AGI – Sul palco per tre ore cantando oltre 30 dei suoi più famosi successi insieme a performer, ballerini, con un’orchestra dal vivo, cambi di scena per ogni brano, luci, laser, per realizzare uno spettacolo nello spettacolo, un total show che arriva dritto al pubblico: ecco “aTuttocuore” di Claudio Baglioni, rock opera show un po’ visionaria, posta fra passato e futuro.
Il cantautore romano, all’età di 72 anni, tiene la scena come un trentenne, ogni tanto si concede anche coreografie con il corpo di ballo, e canta sempre con quello stesso timbro di voce che lo ha reso unico: dal graffiato baritonale che arriva al quasi soprano. “aTuttocuore” è uno spettacolo che chiude una trilogia aperta tempo fa, per certi versi diremmo autocelebrativo come è giusto che sia per tutto quello che ha rappresentato e rappresenta Claudio Baglioni nella musica italiana.
Una rock opera show, che poi tanto rock non è, ma come ha spiegato lo stesso cantautore durante una conferenza stampa post prove a notte fonda, “è il contesto, l’energia che viene trasmessa che lo lascia pensare” come uno spettacolo da opera rock. In effetti le sonorità sono varie: andiamo dal rock, al pop, allo swing, qualche nota di jazz, negli arrangiamenti delle sue canzoni. Tutta da vedere e da ascoltare ad esempio, l’interpretazione di “Notti” con i fiati protagonisti assoluti del pezzo.
Bellissimo lo spettacolo offerto in occasione di “Porta Portese” dove in scena sembra davvero che ci sia il famoso mercato romano, coloratissimo, allegro, frizzante, con tutti i personaggi che capitava o capita ancora oggi di incontrare. Tutta proiettata sul futuro l’esecuzione di “Le ragazze dell’est” con ballerine e immagini Avatar, a testimoniare che tutto cambia, tutto si evolve e “le ragazze dell’Est – come ha spiegato lo stesso Baglioni – non sono più quelle di prima. Già non lo erano più quando ho scritto il pezzo”.
Tre ore di concerto sono tante, “mettetevi comodi – ha avvertito il cantautore prima di iniziare con le prove – ma il tempo scorre grazie alla formula di spettacolo scelta. Non manca il momento più intimo, per lasciare spazio ad esempio, al suo più grande successo di sempre: “Questo piccolo grande amore” che Baglioni esegue da solo, al pianoforte, senza orchestra. Ci sono anche dei medley di altri successi. Del resto non si può cantare tutto, perchè le canzoni che ha scritto Baglioni sono davvero tante: “Ne ho composte 350 – ha spiegato – fino al secondo album me la sono cavata e riuscivo a farle tutte, poi via via, si va verso la formula dell’antologia. In questo spettacolo ci sono anche cinque brani dell’ultimo anno. Del resto ormai, siamo tornati ai pezzi annuncio, come in politica…Io mi sono sempre trovato in difficoltà con le scalette. Quando si fanno spettacoli aperti a un numero maggiori di persone non c’è solo il pubblico di conoscitori, quindi si fanno antologie”.
Claudio Baglioni dopo una parentesi minimalista e intimista con “Dodici note Solo”, da giovedì 21 settembre sarà a Roma, al centrale del Foro Italaco con questo nuovo spettacolo. A Roma si esibirà il 21, 22, 23, 28, 29 e 30 settembre per poi andare il 6-7-8 ottobre a Verona, il 12-13-14 dello stesso a Palermo e il 20 e 21 a Bari. Poi via alle arene indoor a paritre da gennaio: a Pesaro, Milano, Torino, Padova, Bologna, Firenze, Eboli.
“aTuttocuore” è un progetto ispirato e ideato con Giuliano Peparini che cura anche la direzione artistica e teatrale. L’idea è quella di riprendere l’intuizione wagneriana del teatro totale e quella elaborata da Walter Gropius del teatro ricavato rimodulando spazi e architetture. “aTuttocuore”, show dell’arte scenica, parte in un certo senso dalla notte dei tempi per arrivare alle epoche futuribili con salite e discese lungo le scale del tempo, un cuore rosso che sovrasta, batte e pulsa per far capire allo spettatore che l’unico vero tempo reale che vale la pena di vivere è secondo il battito e il ritmo del cuore. Il tempo di adesso, come canta Claudio Baglioni, in chiusura di show attraverso il suo famosissimo brano “La vita è adesso”.
Scivolano via quindi 38 canzoni, con brani le cui strofe sono nell’immaginario e nel linguaggio comune degli italiani e non solo, hanno emozionato ed emozionano vecchie e nuove generazioni. Performer e ballerini si muovono su coreografie di Giuliano Peparini e Veronica Peparini che a tratti sembrano anni ’70, fino alla modernità di oggi e con movimenti che richiamano alle grandi opere. I costumi meritano un applauso a parte: sono 550 , originali e realizzati da Valentina Davoli e Silvia Oliviero e sono davvero belli. Immancabili le giacche indossate da Baglioni interpretando certi brani:
“Alcune infatti – ha spiegato – sono del periodo di quella canzone. E poi mi confortano, sono una divisa, una protezione, una maschera”. Assistiamo durante un concerto, al fondersi scenografico fra cinema e teatro, fra costumi che richiamano anche pellicole come “Mad Max” o “Codice Genesi”, alla messa in scena di un “coro” quasi da tragedia greca. “Sul palco sono in 101 – ha detto Baglioni – e poi ci sono anche io. Ci sono per l’esattezza 21 componenti dell’orchestra (diretta da Poaolo Gianolio) 80 persone fra coristi, ballerini, performer”. (28 vengono dall’Accademia Internazionale del Musical).
“aTuttoCuore” chiude la trilogia aperta da “Al Centro”, proseguita con “Tutti su” e termina quindi con uno show che si offre appunto “a tutto cuore” per abbracciare e coinvolgere il pubblico. “Quello che ho voluto fare ora – ha spiegato Peparini – è proporre una nuova lettura dove poter cambiare sul palco tutte le risorse tecniche e artistiche di un grande spettacolo. Ho creato lo spettacolo in modo che lo spettatore, da lontano ne abbia pieni gli occhi. Con cori e performer, ballerini e video, ho immaginato uno spettacolo immersivo.
“È in un certo senso davvero il capitolo finale della trilogia, – ha aggiunto Baglioni – mette insieme la parte musicale che cerca di trovare altri visioni, altri percorsi e vuole andare oltre la canzone stesa. È anche molto divertente fare un concerto cosi, scopro tante cose di prova in prova. In fondo è una sorta di paese delle meraviglie, segna anche il ritorno a una situazione pre adolescenziale che fa piacere di vivere, lo spettacolo è un gioco e io penso che chi viene per queste tre ore, decide, sceglie, di venire ad ascoltarci debba essere sorpreso e stupito, meravigliato di quello che vede”. Uno spettacolo che, come ha lasciato intendere lo stesso Baglioni, potrebbe essere una sorta di prova generale per tornare poi ai grandi stadi.
“In effetti lo è – ha spiegato il cantautore – bisogna ritrovare la dimensione fra palcoscenico e pubblico. Qui c’è tanto sudore sul palco. Stiamo facendo prove per tonare ad uno spazio piu grande senza perdere questa dimensione di vicinanza con il pubblico. È il frutto di un grande lavoro – ha commentato il cantautore – complesso. Lo spettatore va aiutato a spendere bene i suoi soldi. Il covid aveva chiuso tutto, ora c’è il grande ritorno ai live, agli spettacoli, allo stadio di calcio. Lo spettatore forse ha paura di dover tonare dentro, in casa. Il pubblico va guidato e abbiamo una responsabilità. Questo è un concerto impegnativo, un total show. Ci sono tanti linguaggi, tanti significati che possono essere visti in un senso o in un altro. L’abilità del poeta o regista è fare in modo che lo spettatore si faccia una sua interpretazione. Non dobbiamo fare sempre la stessa cosa. Quando non so cosa fare – ha concluso il cantautore romano – mi metto a fare come ho già fatto, ovvero 156 concerti da solo. Che poi è la vera base del mio mestiere, il cosiddetto mimino sindacale. Poi pero’ c’è questo e cioè, il fatto che non dobbiamo non fermarci: un’opera rock show che puo’ essere pop, puo’ essere quello che vogliamo. La chiamiamo cosi per distinguerla. Rock opera perchè c’è dinamismo, energia”.
E di energia ne arriva, tanta.