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A Brooklyn lo spettacolo di luci più abbagliante d’America

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AGI – In poco più di due anni è già considerato un’esperienza natalizia “irrinunciabile”. Si tratta di Landscape, il fantasmagorico spettacolo di luci, musiche e arte contemporanea lanciato anche quest’anno, in concomitanza con Thanksgiving, al Botanic Garden di Brooklyn (New York).

Fino al primo gennaio 2024, per tutto il periodo natalizio, residenti e turisti potranno immergersi in un magico paesaggio naturale che, come per incanto, prende vita ogni sera al crepuscolo. Nel famoso giardino botanico di Brooklyn la terza edizione di Landscape condurrà i visitatori, per circa un chilometro e mezzo, su un sentiero illuminato a giorno da oltre un milione di luci. Un percorso reso ancor più coinvolgente da una serie di avveniristiche installazioni d’arte contemporanea inserite nel paesaggio naturale mentre riecheggiano le note dei ritmi hip hop di artisti come Mos Def, MC Lyte e Digable.

Here’s your SNEAK PEEK of Lightscape 2023!

We’re so excited for you to experience this year’s reimagined winter trail. This is just a sample of the amazing works of light art you’ll see at the Garden!

Tickets available right here: https://t.co/tew4JcZGSw pic.twitter.com/dMtZFbkD8W

— Brooklyn Botanic Garden (@BrooklynBotanic)
November 15, 2023

Il percorso luminoso è stato reinventato – sottolinea il Botanic Garden di Brooklyn sul suo sito – esaltando i paesaggi forniti dalla natura, come alberi e giochi d’acqua, ma anche attraverso 18 installazioni artistiche di designer di fama internazionale che hanno messo la luce al centro delle loro opere d’arte. Luce, visibile in tutta la Grande Mela, anche a chilometri di distanza.

Decisamente, lo spettacolo di luci più abbagliante d’America.

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Fabi, Silvestri  e Gazzè di nuovo insieme al Circo Massimo

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AGI – A dieci anni esatti da quello che è stato uno tra gli incontri artistici più rappresentativi della musica italiana, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè tornano insieme per un anniversario speciale: i 10 anni de ‘Il Padrone della Festa’. L’album inciso a sei mani con uno spirito di vera amicizia e condivisione verrà festeggiato il prossimo 6 luglio al Circo Massimo di Roma con una data unica e irripetibile.

Correva l’anno 2014 quando Niccolò, Daniele e Max, dopo un viaggio in Sud Sudan, decisero di lavorare ad un disco collettivo, mettendo al centro il desiderio di scrivere delle canzoni insieme e dimostrando che, nonostante anni di carriere singole, è possibile mettersi a disposizione dell’altro a favore dell’arte, allontanandosi da mere logiche di mercato.

La loro storia comune è iniziata a Roma nei primi anni ’90, quando ognuno dei tre si impegnava a muovere i primi passi nella musica. Un momento durante il quale a Roma si delineava il profilo di una scena musicale complice e affiatata, nella quale non era difficile che voci, parole, strumenti, affinità e divergenze musicali si incrociassero su un unico palco, dando anche vita ad amicizie destinate a durare nel tempo. 

 Esattamente lo spirito con il quale è nato “Il padrone della festa”, lo stesso spirito con cui oggi i tre cantautori tornano insieme sul palco per un appuntamento unico, che il 6 luglio al Circo Massimo li vedrà ripercorrere live, per la prima volta dopo 10 anni, il loro primo e unico album insieme, certificato doppio platino e parte di un percorso che li aveva impegnati per quasi due anni in un tour europeo, una grande tournèe nei principali palasport italiani e due memorabili eventi live, all’Arena di Verona e a Rock in Roma. E in questa atmosfera di festa i tre artisti saranno in ottima compagnia, con loro musicisti e amici con cui da sempre condividono palchi. La città è la loro, Roma, che in questo caso unisce tutta l’Italia, e la location è tra le più simboliche, il Circo Massimo.

In scaletta tutti i brani de ‘Il Padrone della Festa’, un disco quanto mai attuale per i temi affrontati, che ha messo al centro, partendo dal titolo, una riflessione profonda sulla crisi ambientale e climatica e sulla fragilità del pianeta che ci ospita. Un progetto incredibilmente prezioso per quello che rappresenta, testimonianza indelebile di una scuola che è patrimonio della musica italiana. Ma non mancheranno, come 10 anni fa, le incursioni dell’uno nei pezzi degli altri – anche in quelli che nel frattempo si sono aggiunti in questi 10 anni intensi e prolifici per tutti e 3 i protagonisti – così da poter rivivere un’altra notte da vera e propria band.

Un omaggio a un modo di affrontare la musica, la canzone, la scrittura, fatto di cuore e cervello, di pancia e mente, di politica sociale e divertimento, in un grande flusso, che porterà chi ascolta a sentirsi al centro di queste canzoni senza tempo. Le radici ora tornano ad intrecciarsi per questo anniversario unico e speciale.

“Questo concerto arricchisce una scena musicale romana che noi stiamo cercando di rendere sempre più attraente e di qualità. Siamo particolarmente contenti perchè sono tre artisti romani, tre artisti di punta di una generazione che rappresentano la colonna sonora di tanti anni. Tre artisti romani così amati dal pubblico che suonano insieme al Circo Massimo è una gran bella cosa. Ora vedo che i musicisti iniziano a suonare insieme ed è una cosa molto stimolante e bella: secondo m un concerto di tre artisti è meglio della somma di tre concerti”. Lo dice il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, presentando in Sala delle Bandiere in Campidoglio il concerto di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè che tornano insieme per celebrare i 10 anni dall’uscita di “Il padrone della festa”, album inciso a sei mani con uno spirito di vera amicizia e condivisione, in un concerto unico il prossimo 6 luglio al Circo Massimo di Roma che aggiunge “sono contento che questa reunion avvenga per un disco che ha avuto un grande successo che è nato dopo un viaggio in Africa”.

La storia comune di Niccolò, Daniele e Max è iniziata a Roma nei primi anni ’90, quando i tre artisti muovevano i primi passi nella musica. Un momento durante il quale a Roma si delineava il profilo di una scena musicale in grande fermento nella quale non era difficile che voci, parole, strumenti, affinità e divergenze musicali si incrociassero su un unico palco, dando anche vita ad amicizie destinate a durare nel tempo.

Esattamente lo spirito con il quale è nato ‘Il padrone della festà, lo stesso spirito con cui a luglio i tre cantautori tornano insieme sul palco del Circo Massimo per riproporre live, per la prima volta dopo 10 anni, il loro primo e unico album insieme, certificato doppio platino e parte di un percorso che li aveva impegnati per quasi due anni in un tour europeo, una grande tournèe nei principali palasport italiani e due memorabili eventi live, all’Arena di Verona e a Rock in Roma. 

Le prevendite del concerto-evento (prodotto da Francesco Barbaro per OTR Live e organizzato da The Base) sono disponibili dalle ore 11.00 di domani, martedì 28 novembre, su ticketone e in tutti i punti vendita abituali. 

 

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Da domani Napoli capitale mondiale della cultura

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AGI – Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il vice ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli, il direttore aggiunto dell’Unesco Ernesto Ottone Ramirez, e il sindaco Gaetano Manfredi apriranno domani Palazzo Reale di Napoli, i lavori della Conferenza Unesco “Cultural Heritage in the 21st Century”.

Voluta dal vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, e da Sangiuliano, e organizzata da Maeci e MiC, con il contributo del Comune di Napoli, la Conferenza Unesco, che verrà inaugurata da un messaggio di saluto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, riunirà rappresentanti ed esperti degli Stati membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

“Per tre giorni – dice Sangiuliano – Napoli sarà la capitale mondiale della cultura, dove si discuterà di tutela del patrimonio culturale immateriale con 200 delegazioni provenienti da tutto il mondo. La città, sintesi mirabile delle molte civiltà fiorite nel Mediterraneo, sarà un palcoscenico di eccellenza per un’iniziativa che vedrà confrontarsi le massime autorità culturali internazionali su temi di estrema attualità: a Palazzo Reale avranno luogo incontri e seminari sulla tutela del patrimonio culturale nei conflitti e nelle aree di crisi, sul contrasto al traffico illegali di beni culturali, sulle sfide poste dal cambiamento climatico alla salvaguardia delle diversità culturali, sulla sostenibilità del turismo e del suo impatto sui territori di riferimento. Napoli e l’Italia vedranno così riconosciuto il proprio ruolo di guida nell’ambito della cultura”.

Durante la Conferenza è previsto anche un focus sulla tutela e sulla più ampia valorizzazione del Patrimonio degli Stati extra-europei, soprattutto dell’Africa. L’evento mercoledì pomeriggio sarà chiuso con l’adozione di una “Call of Action”, un documento programmatico contenente una lista di raccomandazioni e buone pratiche rivolta agli Stati membri dell’Unesco per una più efficiente tutela del patrimonio, elaborato sulla base delle proposte degli esperti riuniti da domani a Palazzo Reale. 

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I capolavori del Guercino tornano fruibili a Cento 

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AGI – Riapre la Civica Pinacoteca il Guercino di Cento (Ferrara), che torna ad aprire le sue porte al pubblico. Uno spazio di importanza e valore universale, vista la presenza della più grande collezione di opere di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino. Un museo che venne gravemente colpito dal sisma del 2012. 

Concluso il cantiere, durato circa due anni, oggi il taglio del nastro ufficiale con il presidente della Regione e Commissario alla ricostruzione post sisma, Stefano Bonaccini, il sindaco di Cento, Edoardo Accorsi, e l’assessore regionale alla Cultura e Paesaggio, Mauro Felicori. Inoltre, fino a domani, domenica 26 novembre, sono in programma eventi, incontri, mostre, rievocazioni storiche e laboratori per celebrare il ritorno a casa delle opere del grande artista barocco.

I lavori, affidati dal Comune allo studio bolognese Open Project, sono stati effettuati grazie a un finanziamento di 2milioni e 955mila euro della programmazione regionale, attraverso la struttura commissariale, e uno ministeriale di 989mila euro ottenuto tramite il Fondo Cultura 2021 che ha permesso di realizzare l’allestimento museale e la nuova immagine del museo.

 “Siamo estremamente orgogliosi di riconsegnare alla comunità centese e a tutto il Paese un luogo simbolo della cultura, un rinnovato centro espositivo internazionale più sicuro ma soprattutto più funzionale di prima”,  commentano il presidente Bonaccini e l’assessore Felicori, intervenuti all’ inaugurazione.

“È stato centrato l’obiettivo di farne un museo più moderno, un luogo dove è possibile ammirare collezioni importanti, come in questo caso, ma che è qualcosa di più di una raccolta: è una macchina comunicativa, il luogo di esperienze gratificanti di apprendimento, uno spazio dell’emozione oltre che della conservazione. Con l‘incredibile concentrazione di opere del Guercino presenti sul suo territorio, Cento e la sua Pinacoteca si candidano a diventare il centro magnetico di attrazione di quel ‘sistema regionale Guercino’ che la Regione intende promuovere e sostenere”.

Negli spazi rinnovati si potranno ammirare 16 pale d’altare e quadri, 20 affreschi staccati e 11 disegni del Guercino, insieme a tante altre opere dei suoi allievi e seguaci (prevalentemente centesi e in buona parte imparentati col pittore) e di artisti di pregio come Scarsellino, Guido Reni, Ludovico Carracci, Matteo Loves, ritornati dopo essere stati custoditi nel centro di raccolta di Sassuolo (Mo).

La pinacoteca possiede la concentrazione maggiore al mondo delle opere dell’artista seicentesco, tra cui capolavori come La cattedra di San Pietro, Cristo risorto appare alla Madre, La Madonna con Bambino benedicente, e anche grazie ai prestiti di due importanti realtà come la Fondazione Cassa di Risparmio di Cento (nove opere, tra cui il primo affresco realizzato dal giovane Guercino, che raffigura la Madonna di Reggio, ovvero la Madonna della Ghiara) e Credem Banca (sei opere, tra cui il Matrimonio mistico di Santa Caterina, capolavoro giovanile del pittore centese).

Il percorso scientifico ed espositivo è studiato sui due livelli dell’edificio: al piano terra, con un criterio cronologico, si ricostruisce il tessuto storico e culturale della città in base alle opere qualitativamente più rilevanti del territorio. Il primo piano è invece dedicato interamente a Guercino e alla sua scuola, comprese le due ultime sale dedicate alla pittura di genere e al ritratto nel quale sono presenti significativi esempi della bottega.

Gli interventi

I principali interventi strutturali hanno riguardato il ripristino e il consolidamento dei danni da sisma a livello globale e locale e un generale miglioramento sismico della struttura. Questo con il rinforzo e consolidamento del tetto, delle murature, dei pilastri interni e del portico, dei solai, dei cornicioni lesionati e il rifacimento delle finiture.Realizzati interventi di abbattimento delle barriere architettoniche dell’intero complesso, con l’obiettivo di rendere l’edificio completamente accessibile e adeguato alle esigenze attuali sia normative che di allestimento.

Sono state infine riprogettate tutte le dotazioni impiantistiche per raggiungere il miglior efficientamento energetico possibile ed è stata incrementata la compartimentazione antincendio, in accordo con la funzione museale del complesso.

La storia dell’edificio

La Civica Pinacoteca Il Guercino sorge nel centro storico di Cento, a pochi passi dalla piazza principale e nel 2012, a seguito del sisma dell’Emilia, risulta uno degli edifici storici più colpiti e lesionati. La pinacoteca si è costituita nel 1839 all’interno del Palazzo del Monte di Pietà.

Qui furono riunite numerose opere d’arte provenienti da vari edifici di culto soppressi in età napoleonica. Nei decenni successivi, a quel primo nucleo si aggiunsero altre opere provenienti da acquisizioni effettuate dal Comune, da depositi di privati e da pubbliche istituzioni.Negli anni Quaranta furono ampliati gli spazi espositivi; Carlo Ludovico Ragghianti procedette a una schedatura finalizzata all’aggiornamento attributivo dei dipinti in base alle indicazioni della coeva storiografia artistica.

Risale a quel periodo l’ingresso in museo di una parte degli affreschi staccati e trasportati su tela di casa Pannini, eseguiti dal Guercino e da aiuti della sua bottega fra il 1615 e il 1617, dono della famiglia bolognese Rosselli Del Turco che ne era entrata in possesso per vicende ereditarie.

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Eleonora Giorgi rivela: “Ho un tumore al pancreas”

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AGI – “Mi hanno diagnosticato un tumore al pancreas”. Lo ha rivelato Eleonora Giorgi in diretta da Myrta Merlino, nello studio di Pomeriggio Cinque, su Canale 5. “La mia famiglia, a parte le persone più care, è il mio pubblico: ho bisogno di voi, del vostro amore”, ha detto l’attrice.

“Ora inizierò un cammino che condividerò con tante altre persone: chemio, operarsi e poi… il ritorno”. “Ma non dobbiamo vergognarci di essere malati!“. “Tornerò qui, Myrta, con la parrucchetta!”, ha concluso con un sorriso Eleonora Giorgi.

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Cultura

Ultimi giorni per visitare la mostra “Alberto sordi e il suo tempo”

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AGI – Oltre 16.000 gli ingressi alla mostra “Alberto Sordi e il suo tempo”! Nell’ultimo fine settimana di novembre, la mostra sarà visitabile dalle 10 alle 13 oltre che dalle 16 alle 20. La mostra è ospitata nella Casa Museo Alberto Sordi, la storica villa in cui l’attore visse dal 1958 al 2003, sede dell’Archivio Storico e della Fondazione Museo che per l’occasione apre al pubblico il Grande Salone e il Teatro dove Sordi usava proiettare in anteprima le pellicole dei suoi film.

Alberto Sordi è parte integrante dell’identità culturale e civica nazionale e ponte di comunicazione narrativa tra le generazioni. La mostra “Alberto Sordi e il suo Tempo”, da ai più giovani l’opportunità di conoscere e ai più adulti l’opportunità di ricordare, ma in entrambi i casi un’opportunità per non dimenticare. 

Realizzata in collaborazione con la Fondazione Alberto Sordi per i giovani, l’Archivio Storico Istituto Luce Cinecittà e Rai Teche, la mostra presenta materiali provenienti dall’Archivio Storico della Fondazione Museo Alberto Sordi e da altri 13 archivi fotografici pubblici e privati.

“Alberto Sordi e il suo Tempo”, a cura di Alessandra Maria Sette, ripercorre ed intreccia la carriera professionale di Alberto Sordi con le vicende del nostro Paese, dal 1920 al 2003. Il primo e secondo dopoguerra, il boom economico, gli anni di piombo, il referendum sul divorzio, l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, sono solo alcuni degli eventi storici del secolo scorso, in cui importanti conquiste si alternano a forti tensioni sociali.

Alberto Sordi è un uomo del suo tempo e restituisce attraverso i suoi personaggi uno stereotipo universale. Con inimitabile talento coglie vizi e virtù dell’italiano medio regalando indimenticabili interpretazioni, da Oreste Jacovacci, al Prof. Dott. Guido Tersilli, Remo Proietti, Giovanni Vivaldi, Alberto Mariani e moltissimi altri protagonisti di un’Italia della ricostruzione e del cambiamento.

Ingresso gratuito, senza necessità di prenotazione aperta dal martedì alla domenica, dalle 16 alle 20.

 

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Apre a Roma la mostra sul più grande scultore dell’età classica

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AGI –  Il più grande scultore greco dell’età classica, FIDIA. Protagonista dell’Atene di Pericle, il suo nome è noto a tutti per la realizzazione di opere come il Partenone e le sue decorazioni scultoree e i mitici colossi crisoelefantini dell’Atena Parthenos e dello Zeus di Olimpia, una delle sette meraviglie del mondo antico. Il suo genio creativo ha impresso un marchio indelebile nell’immaginario collettivo e continua ad essere fonte di ispirazione per i contemporanei.

Una figura importantissima, quasi leggendaria, sebbene circondata da un alone di mistero. Molti dettagli della sua vita sono infatti poco noti e la conoscenza della sua opera si basa prevalentemente su repliche e su fonti letterarie.

A Roma si apre la mostra “FIDIA”,  visitabile fino al 5 maggio 2024 presso i Musei Capitolini – Villa Caffarelli a Roma, è la prima esposizione monografica dedicata all’artista.

Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e curata da Claudio Parisi Presicce con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, Main sponsor Bulgari, Radio ufficiale Radio Monte Carlo, guiderà i visitatori in un viaggio inaspettato e sorprendente nella vita, nella carriera e nel clima storico-culturale in cui operò il grande scultore, attraverso una vasta e preziosa selezione di oltre 100 opere – tra reperti archeologici, originali greci e repliche romane, dipinti, manoscritti, disegni, alcuni esposti per la prima volta.

La mostra inaugura un ciclo di cinque mostre, “I Grandi Maestri della Grecia Antica“, dirette a far conoscere al grande pubblico i principali protagonisti della scultura greca. Un ciclo tanto più significativo a Roma, città da cui provengono importantissime testimonianze dell’attività di Fidia e della sua riscoperta dal Rinascimento in poi, tramite le preziose copie romane di capolavori originali per la maggior parte andati perduti.

“Siamo lieti di ospitare nei Musei Capitolini, uno dei musei più importanti di Roma Capitale, la prima mostra monografica dedicata a Fidia, il più grande scultore dell’età classica – dichiara il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri – Il suo straordinario contributo artistico non solo ha definito i canoni dell’arte classica ma ha anche inciso profondamente sull’estetica moderna e contemporanea, influenzando gli artisti di tutte le epoche successive. Ringrazio i numerosi musei e le istituzioni italiane e internazionali che con i loro prestiti hanno contribuito a rendere unica questa esposizione.”

“Abbiamo deciso di inaugurare il ciclo di mostre su “I grandi Maestri della Grecia Antica” con un’esposizione monografica dedicata a Fidia, considerato, già nell’antichità, il più grande scultore di tutti i tempi. A lui erano riconosciute le qualità della maiestas e del pondus, bellezza e maestosità, la capacità di rendere in modo appropriato persino la divina natura degli Dei –  dichiara il Sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce – Dotato di una personalità eclettica e versatile, oltre a qualità artistiche fuori dal comune possedeva grandi capacità organizzative, tanto che Pericle, nell’Atene del V secolo a.C., decise di affidargli i complessi lavori di ristrutturazione dell’Acropoli e in particolare il delicato ruolo di “episkopos”, “sovrintendente”, del cantiere del Partenone”.

 

“È un onore per Bulgari – afferma l’Amministratore Delegato Jean-Christophe Babin –condividere le proprie origini con un artista unico come Fidia e supportare una esposizione tanto prestigiosa. Un viaggio ideale dalla Grecia a Roma che ci ricorda quello del nostro grande fondatore, Sotirio Bulgari. Fidia è stato senza alcun dubbio l’artista ateniese che ha saputo incarnare meglio di altri lo spirito del suo tempo. Magistrale per l’equilibrio e la simmetria delle sue opere, un simbolo dell’arte greca classica che siamo fieri di accogliere a Roma in un luogo unico come quello dei Musei Capitolini. Il legame tra Bulgari e l’arte è sempre più indissolubile e nutre quotidianamente la nostra visione”.

Il percorso espositivo è articolato in 6 sezioni: Il ritratto di Fidia; L’età di Fidia; Il Partenone e l’Atena Parthenos; Fidia fuori da Atene; L’eredità di Fidia; Opus Phidiae: Fidia oltre la fine del mondo antico.

Oltre ad opere provenienti dal Sistema Musei di Roma Capitale – Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco e Museo di Roma – e da importanti istituzioni italiane, come il Museo Archeologico di Bologna, l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, il Museo Archeologico di Napoli e l’Archivio Cambellotti, la mostra vanta prestiti provenienti dai più importanti musei del mondo, tra cui: Museo dell’Acropoli, Museo Archeologico Nazionale e Museo Epigrafico di Atene; Museo Archeologico di Olimpia; Kunsthistorisches Museum di Vienna; Metropolitan Museum of Art di New York; Musei Vaticani; Museo del Louvre e Museo Rodin di Parigi; Liebieghaus Skulpturensammlung di Francoforte; Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen; Staatsbibliothek e Staatliche Museen, Antikensammlung di  Berlino.

In alcuni casi si tratta di prestiti straordinari, ossia di opere mai uscite prima d’ora dalle loro sedi museali, come i due frammenti originali del fregio del Partenone, più precisamente un frammento dal fregio nord con oplita, un “soldato greco”, e un frammento dal fregio sud con giovane e bovino, concessi eccezionalmente dal Museo dell’Acropoli di Atene. A questi si aggiungono altri due frammenti originali con cavalieri e uomini barbati provenienti invece dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Tra gli altri reperti esposti si segnalano il vaso con incisa la scritta “Pheidiou eimi” (Sono di Fidia) proveniente dal Museo Archeologico di Olimpia, uno dei rari oggetti personali appartenuti a un personaggio celebre dell’antichità e giunti fino a noi; la replica dello scudo dell’Atena Parthenos, il cosiddetto scudo Strangford – copia di epoca romana in marmo pentelico dell’originale appartenente alla statua di Atena realizzata in oro e avorio e collocata nella cella nel Partenone – proveniente dalla collezione del British Museum; due statuette in bronzo che rappresentano la figura dell’artigiano (identificato forse anche con lo stesso Fidia), prestiti d’eccezione del Metropolitan Museum of Art di New York e dell’Archaeological Museum of Ioannina, in Grecia; la testa dell’Atena Lemnia in marmo, copia augustea di un originale fidiaco, del Museo Civico Archeologico di Bologna; il Codice Hamilton 254 (Staatsbibliothek zu Berlin), manoscritto quattrocentesco contenente la prima immagine del Partenone arrivata in Europa. Di grande interesse il prestito del cosiddetto taccuino Carrey (1674) della Biblioteca Nazionale Francese, nel quale è riprodotta la decorazione del Partenone prima dell’esplosione che lo distrusse nel 1687. È inoltre proposto un Modello del tempio di Zeus a Olimpia realizzato nel 1997 da M. Goudin, una ricostruzione parziale in legno di tiglio e noce, prestato dal Musée du Louvre di Parigi.

A supporto dei visitatori anche installazioni multimediali e contenuti digitali: nella terza sezione, dedicata a “Il Partenone e l’Atena Parthenos” viene offerta l’occasione unica di essere trasportati indietro nel tempo e di rivivere la visita del monumento attraverso l’installazione Fidia e il Partenone. Un’esperienza interattiva e coinvolgente ispirata ai modelli della realtà virtuale e della realtà aumentata.

Da una parte, il piano scenografico è costituito da una grande proiezione fotorealistica che ricostruisce in 3D Acropoli e Partenone e permette all’utente di muoversi in volo intorno al tempio, cambiando la luce del sole lungo l’arco temporale della giornata, dall’alba al tramonto; dall’altra, un‘interfaccia touch offre una sorta di “radiografia” del Partenone e l’accesso a tutti gli approfondimenti scientifici, come l’esplorazione di alcuni dettagli architettonici.

Tra le attività collaterali nell’ambito dell’esposizione, la Sovrintendenza Capitolina conferma l’impegno sui temi dell’accessibilità, con un programma di visite guidate integrate accompagnate da interpreti LIS – Lingua dei Segni Italiana – grazie alla collaborazione del Dipartimento Politiche Sociali, Direzione Servizi alla Persona di Roma Capitale.

Saranno presto disponibili, su prenotazione a richiesta, visite per persone ipovedenti e non vedenti. Sono stati concessi in prestito modelli dal Museo Tattile Statale “Omero” e un calco in gesso della Scuola di Arti Ornamentali di Roma Capitale tratto proprio dalla testa di Atena della collezione Palagi, oggi al Museo Civico di Bologna, che è stata scelta per il manifesto della mostra.

Infine, a corredo della mostra, il catalogo “Fidia” edito da «L’erma» di Bretschneider. Saggi a cura di Claudo Parisi Presicce, Riccardo di Cesare, Giovanni Marginesu, Massimiliano Papini, Nikolaos Stampolidis, Alessandra Avagliano, Annalisa Lo Monaco, Elena Ghisellini, Eugenio La Rocca, Eloisa Dodero.

 

 

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“Notturno libico”, la persecuzione degli ebrei nella Libia di Gheddafi

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AGI – Non è molto noto il fatto che sotto il re Idriss, il regno di Libia non si distinguesse per una qualche forma di persecuzione nei confronti della comunità ebraica libica. E’ certamente almeno impensabile che di vera persecuzione, particolarmente accanita, si macchiassero mai i libici, prima abituati a una relativa tranquillità sotto la dinastia regnante. 

Il re Idriss era riuscito in qualche modo ad assicurare in Libia una certa convivenza tra la popolazione araba, ebraica, italiana (e c’era anche la piu grande base americana del mediterraneo). Gli ebrei erano là da quasi duemila anni. Il fuoco covava sotto la cenere e quando Idriss malato ha dovuto lasciare, allo scoppio della guerra dei Sei giorni, questo braciere esplode in Libia ma anche in altri paesi del nordafrica.

In tutto dovettero lasciare i loro paesi oltre 900 mila ebrei. La Guerra dei Sei giorni nel 1967, destabilizzando poi il Paese, scatenò nella Libia una vera caccia agli ebrei della numerosa comunità presente nel paese africano dove migliaia di persone furono costrette all’improvviso a fuggire in fretta con una valigia e poche monete con sé, abbandonando ogni cosa in quello che consideravano da sempre il loro paese, provocando una nuova diaspora come fu per la Spagna nel XVI secolo.

Cacciati senza pietà da casa, gli ebrei libici cercarono un rifugio in una terra scavandosi uno spazio problematico e foriero di nuovi conflitti. Raffaele Genah, giornalista nato in Libia appartenente da sempre a quella comunità, in un libro agile e vivo, edito da Solferino e dal titolo “Notturno libico”- La persecuzione degli ebrei di Libia”, dipinge un quadro realistico dei giorni della persecuzione sotto la rivoluzione degli ufficiali nasseriani guidati dal colonnello Gheddafi (rimasto al potere per 42 anni fino al 20 ottobre del 2011 quando fu brutalmente ucciso dai ribelli a Sirte). 

Oltre alla breve e sintetica sintesi degli avvenimenti che sconvolsero la pacifica vita di una intera comunità, il libro, narra le vicende drammatiche di una coppia, un uomo e una donna, Giulio e Jasmine, che ci raccontano a due voci le loro storie.

L’uno, arrestato senza accuse di alcun genere e chiuso in carcere per oltre quattro anni, l’altra la moglie che dedica la sua vita, attraverso le mille trappole di una giungla di rapporti e relazioni, con l’unico scopo di liberare il marito privo di qualsiasi accusa e del tutto innocente perfino nell’ambiente.

La descrizione dei mille modi che Giulio adotta per sopravvivere grazie a un carattere di acciaio, alla sua  ferma volontà di non cedere  e soprattutto alla coraggiosa e determinata Jasmine, moglie innamorata, che non lascia di nulla di intentato per riuscire a trovare la chiave che sciolga le catene dello sfortunato ma determinato e tenace marito. Il lettore è quasi trascinato a seguire le alterne vicende della coppia con la stessa ansia e la stessa partecipazione emotiva di una storia, intensamente vissuta, condotta  a lieto fine.  

Ma è proprio il lieto fine che conferisce a questo libro un’aura di speranza nella forza che può dispiegare la volontà, l’intelligenza e la reciproca fiducia di due persone che si amano e vogliono combattere fino in fondo la lotta per la propria vita.

“Come molti della mia comunità conoscevo per grandi linee la storia di Giulio – ha detto all’AGI Genah –  un giovane ingegnere finito, solo perché ebreo, nelle carceri di Gheddafi, dove fu rinchiuso per quasi quattro anni e mezzo. Non sapevo invece niente della battaglia della sua straordinaria moglie Jasmine, che per quasi tre anni non sa nemmeno dove abbiano portato il padre dei loro due bambini (uno di due anni, l’altra di pochi mesi) e nemmeno se sia ancora vivo”.

“Ma si batte come una leonessa – ha spiegato il giornalista -, smuove mari e monti, si rivolge a diverse organizzazioni internazionali, al Vaticano, ad ambasciatori e ministri di diversi paesi e alla fine torna completamente sola, con estremo coraggio, a Tripoli e riesce a far liberare il marito. Ecco, questa parte della storia mi mancava: perciò ho deciso di intrecciare i loro racconti, alternando le voci in un’unica trama, e ne è uscito quello che considero un vero reportage sugli albori della rivoluzione di Gheddafi, nel racconto di due protagonisti che vedono la storia scorrere da due diversi punti di osservazione”.

Un lavoro coinvolgente: “Molto – ha affermato l’autore -. Quella storia appartiene ad un’intera comunità di cui mi sento parte e che non può essere cancellata come hanno provato a fare, edificando perfino palazzi, strade e supermercati sulle tombe dei nostri morti proprio perché non restasse alcuna traccia di una presenza bimillenaria. Questa storia non risponde solo ad un dovere di memoria, ma trova una tragica attualità nei fatti di oggi”.

E questo perchè, ha spiegato ancora Genah, “quello che è accaduto il 7 ottobre scorso in Israele richiama, in proporzioni ovviamente ben maggiori, i pogrom avvenuti in Libia nel ‘45 e nel ‘48 con le stesse crudeltà, le violenze sulle donne a cui furono perfino strappati i feti che portavano in grembo. E poi in parte anche nel 67 con gli assalti alle case degli ebrei, i roghi dei loro negozi e delle sinagoghe. Due intere famiglie – donne, bambini, anziani – sterminate e i loro corpi bruciati. I morti e le persecuzioni. Scene che si sono ripetute in altri paesi del Nordafrica da cui silenziosamente se ne sono dovute andare 900mila persone. E come dice un vecchio adagio: ‘gli ebrei sono come i canarini nelle miniere: quando non se ne vedono più in giro vuol dire che l’aria è ormai irrespirabile’.

Pregiudizi e ignoranza camminano tenendosi sottobraccio…”E alle stratificazioni che si sono sedimentate negli secoli – ha aggiunto ancora lo scrittore – aggiungerei quell’ideologismo post-ideologico che nasce già con radici antiche e si diffonde, moltiplicandosi come la gramigna”. A chi consigliare questo libro? “Lo consiglierei a chi è sinceramente interessato a conoscere una pagina della nostra storia contemporanea finora troppo poco conosciuta. E per dirla con le parole di Edmond Burke, ‘chi non conosce la storia è condannato a ripeterla’”. 

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Cultura

Le opere di Antonio Del Donno presenti a “Roma Arte in Nuvola”

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Le opere di Antonio Del Donno presenti a “Roma Arte in Nuvola”
Nella terza edizione della manifestazione che si svolgerà dal 23 al 26 novembre

Nella splendida “Nuvola”, l’opera architettonica progettata nel quartiere Eur di Roma da Massimiliano Fuksas, avrà sede la terza edizione della manifestazione “Roma Arte in Nuvola”, alla quale parteciperanno importanti gallerie d’arte e che ha raccolto nelle precedenti edizioni un grande successo. Tra i numerosi stand, distribuiti su una superficie di quattordicimila metri quadrati, sarà presente, tra le altre, Art4ever, la galleria di Milano di Gianpaolo Faralli e Alessandro Ferrero, che esporrà quest’anno anche opere di Antonio Del Donno.

Le opere del maestro beneventano saranno presenti nello stand della Art4ever, allestito in collaborazione con Gabriele Di Gifico, insieme a quelle di nomi sacri dell’arte, quali Carol Rama, Agostino Bonalumi, Mario Schifano, Giorgio Griffa, Piero Gilardi, Ben Vautier, Bengt Lindström, Paul Jenkins, Tano Festa e Franco Angeli, segno dell’importanza crescente che le opere di Antonio Del Donno stanno assumendo in questi ultimi tempi, spinte dagli apprezzamenti sempre più numerosi del mercato e dei critici.

Presente a Roma nei Musei Vaticani e in varie collezioni pubbliche e private, tra le quali la collezione della Farnesina, il compianto artista sta vivendo adesso una notevole riscoperta, con numerose mostre ed eventi in Italia, e questa presenza ad “Arte in Nuvola” permetterà ancor più al pubblico romano, e non solo, di apprezzare la sua sensibilità artistica e il valore del suo pensiero.

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Cultura

Morta l’attrice Anna Kanakis, aveva 61 anni

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AGI – È morta Anna Kanakis, modella, attrice e scrittrice. Aveva 61 anni. La notizia, confermata da fonti vicino alla famiglia, sta correndo sui social dove si susseguono i messaggi di cordoglio. Di padre greco e madre siciliana, nel 1977 fu la più giovane Miss Italia, eletta quando aveva appena 15 anni. Ha recitato in oltre 30 film, in Italia e all’estero e ha avuto anche una breve esperienza in politica come dirigente nazionale ‘Cultura e Spettacolo’ dell’Udr, il partito fondato da Francesco Cossiga. 

“Colta, bellissima, elegante, raffinata, originale, chic, ‘divina’. Che perdita”. Uno dei primi a commentare su X la scomparsa di Anna Kanakis è l’attore e regista Giulio Base. Sui social si leggono poi i commenti di altri colleghi e amici tra cui Clemente Minum e Francesco Canino. I funerali si terranno giovedì 23 novembre, alle ore 15, nella chiesa di San Salvatore in Lauro a Roma.

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