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I fumetti che non possono mancare sotto l’albero di Natale

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AGI – I fumetti non sono mai stati un genere di nicchia, ma ultimamente il settore sta vivendo un momento fortunato. Lo dimostrano i numeri del  report dell’Associazione Italiana Editori che evidenziano come le fumetterie in Italia, nel 2022,  hanno venduto fumetti nuovi per un valore di 71,2 milioni di euro, in crescita del 28,5% rispetto all’anno precedente. Sommando a questi numeri i 107,9 milioni di euro (più 8,6% rispetto al 2021) di fumetti venduti in librerie generaliste, supermercati e commercio elettronico (escluse quindi le edicole), si arriva a un mercato complessivo di 179,1 milioni di euro, in crescita media del 15,7% rispetto al 2021.

La crescita è visibile a occhio nudo, a partire dallo spazio fisico occupato nelle librerie, dove fino a qualche anno fa al settore erano riservati solo piccoli corner e oggi invece ci sono interee aree dedicate. A farla la maggiore soprattutto in Italia sono i volumi di Zerocalcare che risulta essere tra gli autori più venduti. 

Così tra grandi classici del fumetto e novità editoriali, ecco i consigli dell’AGI sui libri che non possono mancare sotto l’albero e nelle librerie degli appassionati per approcciarsi alle grandi storie di questo paese, ma anche per essere guidati nelle favole e nelle riflessioni che riguardano il nostro tempo grazie al tocco magico di una matita.   

“New York” di Will Eisner (Einaudi)

È il libro che non può mancare nelle librerie degli appassionati del genere. Il volume raccoglie le quattro celebri graphic novel ambientate nella Grande Mela: “New York”, “Il palazzo”, “City People Notebook”, “Gente invisibile” di una delle matite più celebri. Un intreccio di desideri non esauditi, amori sconvenienti, destini evitati e inevitabili. Un formicaio di persone ferite, danneggiate, sofferenti e invisibili. Un insieme eterogeneo di odori, rumori, sussurri e grida. Un uragano di sensazioni in un mondo che altro non è se non uno sfondo sapientemente dipinto nel quale recitano i più svariati attori, rapiti dall’occhio attento di Eisner, a cui nulla sfugge, e intrappolati sulla carta. New York come qualsiasi grande città, in cui l’anonimato e l’indifferenza investono ogni cosa, una città in cui i destini delle persone si sfiorano per un attimo e subito si allontanano. Il lettore si perderà nei dettagli di ogni pagina e nelle storie a volte struggenti dei suoi personaggi persi nella grande metropoli.

“Rughe” di Pablo Roca (Tunuè, 2019)

Si tratta di uno dei volumi irrinunciabili per qualunque libreria. Pablo Roca in queste pagine affronta il tema della perdita della memoria e del morbo di Alzheimer.  È considerato uno dei capolavori del fumetto sociale, tanto da essere adottato dall’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer perché, oltre a essere di piacevole lettura, è un libro in grado di aiutare i familiari, gli operatori professionali e i pazienti stessi a comprendere meglio la malattia. Il graphic novel ha vinto il premio come miglior fumetto spagnolo e il Gran Guingi al festival di Lucca Comics & Games, mentre la versione animata ha vinto due Premi Goya e ha riscosso una nomination all’Oscar.

“Dorando Pietri, una storia di cuore e di gambe” di Antonio Recupero e Luca Ferrara (Tunuè, 2016)

Gli appassionati di sport non potranno rinunciare a questa storia sapientemente illustrata da Luca Ferrara, uno degli illustratori più promettenti della scena italiana, con un lungo cv anche in Francia. In queste tavole viene raccontata la storia di Dorando è entrata nell’epica sportiva. L’atleta emiliano che tagliò per primo il traguardo alla maratona dei giochi olimpici di Londra nel 1908, ma sorretto dai giudici di gara perché stremato, e perdendo per questo la medaglia d’oro. Il volume ripercorre tutte le tappe che l’hanno portato fino a quel momento, facendo un sapiente e largo uso dei flashback.

“Io sono il loro silenzio” di Jordi Lafebre (Bao Publishing, 2023)

Jordi Lafebre ci regala un thriller catalano da leggere tutto d’un fiato, degno del miglior Manuel Vázquez Montalbán o di Pablo Tusset, scandendo la trama e la psicologia della protagonista con un ritmo serrato che non penalizza la spettacolarità dei disegni del grande autore spagnolo.

La vicenda raccontata è quella di Eva, psichiatra, che deve sottoporsi a una valutazione da parte di un collega perché di recente il suo comportamento è stato erratico e preoccupante. Per rassicurarlo, Eva gli racconterà di come nella settimana appena trascorsa abbia risolto un caso di omicidio. Magari non gli dirà subito delle voci delle tre donne della sua famiglia che sente costantemente nella testa, anche perché non è detto che capirebbe.
 

“Roberto Bolle” di Francesco Cattani (24ore cultura, 2023)

Lliberamente ispirata alla straordinaria vita dell’étoile, scritta e illustrata da Francesco Cattani. Primo Ballerino della Scala, Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York e Guest Artist del Royal Ballet presso la Royal Opera House del Covent Garden di Londra: sono solo alcuni dei traguardi più importanti raggiunti da Roberto Bolle nel corso della sua carriera, grazie al talento e all’enorme impegno profuso fin dai primi anni dell’infanzia. Percorrendo le oltre 100 pagine del libro viene raccontata la storia umana e professionale dell’étoile che, oltre a calcare i più prestigiosi palcoscenici del mondo, è divenuto ambasciatore della danza al di fuori dei circuiti tradizionali, rendendola popolare e permettendo a un nuovo pubblico di avvicinarsi a questa straordinaria arte.

“16 ottobre 1943. Storia di Emanuele che sfuggì al nazismo” di Ernesto Anderle, Emanuele Di Porto e Marco Caviglia (Mondadori, 2023)

È la mattina del 16 ottobre 1943. Il Quartiere ebraico di Roma viene svegliato dalla furia nazista in quello che la storia ricorderà come il sabato nero, quando più di mille ebrei furono strappati dalla propria casa diretti ai campi di sterminio. Tra loro c’è anche Emanuele Di Porto che vedendo la madre caricata su una delle camionette, cerca di raggiungerla. Solo la furbizia della donna concesse al bambino di scappare, donandogli una seconda vita. Quel bambino prima di ritrovare il padre, sfuggito ai rastrellamenti, per tre giorni rimase nascosto sugli autobus romani con la protezione e l’aiuto dei tramvieri che quest’anno lo hanno ricordato con una speciale campagna Atac.

La storia di Emanuele è il pretesto per raccontare la vicenda umana di quei tanti romani che furono fatti prigionieri dai nazisti. Con la collaborazione della Fondazione Museo della Shoah di Roma e i ricordi di uno degli ultimi testimoni diretti di quella razzia  questo fumetto è un documento unico di una delle pagine più buie della storia moderna. 

“Face Off” di Viola Ciarletti, Daniele Cellini, Alessandro Guida, Giuseppe Guida (Round Robin Editrice, 2023)

“Io sono quello che sono?”  Oltre il binarismo di genere, la libertà di essere se stessi. Un viaggio attraverso lo specchio alla scoperta delle proprie consapevolezze e delle proprie libertà. Anche questa edizione del Myllennium Award ha trasformato un tema di strettissima attualità in storie raccontate da giovanissimi autori provenienti da tutta Italia. Sono tre, quelle selezionate e vincitrici. 

Tre racconti tra loro molto diversi per stile e narrazione, che pongono l’attenzione su cosa voglia dire essere e sentirsi se stessi, in un mondo dove l’amore e le relazioni non possono essere un compromesso.  Dubbi, gioia, rancore, senso d’appartenenza e voglia di evasione sono state le linee guida delle storie vincitrici: incomprensione e abbandono nel racconto di Daniele Cellini; fuga verso una realtà distante dal tempo presente sono l’immaginario costruito da Alessandro Guida; una partita a scacchi e la scoperta non delle giuste domande ma delle risposte necessarie sono il piccolo e poetico capolavoro di Viola Ciarletti. 

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Vanzina: “Vacanze di Natale mi è sfuggito di mano”

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AGI – “Devo ammettere che ‘Vacanze di Natale’ mi è sfuggito di mano, sta succedendo una cosa incredibile con un successo e una partecipazione senza precedenti per questo film di 40 anni fa. Ieri Sono stato intervistato addirittura dal ‘New York Times’: in America non si capacitano che un format possa durare e avere un successo così clamoroso dopo tanti anni”.

Al telefono con l’AGI Enrico Vanzina, sceneggiatore del film del 1983 diretto dal fratello Carlo (scomparso nel 2018), confessa di sentirsi travolto dall’amore e dall’appassionato consenso del pubblico di tutte le età per questo film. A Cortina, dove si celebra una festa dei 40 anni di tre giorni che si concluderà oggi, lo sceneggiatore e regista romano è protagonista di una serata da tappeto rosso, cinematografica e meta-cinematografica con una cena nel Salon Dolomieu dell’Hotel Posta.

“Sono letteralmente travolto da questo successo – racconta – e forse me lo posso spiegare pensando che in un momento complicato come questo in cui, al di là delle guerre e dell’inflazione che comporta un impoverimento delle classi medie, in cui le famiglie sono spesso in difficoltà economiche serie, questo film rappresenta una sorta di afflato positivo. Le persone ritrovano il gusto per la leggerezza che c’era allora e che tutti vorrebbero ritrovare”.

‘Vacanze di Natale’ è uscito nel 1983 e raccontava la società degli anni ’80. “Allora sembrava che fosse solo un film sul presente – spiega – invece resiste da 40 anni e racconta un momento che molti rimpiangono. La cosa più sorprendente – continua – è il successo che continua a riscuotere tra i giovani: hanno scelto questo film e hanno cancellato i pregiudizi verso gli anni ’80; c’è un grande afflato verso la pellicola proprio tra i ragazzi di oggi”. 

Il film, spiega ancora Enrico Vanzina, “è una commedia, ma racconta la nuova borghesia che arriva e c’è un piccolo scontro sociale con i ricchi”. In un momento di difficoltà come quello attuale, forse guardare indietro nel tempo può essere rassicurante. “Non so se si tratti di questo – risponde lo sceneggiatore e regista – certo è che pochi mesi prima di ‘Vacanze di Natale’ era uscito un altro nostro film, ‘Sapore di mare’, anch’esso di grande successo e anch’esso amatissimo ancora dopo 40 anni: raccontava il boom degli anni ’60, un tempo che oggi rimpiangiamo”.

Uscito il 23 dicembre 1983, ‘Vacanze di Natale’ è considerato il capostipite dei cosiddetti ‘cinepanettoni’. Un termine usato dai critici che i fratelli Vanzina non hanno mai amato anche se questo genere di film è stato spesso associato a loro malgrado gli autori negli anni sono stati altri (Enrico Oldoini e Neri Parenti). “I realtà ne abbiamo fatti solo due, quello del 1983 e ‘Vacanze di Natale 2000’ – racconta Vanzina – ma Aurelio De Laurentiis (produttore di tutti i ‘cinepanettoni’, ndr) è un grande imprenditore e ha capito che all’insegna della serialità poteva sfruttare quel filone iniziato con il nostro film di 40 anni fa. Secondo me ha fatto bene a industrializzare questo prodotto”.

Enrico Vanzina rivendica però la “diversita’” del suo ‘Vacanze di Natale’ dai classici ‘cinepanettoni’, una diversità che permette a questo film di vivere ancora e di riscuotere un grande successo dopo 40 anni. “Mi accorgo come il vero valore di un film attraversa il tempo – spiega ancora all’AGI – mio padre (Steno, ndr) mi diceva che quando aveva girato ‘Guardie e ladri’ con Toto’ e Aldo Fabrizi o ‘Un americano a Roma’ con Alberto Sordi sapeva benissimo che sarebbero rimasti nel tempo, la loro forza non si sarebbe esaurita perché solo il tempo dà la dimensione del valore di un film”. 

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Matthew Perry è morto per “effetti acuti della ketamina”

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AGI – L’attore di “Friends” Matthew Perry è morto a causa degli “effetti acuti della ketamina”, ha dichiarato l’ufficio del medico legale della contea di Los Angeles. Perry, che ha interpretato Chandler Bing nella sitcom televisiva di successo dal 1994 al 2004, è morto all’età di 54 anni, dopo aver lottato per decenni contro la dipendenza e i relativi gravi problemi di salute.

“I fattori che hanno contribuito alla morte del signor Perry sono l’annegamento, la malattia coronarica e gli effetti della buprenorfina (usata per trattare il disturbo da uso di oppioidi)”, ha dichiarato il medico legale in un comunicato che ha precisato che “la modalità della morte è accidentale”

Perry è stato trovato privo di sensi in una vasca idromassaggio nella sua casa di Los Angeles il 28 ottobre. I primi soccorritori non sono riusciti a rianimarlo e una prima autopsia si è rivelata inconcludente, in attesa di un rapporto tossicologico. I medici e i veterinari utilizzano spesso la ketamina come anestetico e i ricercatori la studiano come trattamento per la depressione. I consumatori clandestini la assumono illegalmente per i suoi effetti allucinogeni.

 

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Cambiano i direttori dei Musei: Schmidt va a Napoli, Verde agli Uffizi

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AGI – Cambiano i direttori dei musei italiani di prima fascia: Simone Verde andrà a guidare la Gallerie degli Uffizi al posto di Eike Schmidt che invece è stato nominato al Museo e Real Bosco di Capodimonte, a Napoli, anche se presto potrebbe tornare a Firenze come candidato sindaco.

Renata Cristina Mazzantini è stata designata per la Galleria d’arte moderna e contemporanea di Roma, Angelo Crespi per la Pinacoteca di Brera.

Le nomine sono state decise dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano nell’ambito della terna proposta dalla Commissione giudicatrice.

Schmidt, storico dell’arte tedesco ormai con la cittadinanza italiana, si è detto “molto commosso”.

Gli altri nominati sono tutti italiani: Simone Verde, 48 anni, arriva dal Complesso monumentale della Pilotta di Parma. Dopo la laurea in filosofia teoretica a Roma e un master in filosofia antica a Parigi, si è diplomato in storia dell’arte all’ècole du Louvre con un dottorato in Antropologia dei Beni Culturali a Parigi. Ha lavorato anche come responsabile della ricerca scientifica e delle pubblicazioni per l’Afm/Louvre di Abu Dhabi.

Renata Cristina Mazzantini, che dirigerà la Galleria d’arte moderna e contemporanea al posto di Cristiana Collu, è la curatrice del progetto Quirinale contemporaneo e consulente del segretariato generale della Presidenza della Repubblica per i profili artistici e architettonici. Angelo Crespi approda a Brera dal Museo Maga di Gallarate.

Sono stati scelti anche i nuovi direttori dei musei di seconda fascia, individuati dal direttore generale Musei del Mic, Massimo Osanna. Sono: Federica Zalabra per il Museo Nazionale d’Abruzzo, Costantino D’Orazio per la Galleria Nazionale dell’Umbria, Fabrizio Sudano per il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, Thomas Clement Salomon per le Gallerie Nazionali di Arte Antica, Stella Falzone per il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Alessandra Necci per le Gallerie Estensi.
 

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“Il libro non è in crisi, piace ai giovani e nel 2024 si leggerà ancora tanto”

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AGI – Da settembre Giovanni Francesio è il nuovo Direttore Editoriale di Neri Pozza, storica casa editrice veneta che in quasi 80 anni di vita si è legata a nomi come Gadda, Montale e Buzzati. Dopo aver guidato Piemme, Sperling & Kupfer e Frassinelli, per assumere il timone del marchio che tenne a battesimo Goffredo Parise Francesio ha lasciato il ruolo di Responsabile dalla narrativa italiana di Mondadori. Lo abbiamo incontrato per capire  se è in atto un cambio della guardia anche tra cosa leggiamo e cosa leggeremo. 

Sceso da un transatlantico, lei ora pilota un elegante veliero battente bandiera Neri Pozza: verso cosa?  

Innanzitutto va premesso che la mia è solo l’evoluzione di un percorso professionale: dopo 20 anni nel Gruppo Mondadori ora mi impegno ad essere parte del genetico flusso di crescita di Neri Pozza, provando a mantenerlo all’altezza della trazione e magari ad aggiungervi un tocco personale sul fronte della narrativa italiana.

Detto ciò, è difficile stabilire dove vada il mercato. Non credo nei trend, ho visto sfiorire in luogo comune troppe certezze su quello che avrebbe venduto o meno.  L’unica avvalorata da fatti è che il libro di carta riesce ancora a parlare ai giovani. Tra tanti esempi recenti, in Neri Pozza lo testimonia il caso di ‘Blackwater’ di Michael McDowell andato fortissimo nel 2023.

Le case editrici per sopravvivere devono vendere, ma non gli spetta anche un ruolo di guida culturale nella società? In altri termini, sono gli editori o i lettori a stabilire cosa arriva in libreria? 

Lo fanno insieme. E sul discorso della guida culturale andrei cauto perché il libro è anche strumento di intrattenimento, lecitamente. L’importante è che gli editori pubblichino testi di cui sono convintissimi. Come dico sempre ai colleghi giovani: quelli che li fanno saltare sulla sedia.

Le case d’edizione sono aziende, che impiegano persone e devono stare in attivo. La guida culturale di un Paese spetta ad intellettuali, scrittori e giornalisti. Giangiacomo Feltrinelli, che divulgò ‘Il Gattopardo’, diceva di non  prendersi troppo sul serio: l’editore è un carrettiere di libri.  

Da puro fruitore di letteratura: cosa manca sugli scaffali? 

L’offerta è vastissima: ogni lettore trova quel che cerca. Forse, dopo aver letto ‘V13’  di Emmanuel Carrère sul processo del Bataclan, sento che manca uno come lui nella narrativa italiana. Un  trasformatore di cronaca in letteratura. 

Si sente dire spesso: troppi libri e pochi lettori

Nei fatti il mercato è sano, stabile e concorrenziale: secondo i dati cresce del 2% sul 2022. La retorica dice che in Italia si legge meno che altrove, ma in realtà quello dei “troppi libri” è un tema più di tipo industriale: dato che l’editoria si regge su paramenti di produttività, pubblicare meno significa far lavorare meno gente. Detto ciò, probabilmente sarebbe tempo di rallentare il flusso delle novità e dedicare più energie ed investimenti alla cura dei libri usciti. 

Quanto dura un libro oggi? 

Dipende, quelli che intercettano spirito del tempo e gusto dei lettori potenzialmente all’infinito. In termini industriali la durata di un libro dal successo medio, con una seconda edizione tascabile, è di 5 anni.  Poi ci sono gli errori che avvizziscono subito ed i casi come ‘Shantaram’ di Gregory David Roberts, che Neri Pozza diede alle stampe nel remoto 2005 e questa settimana ha venduto centinaia di copie. 

Lei è un esperto di narrativa italiana: un nome di oggi che prenderebbe  in scuderia e l’autore della vita

Per l’oggi non mi permetto di citare che Pietro Trellini, solo perché ho contribuito alla sua emersione facendolo esordire in Mondadori.  Tra i nomi di sempre dico Sciascia. E Fenoglio per ‘Una questione privata’.   

Non trova che in Italia alcuni autori non siano giustamente celebrati? 

Spesso parliamo di  libri, prodotti potenzialmente eterni, come mozzarelle in scadenza. Nella canonizzazione del valore di un autore non teniamo conto del lavoro del tempo, che non si ferma. Le dinamiche isteriche della comunicazione fanno sì che non tutti quelli che meritano vengano identificati subito, ma i libri hanno un’intelligenza profonda, carsica, ed i giusti riconoscimenti alla fine arrivano. Guido Morselli non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato ricompreso tra i grandi del secondo ‘900 italiano.  

3 libri Neri Pozza per il 2024: narrativa italiana, straniera e un saggio

Nomino i primi in uscita. Per la straniera ‘Gli aghi d’oro’ di McDowell. Per l’italiana ‘L’ultimo viaggio di Lenin’  di Francesco Pala, ironico e letterario vincitore del Premio Neri Pozza in  libreria il 21 gennaio a 100 anni dalla morte del padre della rivoluzione russa. Per la Saggistica ‘Un giorno nella vita di Abed Salama’ di Nathan Thrall, che scava alla radice quotidiana del conflitto israelo palestinese in modo toccante e profondo.  

Cosa leggeremo nel 2024: autofiction o ritorna il romanzo classico con i personaggi di fantasia?

Ormai l’autofiction in Italia si è radicata, ma molti editori, me compreso, cercano di affiancarle romanzi con un racconto di fiction al loro centro. Un caso di successo del 2023, non Neri Pozza, è stato ‘La Portalettere’. L’offerta sarà larga, dipende da giornalisti, critici ed intellettuali cosa verrà valorizzato.  A volte sembra esista solo un genere perché si parla solo di quello, ma  i lettori hanno i loro percorsi. 

L’editoria è politica?

No, è un mondo sanamente competitivo ai cui abitanti interessano solo i libri. Sono stato 19 anni in Mondadori senza subire mai interferenze. In termini di valore, pubblicare è invece un gesto di responsabilità sociale che chiede attenzione e passione. I libri contribuiscono a formare l’opinione pubblica ed in particolare nell’editoria per bambini e ragazzi  si deve puntare sempre alla qualità. ‘Harry Potter’ è l’esempio cardine: rimarrà uno dei  capisaldi della letteratura mondiale.

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Cultura

In mostra a Roma i fumetti di Fecchi e il cinema dipinto di Valcarenghi

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AGI – Nel primo anno di vita La Vaccheria, lo spazio espositivo gestito dal Municipio IX Roma Eur, ha accolto grandi mostre come “Flesh: Warhol & The Cow” e “Dal Futurismo all’arte virtuale”, ancora in corso e prorogata fino al 31 marzo 2024.

Si è aperta inoltre alla fotografia e al fumetto, con la mostra di Sergio Toppi organizzata da ARF, ed ha ospitato a settembre anche la 2a edizione di “9daleggere”, il Festival della lettura e della letteratura del Municipio IX, trasformandosi sempre più in uno spazio culturale vivace e in movimento, in cui si incontrano i diversi linguaggi artistici e dove intrattenersi con sale lettura e coworking.

Oggi, dedica una nuova pagina all’arte del fumetto con una doppia mostra: l’esposizione principale “L’arte nei fumetti di Massimo Fecchi”, in cui sono presentate circa 100 tavole realizzate da questo autore conosciuto e apprezzato in tutto il mondo (la maggior parte per Disney ma non solo), sarà infatti impreziosita da “Il cinema dipinto: l’arte nei manifesti di Rodolfo Valcarenghi” che espone alcune opere di Rodolfo Valcarenghi, importante autore manifesti cinematografici, al tempo in cui venivano dipinti, e inchiostratore di fumetti che ha collaborato a lungo con di Massimo Fecchi.

Le nuove mostre saranno ospitate alla Vaccheria fino al 14 gennaio 2024.

Romano d’adozione, Massimo Fecchi nasce nel 1946 a Città di Castello in Umbria. Inizia la sua carriera in Italia giovanissimo. Negli anni Sessanta collabora, tra l’altro, con “L’Unità” come autore della striscia Picchio e Pacchio, realizza rinomate serie a fumetti come Globulo Rosso, collabora alle matite per Kriminal e crea Jacula, con lo Studio Rosi, disegna per il mensile “Telezecchino” e per “Il Giornalino”. Progressivamente, attraverso lo studio di Alberto Giolitti, diventa conosciuto e apprezzato negli USA, dove inizia a disegnare negli anni Settanta i principali personaggi della Warner Bros (da Tom & Jerry a Bugs Bunny).

Si sposta poi in Germania, dove per oltre venti anni disegna per importanti editori, realizzando fumetti come Fix & Foxi, Lupo e Pumuckl, tra i più amati dal pubblico tedesco. Nel 1997 inizia la sua collaborazione con la Disney, tramite la casa editrice danese Egmont, per cui disegna storie con protagonisti Paperino, Topolino, il Lupo cattivo e i Tre porcellini.

Nato a Roma nel 1933, Rodolfo Valcarenghi si diploma al liceo artistico e negli anni Cinquanta inizia a lavorare nello studio di Augusto Favalli della Lux Film, uno degli studi più importanti della Capitale per la produzione di manifesti cinematografici. Dipinge manifesti per centinaia di film tra cui: Riso amaro, Crimen, I diavoli alati, I compagni, L’uomo dalla cravatta di cuoio, Uno strano tipo, Attila, I figli della gloria, I pionieri del west. Nel 1967 inizia a lavorare nello studio di Alberto Giolitti dove svolge il ruolo principale di inchiostratore di storie a fumetti, ma ha anche occasione di dipingere copertine per albi pubblicati in Inghilterra e Germania come Lasso e Reno Kid e di produrre tavole per alcuni settimanali inglesi della Fleetway. Negli anni Ottanta inizia una lunga collaborazione con Massimo Fecchi, prima come inchiostratore dei famosi personaggi di Rolf Kauka Fix & Foxi, poi per i personaggi Disney.

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Cultura

Eiffel, il visionario che inventò il simbolo di Parigi

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AGI – Se il padre Alexandre non avesse cambiato provvidenzialmente il cognome, oggi a Parigi svetterebbe la Tour Bönickhausen, e per i francesi sarebbe un bel problema conciliare la grandeur con una parola spiccatamente tedesca proveniente dalla Renania; se il figlio Gustave si fosse intestardito a fare il chimico, la Ville Lumière sarebbe paesaggisticamente un’altra cosa e miliardi di cartoline e fotografie non avrebbero riprodotto una torre di ferro dalla sagoma inconfondibile e tipica.

Per fortuna o per lungimiranza Alexandre Boenickhausen adottò ufficialmente il nomignolo di Eiffel col quale veniva chiamato nell’Armée di Napoleone (anche se sarà ufficializzato solo nel 1879) e il primogenito Gustave, venuto alla luce a Digione il 15 dicembre 1832, sarebbe divenuto universalmente noto per la sua “creatura” destinata in origine a essere smantellata dopo l’esposizione universale del 1889.

La forza del destino decise altrimenti nei bivi della vita. Eiffel doveva infatti lavorare come chimico nella fabbrica di vernici dello zio Jean-Baptiste Mollerat, ma un litigio familiare dalle venature politiche (Alexandre era ovviamente bonapartista, l’altro repubblicano) gli chiuse quella via. Era entrato quindi in contatto con l’ingegnere Charles Nepveu che costruiva macchine a vapore e materiale ferroviario il quale l’aveva nominato capo progettista nel 1857, quando firmò il primo progetto: il Ponte di Bordeaux in ferro, lungo 500 metri. Aveva solo 25 anni.

Nel 1864 creava una propria società e nel “decennio della gloria” 1870-1880 la Compagnie Eiffel aveva una solida reputazione in termini di qualità e innovazione, in tutto il mondo, considerato pure che tutta l’ossatura di contenimento della Statua della Libertà a New York, progettata per sostenere l’immane peso della scultura di Frédéric-Auguste Bartholdi altrimenti irrealizzabile, era opera sua, come ponti, viadotti e persino la stazione centrale di Budapest.

Il progetto

Il progetto della Tour è del giugno 1884, a firma di Gustave Eiffel, Maurice Köchlin ed Emil Nouguier (scelto tra 107 che avevano partecipato al concorso) e il cantiere viene aperto il 28 gennaio 1887. L’inizio del montaggio dei piloni risale al I luglio, il primo piano è completato il I aprile 1888, il secondo il 14 agosto, il completamento avviene il 31 marzo 1889. I lavori durano 2 anni, 2 mesi e 5 giorni e l’inaugurazione avviene il 21 marzo 1889, con lo stesso Eiffel che posiziona in vetta il tricolore francese dopo aver salito i 1.710 scalini che scandiscono i 300 metri di altezza che fino al 1929 ne faranno l’edificio più alto del mondo.

Nonostante le immancabili critiche, il successo è immediato, con due milioni di visitatori durante l’Expo che celebra il primo centenario della Rivoluzione francese. Già previsto che al massimo dopo 20 anni la torre sarebbe stata smontata per recuperare 7.300 tonnellate di ferro, ma poi si era dimostrata utilissima, se non indispensabile, per le trasmissioni radio e le telecomunicazioni. Ed è ancora lì, e non solo per l’avvento della tv e di internet.

In mezzo ai trionfi, anche la disavventura del crac politico-finanziario del progetto del canale di Panama, al quale aveva partecipato nel 1887, che a causa delle polemiche e delle azioni legali, lo aveva fatto finire alla sbarra per frode agli azionisti depauperati dei loro risparmi, con conseguente condanna nel 1893 a due anni di carcere e a una pesante multa. Da queste accuse infondate sarà del tutto scagionato nello stesso anno da una sentenza della Cassazione.

La Tour Eiffel diventerà uno straordinario e irripetibile strumento pubblicitario grazie all’intuizione di un fiorentino trapiantato in Francia, Fernando Jacopozzi, considerato da tutti “il mago delle luci“. Fu lui a ricordarsi di André Citroën, che aveva conosciuto casualmente al Ministero della guerra nel 1914, e a fargli nel 1922 la proposta di realizzare un progetto di illuminazione della torre con 200.000 lampadine, 100 km di cavi elettrici e una centrale da 1200 kw alimentata dalle acque della Senna, per scrivere il nome del costruttore sui quattro lati con lettere di 30 metri e realizzare la più grande réclame del mondo, non solo luminosa.

Citroën, che aveva convertito l’industria bellica in quella automobilistica producendo vetture innovative, aveva visto nascere giorno dopo giorno il capolavoro di Eiffel e aveva pensato persino di utilizzarlo per varare una Radio Citroën che era stata bloccata sul nascere dal Governo francese per motivi di monopolio delle frequenze. Era un visionario proiettato verso il futuro, ma si spaventò per i costi elevatissimi, salvo aderire quando Jacopozzi bluffò dicendo che allora avrebbe fatto la stessa proposta al concorrente Louis Renault che invece, preventivamente consultato, l’aveva rifiutata.

E così, nonostante il gravoso impegno economico della società per l’acquisto dagli Stati Uniti dei macchinari di stampaggio delle monoscocche, si assicurò per dieci anni il contratto di esclusiva della Tour. Le cronache raccontano di un esercito brulicante di persone, dai trapezisti del circo ai militari della Marina, per montare le lampadine. E il 4 luglio 1925 fu stupore e ammirazione, ogni notte fino al 1934.

Saranno quelle luci a indicare a Charles Lindbergh la meta della prima trasvolata atlantica in solitaria e a far posare le ruote dello Spirit of St. Louis sulla pista dell’aeroporto di Le Bourget la sera del 21 maggio 1927, alle ore 22.22, dopo 5.790 km, 33 ore, 30 minuti e 29 secondi di volo. Gustave Eiffel era morto novantunenne per ictus quattro anni prima, il 27 dicembre 1923, nella sua casa parigina al civico 1 di rue Rabelais, dove si era ritirato vivendo gli ultimi tempi accanto all’amata figlia Claire. La sua torre era già per tutti sinonimo di Parigi e di Francia.

 

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Geppi Cucciari torna in scena con ‘Perfetta’ di Mattia Torre

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AGI – Riparte la tournèe teatrale di Geppi Cucciari in scena con “Perfetta”, l’ultimo monologo teatrale scritto da Mattia Torre, drammaturgo e sceneggiatore tra i più influenti della scena italiana, scomparso nel 2019. Lo spettacolo prenderà il via a Roma con tre appuntamenti imperdibili il 19, 20 e 21 dicembre presso il Teatro Ambra Jovinelli alle 21:00.

Il tour, prodotto da ITC2000, toccherà diciotto città differenti e teatri: dopo gli appuntamenti romani, lo spettacolo arriverà il 20 gennaio 2024 a Novara, il 23 gennaio a Torino, il 3 febbraio a Mantova, il 4 febbraio a Varese, il 23 febbraio a Belluno e il 24 e 25 febbraio a Ferrara.

Si prosegue poi l’8 marzo a Bologna, il 9 marzo a Firenze, il 10 marzo a Genova, il 22 marzo a Biella, il 23 marzo a Ivrea, il 5, 6 e 7 aprile a Fano, il 19 aprile a Vigevano, il 20 e 21 aprile a Milano, il 3 e 4 maggio a Napoli e, per chiudere, Geppi tornerà nella sua terra, con uno spettacolo il 16 maggio a Macomer e altri due appuntamenti il 17 e 18 maggio a Cagliari. Con le musiche originali di Paolo Fresu, il coinvolgente one-woman-show racconta un mese della vita di una donna attraverso le quattro fasi del ciclo femminile, aspetto naturale dell’esistenza tuttavia spesso percepito un argomento tabù (non solo dagli uomini).

Protagonista assoluto dello spettacolo è il talento poliedrico di Geppi Cucciari, in grado di spaziare dalla satira alla commedia ai toni più malinconici di una realtà che riesce a far sorridere ma non risparmia al contempo un’amara riflessione sul presente.

Sul palco l’artista interpreta una venditrice d’automobili, moglie e madre, che conduce una vita regolare nella quale trovano posto il lavoro, la famiglia, gli impegni e moltissime responsabilità. In una routine fitta di abitudini e impegni, le giornate scorrono identiche nei ritmi ma sono diverse nella percezione.

Nei martedì di quattro settimane differenti, cambiano infatti gli stati d’animo, le reazioni, le emozioni e gli umori della protagonista che vorrebbe provare a essere perfetta ma intuisce dentro di sè delle variazioni che non dipendono dal suo controllo. Una performance che nella forma di un diario intimo invita lo spettatore a una presa di coscienza su uno dei temi più delicati e complessi dell’universo femminile e rende omaggio alla scrittura di un autore che ha saputo decifrarlo con semplicità e ironia.

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Cultura

Doppio record storico per gli Uffizi: oltre i 5 milioni di visitatori nel 2023

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AGI – Le Gallerie degli Uffizi verso gli oltre cinque milioni di visitatori nel 2023, nuovo record storico di presenze (rispetto ai circa 4,3 milioni del precedente, datato 2019), con un aumento di quasi il 50% rispetto al 2015, ed un secondo record, gli oltre 60 milioni di introiti realizzati nell’ultimo anno, oltre il 70% in più a confronto dei 35 del 2022. Sono alcune delle cifre più significative del bilancio complessivo degli otto anni della direzione di Eike Schmidt alle Gallerie degli Uffizi. Nello specifico, i visitatori complessivi delle Gallerie (Uffizi, Palazzo Pitti, Giardino di Boboli) fino al 10 dicembre sono stati 4.957.678, con un 27,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e ben il 49% in più rispetto ai numeri del 2015, ma dato il raddoppio delle sale aperte l’affollamento nelle è diminuito. In proiezione, al 31 dicembre verrà superata la soglia delle 5.150.000 presenze. In totale, le persone che dal 2016 ad oggi ha varcato la soglia delle Gallerie sono state 27.677.338 persone.

Gli incassi: nel 2023, fino al 10 dicembre, è stata raccolta dalle Gallerie la somma monstre di 58.973.810, un nuovo picco storico. La stima, per fine anno è di arrivare oltre i 60,3 milioni, con un 72,1% rispetto ai risultati 2022. Anche il dato specifico della bigliettazione costituisce un record. 39.829.357 euro dal 1 gennaio al 10 dicembre, 44,3% rispetto allo stesso periodo 2022, con la proiezione di arrivare oltre quota 40 milioni entro il 31 dicembre; l’aumento di ingressi venduti nel 2023, rispetto al 2015 è di 24.343.125 unità, pari al 157,2% in più.

Le altre voci degli introiti sono: Art bonus 8.500; entrate dirette 2.308.474; donazioni e sponsorizzazioni 3.612.660; Mostre e prestiti all’estero 1.858.507; entrate indirette 11.356.312. Da segnalare, in riferimento alla somma di donazioni, sponsorizzazioni e incassi da prestiti di opere, che i 5.479.667 del 2023 costituiscono un aumento del 618% a confronto con gli 886.951 euro del 2016. Inoltre negli ultimi tre anni sono stati gestiti dal museo 7 bandi di servizi, per un valore complessivo di oltre 164 milioni di euro.

Per il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Tra pochi giorni, il numero dei visitatori delle Gallerie degli Uffizi per la prima volta varcherà la soglia dei 5 milioni dall’inizio dell’anno, e già tra oggi e domani gli introiti generati dal museo da gennaio scorso supereranno i 60 milioni di euro, quadruplicati rispetto a otto anni fa, mentre al contempo sono stati introdotti numerosi sconti per i visitatori e aumentate le occasioni di gratuità. Gli spazi espositivi e dell’accoglienza dei musei sono stati notevolmente ingranditi, oltre 80 sale sono state riaperte, o rinnovate e allestite secondo moderni criteri museologici, centinaia di opere che prima stavano nei depositi sono state restaurate e ora sono regolarmente esposte”.

“Sono stati rafforzati i servizi educativi – aggiunge Schmidt – con un gruppo di assistenti e collaboratori che si occupa esclusivamente e stabilmente dell’accessibilità, con molte offerte innovative per i visitatori con esigenze e abilità diverse. Non siamo secondi a nessuno nel campo digitale e sui social media, con circa 1,2 milioni followers su quattro piattaforme, 42 mostre virtuali e oltre 600 mila fotografie gratuitamente fruibili sul nostro sito web, fino agli oltre 400 video che includono spiegazioni delle nostre opere anche in latino, uzbeko, e nella Lingua dei segni italiana (LIS). Con un accrescimento di oltre 1.800 opere negli ultimi otto anni, abbiamo vissuto la stagione di maggiore espansione delle nostre collezioni dal periodo del granduca Pietro Leopoldo, che nel 1766 apri’ al pubblico il Giardino di Boboli e nel 1769 anche gli Uffizi.

Abbiamo allestito 159 mostre temporanee agli Uffizi e altrove, in particolar modo in tutto il territorio toscano e quello limitrofo nell’ambito dell’iniziativa Uffizi Diffusi. Ma il dato più straordinario da ricordare sono indubbiamente i 145 libri scientifici con complessivamente oltre 30 mila pagine che abbiamo pubblicato durante gli ultimi otto anni (e altri 12 volumi sono attualmente in corso di stampa): a testimonianza, insieme alla nostra rivista scientifica Imagines, alle 238 conferenze e ai 23 convegni svolti che il museo è diventato un vero e proprio centro di ricerca come non era mai stato prima. Tutto questo – e molto di più – non sarebbe stato possibile senza la passione e l’abnegazione della squadra straordinaria di colleghi interni e collaboratori esterni che ringrazio di cuore per l’impegno, la serietà, la motivazione che ci ha portato insieme a questi risultati”.

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