urban uscito a novembre e delle hit della scorsa estate “Tutti come te” e “Nuda” con cui ha inaugurato la sua nuova fase artistica e il suo ritorno sulla scena musicale, Alex è finalmente pronto a riabbracciare il suo pubblico che non ha mai smesso di sostenerlo per un unico e imperdibile show autunnale nella Capitale. L’Alex Britti live 2024 è un tour prodotto da Just1 e organizzato da OTR Live.

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La contromossa di Ferragni: “Un milione di euro al Regina Margherita”

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AGI – “Si può sbagliare ma quando capita bisogna ammetterlo e se possibile rimediare anche all’errore fatto e questo è quello che voglio fare ora: chiedere scusa e dare concretezza al mio gesto. Devolverò un milione di euro al Regina Margherita per sostenere le cure dei bambini”. Chiara Ferragni dopo l’affaire Pandoro Balocco fa mea culpa con una storia pubblicata sul suo profilo Instagram.

“Ma non basta – aggiunge l’influencer – Lo voglio fare pubblicamente perché mi sono resa conto di aver commesso un errore di comunicazione, un errore di cui farò tesoro in futuro separando completamente qualsiasi attività di beneficenza, che ho sempre fatto e che continuerò a fare, dalle attività commerciali”. 

Con i capelli legati, un camicione grigio e nulla del glam da cui è solita circondarsi, Ferragni ha detto che “chi è più fortunato ha la responsabilità morale di fare del bene” e che “questi sono i valori che ho sempre spinto nella mia famiglia”. “Questo è quello che insegniamo ai nostri figli” ha detto trattenendo a stento le lacrime “gli insegniamo anche che si può sbagliare e che quando capita bisogna ammettere e se è possibile rimediare all’errore fatto e farne tesoro”

Riguardo il caso in cui è stata coinvolta anche la Balocco per la quale l’influencer aveva ‘firmato’ nel 2022 pandoro ‘Pink Christmas’ le cui vendite sembrava dovessero servire a finanziare la ricerca, Ferragni ha ammesso che “non c’è stato un controllo sufficiente sulla comunicazione” pur confermando che “impugnerà il provvedimento dell’AgCom perché lo ritengo sproporzionato e ingiusto”.

“Il mio errore” ha aggiunto “in buona fede è stato legare la comunicazione di un’attività commerciale a una di solidarietà. Purtroppo si può sbagliare, mi spiace averlo fatto e mi rendo conto che avrei potuto vigilare meglio, ma se la sanzione dovesse essere come io spero inferiore a quella decisa la differenza verrà aggiunta al milione di euro”.

“Nei prossimi giorni” ha concluso Ferragni, “parlerò con il Regina Margherita per capire come l’ospedale utilizzerà la somma donata e racconterò periodicamente gli aggiornamenti. Il mio errore rimane ma voglio far sì che da questo errore si generi qualcosa di costruttivo e di positivo”.

 

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