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È ‘La Regina di Babilonia’  il nuovo capitolo del Corto Maltese “moderno”

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AGI – Dopo il successo editoriale in tutta Europa di ‘Oceano nero’ arriva oggi in libreria ‘La regina di Babilonia’, la nuova avventura di Corto Maltese edita in Italia da Cong Edizioni. Ritroviamo Corto a Venezia (con un omaggio dichiarato al suo creatore Hugo Pratt) nel 2002 quando in Iraq scoppia una nuova guerra e nella città della laguna bosniaci, serbi e non solo si ritrovano per tessere la loro tela di traffici.

Se in ‘Oceano Nero’ l’evento che scuoteva il mondo era l’attentato alle Torri Gemelle del 2001, qui oltre alla seconda guerra del Golfo che sta per cominciare e che porterà alla caduta di Saddam Hussein  sullo sfondo c’è anche il conflitto nella ex Jugoslavia appena concluso ma ancora con i suoi strascichi di odio e di vendette etniche. La coppia creativa formata  dal disegnatore Bastien Vives e dallo sceneggiatore Martin Quenehen continua il suo cammino di reinterpretazione ai giorni nostri (con tanto di grandi marchi di moda sullo sfondo) del grande personaggio di Pratt, con il secondo atto di un universo parallelo di Corto Maltese.

Il Corto de ‘La regina di Babilonia’ è meno sfrontato, almeno nei tratti del viso, del marinaio che parlava col teschio di Quatzeocatl in ‘Mu’, una delle storie originali di Pratt, ma il suo approccio alla vita resta lo stesso ; quello di chi gioca a nascondino con la morte non nascondendosi mai (gli verrà mozzato anche un dito).

(Corto Maltese, ‘La Regina di Babilonia – Cong Edizioni)

In questa storia che non prevede un lieto fine Corto cede anche per la prima volta all’amore, conquistato dalla bella e misteriosa Semira (“E se sparissimo, io e te da soli?” è la frase che apre ‘La regina di Babilonia’ a corredo di un bacio appassionato), a capo di una banda di trafficanti d’armi bosniaci. Ma il protagonista ha la consapevolezza che l’amore è impossibile e che sempre spunterà, da dove meno ce lo si può aspettare, una pistola puntata, una lancia, un fucile, un ghigno capace di offuscare quel tentativo di amore, forse per sempre. Catturato dagli agenti della Cia,  si ritroverà imprigionato in un sito segreto nel pieno dell’Iraq occupato.

(Corto Maltese, ‘La Regina di Babilonia – Cong Edizioni)

Il cattivo di questa nuova storia è ispirato ad un personaggio realmente vissuto: Ismet Bajramovic detto Celo, un uomo profondamente legato alla criminalità che durante l’assedio di Sarajevo si unì alle forze bosniache per difendere la città e alla fine della guerra tornò in riva alla Drina per riprendere i mani i suoi numerosi e illegali affari. Fu in quel periodo che il ‘New York Times’ lo definì il “Padrino” di Sarajevo.

Un Padrino che visse metà dell’esistenza con un cuore mezzo distrutto da una pallottola, che morì suicida nel 2008 non prima però di aver fondato, in carcere, una rivista letteraria. Tra i personaggi reali ci sono anche la fotografa delle rockstar Annie Leibowitz, fotografa delle rockstar, e tra gli altri, Gina Haspel, prima donna nominatda Donald Trump a capo della Cia.


(Corto Maltese, ‘La Regina di Babilonia – Cong Edizioni)

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Festa del CInema di Roma, al via con Paola Cortellesi

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AGI – Tutto pronto in una Roma in cui da poco ha fatto ufficialmente ingresso l’autunno, con pioggia e temperature finalmente in linea con ottobre, per la 18esima edizione della Festa del cinema di Roma. Un’edizione, la seconda della coppia Farinelli-Malanga, presidente e direttore artistico, insolitamente autarchica.

Poche le star internazionali, tutte per lo più europee e, ovviamente, italiane (Gian Luca Farinelli ne ha elencate alcune durante la conferenza stampa di presentazione: la vincitrice di Cannes Justine Triet, Juliette Binoche, Jonathan Glazer, Valeria Bruni Tedeschi, Monica Bellucci, Isabella Rossellini, Jasmine Trinca, Sergio Rubini, Ferzan Ozpetek, Antonio Albanese, Christian De Sica. E poi Zucchero, Dario Argento, Terence Hill).

I film italiani sono tantissimi, da quelli nelle sezioni principali – Progressive cinema, Grand Public e Freestyle – alle proiezioni speciali, ai Besyt of, dai film ai documentari ai cortometraggi alle pellicole restaurate. L’edizione numero 18 di questo festival, nato con grandi velleità (e risorse economiche) e diventato pian piano – e saggiamente – più una festa che una kermesse competitiva inizia mercoledì 18 ottobre.

Da qualche anno pur mantenendo il nome di ‘festa’ è tornato il concorso ma, a ben guardare, è forse solo un vezzo (come quello di allungare di un giorno “in modo da essere come tutti i grandi festival” la durata della manifestazione).

La forza della Festa del cinema di Roma, infatti, è proprio in questa sua caratteristica popolare, in questo suo correre lungo una rete che tocca tanti luoghi della città e non solo l’Auditorium (anche la Casa del Cinema, il Maxxi, il Teatro Palladium, il cinema Giulio Cesare) richiamando il pubblico al cinema. Una corsa a cui partecipa – spesso da protagonista – la sorella grande (giunta al 21esimo anno), manifestazione autonoma e parallela della Festa, Alice nella città.

Questa 18esima edizione della Festa del cinema di Roma è dedicata a Giuliano Montaldo, grande cineasta scomparso il 6 settembre a 93 anni, e quest’anno ricorda anche l’anniversario di Anna Magnani, scomparsa il 26 settembre di 50 anni fa la cui immagine campeggia nei cartelloni di questa edizione.

Si parte il 18 con il film che segna il debutto alla regia di Paola Cortellesi ‘C’è ancora domani’, che la direttrice artistica Paola Malanga, presentando la sezione principale del concorso del festival, ha detto che sarà il titolo che la Festa adotterà come filosofia. Per un festival che nasce senza una linea narrativa definita e che si svolgerà dal 18 al 29 ottobre 2023 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone coinvolgendo numerosi altri luoghi e realtà culturali della Capitale.

Quest’anno la manifestazione avrà film e documentari provenienti da 28 Paesi, ma non avrà un filone narrativo ben delineato. A ben guardare questo degli esordi alla regia di attori italiani potrebbe costituire un filone a se’: oltre alla Cortellesi in concorso Progressive Cinema, infatti, debuttano Michele Riondino con ‘Palazzina Laf’ e Margherita Buy con ‘Vincere’ entrambi nella sezione non competitiva Grand Public. (

Poi c’e’ Kasia Smutniak con un film documentario da lei scritto e diretto, prodotto da Domenico Procacci, ‘Mur’, che verrà presentato come Proiezione speciale, in cui racconta il suo Paese, la Polonia, che si è distinta per tempestività e generosità nell’accogliere gli ucraini in fuga dalla guerra, lo stesso Paese che ha appena iniziato la costruzione del muro più costoso d’Europa per impedire l’entrata di altri rifugiati.

Ci sono poi anche due registe esordienti che presentano due cortometraggi: Giovanna Mezzogiorno che porta il suo ‘Unfitting’ sul fenomeno del body shiemng di cui è stata vittima, mentre all’interno della rassegna Alice nella città si terrà la proiezione di ‘Come un fiore’, un corto di Benedicta Boccoli prodotto da Andromeda Film / Helios Film La Festa quest’anno inizia di mercoledì e dura un giorno in più rispetto al 2022, attestandosi sulla durata di altri celebri festival internazionali.

In contemporanea alla Festa partirà Alice nella città. Tre le pellicole più attese della manifestazione autonoma e parallela: ‘How To Have Sex’ di Molly Manning Walker che ha conquistato pubblico e critica al Festival di Cannes vincendo la sezione ‘Un certain regard’ e ‘One Life’ di James Hawes, un film sull’Olocausto “che parla di vita”, con Anthony Hopkins e una divertente Helena Bonham Carter, film di apertura e chiusura, ma anche ‘Il ragazzo e l’airone’ (Kimitachi wa do ikiru ka) del visionario regista premio Oscar Hayao Miyazaki.

Attesa anche per ‘Trolls 3 – tutti insieme’, il terzo capitolo della saga diretto da Walt Dohrn e per la presentazione delle prime due puntate della quarta stagione della serie tv ‘Mare fuori’ alla presenza del cast. Per Alice nella città, dedicata ai giovani, al talento e agli esordi, giunta alla XXI edizione, le proiezioni e gli eventi sono in programma all’Auditorium Parco della Musica, all’Auditorium della Conciliazione, al Palazzo delle Esposizioni, al Cinema Adriano e al Cinema Giulio Cesare di Roma.

Alice nella città presenta un programma di anteprime assolute, esordi alla regia e conferme originali: 10 le opere del Concorso e 4 i film Fuori Concorso a cui si aggiungono, nella sezione competitiva Panorama Italia, 8 film in concorso e 4 proiezioni speciali che pongono l’accento sul cinema italiano indipendente, con proiezioni di film e documentari. 

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Da Topolino a ‘Wish’ un secolo di magie, Disney compie 100 anni

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AGI – Oggi la Disney spegne 100 candeline: un compleanno altamente simbolico fatto di tanti primati, successi e record che hanno trasformato l’azienda di Topolino – la Mouse House – in un impero della cultura pop dall’influenza mondiale. Con una capitalizzazione di mercato di oltre 150 miliardi di dollari, la ‘creatura’ dei fratelli Disney ha superato ogni più rosea aspettativa, diventando uno dei più grandi conglomerati di intrattenimento del mondo.

Accanto a Topolino si sono aggiunti innumerevoli personaggi, film, programmi TV e parchi a tema che fanno della Disney un protagonista della vita di quasi tutti, ai quattro angoli del pianeta. E ora per festeggiare degnamente il suo centesimo compleanno, la Disney lancia una versione restaurata in 4K del film Biancaneve del 1937, “Wish” con la vincitrice dell’Oscar Ariana DeBose. È stato anche realizzato il cortometraggio celebrativo “Once Upon a Studio”: un filmato che riunisce nella foto di gruppo tutte le figure iconiche dell’azienda, il cui debutto è programmato per domenica sera, come parte del programma della ABC “Il meraviglioso mondo Disney: celebrazione del 100 anniversario della Disney”.

Era il 16 ottobre 1923 quando i fratelli Roy e Walt Disney – regista alle prime armi a Los Angeles – fondarono un modesto studio di cartoni animati per produrre cortometraggi, col nome di Disney Brothers Cartoon Studio, presto cambiato in Walt Disney Studio. Hanno iniziato con “The Alice Comedies”, una serie di cortometraggi con un’attrice bambina dal vivo in un mondo di cartoni animati, di cui ha fatto parte Oswald il coniglio fortunato, precursore di Topolino.

Poco dopo crearono appunto un nuovo personaggio dal successo ormai storico: un topo dalle grandi orecchie, Topolino, una sagoma nera che in tempi brevi divenne una delle immagini più riconoscibili al mondo. Il debutto di Topolino risale al 1928, nel cortometraggio “Steamboat Willie”, primo cartone animato con suono completamente sincronizzato grazie ad una tecnologia pionieristica che si affermò rapidamente nel settore. Una storia semplice con Topolino nei panni del capitano di un battello a vapore che cerca di navigare sulla barca, affrontando varie situazioni comiche.

Dopo la sua uscita nelle sale a New York, il film fu proiettato a livello nazionale, dando il via alla Walt Disney. La clip di Topolino che tiene il timone della nave e fischia è poi diventata il logo dell’azienda nel 2007, ricordando al pubblico l’importanza duratura di Steamboat.

Inoltre lo Studio è stato un innovatore in termini di spazio, colore e movimento, con la sua straordinaria capacità di fornire divertimento e spensieratezza a milioni di spettatori che lottavano durante la Grande Depressione. Flowers and Trees, realizzato nel 1932, è stato il primo cortometraggio animato a vincere un Academy Award ed è stato anche il primo film Technicolor a tre strisce a colori della Disney, e dell’industria.

La Disney si è poi concentrata sui lungometraggi animati, diventati dei grandi classi con i quali sono cresciute intere generazioni, a cominciare da Biancaneve e i sette nani, nel 1937.Il periodo successivo viene spesso definito “l’età dell’oro” della Disney, con l’uscita di Pinocchio (1940), Dumbo (1941) e Bambi (1942).

Nel 1955, Walt Disney aprì Disneyland ad Anaheim, in California, regalando al pubblico un parco tematico inclusivo dove tutta la famiglia potesse divertirsi, indicando la via da seguire per l’azienda: la diversificazione. Dopo Disneyland venne Disney World in Florida nel 1971, poi le versioni di Disneyland a Parigi, Tokyo, Hong Kong e Shanghai. Anche i successi in sala continuarono ad arrivare con, tra gli altri, Peter Pan (1953), Lilli e il vagabondo (1955) e Mary Poppins (1964), dei classici intramontabili.

Negli anni ’90, una nuova generazione si innamorò di La bella e la bestia (1991), Aladino (1992) e Il re leone (1994), tutti film successivamente rifatti in versioni live-action negli anni 2010. Nel 2006 la Disney acquistò la Pixar, nel 2009 la Marvel e nel 2012 la LucasFilm: queste acquisizioni hanno consolidato la posizione della Disney come marchio leader nel settore dell’intrattenimento.

La Pixar era nota per film come Toy Story (1995) e Alla ricerca di Nemo (2003) e l’acquisto avrebbe portato a molteplici collaborazioni tra i due. Più recentemente, nel 2019, la Disney ha acquisito la 21st Century Fox per l’incredibile cifra di 71 miliardi di dollari, accedendo cosi’ ai vasti cataloghi della Fox. Al capitolo dei clamorosi successi della Disney non possono mancare all’appello i supereroi Marvel, con il primo della serie Iron Man (2008), Avengers (2012), Captain America, Black Panther e i vari episodi di Spider Man.

Un altro immancabile fenomeno della 20th Century Fox, i cui diritti sono ora in mano alla Walt Disney Studios Motion Pictures, è Star Wars (Guerre Stellari), colosso della cultura pop dal primo episodio della saga, uscito nel 1977. È una delle aggiunte più recenti al portafoglio Disney, da quando la società ha acquistato Lucasfilm – anche la casa dei film di “Indiana Jones” – al regista e sceneggiatore George Lucas. Oltre ad aver influenzato innumerevoli altri studi e artisti di animazione, il colosso culturale della Walt Disney è anche una realtà cinematografica sforna record. Ha ricevuto diversi Oscar come miglior film d’animazione con Gli Incredibili, Up e Frozen.

“Se puoi sognarlo, puoi farlo”, disse una volta Walt, che detiene il record per singolo individuo per il maggior numero di nomination – 59 – e vittorie agli Oscar, con 22 premi competitivi e quattro premi onorari. Altro ingrediente fondamentale e parte integrante del successo è la classica canzone da film Disney: hit di successo globale adattate in varie lingue e con diverse interpretazioni da parte dei più grandi interpreti, da Elton John a Christina Aguilera, che hanno contribuito al canone musicale della Mouse House.

Il primato nella classifica mondiale delle canzoni Disney più ascoltate va a “Let it go” dal cartone Frozen, con oltre 298 milioni di ascolti, seguita da “How far I’ll Go” in Oceania. Le produzioni della Disney hanno in comune di aver veicolato una serie di valori legati alla famiglia, ai buoni sentimenti quali l’empatia, la generosità, la tenacia, la solidarietà oltre a promuovere l’importanza del lavoro di squadra e l’uguaglianza di genere.

Tuttavia non sono mancate critiche e accuse per aver sempre rappresentato, fino a tempi recenti, eroi ed eroine visibilmente ed esclusivamente bianchi, oltre ad aver dato spazio a messaggi di privilegio, standard di bellezza e gerarchia razziale. Tra i film più criticati c’è La Canzone del Sud, uscito nel 1946, per il suo ritratto razzista degli afroamericani e la sua romanticizzazione dell’era delle piantagioni.

A distanza di 40 anni, nel 1986, la Disney ha cercato di tenerlo fuori circolazione ma alcune clip sono ancora reperibili online. Per lo stesso motivo molti vecchi film in streaming su Disney sono ora accompagnati da un disclaimer che informa gli spettatori che alcune scene includeranno “rappresentazioni negative” e “maltrattamenti di persone o culture”.

Critiche di segno opposto sono arrivate da parte di forze politiche e pubblico più conservatore, ad esempio per la scena del bacio tra persone dello stesso sesso in Lightyear, nel 2022. In un tentativo di rappresentare anche il mondo LGBTQ , è stata proposta una nuova versione di LeFou, di fatto il primo personaggio Disney apertamente gay nel suo live-action La Bella e la Bestia del 2017. 

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‘Insieme con la vostra famiglia’, il sabato nero raccontato da Lia Levi

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AGI – Il 16 ottobre del 1943 è noto come “il sabato nero” il giorno in cui più di mille uomini, donne, bambini, vecchi, sani, invalidi, poveri, ricchi, venditori ambulanti, insegnanti, professionisti, con il minimo comun denominatore dell’appartenenza alla “razza ebraica” furono prelevati dai soldati nazisti dalle loro case romane, destinazione Auschwitz. Alla fine della guerra dal campo di sterminio tornarono soltanto in sedici, quindici uomini e una sola donna, Settimia Spizzichino.

Una contabilità del male che alimenta il tragico totale dei sei milioni di ebrei vittime della Shoah ma non arriva a raccontare le sofferenze singole di tante esistenze cancellate, percepite come un unico grande dolore collettivo.

A ottant’anni da quel tragico sabato a far riemergere quei dolori privati, con una nuova pregevole operazione letteraria, ci ha pensato Lia Levi con ‘Insieme con la vostra famiglia (16 ottobre 1943, la grande retata di Roma)’, edizioni E/O. Raccoglie le pagine che la scrittrice della memoria ebraica ha dedicato al 16 ottobre dei protagonisti dei suoi tanti romanzi, con un titolo che riporta l’incipit del mistificante bigliettino ciclostilato consegnato dalla SS ai capifamiglia di ogni nucleo destinato alla deportazione.

Levi lo ha scelto anche per la copertina: quel bigliettino, venti minuti dopo la cui ricezione le famiglie dovevano essere pronte per la partenza verso l’orrore di Auschwitz, dettava sei istruzioni per portare con sé tessere annonarie, valigie, biancheria, bicchieri, soldi e ordinava anche di non lasciare a casa neanche gli “ammalati gravissimi” perché nel campo avrebbero trovato non la fine immediata com’è stato, ma “l’infermeria”.

“Perché questa sadica farsa, questa parvenza di normalità? – si chiede Levi – le SS volevano tranquillizzare le vittime in modo che non si verificassero disordini o tentativi di fuga. Ma una così forte carica di malvagità risponde davvero soltanto a motivi di ordine pubblico?”.

Una malvagità che la scrittrice oggi collega a quella messa in atto dai terroristi di Hamas nel raid del 7 ottobre nel sud di Israele: “Fino ad oggi anche davanti a grandi stragi mi ero sempre rifiutata di fare paragoni con la Shoah – chiarisce all’Agi – ma quella del 7 ottobre, con i terroristi che sono entrati nelle case degli ebrei uccidendo, umiliando e prelevando spietatamente anche vecchi e bambini, è stata un’azione che ricorda molto da vicino la furia e le modalità naziste”.

Nel libro di Levi si muovono sommersi e salvati di fantasia. “Daniel Mendelsohn scriveva che per manifestarsi la verità ha bisogno dell’immaginazione” chiarisce la scrittrice che le vittime reali del 16 ottobre le ha conosciute, a partire da Settimia Spizzichino: “Straordinarie figure di sopravvissuti che hanno fatto uscire la Shoah dall’incredibile per collocarla nel visibile”.

‘Insieme con la vostra famiglia’ percorre una strada complementare a quella delle pietre d’inciampo, un’operazione letteraria che racconta personaggi inventati (Lucilla la malata, gli innamorati Ferruccio e Colomba, Elisa la cameriera, gli adolescenti ribelli Corrado e Graziano) ma verosimili perché le loro storie sono tutte possibili.

E poi c’è la storia vera, la sua, con il suo 16 ottobre raccontato nel romanzo d’esordio ‘Una bambina e basta’. In quell’indelebile giornata sua madre, riuscita a sfuggire alla retata nazista si presentò sconvolta nel convento romano nel quale aveva messo al riparo le sue tre figlie e la piccola Lia oltre a realizzare la ferocia nazista contro gli ebrei, capì anche che da quel momento in poi non avrebbe più potuto confidare nella protezione degli adulti: quei genitori di cui si era fidata quando le avevano detto che andare in convento era solo “una precauzione in più” si erano sbagliati. La loro era stata solo una “speranzosa, misera bugia”. 

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Arrivano i biglietti nominativi per il Colosseo

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AGI – Il biglietto nominativo per contrastare il bagarinaggio sugli ingressi al Colosseo è realtà. Il Parco Archeologico del Colosseo conferma che tra due giorni, cioè a partire dal 18 ottobre prossimo, sarà introdotto per tutte le tipologie di titoli di ingresso, e sarà aperta una nuova biglietteria oltre a quella già esistente, in largo della Salara Vecchia/Via dei Fori Imperiali, che si affianca a quella già esistente sulla Piazza del Colosseo, portando così a 6 le casse disponibili per il ritiro dei biglietti on site destinati ai visitatori singoli non intermediati, fino a esaurimento delle disponibilità, raddoppiando anche il numero dei biglietti venduti non on line.

“L’obiettivo è il contrasto al fenomeno del bagarinaggio e ad altre pratiche speculative sui biglietti d’ingresso del Parco archeologico”, sottolinea. Il biglietto nominativo è acquistabile su colosseo.it, tramite call center e nelle due biglietterie fisiche. L’introduzione era stata annunciata lo scorso 20 settembre dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e dopo poche settimane diventa è operativa.

La percentuale di quote destinate ai canali di vendita non fisici è stata rimodulata per permettere una maggiore disponibilità nelle biglietterie. Il 25% del totale dei biglietti sarà destinato alla piattaforma B2B per i tour operator; e il 55% del totale sarà destinato alla piattaforma B2C ovvero per i visitatori singoli.

Le novità per il Parco archeologico però sono molte. A partire dal primo novembre, in concomitanza con il ritorno dell’ora solare, l’Anfiteatro Flavio sarà fruibile dalle 8.30 (invece che dalle 9) per garantire anche durante la stagione invernale un ampliamento degli orari di apertura. Confermato il prolungamento delle visite speciali ‘Luna sul Colosseo’, fino a fine anno e, a partire dal 31 ottobre, con orario dalle 18 alle 22.

“Ringrazio il direttore del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, e il direttore generale Musei, Massimo Osanna, per la celerità con la quale sono riusciti a definire l’introduzione del biglietto nominativo, una misura centrale per liberare uno dei simboli del nostro patrimonio storico-culturale dal fenomeno del bagarinaggio. Abbiamo ereditato una situazione intricata e un contenzioso che andava avanti da tempo, ma abbiamo districato rapidamente la matassa. Sul caso dei biglietti del Colosseo nelle scorse settimane abbiamo letto e sentito molto: a chi pensa solo a fare polemica rispondiamo ancora una volta con la forza dei fatti. Possiamo dire che grazie a questa misura e all’ampliamento dell’offerta avvenuto nel 2023, per il Parco archeologico del Colosseo comincia una nuova era”, rimarca Sangiuliano.

“In un momento storico in cui le città d’arte, non solo Roma, stanno vivendo un periodo di overtourism dove la domanda supera di gran lunga l’offerta, ricordiamo che, al fine di garantire la sicurezza dei visitatori e la tutela del patrimonio artistico, al Colosseo è consentito un massimo di 3.000 accessi in contemporanea – dice Russo – si tratta di un contingentamento soggetto a periodiche revisioni con lo scopo di estendere le capacità, nel pieno rispetto delle prescrizioni precedentemente menzionate”. 

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La razzia del Ghetto di Roma

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AGI – Per i tedeschi il 16 ottobre 1943 era il Samstagschlag, il colpo del sabato; per gli ebrei romani quella parola significava la razzia preludio alla Shoah. Il colpo viene sferrato nel giorno dello shabbat, in un’alba livida e piovigginosa di 80 anni fa. Le pattuglie dell’Ordnungspolizei e del Sicherheitdienst, la polizia politica agli ordini del tenente colonnello SS Herbert Kappler coadiuvata dagli specialisti dell’Einsatzkommando  del capitano SS Theodor Dannecke, già dalle 4.30 presidiano le vie d’accesso al Ghetto di Roma e le principali strade.

Alle 5.30 scatta l’ordine operativo. In gruppi da due a sei militi il quartiere ebraico è percorso in lungo e in largo per stanare dalle case le famiglie ancora assopite. Le SS hanno liste precise dattiloscritte, vanno a colpo sicuro, sanno esattamente chi c’è dentro a ogni appartamento, e quando non lo sanno prelevano tutti, per non sbagliare. L’ex ammiraglio Augusto Capon, suocero di Enrico Fermi (che è andato esule negli Stati Uniti perché la moglie Laura è ebrea), sventola una lettera di Benito Mussolini ma i nazisti la considerano carta straccia: sarà ucciso il 23 ottobre, appena arrivato ad Auschwitz.

Tutto avviene in poche ore, “sotto alle finestre del Papa” Pio XII, come scrive l’ambasciatore tedesco Ernst von Weizsäcker in una preoccupata lettera a Berlino, domenica 17. Teme che il Santo padre possa pronunciarsi contro la Germania, caldeggia che gli ebrei restino a Roma o comunque in Italia, magari ai lavori forzati, come peraltro suggerito sia dal comandante militare generale Rainer Stahel sia dal console Eitel Moellhausen.

Berlino non se ne dà però per inteso e il Vaticano tace. Il 16 ottobre nelle mani dei nazisti restano 1259 ebrei. Nella Capitale ce ne sono molti più, ma nonostante la segretezza delle autorità tedesche qualcosa è sicuramente filtrato, c’è stata una fuga di notizie e la popolazione romana non è stata solo a guardare; Kappler se ne lamenta in un dettagliato rapporto dove parla di resistenza passiva e di aperto aiuto “i giudei”, con episodi clamorosi che hanno avuto protagonisti addirittura i fascisti. Lui non ha voluto neanche un poliziotto italiano o un fascista di supporto per quella operazione nella Città aperta, perché sa – e scrive – che non può fidarsi di loro.

Per questo motivo il 7 ottobre ha fatto precedere il rastrellamento del quartiere ebraico dall’arresto e dalla deportazione di oltre duemila Carabinieri, poiché temeva che potessero imbracciare le armi e impedire con la forza il Samstagschlag. Il tenente colonnello SS al vertice del Sicherheitsdienst di Roma può disporre di appena 365 uomini, sufficienti solo se non ci sono di mezzo i Carabinieri ramificati sul territorio. Ha già visto qual è l’atteggiamento degli italiani sugli ebrei, perché un conto sono le Leggi razziali del 1938 volute da Mussolini, con la discriminazione, un altro lo sterminio di massa secondo quanto deciso nella Conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942 da Reinhard Heydrich.

Come Hitler, agli italiani Kappler rimprovera il solito “sentimentalismo” che dal 1940 e fino all’armistizio del 1943 aveva impedito loro di consegnare ai tedeschi gli ebrei nei territori sotto occupazione del Regio Esercito in Francia, Jugoslavia e Grecia. Lui non aveva avuto invece alcuno scrupolo a ricattare la comunità il 26 settembre e a farsi consegnare 50 chili d’oro con la falsa promessa che non avrebbe deportato nessuno. Il blitz nel Ghetto si conclude verso mezzogiorno: l’obiettivo dell’operazione, fin allora da tenere nella massima “segretezza” per condurre con “fulmineità” la cattura di “tutti gli ebrei di Roma, senza distinzione di nazionalità, età, sesso e condizione”, è di condurli nel Reich e “liquidarli”. La “Soluzione finale”, insomma, che ha come meta la fabbrica dello sterminio, Auschwitz-Birkenau.

Gli arrestati sono rinchiusi nel Collegio Militare di via della Lungara e poi separati: da una parte gli uomini, dall’altra donne e bambini. Nella notte sono rilasciate 252 persone, appartenenti a famiglie miste, oppure perché personale “ariano” in servizio presso famiglie ebraiche, coinquilini, cittadini vaticani. I restanti 1007, tra cui una suora cattolica, lunedì 18 sono portati alla stazione Tiburtina sotto scorta di appena 30 SS, dove andranno a riempire tre convogli merci, con 50-60 persone per ogni vagone, senza cibo né acqua.

Qualcuno, durante il tragitto verso nord, riesce a scrivere bigliettini e lanciarli fuori sperando in mani pietose che informino parenti e amici. Non possono neanche immaginare il loro destino, sanno quello che hanno letto su un ciclostilato in italiano approssimativo consegnato al momento del rastrellamento, ovvero che devono portare viveri per otto giorni.

I treni sono diretti ad Auschwitz. Quando arrivano a destinazione, il 22 e il 23, quelli ritenuti dai medici SS in grado di lavorare sono messi in una fila, mentre gli altri, le donne, gli anziani e i bambini in un’altra; chi sta in questa viene mandato a fare la doccia. Terminata la gassazione con lo Zyklon B, i cadaveri vengono bruciati nei forni crematori dopo aver strappato dalla bocca con le pinze i denti d’oro.

Dei 1007 rastrellati nel Samstagschlag torneranno a casa appena 15 uomini e una donna, Settimia Spizzichino. Il totale degli ebrei romani deportati nei campi di sterminio durante i nove mesi di occupazione nazista è di 2091 (1067 uomini, 743 donne, 248 bambini): sopravvivranno alla Shoah appena 73 uomini e 28 donne.

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Affidato a Michieletto il cartellone di Caracalla Festival ’25, anno del giubileo

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AGI – Sarà Damiano Michieletto a “inventare” il cartellone del Caracalla Festival 2025, anno del Giubileo. Una nuova sfida e un’inedita forma di collaborazione per il regista e il Teatro dell’Opera di Roma. Un’idea e un progetto concepiti negli ultimi mesi, che hanno visto Michieletto collaborare con la Fondazione capitolina per le riprese di due suoi spettacoli: il Rigoletto, programmato a Caracalla lo scorso agosto, e il Giulio Cesare in Egitto, al Costanzi in questi giorni in prima italiana.

“Il lavoro con un artista come Damiano Michieletto – dice il sovrintendente Francesco Giambrone – è sempre foriero di altissimi stimoli. Nell’ultimo periodo abbiamo avuto la fortuna di allestire due suoi spettacoli, uno dei quali a Caracalla. Proprio dal lavoro quotidiano e dal tempo passato assieme è nata l’idea di una collaborazione improntata su un tipo di creatività diversa. La sua strabordante fantasia e il suo formidabile intuito, ci sono sembrate le caratteristiche ideali per l’ideazione di un cartellone di spettacoli da realizzare in uno spazio articolato e seducente come quello delle Terme di Caracalla”.

“Del resto – conclude Giambrone – da quest’anno la nostra rassegna estiva è diventata un vero e proprio festival, con opera, danza, cinema, teatro, musica sinfonica, jazz e pop. Mancava solo un grande artista che ne suggellasse il cartellone con la sua firma. L’abbiamo trovato e gli abbiamo dato carta bianca, partendo dall’idea alla quale stavamo lavorando assieme da anni, di una sua produzione di West Side Story di Bernstein, prevista proprio per l’estate 2025″.

“Sono felice di mettermi subito al lavoro con il Teatro dell’Opera di Roma – commenta Michieletto – per cercare di costruire un cartellone emozionante da offrire al pubblico di Caracalla”.

“Ringrazio il sovrintendente Giambrone che mi ha dato questa opportunità – dice ancora Michieletto – le cose importanti vanno affrontate sempre con umilta’ e determinazione ed è con questo spirito che voglio lavorare assieme alle tante persone del Teatro che in questi anni ho avuto modo di conoscere in prima persona e apprezzare per la loro competenza. Sara’ bellissimo”.

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Cultura

È morta Louise Gluck, Nobel per la letteratura nel 2020

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AGI – Louise Gluck, poetessa americana e premio Nobel per la letteratura 2020, è morta. Lo rende noto un portavoce della Yale University. L’autrice, 80 anni, era nota per l’austerità della sua scrittura. Fu la sedicesima donna a vincere il premio conferito dall’Accademia di Stoccolma con una motivazione molto originale: “Per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”.

Gluck ha vinto anche il Premio Pulitzer nel 1993 per la raccolta “The Wild Iris” e il National Book Award. Cresciuta a Long Island, New York, era discendente da parte di padre di ebrei ungheresi emigrati all’inizio del XX secolo.

 

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Cultura

Il Camorrista di Tornatore sarà una serie

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AGI – “Il Camorrista – La serie” di Giuseppe Tornatore, girata nel 1985 contestualmente all’omonimo film d’esordio del regista premio Oscar, e mai andata in onda, sarà presentata nella nuova rielaborazione, prodotta da Titanus Production e RTI – Mediaset, in anteprima giovedì 26 ottobre alla diciottesima edizione della Festa del Cinema.

Il giorno successivo, il cineasta sarà ospite della Festa del Cinema per un incontro con il pubblico. La serie in cinque puntate è stata girata nel 1985, contestualmente alla realizzazione dell’omonimo film prodotto da Titanus Produzione e ReteItalia e uscito nelle sale nel 1986.

Il restauro è stato curato dallo stesso Tornatore: il pubblico potrà assistere alla prima e alla quarta puntata alle ore 19 nella Sala Sinopoli. “Curioso destino quello del mio primo film, Il camorrista. Pur di farlo – racconta Tornatore – il produttore Goffredo Lombardo della Titanus mi propose di realizzarne anche una versione a puntate per la televisione”. Una scelta che lo stesso Tornatore non esita a definire un “azzardo in anticipo sui tempi”.

“Eravamo nel 1985, la febbre della serialità era ancora lontana – ricorda il segista – ma grazie alla lungimiranza di Lombardo disponemmo del budget utile alla realizzazione del progetto. Girai dunque contemporaneamente sia il film destinato allo sfruttamento cinematografico tradizionale che le cinque puntate di un’ora ciascuna per la televisione”.

Tornatore ricorda anche che il film con Ben Gazzara nel ruolo del Professore ‘e Vesuviana, ispirato alla figura di Raffaele Cutolo, non ebbe vita facile. “A causa dei temi scottanti che trattava sparì dalla circolazione poche settimane dopo l’uscita nelle sale. Scoraggiati, i distributori non mandarono mai in onda la serie televisiva, e i cinque episodi andarono smarriti nei magazzini dei materiali in 35mm. Oggi, dopo circa quarant’anni, grazie alla ripresa produttiva del glorioso marchio Titanus, quelle cinque ore sono riemerse dall’ombra e Guido Lombardo, insieme ai nuovi dirigenti, mi ha chiesto di restaurarle e rieditarle”. 

Il regista premio oscar spiega anche l’opera di restauro del progetto originario. “Ho aderito volentieri all’impresa, che ha comportato una nuova scansione in 4k dei supporti originari, un’innovativa color correction, un prodigioso rifacimento del suono mono riconvertito in 5.1, e il resize in formato 16:9 dall’originale 1:33. Il montaggio è rimasto intatto ma con lievi alleggerimenti per ridurre la durata di ciascuna puntata a circa cinquantacinque minuti. Tornare a rimettere le mani in un progetto realizzato quando ero poco più che ragazzo è stata una vera emozione, perché vi ho ritrovato tutto l’impegno e l’entusiasmo che mi avevano avvicinato al mestiere del cinema”.

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Cultura

Ricette, tennis e amore. Stella Menna brilla in cucina (e sui Social)

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AGI – Quella di Stella Menna è una storia di racchette e padelle. Ai poco avvezzi al tennis i due oggetti-simbolo potrebbero apparire simili, finanche interscambiabili. Ma provateci pure a colpire una pallina gialla con un tegame in acciaio o a cucinare le melanzane alla parmigiana su un ‘piatto-corde’. Non avreste grandi soddisfazioni. Stella, invece, sa distinguerli. Eccome.

Benché le due passioni più grandi della sua vita si intreccino quotidianamente. Basta leggere il suo primo libro, pubblicato da Mondadori. Si intitola ‘La stella in cucina sei tu!”. Lo presenterà il 14 ottobre, a Roma da ‘Eataly’. 

È stata una sorpresa anche per lei raccogliere in un volume le sue ricette (e la sua vita). Doveva fare la tennista, continuare ad allenarsi sette ore al giorno per rendere sempre più efficaci il dritto e il rovescio, vivere con la valigia in mano per partecipare ai tornei di tutto il mondo. A meno di 12 anni ha vinto il titolo di campionessa italiana, poi anche quello under 14.

Una sua gigantografia con lo scudetto tricolore in mano campeggia nella club house del circolo che frequenta. Ha scalato la classifica mondiale fino alla posizione 336. Era una promessa della Wta, il circuito del tennis femminile. Ma il destino, si sa, non risparmia sfide e a 19 anni Stella ha avuto un infortunio al ginocchio per cui ha dovuto dire addio al professionismo. 

Non s’è persa d’animo – i tennisti sono tenaci, sul campo e fuori – e ha cambiato la sua vita. Ha studiato Economia, ha conseguito un master e un dottorato, è diventata commercialista. Nel frattempo ha liberato la sua altra passione: la cucina. Dice lei che tra dolori, stress e incertezze sul futuro, i fornelli sono stati come una terapia. E ora, a 35 anni, è una delle food influencer più amate in Italia, con quasi 600 mila follower solo su Instagram. 

Il suo profilo, ‘unastellaincucina’, fa venire fame. Decisamente. Sfera di patate con tuorlo liquido, risotto ai formaggi dolci, tagliolini al tartufo, crocchette di pulled pork, panino con le uova stracciate, gnocchi di ricotta e zucchine. Nei video trionfano i colori e si intuiscono i sapori. “Cucino per passione ma soprattutto per amore di Federico che (fortunatamente) ha sempre fame”, c’è scritto nel suo stato Instagram (e nella dedica del libro). Il marito, Federico appunto, compare spesso nei filmati. E non solo per pulire la cucina. E’ un altro ingrediente del suo successo. In un mondo Social declinato quasi sempre al singolare, è un bel segnale.

A impreziosire l’impegno della tennista diventata regina dei fornelli è arrivato un libro di 200 pagine. Propone cinquanta ricette, divise per tempo di preparazione, indirizzate soprattutto a chi ha poco tempo ma non vuole rinunciare a piatti di qualità. Oltre a ingredienti e consigli, ci sono le passeggiate di Stella per Roma alla scoperta dei suoi ristoranti preferiti.

Un ampio capitolo è dedicato a Federico. Alla storia d’amore, corredata di aneddoti e foto, che è centrale nella vita (anche editoriale) dell’autrice. Per questo “La Stella in cucina sei tu!” non è semplicemente un libro di ricette ma un testo che racconta la vita di una ragazza che continua a rincorrere i suoi sogni e che ha saputo cambiare strade. Un’ispirazione anche per chi non prenderà mai in mano né una racchetta né una padella.

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