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 La Maria Callas “privata” in mostra a Milano 

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AGI – C’è la Callas ‘privata’, più ‘intima’, quella fuori dal palcoscenico, in giro per le strade di Milano o Portofino, mentre passeggia con il suo amato barboncino, al ristorante, in aeroporto, in costume da bagno davanti al mare di Ischia, ma anche sullo yacht di Onassis o in Tribunale nei giorni in cui si discuteva la causa di separazione dal marito.

Immagini di ‘dietro le quinte’ della vita della grande cantante lirica, che in occasione del centenario della sua nascita sono esposte alle Gallerie d’Italia di Milano, dal 9 novembre al 18 febbraio, nella mostra “Maria Callas, ritratti dall’archivio di Publifoto Intesa Sanpaolo”. L’esposizione ricca di 91 immagini che il curatore Aldo Grasso ha selezionato dall’archivio dell’agenzia fotografica, coprono gli anni dal 1954 al 1970.

Scegliere non è stato facile, ha ammesso, “perchè le fotografie erano tutte significative, abbiamo usato il criterio di scegliere quelle che fossero ‘vive, soggette a continue riletture. In mostra ci sono foto che ‘parlano, al di là del dato dell’epoca ancora oggi hanno significato incredibile. Soprattutto per la vita della Callas. Sono foto di vita quotidiana, con amori e tormenti, c’è la sua vita fuori dalla scena”. Solo due immagini ritraggono il soprano al teatro, e aprono e chiudono la mostra. 

La prima è del 1 dicembre 1954, e ritrae la Callas insieme ai tre grandi direttori d’orchestra Arturo Toscanini, Victor De Sabata e Antonino Votto dopo una delle prove del La Vestale; l’ultima è del 7 dicembre 1970 e rappresenta il suo ritorno alla Scala, come spettatrice, accanto a Wally Toscanini. Tutte le altre, 89 immagini, sono di vita quotidiana, certo sempre di una star, quindi al veglione a Monte Carlo, sul megayacht o a Capri.

Il formato è quello originale, come ha osservato Giovanni Bazoli, Presidente emerito di Intesa Sanpaolo. “Ho trovato giusto lasciare le foto nel loro formato. Oggi una rarità perchè ci sono tali possibilità di valorizzarle. Ma queste foto così piccole obbligano il visitatore ad avvicinarsi e a leggere le didascalie. Mi ha dato una grande emozione, mi è parso di conoscerla.

Fu proprio questa agenzia d’altra parte a fare lo ‘scoop’ dell’affaire tra la Divina e Onassis, il 3 settembre del ’59 a Milano. In mostra c’è l’evoluzione di Maria Callas, la sua ‘trasformazione da ‘ciabattona’, come l’aveva definita poco gentilmente la cognata, a cigno che riesce a entrare in un aderente tubino confezionato dalla stilista più famosa del tempo, Biki. E che si emancipa dal marito, rimasto un pò provinciale e che male si integrava nel jet set internazionale del quale lei ormai faceva parte, frequentando anche la principessa Grace.

E il suo grande amore, l’armatore Onassis “che per lei era la rivincita sulla brutalità della vita”. La scintilla scoccò sul panfilo Christina, di cui ci sono diverse foto. Ma la relazione come è noto non ebbe un epilogo felice. A consolarla ebbe accanto gli amici di una vita, Antonio Ghiringhelli, Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Franco Zeffirelli e naturalmente Pier Paolo Pasolini, con cui girò il film Medea.

Ogni foto è una tessera di un mosaico che non finirà mai, ma “una mi ha folgorato – dice Aldo Grasso – è del ’55. Ritrae una cena al Savini, al suo fianco c’è Visconti, si intravede Ghiringhelli, Meneghini in un angolo. E c’è un signore che porte alla Callas un mazzo di rose, mi colpisce il gesto, l’omaggio, era Valentino Bompiani. Callas resiste nel tempo perchè diventa un mito, che si tramanda alimentato dai racconti”.

L’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo è “l’isola del tesoro”, ricca di testimonianze. Negli anni presi in riferimento tra l’altro la tv era agli esordi, nata nel ’54. Quello era il periodo dei grandi rotocalchi, per i quali Publifoto lavorava.

“Abbiamo sia foto posate, tra cui l’unica a colori, insieme al marito, Giambattista Meneghini, che la guarda adorante, nel salotto della casa milanese in via Buonarroti, o in atelier mentre prova gli abiti, sia foto rubate, catturate – spiega il curatore Aldo Grasso -. Sono foto che ci raccontano la sua vita, con i personaggi che ne fanno parte”.

 

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Cinema del Mediterraneo, al via il Festival

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AGI – In un momento drammatico per tanti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, parte stasera al Maxxi la ventinovesima edizione del MedFilm Festival, la rassegna del cinema del Mediterraneo. Per 11 giorni si potranno incontrare i protagonisti del grande schermo e assistere in sei diversi luoghi romani, oltre che online, ad anteprime e visioni di film provenienti da 40 Paesi.

Come ha scritto nella sua introduzione la fondatrice e direttrice artistica del Festival, Ginella Vocca, “sono tempi che attentano alla pace, spargono il sangue e ritrovano l’homo homini lupus: arrendersi all’esistente è rischio sensibile e sciagura incipiente”. Proprio contro questo rischio il Festival “rimane dentro la sua vocazione di essere immagine e immaginario di vita, dove si incontrano istituzioni e società civile, per vedere e soprattutto ascoltare, le voci di chi è considerato “gli altri”, le voci di un Mediterraneo di vita e di ipotesi di futuro da costruire insieme”.

I film in concorso sono 8, da 8 Paesi diversi; quello che inaugura il festival è Endless Borders del regista iraniano Abbas Amini, dedicato al tema purtroppo sempre più attuale dell’esilio e dei rifugiati. L’ospite d’onore dell’edizione, nel semestre di presidenza del Consiglio Ue, è la Spagna, con un premio alla carriera alla madrina del festival, l’attrice spagnola Angela Molina. Ci sarà poi un focus speciale sulla figura della grande cantante greca Maria Callas, “voce del Mediterraneo” nel centenario della nascita. 

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A Roma la mostra che racconta Tolkien

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AGI – Una mostra per raccontare, l’uomo, il docente, l’autore di uno dei libri più conosciuti del ‘900. “Tolkien. Uomo, Professore, Autore” è la mostra ospitata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea dal prossimo 16 novembre all’11 febbraio dell’anno prossimo. Un viaggio che permetterà agli appassionati e al grande pubblico di comprendere John Ronald Reuel Tolkien, creatore della celebre epopea della “Terra di Mezzo”, straordinario conoscitore del mondo antico, a cinquant’anni dalla sua scomparsa e dalla prima edizione italiana de ‘Lo Hobbit‘.

La mostra romana, la prima esposizione di queste dimensioni mai dedicata in Italia allo scrittore, è ideata e promossa dal Ministero della Cultura, con la collaborazione dell’Università di Oxford, realizzata da Creare Organizzare Realizzare con la curatela di Oronzo Cilli e la co-curatela e l’organizzazione di Alessandro Nicosia. Roma  sarà la prima tappa di un percorso che proseguirà nel 2024 in altre città italiane. 

Rispetto alle grandi mostre allestite a Oxford (2018), Parigi (2020) e Milwaukee (2022), che hanno esaltato particolari aspetti delle opere letterarie dello scrittore inglese, questa pone Tolkien al centro di tutto, raccontando l’uomo, il padre e l’amico; ma anche l’accademico, autore di studi e pubblicazioni ancora oggi fondamentali nello studio della letteratura in antico e medio inglese; e il narratore e sub-creatore della “Terra di Mezzo“. Ci sarà anche spazio per tutto ciò che ha ispirato nell’arte, nella musica e nel mondo dei fumetti. 

L’immersione nell’universo da lui creato si realizza mediante un articolato percorso espositivo tra manoscritti autografi, lettere, memorabilia, fotografie e opere d’arte ispirate alle visioni letterarie di un autore unico e poliedrico. Uomo del suo tempo, romanziere, linguista e filologo, il professore di Oxford viene raccontato nella sua complessità artistica e umana. Particolare rilevanza viene data al suo rapporto con l’Italia.

“Sono innamorato dell’italiano, e mi sento alquanto sperduto senza la possibilità di provare a parlarlo”, si legge in una sua lettera, e nella rassegna non mancano le testimonianze del viaggio a Venezia e Assisi nel 1955, cosi’ come i tanti contatti, diretti e indiretti, con studiosi e intellettuali del nostro Paese. Spazio anche agli adattamenti cinematografici vecchi e nuovi, dal film d’animazione di Ralph Bakshi alla trilogia de ‘Il Signore degli Anelli’ del regista Peter Jackson, capace di rappresentare sul grande schermo una delle saghe piu’ ambiziose e popolari della letteratura mondiale conquistando 17 premi Oscar.

Molte le istituzioni internazionali coinvolte nel processo di collazione della documentazione: l’Archivio Apostolico Vaticano, la Bibliothe’que Alpha dell’Università di Liegi, l’Università di Reading, l’Oratorio di San Filippo Neri di Birmingham, il Venerabile Collegio Inglese di Roma, la Tolkien Society, la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce, la Biblioteca civica di Biella, le case editrici Astrolabio-Ubaldini e Bompiani, il Greisinger Museum di Jenins e la Warner Bros Discovery.

Il catalogo che accompagna la mostra si avvale dei contributi di Adriano Monti Buzzetti Colella, Giuseppe Pezzini, Emma Giammattei, Francesco Nepitello, Chiara Bertoglio, Gianluca Comastri, padre Guglielmo Spirito, Fabio Celoni, Davide Martini, Roberta Tosi, Salvatore Santangelo, Stefano Giuliano, Claudio Mattia Serafin, Gianfranco de Turris, Paolo Paron e Domenico Dimichino.
 

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Una targa per Mario Tronti. Renato Zero: “Mio zio, politico del popolo”

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AGI – Scoperta una targa in via Ostiense 56 in memoria di Mario Tronti, filosofo e politico italiano nato nel 1931 e morto lo scorso 7 agosto. Tronti era considerato uno dei principali fondatori ed esponenti del marxismo operaista teorico degli anni sessanta. Insegnò a lungo all’università di Siena ma visse per molto tempo a Roma, data anche l’attività di parlamentare. La targa è stata scoperta dalla moglie e dal presidente dell’ottavo municipio Amedeo Ciaccheri alla presenza del cantautore romano Renato Zero nipote per parte di madre, di Mario Tronti.

“Finalmente giustizia – ha detto all’AGI l’artista – questi esempi meravigliosi in questo nostro paese che da qualche tempo a questa parte è smemorato, non ha idea di quello che è stato, sono importanti. Forse è la nostra piccolezza che non ci permette di valorizzare chi ci ha rappresentato”.

Mario Tronti, aggiunge Renato Zero, “è stata la punta di diamante della nostra famiglia ma in più, ha dato  un contributo davvero tangibile alla causa degli operai italiani, al rinnovamento di certe mentalità ristrette. E poi la politica prende sempre delle direzioni abbastanza incomprensibili perché l’urgenza diventa burocrazia e il bisogno diventa negligenza. Mio zio non era così. E siamo qui non solo perché era mio parente ma anche perché era un esempio per tutti. Non ha mai mollato, non aveva velleità. Andava in Senato con il tram. Ha sempre condiviso umilmente il suo pensiero e aveva doti di aggregazione. Oggi è diverso, il politico va, presenzia ma non aggrega. Stare nel cosiddetto Palazzo, non è il posto migliore per aiutare gli italiani”. Mario Tronti era cugino della mamma di Renato Zero, la signora Ada. 

Sulla targa posta alla sinistra del portone d’ingresso, come ha ricordato il presidente del municipio c’è scritto: “Sono cresciuto nel quartiere Ostiense di Roma, una periferia urbana, i miei lavoravano ai mercati generali, mio padre faceva lo scaricatore ed era comunista, mia madre aveva un banchetto. Gli operai e i tramvieri della sezione Ostiense del Pci dove mi sono iscritto negli anni ’50, sono stati la mia scuola politica. Mi insegnavano che cos’era la lotta per la buona causa e le regole per ben condurla. Considero tutto questo il mio plusvalore umano”.

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Milano, in coda per ‘Amazonia’ di Salgado. Mostra prorogata fino al 28 gennaio

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(AGI) – Sarà prorogata fino al 28 gennaio 2024 la mostra di Sebastiao Salgado, ‘Amazonia’, alla Fabbrica del Vapore di Milano curata da Lélia Wanick Salgado, compagna di viaggio e di vita del grande fotografo. Sono stati i numeri, costantemente alti, degli ingressi a imporre questa scelta al centro artistico e culturale polifunzionale meneghino.

Dopo il progetto ‘Genesi’, dedicato alle regioni più remote del pianeta per testimoniarne la maestosa bellezza, Salgado ha intrapreso una nuova serie di viaggi per catturare l’incredibile ricchezza e varietà della foresta amazzonica brasiliana, con gli usi e i costumi delle popolazioni che vi abitano. Per riuscirci, il maestro ha vissuto nei loro villaggi per settimane, condividendone il quotidiano e fotografando le popolazioni indigene incontrate via via.

Un progetto complesso, durato sette anni, durante i quali ha fotografato la vegetazione, i fiumi, le montagne e le persone. “Non so se Salgado sia più un grande artista o un benefattore dell’umanità”, aveva affermato il Sindaco di Milano Giuseppe Sala presentando il maestro brasiliano durante l’inaugurazione della mostra, lo scorso 12 maggio. “In Amazzonia – aveva aggiunto – ha realizzato un’opera di forestazione da cui tutti noi dobbiamo imparare e ha fatto un regalo immenso all’umanità”: 

Per Sebastiao Salgado, queste immagini testimoniano ciò che ancora sopravvive a dispetto della progressiva scomparsa di cui è vittima la più grande foresta pluviale tropicale del Pianeta: “il mio desiderio, con tutto il cuore, con tutta la mia energia, con tutta la passione che ho dentro – ha sottolineato il fotografo brasiliano –  è che tra 50 anni questa mostra non assomigli a una testimonianza di un mondo perduto”. “L’Amazzonia deve continuare a vivere e avere sempre, nel suo cuore, i suoi abitanti indigeni.”

Con oltre 200 fotografie esposte, ‘Amazonia’ propone di immergersi totalmente nella realtà amazzonica ma anche di sensibilizzare i visitatori.

La mostra si sviluppa attorno a due temi. Il primo è costituito dalle fotografie di ambientazione paesaggistica, con le sezioni che vanno dalle vedute aeree della foresta ai fiumi volanti: la foresta amazzonica è l’unico luogo al mondo dove il sistema di umidità dell’aria non dipende dall’evaporazione degli oceani. Ogni albero disperde centinaia di litri d’acqua al giorno, creando il singolare fenomeno dei “fiumi volanti”, correnti d’aria cariche di umidità che originano dalla traspirazione delle piante nelle foreste pluviali e sono anche più grandi del Rio delle Amazzoni.

L’allestimento prosegue con la sezione sulla foresta, per finire con il parco di Anavilhanas – Isole nella Corrente, l’arcipelago che conta tra le 350 e le 450 isole di ogni forma immaginabile che emergono dalle acque scure del Rio Negro. Il secondo corpo di immagini è dedicato alle diverse popolazioni indigene incontrate nel suo lungo viaggio mentre al centro del percorso espositivo si trovano tre alloggiamenti che rappresentano le case indigene chiamate “ocas”.

Le fotografie delle popolazioni dell’Amazzonia, un centinaio in tutto, sono intervallate da interviste video dei leader indigeni. La mostra include i ritratti degli esponenti di ben 12 gruppi indigeni che Salgado ha immortalato nei suoi numerosi viaggi.

Come spiegato dallo stesso Salgado, “questa mostra vuole ricreare l’ambiente della foresta amazzonica, che ho vissuto, documentato e fotografato per sette anni, dando la possibilità al visitatore di immedesimarsi e immergersi sia nella sua vegetazione rigogliosa sia nella quotidianità delle popolazioni native”.

Il maestro, in occasione dell’inaugurazione, non aveva fatto mistero di essere “particolarmente felice” di tornare a esporre a Milano. “Una città – aveva precisato – che ha dato sempre molto spazio al mio lavoro, offrendo ai cittadini l’occasione di vedere immagini che testimoniano ciò che resta di questo patrimonio immenso e che rischia di scomparire”.

Salgado, da sempre artista e fotografo impegnato, crede fermamente che spetti proprio all’essere umano fare la propria parte per contribuire a tutelare il patrimonio amazzonico, “affinché la vita e la natura possano sottrarsi a ulteriori episodi di distruzione e depredazione”. 

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Attori e sceneggiatori in sciopero, l’ultima offerta degli Studios

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AGI – Il sindacato che rappresenta gli attori statunitensi in sciopero ha dichiarato di non poter accettare “l’ultima, migliore e ultima offerta” degli studios avanzata durante il fine settimana nel tentativo di porre fine a uno stallo durato mesi che ha paralizzato Hollywood.

I negoziatori della Screen Actors Guild stanno riflettendo sulla proposta da sabato, mentre gli studi cinematografici cercano di fermare un’agitazione che ha bloccato la produzione televisiva e cinematografica per quattro mesi. In una dichiarazione ai membri pubblicata lunedì sui social media, il comitato ha affermato di essere determinato a porre fine “responsabilmente” allo sciopero, giunto a 116 giorni, ma di non aver ancora trovato un terreno comune con l’organismo che rappresenta Disney, Netflix, Warner, Universal, Paramount e Sony.

“Ci sono diversi punti essenziali sui quali non abbiamo ancora un accordo, tra cui l’intelligenza artificiale”, si legge nella nota, “vi terremo informati sull’evolversi degli eventi”.

La Screen Actors Guild rappresenta circa 160.000 artisti. Gli attori al di sotto delle alte sfere di Hollywood affermano che è diventato quasi impossibile guadagnarsi una vita dignitosa, poiché i vecchi tetti salariali non sono riusciti a tenere il passo con l’inflazione e i cambiamenti del settore. In particolare, la crescita delle piattaforme di streaming – che in genere ordinano meno episodi per serie e pagano “residui” minimi quando uno spettacolo di successo viene rivisto – ha gravemente eroso le loro entrate. Il ricorso all’intelligenza artificiale – in particolare l’utilizzo delle sembianze di un attore molto tempo dopo le riprese – è stato un punto critico.

Gli studi, che hanno già ritardato l’uscita di film importanti come “Dune: Part Two” e il prossimo capitolo di “Mission: Impossible“, sono ansiosi di riavviare le produzioni di programmi di successo come “Stranger Things” in tempo per il prossimo anno. Il co-ad di Netflix, Ted Sarandos, ha detto all’AFP che le trattative sono ancora in corso. “Siamo al tavolo e stiamo lavorando davvero duramente per chiudere”, ha detto, “sento che siamo davvero vicini ma questi sono accordi complicati e stiamo navigando in acque difficili. Il nostro obiettivo è riportare la gente al lavoro”.

Quando iniziò lo sciopero degli attori, stavano ancora incrociando le braccia gli sceneggiatori di Hollywood, in uno stop contemporaneo che non avveniva dal 1960, quando le proteste furono guidate dall’attore, e futuro presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan. L’accordo con gli sceneggiatori fu chiuso lo scorso settembre. Si stima che il costo complessivo del blocco sia pari ad almeno 6,5 miliardi di dollari. La scorsa settimana, il capo negoziatore del sindacato degli attori, Duncan Crabtree-Ireland, ha detto ai membri di essere “cautamente ottimista” dopo il raggiungimento di un compromesso tra le parti sulle richieste di un salario minimo e su un meccanismo di bonus per l’apparizione in spettacoli o film di successo. Le tutele e le compensazioni per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale proposte dagli studios appaiono invece ancora insufficienti agli attori.

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CircOnda, i circensi di tutto il mondo si ritrovano in Sicilia

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AGI – Arriva “CircOnda”, il progetto che porta in giro per la Sicilia artisti circensi di tutto il mondo. CircOnda dichiara le sue intenzioni già dal nome e cioè unire il circo contemporaneo e le onde da surfare. Già, infatti un gruppo di dodici circensi professionisti arrivati da diverse parti del mondo hanno girato ben tre spiagge nei tre lati della Sicilia.

Il progetto artistico prodotto dal network artistico Cordata F.O.R. e diretto dal regista Riccardo Strano è stato premiato dal ministero della Cultura in quanto espressione di una dimensione di particolare prestigio artistico e culturale e di riconoscibilità sul piano nazionale e internazionale e così è partita questa avventura che a seguito di un bando a cui hanno partecipato oltre cento artisti di cui ne sono stati selezionati soltanto dodici ha già portato i circensi a surfare in diverse spiagge della Sicilia da San Vito Lo Capo a Trapani passando per Mondello a Palermo e per finire nell’ultima tappa siciliana che si è svolta a ottobre a Punta Braccetto a in provincia di Ragusa.

“Da tanto tempo faccio surf – racconta Riccardo Strano – e ho capito che mi aiuta e mi stimola nella ricerca artistica. Sono partito da questo pensiero per sperimentare un metodo per creare e mettere in scena le performance di circo contemporaneo. Il surfista e l’artista di circo hanno tanti fattori comuni ad esempio entrambi lavorano con un oggetto ma mentre il surfista alimenta le sue azioni con il mare e l’onda, il circense è spinto dalla scena e il pubblico. C’è così una continua trasposizione tra due discipline apparentemente diverse, il circo e il surf, ma che alla fine investono l’artista nel corpo, nella mente e nelle emozioni allo stesso modo”.

Il percorso che gli artisti di Circonda hanno intrapreso prevede il surf al mattino grazie agli istruttori della Serfatari Surf School e il pomeriggio tutti in teatro o in sala prove per creare nuove performance. Gli artisti imparando il surf, provano a riprodurre le azioni e le emozioni provate nell’esperienza del surf, trovano cosi’ elementi concreti che una volta trasposti nella ricerca artistica li rendono capaci di sviluppare nuovi stili e una propria drammaturgia di circo contemporaneo per la messa in scena di spettacoli.

Il frutto di questo percorso vede anche momenti di esibizioni in festival di circo come il Ballarò Buskers Festival, Naviganti Festival e Ibla Buskers, per dare la possibilità agli artisti di testare le loro creazioni con un pubblico. “Collaborare con gli artisti di circo è sempre estremamente stimolante, – afferma Gianni Iura istruttore di surf – la loro determinazione e preparazione fisica ci ha permesso di concentrarci maggiormente su quella che è l’essenza del surf, cioè il rapporto fra il surfista e l’onda, che in linea con il progetto di Circonda diventa l’unione della scrittura e della messa in scena”.

Inoltre l’esperienza della scoperta di nuovi luoghi, del mare e del surf diventa linfa creativa in diverse forme, da nuovi spunti da mettere in scena a nuove sensazioni da raccontare a chi si avvicina per la prima volta a quella spiaggia. Infatti questo percorso artistico innovativo vuole valorizzare le spiagge che hanno toccato le tappe di Circonda e gli artisti produrranno dei podcast dove racconteranno della loro esperienza e di ciò che hanno scoperto sui luoghi che hanno visitato e di come anche le location possono contaminare la produzione di opere artistiche.

I podcast si troveranno su Spotify ma anche in prossimità delle spiagge grazie ai comuni di San Vito Lo Capo, Palermo e Santa Croce Camerina che hanno sposato il progetto, saranno esposti dei cartelli ben visibili con un qr-code da scansionare che riporterà direttamente al racconto audio di Circonda, così il pubblico potrà rivivere appieno le stesse sensazioni che gli artisti raccontano. Circonda dopo avere portato i quindici artisti in giro per la Sicilia sopra un surf e per i festival per portare in scena tutto quello che hanno assorbito dal mare, dalla luce, dalle onde, approderanno per l’ultima tappa del percorso progettuale in Portogallo a novembre, alla ricerca delle onde più grandi del mondo.

Le emozioni raccolte grazie alle onde imponenti del Mediterraneo verranno rielaborate in sala prove e ognuno con la sua specialità, trapezio, verticalismo, bicicletta acrobatica, equilibrismo su corda e così via, proverà a mettere in scena le emozioni provate. “Imparare a controllare le emozioni è un training – aggiunge Riccardo Strano, – allenarle in mare è fondamentale per la scena, per gestire le emozioni davanti al pubblico. Raccontare con il corpo e quindi con la fisicità le emozioni che regala il mare e il surf è un esercizio di rielaborazione che aiuta gli artisti a crescere nella loro professione. Imparano a tradurre le sensazioni in movimenti scenici”.

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A primavera esce il nuovo libro di Papa Francesco “Life. La mia storia nella Storia” 

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AGI – HarperCollins Publishers annuncia che pubblicherà un nuovo libro di Papa Francesco, “Life. La mia storia nella Storia”, nel quale Papa Francesco racconta per la prima volta la storia della sua vita attraverso gli eventi che hanno segnato l’umanità, dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale nel 1939 quando lui aveva quasi tre anni, fino ai giorni nostri.

Il volume, concepito con HarperCollins Italia, rappresenta per l’editore un progetto globale che sarà pubblicato nella primavera del 2024 da HarperCollins in Italia, Stati Uniti, UK, Canada, Brasile, Francia, Germania, Messico, Polonia, Portogallo, Spagna e Sudamerica.

Questa è la prima volta che il gruppo HarperCollins pubblica un libro di Papa Francesco. ‘Lifè è un viaggio straordinario lungo i decenni per ripercorrere le tappe più significative dei nostri tempi, attraverso i ricordi del Papa.

Tra questi: la caduta del muro di Berlino, il colpo di Stato di Videla in Argentina, lo sbarco sulla Luna nel 1969 e anche la coppa del mondo del 1986 dove Maradona segnò il gol passato alla storia come “La mano de Dios”. Memorie di un pastore che, dal suo personalissimo punto di vista, narra gli anni dello sterminio nazista degli ebrei, dell’atomica su Hiroshima e Nagasaki, la grande recessione economica del 2008, il crollo delle Twin Towers, la pandemia, le dimissioni di Benedetto XVI e il conclave che lo ha eletto Papa col nome di Francesco. Eventi che si intrecciano con la vita del “papa callejero” che eccezionalmente riapre lo scrigno dei suoi ricordi per raccontare, con la schiettezza che lo contraddistingue, quei momenti che hanno cambiato il mondo. Francesco lancia al contempo dei messaggi importanti sui temi più caldi d’attualità: le diseguaglianze sociali, la crisi climatica, la guerra, le armi atomiche, le discriminazioni razziali, le battaglie pro-life. La voce del Papa si alterna a quella di un narratore, Fabio Marchese Ragona, vaticanista del gruppo televisivo Mediaset, che in ogni capitolo descrive il contesto storico in cui il Papa ha vissuto.

“In questo libro raccontiamo una storia, quella della mia vita, attraverso gli eventi più importanti e drammatici che ha vissuto l’umanità nel corso degli ultimi ottant’anni – commenta Papa Francesco – è un volume che vede la luce perchè, soprattutto i più giovani, possano ascoltare la voce di un anziano e riflettere su ciò che ha vissuto il nostro pianeta, per non ripetere più gli errori del passato. Pensiamo, ad esempio, alle guerre che hanno flagellato e che flagellano il mondo. Pensiamo ai genocidi, alle persecuzioni, all’odio tra fratelli e sorelle di diverse religioni! Quanto dolore! Giunti a una certa età è importante, anche per noi stessi, riaprire il libro dei ricordi e fare memoria: per imparare guardando indietro nel tempo, per ritrovare le cose non buone, quelle tossiche che abbiamo vissuto insieme ai peccati commessi, ma anche per rivivere tutto ciò che di buono Dio ci ha mandato. è un esercizio di discernimento che dovremmo fare tutti quanti, prima che sia troppo tardi!”.

Brian Murray, presidente e Ceo di HarperCollins Publishers, dice che la casa editrice è “onorata di pubblicare il libro di Papa Francesco”. Poi aggiunge: “Dalla sua vita in Argentina alla sua nomina a Pontefice della Chiesa Cattolica, Papa Francesco ha vissuto una vita eccezionale, testimone di alcuni dei momenti più decisivi della storia recente. Non vediamo l’ora di portare la sua storia ai lettori di tutto il mondo”. 

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Francia, il Goncourt allo scrittore Jean-Baptiste Andrea e al suo ‘affresco’ sull’Italia fascista

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(AGI) – Dopo essersi conquistato il primo posto, in meno di tre mesi, neIla classifica dei libri più venduto Oltralpe, ‘Veiller sur elle’ (‘Vegliare su di lei’, edizioni Iconoclaste, 583 p.) di Jean-Baptiste Andrea (52 anni) vince il Premio Goncourt, il più prestigioso riconoscimento letterario francese.

Il nuovo romanzo di Andrea – conosciuto anche come regista e sceneggiatore –  si snoda attorno una storia d’amore e di vendetta tra uno scultore geniale e un’ereditiera ribelle nell’Italia degli inizi del XX secolo.  Due ‘eroi’ in conflitto, in un Italia travagliata dalla crisi, raccontati in modo struggente e con colpi di scena che inchiodano alle pagine, quasi 600, il lettore. Un romanzo “picaresco come non se ne scrivevano più dai tempi dei fratelli Dumas”, hanno sottolineato i critici, definendo l’opera un “formidabile affresco dell’Italia del tempo”. 

Come da tradizione, i membri della giuria del Goncourt hanno annunciato il nome del vincitore il primo martedì del mese, dal salone al primo piano del ristorante Drouant di Parigi. Questo riconoscimento normalmente segna l’apice della carriera per uno scrittore  e fa la fortuna del suo editore (in questo caso, la piccola casa editrice Iconoclaste) visto che, secondo le stime, il libro insignito vende in media almeno 400mila copie.  

‘Veiller sur elle’ non è stato ancora tradotto in italiano ma Andrea, da oggi definitivamente consacrato come scrittore, è già stato pubblicato nel nostro Paese da Einaudi con due titoli, entrambi pluripremiati in Francia:  “Mia regina”, romanzo d’esordio del 2018 e “L’uomo che suonava Beethoven” (2022).

Jean-Baptiste Andrea è riuscito infatti a imporsi sulla scena letteraria francese in tempi record e in modo quasi inaspettato. Alla notizia di esser in lizza per l’assegnazione del Goncourt a pochissimi anni dal suo romanzo d’esordio lo scrittore aveva affermato entusiasta, “questo significa che sono diventato uno scrittore, e per me è la ricompensa più grande di tutte”. Il suo trionfo segue quello di Brigitte Giraud, premiata l’anno scorso per ‘Vivre vite’.

 

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Esordio record per ‘Io, noi e Gaber’, terzo al box office

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AGI – Esordio da record per ‘Io, noi e Gaber‘, il docufilm sul Signor G., scritto e diretto da Riccardo Milani che ha sbancato il botteghino con un incasso di 102.000 euro al box office, per un totale di 12.973 spettatori presenti in oltre 261 sale cinematografiche italiane.
Numeri da capogiro che sono valsi al docufilm un incredibile terzo posto della classifica generale stilata da Cinetel, dietro soltanto ai campioni d’incassi ‘C’è ancora domani’ e ‘Five Nights at Freddy’s’. Un risultato eccezionale che fa brillare il film dedicato al genio libero di Giorgio Gaber, che rappresenta oggi la migliore seconda media per schermo del mercato.

‘Io, noi e Gaber’ restituisce al pubblico la personalità ancora oggi viva e attuale del Signor G, tra aspetti inediti e racconti sorprendenti. Un “fatto cinematografico” che accende i riflettori sull’importanza della musica, del pensiero e delle indimenticabili parole di uno degli artisti e intellettuali più importanti del nostro secolo.

‘Io, noi e Gaber’ – prodotto da Atomic in coproduzione con RAI Documentari e Luce Cinecittà, distribuito da Lucky Red e promosso dalla Fondazione Gaber – è nelle sale il 7 e 8 novembre.
 

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