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È morto Khaled Khalifa, lo scrittore siriano che si oppose ad Assad

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AGI – È morto a 59 anni nella sua casa di Damasco lo scrittore siriano Khaled Khalifa, stroncato da un attacco di cuore. È stato celebrato per i suoi romanzi, per le sceneggiature televisive e gli editoriali, che gli valsero alcuni tra i maggiori riconoscimenti letterari del mondo arabo. La notizia del decesso è stata diffusa dal giornalista Yaroub Aleesa, che aveva trascorso gli ultimi giorni vicino a Khalifa: “Lo abbiamo chiamato ripetutamente e non rispondeva. Quando siamo andati a casa sua, lo abbiamo trovato morto sul divano”.

Lo scrittore fu rinomato per la sua opposizione al parito di governo del presidente siriano Bashar al-Assad, il Baath, che ebbe spesso modo di criticare sui giornali, ma malgrado questa posizione scelse di rimanere nel Paese anche con la repressione scatenata dalla guerra civile del 2011. “Sono nato qui, qui vivo e qui voglio morire” disse in una intervista. Nel 2013, con il romanzo ‘Non ci sono coltelli nelle cucine di questa città’, tradotto in italiano per Bompiani, vinse il premio letterario Naghib Mahfuz.

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Pizza a Vico 2023 – Numeri da record e cuore di tradizione

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Successo strabiliante per Pizza a Vico 2023: numeri da record e cuore di tradizione

60.000 tranci di pizza, 30.000 presenze entusiastiche, 200 pizzaioli e ben 24 pizzerie coinvolte nell’evento

Dal 24 al 26 settembre, Vico Equense è stata il fulcro dell’incredibile successo di “Pizza a Vico 2023 – Farina e creatività, un talento familiare”. I numeri della manifestazione sono stati sorprendenti: 60.000 tranci di pizza, 30.000 presenze entusiastiche, 200 pizzaioli e ben 24 pizzerie coinvolte nell’evento. Dati che sottolineano il grande interesse che questa manifestazione unica al mondo ha suscitato tra gli amanti della pizza e della tradizione gastronomica napoletana.

L’evento ha ottenuto il prestigioso patrocinio di istituzioni di rilevanza come la Regione Campania, la Città Metropolitana di Napoli, la Città di Vico Equense, la Camera di Commercio di Napoli, l’Aicast Imprese Italia e l’Acove – Associazione Commercio e Turismo Vico Equense. Questo riconoscimento è una testimonianza dell’importanza di “Pizza a Vico 2023” nel promuovere la cultura culinaria e la tradizione napoletana.

I partecipanti hanno avuto l’opportunità di scoprire l’arte della pizza sotto la guida dei talentuosi pizzaioli locali, veri custodi di una tradizione culinaria tramandata di generazione in generazione. Il tema centrale di quest’anno, “farina e creatività, un talento familiare”, ha celebrato la candidatura di Vico Equense come città creativa dell’Unesco e l’importanza della tradizione familiare nella preparazione e condivisione della pizza.

“Sono stati giorni incredibili, intensi, meravigliosi. Siamo stanchissimi ma felici. – ha commentato Michele Cuomo, presidente dell’Associazione Pizza a Vico – È la cifra di questo successo che aumenta di anno in anno, e che si somma ai numeri impressionanti di quest’anno, che parlano di una kermesse ormai di livello nazionale se non europeo. Ciò significa che la nostra strategia di promozione, la nostra storia, la nostra cultura e la passione che ci mettiamo sappiamo trasmetterla alla perfezione. Grazie a tutti”.

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Un nuovo inizio per il Castello di Rocca d’Evandro: al via “Christmas in the Castle”

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Saranno le campane e le opere scultoree degli artisti della storica Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone, a celebrare un nuovo inizio per lo splendido e suggestivo Castello 
Medievale di Rocca d’Evandro, in provincia di Caserta, tornato a nuova vitadopo oltre quindici anni di incuria e abbandono, grazie alla nuova amministrazione guidata dal sindaco Emilia Delli Colli; che con ardente tenacia, dopo una serie di opere di manutenzione straordinaria, dal 18 novembre e fino all’Epifania si appresta ad attuare un ricco calendario di eventi, ideati con una mission ben chiara al primo cittadino roccavandrese: fare del castello un complesso polifunzionale che accolga le arti visive e performative antiche, moderne e contemporanee in un dialogo costante col territorio e le sue eccellenze.

Il Castello medievale non è mai stato aperto se non, per qualche piccola occasione nella storia. L’ultimo evento culturale importante, si è svolto intorno al 2007. Dopo tanti anni pensare di aprire il Castello (con un programma così ambizioso) restituendolo alla mia comunità, è la notizia più bella che mai avrei immaginato di poter dare ai miei concittadini e soprattutto in tempi così rapidi – dichiara il Sindaco Delli ColliFin dai primi scambi di idee con i miei più stretti consiglieri, che quotidianamente mi affiancanonel governo del territorio – prosegue il Sindaco – avevo ben chiaro che non volevo programmare una nuova sagra o creare accesso a un luogo dove le famiglievedono, a pagamento, bancarelle con lucine natalizie, visto che ce ne sono fin troppe.

L’intento è piuttosto quello di dare il via ad un programma ampio e duraturo, che offra al territorio, alla mia comunità, a quella montana, di cui facciamo parte integrante, e a tutto il bacino strettamente legato a questo paese (vedi Montecassino) un luogo dove fare cultura, arte, dove educare alla bellezza, all’eccellenza, con rassegne di teatro, cinema danza, mostre di arte visiva. Uno spazio dove dar vita ad una vera e propria factory, una fucina di talenti da formare e sostenere”. Mi auguro quindi che questa “visione” possa diventare presto e nel tempo, un punto di riferimento culturale dell’alto casertano e del Lazio meridionale.

Dictum factum, cosa detta, cosa fatta: Il cartellone ricco di eventi, che sarà reso noto nella prima decade di ottobresi configura come una gilda di arti e mestieri storici, di mostre di arte visiva e performativaconcerti, pièce teatrali, incontri d’autore e rassegne cinematografiche a tema. Non mancheranno spettacoli dedicati ai bambini inseriti in uno specifico programma pensato ad hoc dal titoloChristmas in the Castle, in cui elfi, gnomi e folletti condurranno, attraverso camini magici e sentieri di fiabe, alla casa di Babbo Natale, alla fabbrica di giocattoli e all’ufficio postale del magico villaggio di Santa Claus.

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Rilancio, riorganizzazione, ristrutturazione, formazione La chirurgia napoletana guarda oltre il covid

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Appuntamento il 27 e 28 settembre 2023 nell’aula magna della Scuola di Medicina di Scampia

Rilancio, riorganizzazione, ristrutturazione dei reparti e tanta formazione. Le sfide della chirurgia partenopea, gli obiettivi e le attività in corso dopo l’emergenza covid. Saranno questi i temi al centro del congresso Napoli Surgery che si terrà il 27 ed il 28 settembre 2023 presso l’aula magna della Scuola di Medicina di Scampia – Centro congressi Università degli Studi di Napoli Federico II.

“La rete chirurgica, così come quella oncologica, dell’Asl Na 1 Centro – hanno fatto sapere dal comitato scientifico di Napoli Surgery – è stata messa a dura prova dal Covid ma ha tenuto e adesso è il momento del rilancio. Anche grazie al buon utilizzo dei fondi Pnrr per la ristrutturazione degli ambienti, stiamo ottenendo già ottimi risultati in termini assistenziali e di prevenzione. Riflettiamo quindi sul ruolo presente e futuro degli ospedali, che ormai non sono solamente luoghi di assistenza ma anche di formazione, grazie alla collaborazione tra le Università Vanvitelli e Federico II”.

Il congresso, patrocinato, tra gli altri, da Regione Campania, Asl Na 1 Centro, Comune di Napoli e dall’Associazione chirurghi ospedalieri (Acoi), avrà inizio alle 14:00 del 27 settembre. La due giorni sulla chirurgia si aprirà con la sessione dedicata alla rete tempo dipendente del trauma e le urgenze chirurgiche nell’Asl Napoli 1 Centro.

A dare il proprio contributo alla discussione, autorità ed esperti nazionali ed internazionali.

L’attuale periodo è caratterizzato da cambiamenti significativi nella sanità, motivati in parte dalla pandemia che ha evidenziato la necessità di un sistema sanitario che sappia guardare con fiducia alle sfide future. Le discipline chirurgiche, in particolare, hanno sperimentato notevoli difficoltà sia in termini di organizzazione, sia di risorse. Nonostante tutto, il sistema ha retto, ora si assiste ad un progressivo processo di rinnovamento e di rilancio dell’attività chirurgica.

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“Ultimi giorni a Parigi”, il libro sulla morte di Jim Morrison

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AGI – Su Jim Morrison, cantautore e poeta, leader carismatico del gruppo rock dei ‘Doors‘, artista mito di una generazione, morto a soli 27 anni a Parigi il 3 luglio 1971 si è scritto moltissimo. Forse tutto quello che c’era da scrivere. Difficile pensare dunque che ci sia ancora qualcosa di inedito da pubblicare. O forse no. È quello che si è chiesto Federico Traversa scrittore e cofondatore di Chinaski Edizioni, casa editrice genovese indipendente, autore di diversi libri legati al mondo del rock e vero e proprio appassionato di Jim Morrison.

In realtà un libro che parla di quello che fu soprannominato ‘Re Lucertola’ in Italia non è mai stato pubblicato – e per anni neppure ripubblicato nel mondo – quello scritto nel 1973 (e poi aggiornato nel 1991) dal critico musicale parigino Hervé Muller, amico di Jim Morrison, che indagò sulla sua morte e che fece una scoperta che permette di riscrivere la dinamica del decesso. Muller ebbe seri problemi psichiatrici per cui non volle che il suo libro fosse ripubblicato.

Dopo la sua morte, avvenuta nel 2021, la sorella decise di mandare nuovamente in stampa il volume e Traversa non si fece sfuggire l’occasione di acquistarne i diritti per Chinaski Edizioni. E cosi’ arriva finalmente in libreria in Italia ‘Jim Morrison, ultimi giorni a Parigi‘ di Hervé Muller (Ed. Il Castello, traduttore Michelle Zarro: pagg. 160 – Prezzo: 19 euro) dedicato agli ultimi giorni del frontman dei ‘Doors’.

Secondo la ricostruzione ufficiale Jim Morrison morì il 3 luglio 1971 per arresto cardiaco, ma secondo l’autore critico rock parigino e amico del protagonista le cose non andarono così. Questa indagine realizzata poche settimane dopo la sua morte, partendo dai testimoni che con lui condivisero gli ultimi giorni di vita nella capitale francese, vuole fare luce su questa misteriosa e ambigua vicenda.

La ricerca passa al setaccio i verbali della polizia, i referti e le testimonianze della fidanzata Pamela. Le dichiarazioni degli amici Agnes Varda e Alain Ronay, del conduttore radio Jean-Bernard Hebey e del dj Cameron Watson. Finanche le confidenze della cantante Marianne Faithfull, che in quel periodo si trovava a Parigi. Scavando nell’underground con le informazioni date per certe dagli spacciatori dei club che frequentavano proprio in quei giorni, Muller ne conclude che Morrison sia morto per overdose nei bagni della discoteca Rock’n’Roll Circus.

Successivamente trasportato a casa e posizionato nella celebre vasca da bagno. Non un giallo, non un rapporto di cronaca nera, ma un sentito racconto di “quei giorni a Parigi” che diventano quasi uno “state of mind” per una figura del calibro di Morrison. Il titolo del libro – anche nella versione francese – fa riferimento agli ultimi giorni a Parigi, ma in realtà questo è solo una piccola parte di questa biografia, anche se la più interessante dal punto di vista storiografico.

In realtà Muller scrive una bella e originale biografia – titolo originale nel 1973 è, infatti, ‘Jim Morrison, au-dela’ des Doors’ (Jim Morrison, al di là dei ‘Doors’) – in cui nella parte finale parla del viaggio a Parigi del cantante che doveva essere un nuovo capitolo della sua vita, un momento per dedicarsi alla scrittura e limitare gli eccessi. Un passo verso l’agognato anonimato prendendo le distanze dai ‘Doors’ e più in generale dallo showbiz.

Nel libro Muller ripercorre la vita di Jim Morrison grazie ai racconti di chi l’ha conosciuto veramente al di là dell’idolo internazionale che era diventato, suo malgrado. Le indiscrezioni dei compagni dei ‘Doors’ Manzarek, Densmore e Krieger, si incrociano con le affermazioni del suo amico Frank Lisciandro e del manager Bill Siddons. Sono i rumors sulla controversa figura della ‘compagna cosmica’ Pamela Courson, però, a chiudere il cerchio.

Gli abusi di alcol e droghe, la provocazione, l’anarchismo incontrollato stridono con la figura di un ragazzo di 27 anni che soffrì molto per non essere veramente riconosciuto come un poeta. Questi giorni a Parigi sono proprio l’apice di un percorso emotivo. Morrison confessa all’autore di voler sfuggire a quei demoni che lui stesso aveva creato, e dei quali aveva perso il controllo. La quotidianità è scandita da continue bevute, jam session occasionali e accese discussioni su cinema e letteratura. Un equilibrio instabile tra mito e realtà.

Nella Francia dove cercava se stesso, patria dei suoi amati poeti Baudelaire e Rimbaud, i suoi ultimi giorni sono sospesi tra sognanti progetti per il futuro e un impeto di autodistruzione nichilista. Una fine forse annunciata di un ragazzo diventato un mito perche’, scrive l’autore al termine del libro, “se ha toccato cosi’ nel profondo le generazioni successive per decenni è proprio perché esprime e rappresenta sentimenti e valori senza tempo. E universali”, conclude.

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La donna curvy e sensuale di Karoline Vitto

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AGI – Bella come una volta, abbondante. Veste dalla taglia 42 alla 58 la donna di Karoline Vitto, la stilista brasiliana impegnata nella ‘valorizzazione’ del corpo femminile. Le sue creazioni per la primavera-estate 2024, supportate da Dolce & Gabbana, sono state presentate durante la Fashion week di Milano.

In passerella esclusivamente modelle curvy, capitanate dall’icona Ashley Graham (che ha calcato la catwalk anche per D&G), con capi che incarnano l’incontro tra due paesi, il Brasile, sua terra natale, e l’Italia di Dolce&Gabbana, e si ispirano alle creazioni donna primavera/estate 1992 di D&G e ai suoi iconici capi di lingerie. Il risultato è una palette di nuovi colori, silhouette scultoree e, per la prima volta, stampe che omaggiano la sensualità delle donne.

I consueti fili d’acciaio, tocco distintivo della designer, continuano a incorniciare le curve. In passerella anche un’ampia selezione di maglieria realizzata con la tecnica floating che avvolge il corpo e poi medagliette, ciondoli e monete collezionati dalla famiglia di Karoline nei vivaci mercati di San Paolo. 

Questo costante riferimento all’heritage di Karoline Vitto è accompagnato da una colonna sonora, composta esclusivamente per il suo show, che combina suoni ancestrali ai ritmi pulsanti della musica funk brasiliana.

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L’isola degli arrusi. Quando il fascismo confinava i gay

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AGI – Dopo Bologna, Roma, Napoli, Bergamo, Reggio Emilia, Mantova, ma anche Montreal e altre città in Germania, in Olanda e presto in Svizzera, la mostra “L’isola degli arrusi” della fotografa piacentina Luana Rigolli, romana d’adozione, è aperta a Cefalù al Caffe letterario Galleria fino all’8 ottobre, data di cui è stata già decisa la proroga di venti giorni per l’alto interesse suscitato.

Cefalù ospita una parte del repertorio fotografico che l’artista ha raccolto in un omonimo libro autoprodotto sul confino nelle isole Tremiti di quarantacinque omosessuali tutti catanesi che nel 1939, per via dell’accanita repressione omofoba scatenata dal questore del tempo, furono isolati per motivi politici, in realtà per ragioni legate all’imperante credo fascista della “difesa della razza”.

I fatti sono stati rievocati una prima volta dalla stessa galleria d’arte cefaludese di Giuseppe Provenza in occasione della Giornata della memoria nel 2021, quando a motivo della pandemia si ebbe solo una diretta streaming che prese spunto dal libro “La città e l’isola” (uscito nel 2006 da Donzelli e ripubblicato l’anno scorso) di Tommaso Giartosio e Gianfranco Goretti che ricostruiscono la vicenda ancora oggi poco conosciuta. L’artista palermitana Pupi Fuschi partecipò all’evento disegnando in presa diretta alcuni dei volti dei confinati.

“A luglio dello stesso anno – dice all’AGI Provenza, titolare della galleria – contattammo la fotografa Luana Rigolli che aveva realizzato un gran lavoro sul caso e abbiamo allestito una mostra di foto, “Fino al confino”, con un vernissage costituito da una performance del puparo Angelo Sicilia che ha rappresentato il momento in cui il questore chiama per nome uno per uno gli omosessuali destinati all‘isola di San Domino alle Tremiti. Dopo che la Rigolli si è impegnata nell’autoproduzione del suo libro, abbiamo deciso una nuova mostra, aperta il 16 settembre scorso e di tale interesse che tutte le sue copie sono andate vendute”.

La fotografa quarantenne di madre siciliana si è decisa a finanziare interamente da se’ la propria opera, costata undicimila euro, dopo che per due anni ha provato a vendere le foto a riviste italiane senza avere nemmeno una risposta. “Nel sospetto – dice all’AGI – che nemmeno gli editori mi avrebbero risposto, mi sono decisa a fare tutto da sola stampando quattrocento copie. Per fortuna all’estero, dove l’interesse su questa pagina di storia fascista è molto più forte, le cose sono andate diversamente, tanto che in Canada ho venduto le foto a tre riviste e ho avuto finanziata una mostra che se adesso sta girando in Italia e perché hanno fatto tutto loro, altrimenti sarebbe difficile anche fare mostre nel nostro Paese”.

Luana Rigolli, fotografa viaggiatrice attratta dai luoghi remoti e insoliti, è arrivata a conoscere il caso degli “arrusi” (secondo l’espressione catanese con chi vengono chiamati i gay) leggendo il libro di Giartosio e Goretti. “Mi ci sono dedicata con impegno, andando all’Archivio centrale di Stato e fotografando tutti i volti presi dalle schede biografiche, le lettere di richiesta di grazia dei confinati al re e al ministro, i verbali di polizia a loro carico. Sono stata alle Tremiti dove ho fotografato quanto rimane dei luoghi del confino e quindi a Catania nei posti di ritrovo dei gay, nella sala da ballo per soli uomini che oggi e un centro sommesse”.

Il libro, la cui copertina riproduce cromaticamente e graficamente la carta di permanenza dei confinati, integra quello di Giartosio e Goretti e si affida un titolo, “L’isola degli arrusi”, che sottende non la Sicilia ma le Tremiti. Dove, secondo alcune cronache, gli omosessuali catanesi poterono muoversi liberi senza più doversi nascondere.

Quando la fortezza di San Domino servì al governo per recludervi i veri prigionieri politici, gli omosessuali furono rimandati a casa ed è stato a Catania che gli autori di “La città e l’isola” hanno rintracciato due di loro e raccolto le loro testimonianze e confidenze. La mostra di Rigolli comprende trenta grandi foto incorniciate di luoghi, provvedimenti giudiziari, lettere, e quarantacinque riproduzioni dei volti dei confinati come risultavano nei lor fascicoli. A Cefalù, per problemi di spazi, il corredo è più ridotto, ma assicura una presa di conoscenza consapevole ed esauriente dei fatti raccontati per immagini. “Non si può rimanere passivi – dice Giuseppe Provenza – di fronte a vicende che hanno segnato il nostro tempo e che sono rimaste pressoché inesplorate. Molta di questa gente, anche donne omosessuali, finiva nei manicomi perché considerata non sana geneticamente. La mostra serve a tenere viva non solo la memoria ma anche l’attenzione storica”.

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L’Italia candida ‘Io Capitano’ di Matteo Garrone agli Oscar

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AGI – È ‘Io Capitano’ di Matteo Garrone il film candidato a rappresentare l’Italia nella selezione per la categoria International Feature Film Award dei 96esimi Premi Oscar.

Erano 12 i film in lista (tra cui ‘Il Sol dell’Avvenire’ di Nanni Moretti, ‘Rapito’ di Marco Bellocchio e ‘Il ritorno di Casanova di Gabriele Salvatores), ma la scelta della commissione di selezione, istituita presso l’Anica su richiesta dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, è caduta sul film più “politico”, che racconta l’odissea moderna di due giovani che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa, attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare.

L’annuncio delle shortlist è previsto per il 21 dicembre 2023, le Nomination verranno annunciate il 23 gennaio 2024 mentre la cerimonia di consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles il 10 marzo 2024.

Il Comitato di Selezione per il film italiano da designare agli Oscar istituito dall’ANICA su incarico dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, è composto da Alessandro Araimo, Domizia De Rosa, Esmeralda Calabria, Daniela Ciancio, Francesca Lo Schiavo, Giorgio Moroder, Cristiana Paterno’, Michele Placido, Paola Randi, Riccardo Tozzi, Gianpiero Tulelli.

La motivazione

Questa la motivazione ufficiale della scelta del film di Garrone: “Per aver incarnato con grande potenza e maestria cinematografica il desiderio universale di ricerca della libertà e della felicità. Creando un’epica del sogno che mette in scena il coraggio e il dolore che segnano da sempre le migrazioni, in una dimensione di profonda umanità”.

Garrone: “Spero che viaggio Seydou tocchi cuore americani”

“Siamo molto orgogliosi di poter rappresentare l’Italia agli Academy Awards con Io Capitano e ci auguriamo che il viaggio di Seydou possa toccare il cuore anche del pubblico americano”. Cosi’ Matteo Garrone, regista del film candidato dall’Italia per la corsa all’Oscar per il miglior film internazionale. 

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Grisham e altri scrittori fanno causa a OpenAI per ChaGpt

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AGI – George R.R. Martin, l’autore della saga di “Game of Thrones”, John Grisham e altri scrittori hanno intentato una causa contro la startup californiana OpenAI, accusata di aver utilizzato le loro opere per creare ChatGPT in spregio ai diritti d’autore.

Nella denuncia depositata presso un tribunale federale di New York, gli autori accusano la società di aver utilizzato i loro libri “senza autorizzazione” per addestrare il modello linguistico, ovvero la tecnologia di intelligenza artificiale (AI) che sta alla base di ChatGPT, un software in grado di produrre ogni tipo di testo partendo da una semplice richiesta. “Al centro di questi algoritmi c’e’ un furto sistematico su vasta scala”, affermano gli avvocati.

Tra i querelanti di questa class action ci sono l’Authors Guild (un’organizzazione che rappresenta gli autori) e diversi scrittori, tra cui George R.R. Martin e il romanziere John Grisham, Numerose altre denunce sono state presentate da artisti, organizzazioni e codificatori contro OpenAI e i suoi concorrenti nelle ultime settimane.

I modelli linguistici “mettono in pericolo la capacità degli scrittori di narrativa di guadagnarsi da vivere, in quanto consentono a chiunque di generare automaticamente e gratuitamente (o a costi molto bassi) testi per i quali altrimenti dovrebbero pagare gli autori”, sostengono gli avvocati nella denuncia.

Gli autori chiedono ora di vietare l’uso di libri protetti da copyright per la creazione di modelli linguistici “senza un’espressa autorizzazione”, oltre al risarcimento dei danni.

OpenAI ha avuto bisogno di montagne di testi, recuperati online, per sviluppare il suo modello linguistico, ma non ha mai specificato esattamente quali siti e quali opere sono state utilizzate. 

 

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Riapre al pubblico la Domus Tiberiana

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AGI – Il Parco archeologico del Colosseo apre al pubblico la Domus Tiberiana, a distanza di quasi 50 anni dall’insorgere dei gravi problemi strutturali che ne avevano determinato la chiusura e a seguito di importanti interventi di restauro. La grandiosa residenza imperiale, estesa per circa 4 ettari sul colle Palatino, si affaccia sulla valle del Foro Romano con poderose arcate su più livelli, immagine iconica di quest’angolo della città antica.

Con l’apertura del palazzo viene ripristinata la circolarità dei percorsi tra Foro Romano e Palatino, attraverso la rampa di Domiziano e gli horti farnesiani: il visitatore, che entra nel palazzo percorrendo la via coperta nota come Clivo della Vittoria, avrà cosi la percezione dell’antico cammino percorso dall’imperatore e dalla corte per raggiungere la grandiosa residenza privata, che dal colle Palatino ha dato origine al moderno significato della parola “palazzo”.

Imago imperi è il titolo dell’allestimento museale, a cura di Alfonsina Russo, Maria Grazia Filetici, Martina Almonte e Fulvio Coletti, con l’organizzazione di Electa, che si articola nei 13 ambienti che si aprono lungo il percorso, con l’ambizione di raccontare la storia del monumento nei secoli.  Se infatti la denominazione Domus Tiberiana, nota dalle fonti, rimanda all’imperatore Tiberio, che ha guidato l’impero dopo la morte di Augusto, le indagini archeologiche hanno dimostrato che le fondamenta del palazzo sono state gettate da Nerone in un momento successivo all’incendio del 64 d.C., ovvero contestualmente all’edificazione della Domus Aurea, in continuità con le più antiche dimore aristocratiche.

Successive trasformazioni, in particolare ad opera degli imperatori Domiziano ed Adriano, hanno ulteriormente ampliato la dimora. La residenza ha continuato a vivere fino in età tardo-antica, per tornare a nuova vita dopo un periodo di abbandono, quando nella metà del Cinquecento i Farnese l’hanno inglobata negli horti. Oggetto di scavi ininterrotti e di restauri già a partire dal XIX secolo, la Domus Tiberiana era stata aperta alla pubblica fruizione dall’archeologo Pietro Rosa, contestualmente al primo Museo Palatino.

In questi anni recenti la Domus Tiberiana è stata oggetto di importanti lavori di scavo e restauro volti alla conoscenza, alla tutela e alla valorizzazione di un organismo architettonico tanto complesso quanto inizialmente a rischio per i gravi dissesti statici e geotecnici delle imponenti strutture, ora sanati. 

Sangiuliano, l’apertura della Domus Tiberiana un risultato storico

“Il parco archeologico del Colosseo prosegue con l’obiettivo di restituire al pubblico spazi precedentemente preclusi alla visita. Ai nuovi e diversificati percorsi aperti negli ultimi anni, oggi si aggiunge un risultato storico: ovvero l’apertura al pubblico della Domus Tiberiana”. Lo dice il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. “Viene così finalmente restituito il percorso circolare tra il Foro Romano e il Palatino attraverso successivi spazi del palazzo imperiale – aggiunge – un risultato raggiunto con un forte impegno di squadra durante lunghi lavori di restauro e riqualificazione funzionale del monumento”.

“Per quanto riguarda il Parco archeologico del Colosseo abbiamo fatto degli investimenti anche per quanto rigiarda la multimedialità e nel corso degli anni lo renderemo sempre più appetibile e fruibile”, ha aggiunto. 

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