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Biglietto nominativo al Colosseo, Sangiuliano pensa di estenderlo

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AGI – I biglietti nominativi per il Colosseo stanno dando un riscontro “positivo“. A dirlo è il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, a margine di un convegno a Nocera Superiore.

“Abbiamo organizzato tutto in pochissimo tempo perché abbiamo ereditato una situazione disastrosa di contenziosi, di gineprai legali. Per esempio, c’era un concessionario che da vent’anni, senza gara, veniva prorogato. Per il Colosseo sta andando bene, e laddove è necessario potrebbe anche essere replicato”, conclude Sangiuliano. 

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Zubin Mehta è morto, anzi no. Chi è il ‘bufalaro’ che ha diffuso la notizia

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AGI – Un lavoro ‘di fino’ iniziato addirittura a maggio scorso, con l’apertura di un account (fasullo) a nome dell’ufficio stampa della Filarmonica di Los Angeles. Qualche post, alcuni retweet e poi il colpo: l’annuncio della morte di Zubin Mehta.

Seguito dopo circa tre ore da una dicitura ormai diventata familiare nel mondo dei ‘bufalari’ e delle loro vittime: “Questo è un account falso creato da Tommaso Debenedetti”. ‘Ancora lui’ hanno sospirato quelli che da più di una decina d’anni ormai si destreggiano nel campo minato delle fake disseminate da Debenedetti.

‘Ancora lui’ deve aver sospirato chi per anni ha dato credito a interviste totalmente inventate a personaggi di caratura spacciate a giornali di medio cabotaggio. Ma chi è Tommaso Debenedetti e perchè da nipote di un celebratissimo critico letterario e figlio di apprezzato giornalista è finito a fare lo spacciatore di bufale?

La panzana come forma d’arte, si potrebbe dire. Volendo si potrebbe addirittura citare il piè illustre dei precedenti, la ‘Guerra dei mondi’ di Orson Welles diffusa via radio in un’America incredula. Ma qui siamo in tutt’altra sfera e la storia di Debenedetti la illustra bene.

A smascherarlo, nell’aprile del 2010, fu un’intervista a Philip Roth in cui una giornalista chiedeva allo scrittore di approfondire un discorso sul disincanto dell’America nei confronti di Barack Obama di cui aveva parlato in un’intervista a un altro quotidiano.

Ma Roth, orripilato, smentiva di aver mai detto quelle cose e di aver mai rilasciato un’intervista a quel giornale. Alla faccenda si appassionò il New Yorker che, si sa, non molla l’osso facilmente e scopriì che oltre ad aver inventato di sana pianta l’intervista a Roth, Debenedetti aveva fatto lo stesso con John Le Carrè, Gore Vidal, Herta Mueller e David Grossman. Fine carriera. Almeno quella di (pseudo) intervistatore.

Ma iniziò di quella di ‘bufalaro’ di professione, agevolata dalla diffusione dei social network e dalla facilità di creare falsi profili. Uno dei colpi più clamorosi risale al 2018 quando fece dire, attraverso un account fake, al ministro della cultura greco che era morto Costa Gavras, finchè non fu il regista in persona a smentire la notizia in diretta tv, dopo che l’Associated Press e poi molti media internazionali l’avevano ripresa.

Come avrebbe amato dire Mark Twain, “spiacente di deludervi, ma la notizia della mia morte è grossolanamente esagerata”. Salvo scoprire che anche questa citazione è un fake. 

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Il “nemico” che salvò Pietro Nenni dall’arresto 

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AGI – Marzo 1942. La Francia è spaccata a metà da due anni: il nord e Parigi sono occupati direttamente dalla Germania nazista; nel centro-sud è stato instaurato il regime di Vichy, libero solo sulla carta.

L’ex segretario del Psi, Pietro Nenni, si è rifugiato in un piccolo paese sui Pirenei francesi, sperando di non essere notato. Anche se si trova in una zona della Francia “libera”, infatti, la collaborazione di alcuni elementi del governo di Vichy con il regime nazista è forte. Il suo nome, inoltre, figura in un elenco di elementi antifascisti di cui Mussolini ha chiesto l’estradizione in Italia. 

In quei giorni viene redatta una nota interessante, che contribuisce a salvare Nenni dall’arresto. A scriverla è Angelo Tasca: storico e giornalista di spessore, ma anche un ex comunista, che, iscrittosi al Psi a metà degli anni ’30, era diventato il principale avversario politico di Nenni.

Dopo il crollo della Francia, Tasca aveva deciso di sostenere le autorità di Vichy e questo gli consentiva di intervenire in favore di ex compagni in difficoltà. Il documento, trovato nel Fondo Angelo Tasca conservato alla Fondazione Feltrinelli, è un tentativo di mettere in buona luce Nenni: mette in rilievo, infatti, i particolari che possono “ammorbidire” la posizione delle autorità di Vichy verso il leader socialista.

Quello dell’aiuto di Tasca a Nenni è un piccolo “giallo” storico. Dopo la fine della guerra, la voce era circolata. Il leader socialista non ci ha mai creduto e ha sempre ritenuto Tasca un personaggio ambiguo. 

È certo, però, che l’ex comunista si impegnò per tentare di aiutare alcuni ex compagni di lotta, come ad esempio Giuseppe Faravelli, Giovanni Faraboli e Mario Levi. Questi, liberati dal campo di concentramento del Vernet, gli mandarono un telegramma di ringraziamento il 3 aprile 1942.

L’appunto ritrovato

Nonostante la diffidenza mostrata da Nenni, Tasca si mosse davvero a suo favore. Nel suo libro “In Francia nella bufera”, l’ex comunista ricorda che nella richiesta di estradizione avanzata da Roma, “Nenni era accusato di tramare non so che cosa coi comunisti”.

Così, su consiglio di un funzionario di Vichy, decide di stilare la nota in favore del suo ex avversario politico. Il testo del documento, redatto in francese, recita: “27/3/1942. Pietro Nenni non è mai stato e non è comunista. È un giornalista, che è stato amico di Mussolini.

Nel 1914-1915 guidò, al suo fianco, la campagna a favore dell’intervento dell’Italia in guerra contro gli Imperi Centrali. In Italia fu il direttore del grande quotidiano socialista l’Avanti, che si pubblicava a Milano. Molto conosciuto nell’ambiente giornalistico di Parigi e di Bruxelles, dove è stato corrispondente di diversi giornali.

Lui è stato il segretario del Partito Socialista Italiano. Ha tre figlie (quattro in realtà, ndr), di cui due sono diventate francesi per il loro matrimonio con dei francesi. Egli è anche molto conosciuto negli Stati Uniti, dove si è rifiutato di recarsi nel giugno 1940, malgrado l’invito che egli aveva ricevuto”. 

Vengono messi in evidenza dettagli favorevoli al leader socialista: il fatto che non sia mai stato comunista; la sua vecchia amicizia con Mussolini; che sia molto conosciuto nell’ambiente giornalistico; che abbia rifiutato di fuggire negli Stati Uniti.

Toni molto diversi da quelli che Tasca aveva usato contro Nenni nel pieno del loro scontro politico e che testimoniano come, al di là di conflitti e anche di rancori personali, la solidarietà tra gli esuli spesso era più forte di tutto il resto. 

Comunque, oltre all’intervento di Tasca, Nenni aveva altre carte da giocare: non gli mancavano conoscenze, tra cui quella di Pierre Laval, un ex socialista divenuto uno dei capi più influenti del regime di Vichy. 

Nenni evitò l’arresto per oltre un anno, fino a quando la relativa autonomia della Francia di Vichy dai nazisti si ridusse ulteriormente e quando le pressioni del governo fascista per la sua cattura divennero insostenibili. Arrestato dalla Gestapo, arriva in Italia il 5 aprile 1943 e viene mandato al confino a Ponza. 

Si chiederà per tutta la vita se il suo “amico-nemico” Mussolini fosse intervenuto per toglierlo dalle mani dei nazisti e per spedirlo su un’isola italiana, dove di fatto viene messo agli “arresti domiciliari” ma non rischia la vita. Non troverà mai una risposta certa. Secondo il direttore scientifico della Fondazione Pietro Nenni, Antonio Tedesco, “è plausibile, invece, che il regime non volesse lasciare nelle mani tedesche i “fuoriusciti” italiani di spicco come Nenni.

Mussolini considerava i leader dei partiti antifascisti i peggiori traditori e nemici del regime e riteneva fondamentale “neutralizzarli”, per poi giudicarli dopo la fine della guerra. Era – come sottolineato dallo storico Gaetano Arfè – anche un fatto di orgoglio nazionale: visto che erano italiani, rivendicava al fascismo il compito di punirli”.

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Diodato canta ‘La mia terra’ per il film di Riondino

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AGI – Fantastica coppia Michele Riondino e Diodato, entrambi tarantini, entrambi impegnati per salvare la città dal disastro ambientale creato dall’Ilva. Oggi Riondino porta alla Festa del cinema di Roma il suo film d’esordio da regista, ‘Palazzina Laf’, in cui racconta un aspetto meno noto dell’acciaieria maledetta, quella dell’azienda i cui vertici, primi in Italia, sono stati condannati per mobbing nel 1997 quando questa forma di tortura psicologica non era aveva neppure un nome.

Riondino è attore, sceneggiatore (con Maurizio Braucci) e regista, mentre Diodato è autore della canzone che si sente mentre scorrono i titoli di coda con le immagini vere dei protagonisti di quella stagione all’Ilva, ‘La mia terra’ (Music Union Srl – Gli Alberi Srl – Carosello Records). In conferenza stampa il cantautore pugliese ha accennato al brano.

Un testo che, ha spiegato Riondino, “ho voluto lasciare alla fine come una sorta di epilogo di questo film. ‘La mia terra’ – ha detto il regista – è una dichiarazione d’amore per Taranto e doveva essere accompagnata da immagini reali, vere e mostrare il passaggio dal 1997 a oggi. Il suo pezzo è per oggi”.

In mattinata, durante un incontro ristretto con i giornalisti, Diodato stesso aveva spiegato: “Con Michele siamo fratelli da alcuni anni, per una sorta di destino che ci lega alla nostra terra. Quando ho saputo che stava lavorando al suo primo film da regista – ha detto – mi sono permesso di proporgli una collaborazione perché sentivo che poteva essere un bel modo per raccontare insieme qualcosa.

‘La mia terra’ è una canzone che parte dal mito della fondazione di Taranto, dal re dei Parteni che viene esiliato da Sparta a cui l’oracolo dice: troverai la tua terra quando vedrai piovere col cielo sereno. Arrivato dopo tanto peregrinare nel porto di Taranto – ha spiegato – il re si addormenta sulle gambe della moglie e questa, ripensando a tutto quello che avevano passato, inizia a piangere. Lui quindi si risveglia con queste lacrime che confonde con la pioggia e, guardando il cielo sereno, pensa di aver trovato la sua terra. Queste lacrime a ciel sereno – ha detto ancora Diodato – è un po’ come se ci avessero segnato. È il destino a cui sembriamo essere condannati noi tarantini. Ma da qualche anno nella nostra città c’è una sorta di rivoluzione e deve molto all’impegno di Michele. E in questa canzone volevo unire i due mondi – ha spiegato ancora – il mito della fondazione e ciò che è accaduto e continua ad accadere a Taranto. Nella canzone ripeto più volte la parola amore perché è basata su quello, sull’amore per una terra che è stata contaminata da scelte scellerate fatte in passato. Ma chi la ama – ha concluso – conserva in sé la speranza per un futuro migliore per cui però bisogna lottare”. 

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Zucchero a Roma Cinema. “Sono un uomo tribolato ma resto genuino”

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AGI – “Non volevo qualcosa di celebrativo ma un’opera che mi rappresentasse, per quello che sono”. Zucchero Fornaciari alla festa del cinema di Roma per la presentazione del suo omonimo docu-film svela se stesso e parla delle sue ‘tribolazioni’, del suo essere come persona. Eppure, guardando le immagini, ascoltando i commenti di Bono Vox, Francesco De Gregori, Sting e tanti altri, non si può che rimanere piacevolmente affascinati da quanta incredibile strada abbia fatto questo musicista, divenuta una rock star internazionale, un blues man appassionato della sua arte che ha suonato con tutti i grandi fra i grandi della musica rock e vanta amicizie speciali, come quella con Luciano Pavarotti.

“È vero quello che dice De Gregori nel film – spiega Zucchero in conferenza stampa – io sono una persona ‘tribolata’ ed è forse anche per questo che esce fuori la mia vocazione per il blues. Sono una persona che è stata sradicata da piccola, andando via dalla provincia di Reggio Emilia per finire in Versilia a 11 anni, dove non mi sono ambientato mai. È stato uno sradicamento anche da mia nonna Diamante che mi ha fatto soffrire – aggiunge – ed è finita che non mi sono mai sentito veramente a casa. Quindi in me ci sono effettivamente pensieri malinconici e questo spiega anche la mia passione per il blues”.

Malinconia che, aggiunge il cantante, “è bella, non necessariamente negativa. Basta che non si trasformi in depressione. In questo film c’è la provincia emiliana, il mio piccolo mondo che era fatto della mentalità contadina – spiega – al paese c’era il prete detto ‘tagliatella’ perché pasciuto, la cooperativa del Partito comunista e la chiesa. E io sono cresciuto suonando l’organo della chiesa, dove suonavo anche altra musica e in cambio facevo il chierichetto”.

Ed ecco il ricordo di Luciano Pavarotti: “Ho avuto la fortuna di essere suo amico – racconta – con lui ho fatto ‘Miserere’. Era una persona genuina. Quando ci vedevamo ci parlavamo in dialetto. Per me è stato un faro. Genuino pur essendo planetario, era legato alle sue radici, quando andava a casa giocava a briscola. Lui e io, genuini – aggiunge – per me la genuinità e alla base di tutto: puoi essere Gesù, ma la cosa che mi sta a cuore è capire e sentire la genuinità un una persona. Quando sei fuori dal palco o dalle scene devi essere te stesso”.

Tanta strada fatta dentro una storia incredibile: “Ci ho pensato spesso a questa cosa – ammette Zucchero – ho pensato a quanta gente e quante rockstar ho incontrato e mi emoziona tutto questo. Devo dire che le testimonianze dei colleghi che parlano di me nel film sono state anche troppo generose. Sono apparsi vogliosi di parlare di me e delle mie storie e quando ho visto il film finito mi sono chiesto: ma come ho fatto? Ci vuole costanza e tenacia – aggiunge – ma nel mio caso, la tenacia è stata un’esigenza. Parti dicendo che vuoi fare il musicista e vivere in modo decoroso, sufficiente, inizi cosiì ma poi mai avrei pensato a fare tutto questo”.

In effetti, ricorda ancora il bluesman, “i primi tempi sono stati molto duri. Tornavo a casa sconfitto. Le ho provate tutte fino a quando non è arrivato ‘Donne’ che poi si è classificato penultimo al Festival di Sanremo ma stato un successo. C’è stato talento ma anche una componente di fortuna: in un momento della mia vita, quando ero depresso, sono capitate le cose più incredibili – ricorda ancora – mi chiamò Sting e scrissi ‘Miserere’: le cose belle sono capitate quando stavo male. Quindi ero tribolato, ma ora va meglio”.

Nel 2024 Zucchero tornerà live negli stadi partendo a marzo per l’Europa, poi una parentesi in Italia e di nuovo in giro fino al Sud America. “Io non ho mai seguito le regole del musicista, album e poi concerto. Io prendo spunto da Eric Clapton e da B.B. King, gente che va e suona sempre, soprattutto ora che la discografia soffre molto. Io seguo mio istinto e metto il cantare d’avanti”, conclude. 

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Alla Festa del Cinema di Roma, Zucchero e Juliette Binoche

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AGI – Oggi la Festa del cinema di Roma per la sua quarta giornata propone come evento clou l’anteprima del film documentario ‘Zucchero – Sugar Fornaciari‘ di Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano per cui è atteso sul red carpet alle 19.30 lo stesso artista.

Passando all’aspetto più prettamente cinematografico, a Roma arriva Juliette Binoche ospite della Festa per presentare ‘La Passion de Dodin Bouffant’ di Trn Anh Hu’ng, premio per la migliore regia al Festival di Cannes 2023. Altro film atteso alla Festa è ‘Palazzina Laf’, esordio alla regia di Michele Riondino: il film, interpretato tra gli altri da Elio Germano, porta sul grande schermo il primo caso di mobbing in Italia.

Il regista britannico Jonathan Glazer sarà poi protagonista di una masterclass con il pubblico. La sezione Storia del Cinema ospiterà infine l’anteprima mondiale di ‘Callas, Paris, 1958’, introdotto dal regista Tom Volf e ‘Profondo Argento’ di Giancarlo Rolandi e Steve Della Casa: sul palco, accanto ai due autori, Dario Argento e Luciano Tovoli.

Il film documentario ‘Zucchero – Sugar Fornaciari’ di Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano, presentato in anteprima nella sezione Proiezioni Speciali alle ore 21.30 nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, racconta lo straordinario artista attraverso le sue parole e quelle di colleghi e amici come Bono, Sting, Brian May, Paul Young, Andrea Bocelli, Salmo, Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Roberto Baggio, Jack Savoretti, Don Was, Randy Jackson e Corrado Rustici.

Un viaggio dell’anima che, grazie a immagini provenienti dagli archivi privati di Zucchero e dal “World Wild Tour”, il suo ultimo e trionfale tour mondiale, va oltre il ritratto di un musicista di successo arrivando fin dentro i dubbi e le fragilità dell’uomo. Zucchero sarà sul red carpet della Festa alle ore 20.45.

Due i titoli della sezione Grand Public in programma nella Sala Petrassi. Alle ore 19 la proiezione di ‘Palazzina Laf’, esordio alla regia di Michele Riondino. ‘Laf’ è acronimo di ‘Laminatoio a freddo’: la ‘Laf’ era la palazzina nella quale, negli anni ’90, i proprietari e i dirigenti dell’Ilva di Taranto decisero di confinare gli impiegati che si erano opposti alla “novazione” del contratto, cioè al declassamento a operai.

Non potevano licenziarli, perciò li sbattevano alla ‘Laf’, a non fare niente. Alle ore 21.15 il pubblico potrà assistere a ‘Fingernails’ di Christos Nikou. In un futuro inquietante, Anna e il suo compagno Ryan hanno realizzato il sogno di ogni coppia: sono in possesso di un documento che certifica il loro vero amore. Ma questo è solo l’inizio della loro ricerca. Per il suo debutto in lingua inglese, il regista greco torna con un racconto tragicomico e distopico sui sentimenti umani con Jessie Buckley, Riz Ahmed e Jeremy Allen White.

Alle ore 18.30, per la sezione Best of 2023, la Sala Sinopoli ospiterà la proiezione di ‘La Passion de Dodin Bouffant’ di Trn Anh Hung, premio per la migliore regia al Festival di Cannes 2023. L’autore vietnamita naturalizzato francese di ‘Il profumo della papaya verde’, ‘Cyclo’ e ‘Norwegian Wood’ traduce la passione carnale e spirituale che la cucina induce in una sinuosa partecipazione ai riti della coppia Juliette Binoche e Benoit Magimel.

Storia di cucina e storia d’amore, anche amore per la Francia, la sua cultura, la sua campagna, i suoi colori, i suoi pittori. Juliette Binoche sarà sul red carpet alle ore 17.45. Alle ore 17 nella Sala Petrassi il pubblico potrà assistere alla masterclass che vedrà protagonista Jonathan Glazer: dopo aver lavorato ai video musicali di alcuni straordinari artisti come Massive Attack,

Radiohead e Jamiroquai, il regista è approdato al grande schermo con titoli come ‘Birth – Io sono Sean’ e ‘Under the Skin’. Glazer e’ alla Festa del Cinema con il suo nuovo film, ‘The Zone of Interest’, Gran Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2023. Al MAXXI, per il secondo anno consecutivo, si terranno i ‘Dialoghi sul futuro del cinema’, promossi da Fondazione Cinema per Roma e Anica, in collaborazione con Cinecitta’ Spa e Siae.

La serie di ‘Dialoghi’ in sette episodi è programmata tra il 19 e il 26 ottobre alle ore 15.30: un appuntamento quotidiano, con eccezione della domenica, aperto al pubblico e ai media, fino a esaurimento posti, consolidando il formato snello e lineare sperimentato nel 2022.

Il titolo del convegno di oggi, sabato 21 ottobre, sarà ‘Può esistere un cinema italiano capace di conquistare il pubblico italiano ed europeo? Il punto di vista delle attrici e registe’. Gli interventi saranno a cura di Valeria Bruni Tedeschi, Paola Cortellesi, Ginevra Elkann, Valeria Golino, Kasja Smutniak e Jasmine Trinca. Coordina Piera Detassis.

Fino al 29 ottobre, la Casa del Cinema ospiterà l’ampio programma della sezione Storia del Cinema. Giuliano Montaldo, a cui è dedicata la diciottesima edizione della Festa, sarà ricordato in un incontro a ingresso gratuito che si terra’ alle ore 15 nella Sala Cinecittà, realizzato in collaborazione con la famiglia Montaldo.

Alle ore 17 in Sala Cinecittà, nell’ambito dell’omaggio a Maria Callas, sarà presentato ‘Medea’ di Pier Paolo Pasolini. Nel film, come nell’opera, Maria Callas è anima e corpo di Medea, vive, si illude, soffre, giunge fino al più orrendo degli omicidi. Però non canta, parla: questo restauro ci farà ascoltare la vera voce di Maria Callas, che per Pasolini aveva recitato in italiano.

Il film uscì invece con la voce di Rita Savagnone: il produttore Franco Rossellini fece pressione sul regista perché per il circuito italiano facesse doppiare la Callas, temendo che la sua inflessione “straniera” risultasse sgradita al pubblico. Pasolini accetto’ ma ottenne che fosse mantenuta la voce originale del soprano per le edizioni estere.

L’omaggio si chiuderà alle ore 19.30 (Sala Cinecitta’) con un evento straordinario, l’anteprima mondiale di ‘Callas, Paris, 1958‘ di Tom Volf. Nel dicembre del 1958 Maria Callas esordiva all’Opera di Parigi in un concerto che si prevedeva leggendario e si rivelò uno degli eventi musicali del secolo. Quella serata fu ripresa e trasmessa in diretta in tutta Europa.

Il film, grazie al ritrovamento delle pellicole originali, porta il pubblico nel cuore di quell’evento, proponendo immagini restaurate in 4K HD e rielaborate a colori da Composite Films, che ha lavorato con le bobine originali della Callas Foundation basandosi su foto a colori dell’evento. Il suono è stato restaurato attingendo direttamente dagli archivi personali di Maria Callas.

Il mixaggio del suono e la masterizzazione sono stati affidati alle mani esperte dei Miraval Studios. Due, infine, le proiezioni in programma oggi, nell’ambito dell’omaggio a Dario Argento, uno dei registi italiani più acclamati a livello globale e un punto di riferimento imprescindibile per i cineasti di tutto il mondo.

Nel corso della sua carriera, è stato in grado di rielaborare, in modo assolutamente originale, generi cinematografici raramente affrontati dal cinema italiano come il giallo, il thriller e l’horror firmando capolavori come ‘Profondo rosso’ che sarà proiettato sabato 21 ottobre alle ore 23.15 nella Sala Cinecittà.

Il film sarà preceduto alle ore 21.30 dal documentario ‘Profondo Argento’ di Giancarlo Rolandi e Steve Della Casa, un ritratto inedito e profondo del grande regista, ricco di foto e documenti del suo archivio personale, gelosamente custodito. Saranno presenti Dario Argento e il direttore della fotografia Luciano Tovoli. 

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Cultura

Sangiuliano inaugura a Matera una mostra sul futurismo 

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AGI –  “Il Futurismo, movimento che dall’Italia si affermò in tutto il mondo, seppe lasciare tracce a tinte forti anche nel Meridione nel segno di una sfida culturale al rinnovamento e alla creazione di una modernità. Ricostruire i passaggi a Sud di questi visionari delle avanguardie è una delle sfide vinte dagli organizzatori della mostra che hanno centrato innanzitutto l’obiettivo del recupero conoscitivo di questo fenomeno che ha contagiato tutte le discipline artistiche, lasciando un’eredità di pensiero e di creatività ancora attuale” .

Lo ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, a margine dell’inaugurazione a Matera della mostra “Futurismo Italiano. Il contributo del Mezzogiorno agli sviluppi del Movimento”, che sarà visitabile fino al 10 gennaio prossimo. 

Nel Museo nazionale di Matera, a Palazzo Lanfranchi, sono esposti oltre 130 dipinti, sculture, disegni, provenienti da musei pubblici, fondazioni, archivi e collezioni private. Completano il percorso documenti d’archivio editi e inediti provenienti da diverse istituzioni. Dal Museo nazionale Collezione Salce sono giunti alla mostra di Matera ben 25 manifesti futuristi, a conferma della collaborazione tra il Museo nazionale di Matera e la Direzione regionale Musei Veneto intorno al progetto “Futurismi”.

La mostra, ideata da Annamaria Mauro e Daniele Ferrara, curata da Massimo Duranti, è promossa dal Museo nazionale di Matera in collaborazione con la Direzione regionale Musei Veneto e sarà visitabile fino al 10 gennaio prossimo.

“La vocazione del Museo nazionale di Matera come centro di ricerca e memoria della tradizione storica e culturale del Meridione trova piena espressione nella mostra dedicata al Futurismo. L’esposizione focalizza l’apporto degli artisti del Mezzogiorno nella nascita e nello sviluppo di questa importante esperienza artistica del secolo scorso”, ha detto il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna, intervenendo all’inaugurazione della mostra. 

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Cultura

The Rolling Stones fuori il nuovo album ‘Hackney Diamonds’

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AGI – Nuovo singolo per i Rolling Stones che celebrano l’uscita del loro tanto atteso nuovo album Hackney diamonds“, il primo disco di inediti della band da diciotto anni. Dopo i primi due estratti dal disco, “Angry” e “Sweet Sounds Of Heaven”, è da oggi disponibile per la programmazione il nuovo singolo “Mess it up”.

Con la musica del dj Questlove, la celebrazione del nuovo disco è presto diventata uno show rock al club Racke NYC di New York quando Mick Jagger, Keith Richards e Ronnie Wood sono saliti sul palco per esibirsi in sette canzoni, tra tracce estratte dal disco e hit iconiche: “Shattered,” “Angry,” “Whole Wide World,” “Tumbling Dice” “Bite My Head Off” “Jumpin’ Jack Flash” e il nuovo singolo “Sweet Sounds of Heaven” che ha visto Lady Gaga unirsi alla band sul palco nel club gremito.

Tra gli ospiti presenti Jimmy Fallon, Trevor Noah, Daniel Craig, Mary Kate Olsen, Elvis Costello, Diana Krall, Chris Rock, Taylor Hill, Rachel Weisz, Christie Brinkley, Ed Burns, Keegan-Michael Key, Minka Kelly, Christy Turlington, Andrew Watt e molti altri. Per festeggiare l’uscita del nuovo album, Capitol Records Italy/Universal Music Italia e Feltrinelli Librerie hanno aperto fino al 26 ottobre un pop up store all’interno del negozio Feltrinelli di Corso Buenos Aires a Milano dedicato a Mick Jagger, Keith Richards e Ronnie Wood, dove i fan potranno trovare, oltre alle edizioni fisiche del disco già disponibili in Italia, una versione unica in esclusiva per questa occasione e per questo store: un vinile completamente rosso in edizione limitata.

Ma non è tutto, per quanto riguarda il Merchandising, presso la libreria sarà disponibile una t-shirt ideata e personalizzata in esclusiva per il pubblico italiano, anche questa in edizione limitata. In seguito alla collaborazione della band con Spotify e con il FC Barcellona (https://www.instagram.com/p/Cykovq0L5qh/), è da oggi disponibile sullo store di Universal Music, una speciale maglia vintage della squadra blaugrana personalizzata con l’iconica lingua degli Stones.

Le 12 tracce del disco sono state registrate in varie località sparse per il mondo, tra cui gli Henson Recording Studios di Los Angeles, i Metropolis Studios di Londra, i Sanctuary Studios di Nassau, Bahamas, gli Electric Lady Studios di New York e gli Hit Factory/Germano Studios, sempre a New York.

Il compianto batterista Charlie Watts è presente in due brani: “Mess It Up” e “Live By The Sword”. “Live By The Sword” inoltre include anche il basso dell’ex bassista degli Stones Bill Wyman, “Sweet Sounds Of Heaven” vede presenti la voce di Lady Gaga e le tastiere e il piano di Stevie Wonder, “Get Close” e “Live By The Sword” il piano di Elton John “Bite My Head Off” il basso di Paul McCartney.

“Hackney diamonds” è il loro primo album in studio contenente nuovo materiale dopo “A Bigger Bang” pubblicato nel 2005. Da allora, gli Stones hanno continuato a battere i record di incassi con una serie di tour globali da tutto esaurito e hanno pubblicato nel 2016 “Blue & Lonesome”, album vincitore del Grammy Award, che comprendeva le loro brillanti versioni di molti dei brani blues che hanno contribuito a plasmare il loro sound e che ha raggiunto la vetta delle classifiche degli album in tutto il mondo.

L’anno scorso hanno entusiasmato il pubblico europeo per un totale di quasi un quarto di milione di persone durante il tour d’anniversario “Sixty”. I Rolling Stones hanno venduto oltre 250 milioni di album nel mondo.”Hackney Diamonds” segna il primo album degli Stones (Mick Jagger, Keith Richards, Ronnie Wood) prodotto dal produttore e musicista Andrew Watt.

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Donne, giovani, business e politica. Chi ha cambiato l’Italia?

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AGI – Le donne, i giovani, gli anziani, gli stili di vita ma anche la politica e il business. Com’è cambiata l’Italia negli ultimi trent’anni? E, soprattutto, chi ha avuto un ruolo primario nel modificarla? Se lo chiede Antonio Noto nel suo ultimo libro, edito da Rubbettino. Sfogliando il pamphlet salta agli occhi subito un grande merito: l’autore non è rimasto ostaggio dei numeri, benché sia un sociologo che analizza le scelte degli italiani e che da tempo le illustra in Tv. 

“Chi ha cambiato l’Italia? – Politica o economia: chi c’è dietro le grandi trasformazioni della società negli ultimi 30 anni” ha anche un’altra qualità: spiega le nostre evoluzioni – non tutte positive – con un linguaggio semplice e scorrevole. Caratteristica che ne fa un testo per tutti. 

Nella prima parte, Noto dedica la sua attenzione alla condizione femminile. Le donne sono più istruite degli uomini, il loro impegno aumenta anche nelle materie scientifiche, eppure continuano a scontare uno svantaggio di genere. Il sociologo richiama la premier Giorgia Meloni e la segretaria del primo partito di opposizione, Elly Schlein. Si concentra anche su chi racconta la politica in Tv: sono sempre di più le giornaliste.

Poi riflette: “Se le crisi economiche degli anni ’90 e del 2010 hanno intaccato maggiormente settori maschili, riducendo di conseguenza, anche se in minima parte, il gap di genere, con la pandemia invece la riduzione maggiore di occupazione si è registrata proprio fra le donne, facendo ampliare considerevolmente il divario”.

Colpa, innanzitutto, della debolezza della rete di assistenza alla famiglia a causa del lockdown per limitare il contagio da Covid. “Molte si sono trovate di nuovo di fronte alla scelta spesso obbligata tra lavoro e famiglia, prova che sull’occupazione femminile a pesare sono stereotipi di genere e mancanza di servizi adeguati di welfare”.

Importante anche l’analisi sulle famiglie: nel nostro paese una su tre è composta da una sola persona. Dunque, come sono oggi gli italiani rispetto a trent’anni fa? Più connessi ma più soli, quasi sempre in diretta sui Social eppure più lenti. 
Nella seconda parte, Noto ricostruisce stili di vita e consumi: negli anni ’70 e ’80 erano “identitari e legati a logiche di appartenenza politica”.

Negli anni Novanta la nascita della Seconda Repubblica, dopo il terremoto di tangentopoli, ha cambiato radicalmente il contesto. Infine il M5s (2009) ha rotto l’equilibrio bipolare. “Il venir meno del riferimento dell’appartenenza ha lasciato campo libero al marketing consumer nell’influenzare i consumi e indurre nuovi bisogni” spiega Noto. 

Nella terza parte del libro il sociologo riflette su “come nasce il cambiamento” e prende in esame le riforme sul tavolo e, soprattutto, il Pnrr, guardando all’inclusione sociale, che resta l’obiettivo principale del piano europeo ma anche un tema centrale per il marketing politico. Infine, un auspicio che allo stesso tempo suona come un appello: “Al futuro dobbiamo lavorare tutti, assieme” ma, avverte Noto, “il primo passo tocca alla politica”.

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Cultura

Al via la prima edizione italiana di Vogue Forces of Fashion

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AGI – Il 21 ottobre si terrà a Roma, negli spazi del suggestivo complesso dell’ex Mattatoio, la prima edizione italiana di Forces of Fashion: l’evento di respiro globale di Vogue che racconta il mondo della moda attraverso le voci dei suoi protagonisti.

L’evento, gratuito su prenotazione, è organizzato grazie alla collaborazione e al supporto dell’Assessorato ai Grandi Eventi, Moda, Turismo e Sport di Roma Capitale, partner istituzionale dell’iniziativa.

Durante questo appuntamento, unico nel suo genere, il pubblico avrà la possibilità di incontrare chi disegna le collezioni, chi le vive, chi le racconta e chi le indossa, in un dialogo tra generazioni, sensibilità e attitudini. Un’occasione unica per tutti coloro che amano la moda e che potranno viverla in prima persona con i protagonisti del settore, i grandi stilisti e la nuova generazione, gli editor di Vogue e le star del cinema. 

L’evento sarà contraddistinto da un ricco programma che vedrà connessi i mondi della moda, del cinema, del made in Italy e dell’artigianato. Workshop, spazi esperienziali e talk saranno ospitati nei due grandi padiglioni dell’ex Mattatoio di Roma. 

Tra gli ospiti confermati che interverranno sul palco del padiglione “Forces of Fashion” l’Attrice, Modella e Regista Isabella Rossellini che sarà in dialogo con Paola Malanga, Direttrice Artistica della Fondazione Cinema per Roma e della Festa del Cinema; Sabato De Sarno, Direttore Artistico di Gucci, che racconterà la sua visione della moda a Francesca Ragazzi, Head of Editorial Content di Vogue Italia; Pierpaolo Piccioli, Direttore Creativo di Valentino, protagonista di un talk con la Giornalista, Scrittrice, Autrice teatrale e Conduttrice radiotelevisiva Concita De Gregorio; Silvia Venturini Fendi, Direttore Artistico Accessori e Collezioni Uomo di Fendi e Maria Grazia Chiuri, Direttrice Artistica delle collezioni donna Haute Couture, ready-to-wear e accessori Dior, che si confronteranno sul ruolo delle donne nel mondo della moda in una conversazione moderata da Silvia Schirinzi, Fashion Director di Rivista Studio; alcuni dei talenti protagonisti di Fashion Panorama – The Italian New Wave –  il progetto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, curato da Vogue Italia, che porta nel mondo la creatività della nuova generazione di stilisti – ACT N°1, Gisèle Claudia Ntsama, Cormio, lessico familiare, Medea, Panconesi, Niccolò Pasqualetti, SSHEENA – che saliranno sul palco insieme al Professore Associato e Scrittore Emanuele Coccia, per raccontare come la nuova generazione di talenti Made in Italy si stia dedicando a “Building new esthetics”; Edward Enninful, Editor-in-Chief di British Vogue e European Editorial Director di Vogue che sarà protagonista di un talk dedicato alla storia di Vogue insieme a Francesca Ragazzi, Head of Editorial Content di Vogue Italia.

In chiusura della giornata, vi sarà una speciale live performance co-curata da Achille Lauro, Nick Cerioni e Mirta, lo showroom digitale che valorizza i designer indipendenti: si chiamerà “Les enfants terribles” e sarà un’esperienza immersiva del primo défilé con la direzione creativa di Achille Lauro, Nick Cerioni e Mirta e realizzato dai futuri designer delle scuole di moda associate a Piattaforma Sistema Formativo Moda ETS. La presentazione della collezione, supportata da Golden Goose, sarà accompagnata da un DJ set di Achille Lauro. 

Giunge così al culmine il contest votato ad aiutare le nuove generazioni di talenti e a permettere l’incontro tra gli studenti di moda e il mondo del lavoro. Vogue Italia, che da sempre si dedica a supportare le nuove generazioni di creativi, offrirà così lo straordinario e internazionale palcoscenico di Forces of Fashion alle eccellenze emergenti del nostro Paese. Il padiglione “Inside Vogue” – ad ingresso libero e senza prenotazione – sarà invece dedicato a scoprire il mondo di Vogue. Svelerà agli ospiti tutto quello che c’è dietro al fashion magazine più famoso ma offrirà anche uno sguardo sul mondo della moda, sulle sue dinamiche e le sue infinite potenzialità creative attraverso attività esperienziali e interattive. Un’installazione immersiva dedicata all’heritage del brand aprirà le porte dell’archivio di Vogue Italia, con le cover più iconiche da scoprire da vicino, così come chi sogna di visitare il guardaroba della rivista sarà accontentato, tra abiti da sogno e accessori iconici.

Un’area sarà dedicata a mostrare come si crea lo storytelling visivo del giornale con immagini e grafica: Laura Marino, Art Director del giornale, terrà anche un talk sul palco riguardo al racconto visuale della moda. Sarà questa una delle masterclass che si succederanno sul palco, in un palinsesto che comprenderà anche un intervento di Yashica Olden, Global Chief Diversity & Inclusion Officer di Condé Nast, insieme a Rosie Gaunt, Social Impact Manager YOOX NET-A-PORTER, moderato da Susanna Owusu Twumwah, Communication Specialist for Development, Migration and Diaspora Project, una styling session e dialoghi dedicati alla filiera della moda e alla sostenibilità. 

Fra le attività previste all’interno degli spazi dell’Ex Mattatoio, pensate per far vivere al pubblico di Forces of Fashion in un’esperienza di moda immersiva, anche un workshop firmato da Gianpiero Urzetta, in collaborazione con Accademia Costume & Moda. Sarà infatti possibile osservare da vicino il lavoro che si svolge all’interno di un laboratorio di Alta Moda grazie a cinque coppie di studenti di Accademia Costume & Moda che realizzeranno alcuni dei look iconici indossati dall’attrice Isabella Rossellini nel film “Blue Velvet”. Lo speciale allestimento del workshop, che permetterà ai visitatori di scoprire lo scorrere del tempo all’interno di un vero e proprio Atelier dal vivo, sarà curato da Gianpiero Urzetta, fondatore di Gianpiero Urzetta Macchine e Attrezzature per il Cucito e consulente sartoriale con un know-how di oltre 30 anni al servizio di case di moda e dei principali eventi che gli gravitano attorno.

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