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Alla Mostra del Cinema di Venezia si è temuto di perdere tutti i film americani

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AGI – La Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia inizia domani e si annuncia come una delle più interessanti degli ultimi anni. E lo stesso direttore artistico, Alberto Barbera, promette che sarà un’edizione di “grande cinema” con alcuni dei titoli più attesi dell’autunno. “Offriremo una visione a 360 gradi del panorama attuale“, dichiara alla vigilia dell’apertura.

“Come sempre, offriremo un voluto equilibrio tra il grande cinema che tutti si aspettano da un festival prestigioso e un lavoro di esplorazione delle cinematografie emergenti”, assicura il giorno prima dell’inizio della Mostra.

E aggiunge: “Insomma, una visione a 360 gradi di ciò che sta accadendo nel cinema”. Barbera non nasconde che lo sciopero degli attori e degli sceneggiatori a Hollywood abbia creato molti problemi e preoccupazioni. Perchè questa vertenza sindacale non comporta solo un controllo delle produzioni negli Stati Uniti, ma, poichè riguarda la Mecca del cinema mondiale, ha ripercussioni anche sui festival di tutto il mondo che ospitano le anteprime.

E Venezia sarà il primo. Per questo motivo, all’inizio si temeva il peggio, con assenze rumorose, promozioni fallite, anteprime ritardate… ma alla fine Barbera ritiene che non sarà cosi’ grave e che l’evento avrà “abbastanza” celebrità.

“Non tutti verranno, ma diciamo che, in ogni caso, avremo un numero di star sufficiente a garantire che il red carpet non venga completamente sprecato”, sottolinea. Gli organizzatori della Mostra del Cinema avevano chiuso il programma il 12 luglio e lo sciopero è stato proclamato solo due giorni dopo. “Siamo arrivati a credere che rischiavamo di perdere tutti i film americani”, ammette Barbera. 

Alla fine però ne è saltato solo uno, anche se è un forfait doloroso: ‘Challengers’, l’ultimo di Luca Guadagnino con Zendaya, che avrebbe dovuto aprire il festival, ma è stato ritirato perchè il produttore ha preferito rimandare la prima a tempi più tranquilli per poter contare sul potere promozionale della giovane star. “Tutti gli altri titoli sono stati confermati.

L’unica differenza è che alcuni attori non verranno. Quelli legati agli studios o alle piattaforme che sono in sciopero non possono partecipare alla Mostra, quindi ci saranno meno attori sui tappeti rossi, ma tutti i registi saranno presenti”, spiega.

Le star più attese

Da domani al 9 settembre, quando sarà annunciato il nuovo vincitore del Leone d’Oro, Sofia Coppola sarà al Lido di Venezia con il suo biopic sulla moglie di Elvis, ‘Priscilla’, e l’intero cast ha già confermato la propria presenza, compreso Jacob Elordi.

Sono attesi anche Adam Driver e Penelope Cruz, entrambi protagonisti di ‘Ferrari’ di Michael Mann; il cileno Pablo Larrain, con la sua satira-horror ‘Il conte’; Jessica Chastain, protagonista dell’enigmatico ‘Memory’ del regista messicano Michel Franco.

Hanno invece rifiutato di partecipare Bradley Cooper, regista e protagonista di ‘Maestro’ ed Emma Stone, protagonista dell’ultimo film di Yorgos Lanthimos, ‘Poor Things’.

Barbera, critico cinematografico che dal 2011 è alla guida del più antico festival cinematografico internazionale del mondo, è naturalmente un esperto del settore e, interrogato sullo sciopero a Hollywood, comprende molte delle ragioni che hanno spinto gli artisti a scendere in campo.

Soprattutto la necessità di proteggere gli attori e le attrici più vulnerabili, quelli che normalmente non assaporano il glamour della Settima Arte, ma sottolinea anche la richiesta di “regolamentare l’Intelligenza Artificiale” e impedire che spazzi via interi settori dell’industria. “è uno strumento straordinario, non c’è dubbio, ma va regolamentato. Il rischio che sostituisca il lavoro di interi settori come gli sceneggiatori, gli autori o i tecnici degli effetti speciali è forte. La tecnologia non può essere condannata, ma deve essere regolamentata”, afferma. 

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Tutti gli Harry Potter in un solo volume

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AGI –  Oltre tremila pagine intervallate da grafiche e illustrazioni elaborate, racchiuse da una copertina rigida e riccamente decorata con foglie di bronzo. È la sorpresa che ha in serbo la casa editrice tedesca Carlsen per gli appassionati di tutte le età della fortunata saga fantasy “Harry Potter”, di Jk Rowling. Un’edizione straordinaria annunciata dalla casa editrice Carlsen sul suo sito web per “celebrare il 25mo anniversario dell’uscita del primo volume, tradotto in tedesco”.

I sette volumi sul mago Harry Potter saranno riuniti, per la primissima volta, in un unico, massiccio volume forse più facile da conservare come un vero e proprio oggetto da collezione, che da sfogliare come un libro qualunque.

Il ‘mattone’, di 3.400 pagine vanta una grafica di altissima qualità, segnalibri e illustrazioni inedite al suo interno. La tedesca Carlsen, ha tenuto marcare questa ricorrenza tenendo a battesimo un progetto unico al mondo, oneroso e non privo di rischi che, tuttavia, farà parlare a livello globale e non solo per il prezzo: quello di lancio, a ‘soli’ 99 euro, è infatti destinato a lievitare a 129 euro dopo il 30 di gennaio.

Sempre sul sito web, accanto alle foto che ritraggono il prezioso volume nella lingua di Goethe, la casa editrice da appuntamento a tutti i fan del mago di Hogwarts, il 26 di agosto, per “festeggiare questo magico compleanno”

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A Venezia molta Italia e poche grandi star del cinema

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AGI – Fervono i preparativi per l’edizione numero 80 della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia in programma dal 30 agosto al 9 settembre. Un festival che mai come quest’anno parlerà italiano – e anche su questo sono fioccate le polemiche e le accuse di ‘provincialismo’ – e che, a causa dello sciopero di autori e attori in corso a Hollywood vedrà ridotte al lumicino le star internazionali presenti (certo il forfait di Bradley Cooper, regista e protagonista di ‘Maestro’, Emma Stone e Mark Ruffalo protagonisti di ‘Poor Things’ e Michael Fassbender protagonista di ‘The Killer’).

Significativo su questo lo sfogo via Twitter del direttore artistico Alberto Barbera che il 20 agosto ha scritto: “Continuate a chiedermi quali attori saranno presenti alla Mostra del Cinema. Ancora non lo so. Non posso perciò rispondere”. Di certo, però, non mancheranno le star di casa nostra. A partire da quelle che accompagneranno i sei film in concorso quest’anno: ‘Comandante’ di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino, film di apertura il 30 agosto; ‘Io Capitano’ di Matteo Garrone; ‘Finalmente l’alba’ di Saverio Costanzo con Alba Rohrwacher (presente anche in ‘Hors-Saison’ di Ste’phane Brize’) e Willem Dafoe; ‘Enea’, opera seconda e attesa di Pietro Castellitto, anche protagonista insieme a Benedetta Porcaroli; ‘Lubo’ di Giorgio Diritti con Valentina Belle’; ‘Adagio’ di Stefano Sollima ancora con Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini, e Francesco Di Leva.

In gara per il Leone d’oro, ci sono 23 film. Tra questi, sono attesi ‘Dogman’ di Luc Besson; ‘Maestro’, la seconda regia dell’attore Bradley Cooper che qui si dedica alla biografia del compositore Bernstein; ‘Priscilla’, il nuovo atteso film di Sofia Coppola sulla vera storia della moglie di Elvis Presley; ‘The Killer’, il nuovo thriller di David Fincher con Michael Fassbender; ‘Poor Things’ di Yorgos Lantimos con Emma Stone, un sorta di Frankenstein femminile spinta da insaziabile voracità sessuale; ‘El Conde’ di Pablo Larrain in cui racconta di un Pinochet vampiro e ‘Ferrari’ di Michael Mann con Adam Driver e Penelope Cruz.

Oltre alle sei in concorso, sono altre dieci le pellicole italiane presenti nelle altre sezioni della Mostra. In Biennale College Cinema troviamo ‘L’anno dell’uovo’ di Claudio Casale, prodotto da Diero, Rai Cinema, Biennale College Cinema. In Orizzonti Extra c’e’ ‘Felicita”, film d’esordio alla regia di Micaela Ramazzotti, prodotto da Lotus Production – Leone Film Group, Rai Cinema. Nel cast la stessa Micaela Ramazzotti con Max Tortora, Anna Galiena, Matteo Olivetti, Sergio Rubini. In Orizzonti troviamo ‘El Paraiso’ di Enrico Maria Artale con Edoardo Pesce, prodotto da Ascent Film, Young Films, Rai Cinema; ‘Invelle’ di Simone Massi, prodotto da Minimum Fax Media, Amka Films Productions; ‘Una sterminata domenica’ di Alain Parroni, prodotto da Fandango, Alcor, Art Me Pictures, Road Movies, Rai Cinema. Nel cast: Enrico Bassetti, Zackary Delmas, Federica Valentini, Lars Rudolph.

In concorso nelle Giornate degli autori ‘Los Oceanos son los verdaderos continentes’, film di apertura di Tommaso Santambrogio. Fuori concorso per la categoria Non Fiction ci sono ‘Amor’ di Virginia Eleuteri Serpieri (prodotto da Stefilm, Era Film e Rai Cinema) e ‘Enzo Jannacci Vengo anch’io’ di Giorgio Verdelli, “un omaggio al lunare cantautore”.

Per la categoria Fiction, fuori concorso sono presenti altre tre pellicole italiane: ‘The Penitent’ di e con Luca Barbareschi dal testo di David Mamet; ‘Welcome to Paradise’ di Leonardo Di Costanzo, cortometraggio realizzato alla scuola di cinema di Bobbio di Bellocchio.

Sarà poi proiettato ‘L’ordine del tempo’ di Liliana Cavani, racconto di 24 ore in una villa sul mare mentre incombe la catastrofe, ispirato al saggio di Carlo Rovelli con Claudia Gerini e Alessandro Gassmann.

Sarà l’occasione per festeggiare il Leone d’Oro alla carriera che la regista di Carpi riceverà quest’anno insieme all’attore di Hong Kong Tony Leung Chiu-wai. Accanto a queste pellicole, sempre fuori concorso, si segnalano due cineasti che negli ultimi anni sono stati oggetto di boicottaggio e attacchi da parte del movimento #MeeToo: Woody Allen e Roman Polanski. Il primo potrebbe essere presente al Lido per presentare ‘Coup de Chance’ (anche se Barbera ha avvertito che “non farà attività stampa”), il secondo invece sicuramente non ci sarà (rischierebbe di essere arrestato e prontamente rimandato negli Stati Uniti se decidesse di mettere piede sul suolo italiano) per presentare ‘The Palace’.

La gara inizierà tra pochi giorni, il 30 agosto, e come sempre sono alte le aspettative dei cinefili. Sia per le pellicole italiane che si annunciano di grande qualità, che per quelle straniere che vanno dal thriller ‘The Killer’ di David Fincher al misterioso ‘Aggro Dr1ft’ di Harmony Korine con Travis Scott, passando per ‘Maestro’ di Bradley Cooper o per l’espressionismo di ‘Povere Creature!’ di Yorgos Lanthimos. Ad assegnare il Leone d’Oro 2023 sarà la giuria presieduta da Damien Chazelle, regista che nel 2016 aveva aperto la Mostra con il fortunato ‘La La Land’.

Ad affiancarlo ci saranno Jane Campion, la prima regista donna ad aver ricevuto la Palma d’oro al Festival di Cannes per ‘Lezioni di piano’ (1993) e vincitrice nel 2021 del Leone d’Argento per la migliore regia con il suo ‘Il potere del cane’, il nostro Gabriele Mainetti (‘Lo chiamavano Geeg Robot’, ‘Freaks Out’), gli attori Saleh Bakri (palestinese) e Shu Qi (cinese), la regista francese Mia Hansen-Lve, il regista de ‘Gli spiriti dell’isola’ Martin McDonagh, il regista argentino Santiago Mitre e Laura Poitras, che lo scorso anno ha vinto il Leone d’Oro con ‘Tutta la bellezza e il dolore’.

Per quanto riguarda la giuria Orizzonti, invece, il presidente sarà il regista italiano Jonas Carpignano (‘A Chiara’). In attesa della cerimonia d’apertura del 30 agosto condotta dalla madrina Caterina Murino a cui seguirà la proiezione del film ‘Comandante’ di De Angelis, come sempre la Mostra del Cinema avrà una preapertura il giorno prima. Ed è tutta dedicata alla grande attrice Gina Lollobrigida, icona del cinema italiano scomparsa lo scorso gennaio, la serata di martedì 29 agosto dell’80.

Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia: in Sala Darsena (Palazzo del Cinema) al Lido di Venezia avrà luogo, con inizio alle ore 21, un doppio programma con ‘Portrait of Gina’ (1958, 27′) di Orson Welles, in prima mondiale in collaborazione con Cinecittà, nella versione restaurata per l’occasione dal Filmmuseum Munchen. Seguirà ‘La provinciale’ (1953, 113′) di Mario Soldati, in prima mondiale nella versione restaurata per l’occasione dal Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, in collaborazione con Compass Film.

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Trovata una sima con testa di leone a Selinunte. “Forse un nuovo tempio”

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AGI – Una testa di leone in marmo prezioso, perfetta, intatta, splendida: è lo sbocco di una sima in marmo, ovvero l’estremità superiore del tetto di un tempio ancora non identificato o mai conosciuto, ed è stata rinvenuta a Selinunte durante le ricerche archeologiche condotte dall’Università di Bochum sul traffico navale del porto orientale.

All’archeologo Jon Albers si doveva già la scoperta del complesso delle fornaci lungo il greto dell’antico fiume che bagnava Selinunte: e proprio in uno di questi spazi – probabilmente un antico magazzino sulla strada che conduceva all’antico porto – la missione tedesca ha scoperto questo componente che solitamente coronava la trabeazione.

“Abbiamo trovato un blocco grande in marmo, forse Da Paros in Grecia, che costituisce un tratto superiore del tempio. Una prima indicazione ci dice che a sima – spiega all’AGI Albers – a un altro tempio, al quale hanno lavorato specialisti giunti da Paros. Il marmo arrivò prelavorato, e venne finito qui a Selinunte per un tempio che noi ancora non conosciamo”.

Un’altra ipotesi “con un 50% di probabilità”, ha aggiunto Albers, indica un’appartenenza della sima al Tempio E, del quale “non conosciamo la sima originale”. Le indicazioni in mano agli archeologi non indicano, però una corrispondenza “perfetta” con il Tempio E. “Forse apparteneva al tempio E – sottolinea Albers – oppure a un tempio che ancora non conosciamo”.

La sima aveva la doppia funzione di abbellire il tempio e di raccogliere l’acqua piovana che poi veniva fatta defluire da beccucci a forma di testa di leone. Nel VI secolo a.C. queste decorazioni erano realizzate in terracotta, ma già nel secolo successivo le prime sime furono realizzate in pietra. Se ne conoscono già alcune, molto grandi (circa 70 cm d’altezza) provenienti dal Tempio di Eracle ad Agrigento e dal Tempio della Vittoria a Himera, realizzate in calcare locale di alta qualità.

Anche questo nuovo reperto di Selinunte è imponente, circa 62 cm (pesa oltre 250 chili), ed è chiaramente più grande di altri esempi della regione. Ma è in marmo, materiale estremamente raro e prezioso ai tempi, che veniva importato dalle isole greche, forse da Paros. Finora sono conosciuti soltanto nove templi del V secolo con una sima in marmo greco in tutta l’Italia meridionale e la Sicilia, scoperti principalmente nel XIX e all’inizio del XX secolo.

La sima appena rinvenuta a Selinunte, ed estremamente ben conservata, è un manufatto che non è stato completato: sebbene il blocco sia conservato molto meglio rispetto ad altri simili, e anche la testa di leone sia in condizioni migliori, il caratteristico beccuccio per l’acqua non era ancora stato incorporato.

Manca anche la criniera posteriore del leone (che potrebbe essere stata applicata con un materiale diverso, viste le tracce residue sul marmo), e anche la decorazione nella parte superiore della lastra non è stata terminata. Proprio per queste condizioni, la sima non solo fa ipotizzare l’esistenza di un tetto in marmo finora sconosciuto in Sicilia, ma permette anche di comprendere meglio i processi di produzione di questi elementi architettonici.

E poiché è stata ritrovata nella zona portuale e negli immediati dintorni del quartiere delle fornaci dell’antica Selinus, permette di avanzare ipotesi sia sui contatti commerciali della città che sulle capacita’ tecniche degli abitanti. Da sabato prossimo la sima appena scoperta sarà esposta all’antiquarium del Baglio Florio nel Parco archeologico di Selinunte.

 

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Pizza a Vico 2023 – Dal 24 al 26 settembre a Vico Equense

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Pizza a Vico 2023: dal 24 al 26 settembre mani esperte, talento di famiglia e creatività unica

Il presidente Michele Cuomo: Vi spiego il valore familiare che viene tramandato di generazione in generazione

“Riuniamo tutte le pizzerie per far comprendere cosa significa la Pizza di Vico che nasce da un valore familiare che viene tramandato di generazione in generazione”. Così Michele Cuomo, presidente dell’Associazione che darà vita a “Pizza a Vico 2023 – Farina e creatività, un talento familiare”, manifestazione che si terrà a Vico Equense dal 24 al 26 settembre.

Un viaggio nel cuore della vera pizza vicana, insomma, un mix magico di farina e creatività che si tramanda di generazione in generazione. Un evento culinario di risonanza nazionale che è pronto a svelare i segreti dietro l’iconica pizza di Vico Equense, l’unica familiare. L’unica che potrai mangiare solo in compagnia. I patrocini della Regione Campania, la Città Metropolitana di Napoli, la Città di Vico Equense, la Camera di Commercio di Napoli, della Città di Vico Equense, Aicast Imprese Italia e Acove – Associazione Commercio e Turismo Vico Equense, testimoniano l’importanza e l’attenzione rivolte a questo evento eccezionale.

Pizza a Vico nasce a scopo benefico e di promozione del territorio. È anche e soprattutto per questo motivo che puntiamo molto sull’attività di comunicazione e di promozione: amplificando il messaggio si amplia anche la ricettività e le attività di beneficenza. – ha spiegato il presidente Cuomo – Ognuno di noi già da piccolo aveva le mani in pasta. Ci sono attività ristorative che da anni passano dai padri ai figli ed ai nipoti. Da qui la scelta di talento familiare che è parte del claim di quest’anno”.

Ecco rivelati i tre ingredienti segreti di Pizza a Vico: mani esperte, talento di famiglia e creatività unica. Nel mondo della pizza, le mani sono il fulcro dell’arte. Oltre a impastare la farina, rappresentano un legame tra passato e presente, tramandando non solo abilità ma anche la dedizione necessaria per affrontare il duro lavoro che porta a soddisfazioni straordinarie.

Il talento poi è una caratteristica ereditaria che ha forgiato le generazioni che hanno dato forma alla storia della pizza a Vico. Questo ingrediente essenziale, unico ed irripetibile, è ciò che rende la pizza di Vico Equense insuperabile. Qui la pizza non è solo un alimento, ma una tradizione che fa parte della famiglia, un’occasione di convivialità e condivisione, un “trancio” di felicità. La pizza, insomma, è il risultato di una creatività inarrestabile. Ogni pizza racconta una storia unica, dall’aspetto tradizionale a quello più audace e fantasioso. Queste creazioni non sono solo un piacere per il palato, ma un pretesto gustoso per condividere momenti speciali con i propri cari.

L’edizione 2023 di Pizza a Vico si terrà dal 24 al 26 settembre, nel suggestivo scenario di Vico Equense. Questi tre giorni saranno caratterizzati da una serie di esperienze culinarie straordinarie, guidate dai talentuosi pizzaioli locali. Pizza a Vico rappresenta un omaggio alla tradizione culinaria e alla passione che ha reso Vico Equense rinomata a livello globale.

“Lavorare in una città meravigliosa come Vico Equense ci avvantaggia. Rappresentare il territorio in un evento del genere ci onora. Vi aspettiamo a Pizza a Vico il 24, 25 il 26 per farvi provare tutti i gusti che proporranno tutte le pizzerie del territorio con i prodotti unici della nostra terra”, ha concluso il presidente Michele Cuomo.

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Roma è la terza città europea più citata nei romanzi

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AGI – Roma è la terza città europea più ricorrente nei romanzi scritti dal 1920 al 2019, dietro a Londra e a Parigi. Lo ha calcolato uno studio di Aura Print basato sui titoli presenti su Google Books. Al sesto posto per numero di citazioni c’è Firenze, al 12mo Venezia e al 17mo Milano nella classifica stilata dalla società britannica specializzata nella stampa (consultabile qui). L’Italia è l’unico Paese a vantare ben tre città nella Top 20.

Londra è di gran lunga la capitale dei romanzi con 286 milioni di citazioni. Alle sue spalle Parigi, staccatissima a quota 95 milioni e 240mila, e terza Roma con 48 milioni e 841mila. Venezia supera quota 10 milioni e Milano sfiora gli otto milioni. 

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La morte di Prigozhin e il copione dell’incidente che si ripete

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AGI – Di sicuro c’è solo che è morto. Le parole con cui Tommaso Besozzi raccontava sull’Europeo la morte del bandito Salvatore Giuliano a Castelvetrano il 5 luglio 1950 si sposano perfettamente alla vicenda del capo della milizia personale Wagner, Evgenij Prigožin, precipitato il 23 agosto 2023 col suo jet privato Embraer Legacy 600 dai cieli di Trer’. Dalla Sicilia alla Russia, dal sistema mafioso a quello sovietico e post-sovietico, dai colpi di mitra e di Beretta a quelli della contraerea: problemi di banditismo e di eversione nati dalla violenza e risolti nella violenza.

All’incidente occasionale non crede nessuno, neppure chi non crede al complottiamo. Mentre l’aereo con l‘ex cuoco autoproclamatosi generale e superpatriota di tutte le Russie si schiantava al suolo, in Italia su La7 per ironia o cinismo della sorte andava in onda un documentario russo su Ivan il terribile, manifesto sulla presa e sull’imposizione del potere senza scrupoli e a tutti i costi.

Cambiano i tempi e le forme, ma non i sistemi. La morte del capo dell’esercito mercenario risolve un grosso problema a Vladimir Putin, che appena due mesi fa si trovò spiazzato dalla marcia poi abortita verso Mosca delle milizie dell’ex amico che sferrò un duro colpo alla sua credibilità interna ed esterna e incrinò il sistema di potere del Cremlino.

Gli osservatori azzardarono che la neutralizzazione apparentemente consensuale di quell’inclassificabile tentativo di golpe sarebbe stato il preludio a una resa dei conti non altrettanto pacifica o senza conseguenze. L’epilogo non ha stupito gli esperti di politica internazionale e neppure chi ha dimestichezza con la storia di quelle latitudini.

A Putin, impegnato nella riscrittura dei libri di storia e nella rivalutazione della grandezza di un criminale come Stalin creatore dell’impero rosso, per il colore della bandiera e del sangue che fece scorrere a fiumi, non difetta la spregiudicatezza nel profilarsi in ombra alle spalle di sparatorie che provvidenzialmente gli eliminano oppositori e giornalisti scomodi, e persino di apparentemente innocui the corretti al polonio senza che lui tocchi neppure il samovar.

D’altronde viene dalla scuola del KGB. Stalin nel 1944 commissionò al regista Sergej Ejzenštein un film su Ivan il Terribile che doveva esser apologetico di lui stesso e della sua visione politica e del potere. Quello stesso anno, ad agosto, mentre Varsavia insorgeva contro i nazisti, dava ordine alla contraerea sovietica di aprire il fuoco contro i quadrimotori alleati che partivano dagli aeroporti pugliesi per paracadutare armi, munizioni e medicinali ai combattenti dell’Armia Krajowa, dopo aver prima negato che a Varsavia ci fosse una rivolta e poi il permesso di sorvolo dei territori controllati dall’Armata Rossa e di atterraggio negli aeroporti sovietici per fare rifornimento.

Le analogie con la morte nel 1943 di Władysław Sikorski

La contraerea russa, si tratti di B-24 del 1944 o di Embraer del 2023, non fa complimenti. E neppure i servizi segreti quando si tratta di eliminare personaggi scomodi. Se ci sono gli aerei di mezzo, è persino più semplice. Il 4 luglio 12943 moriva in un incidente aereo a Gibilterra il capo del governo polacco in esilio e comandante in capo dell’esercito polacco, generale Władysław Sikorski. Aveva preteso un’indagine internazionale indipendente da affidare alla Croce rossa internazionale dopo la scoperta in primavera dell’eccidio di Katyn, con migliaia di ufficiali polacchi giustiziati con un colpo alla nuca e sepolti nella foresta bielorussa.

Le fosse comuni erano state scoperte dai tedeschi dopo le rivelazioni di alcuni contadini bielorussi e una commissione internazionale formata da esperti di riconosciuta fama ai quali venne garantita la massima libertà su prelievi ed esami necroscopici e scientifici, concluse all’unanimità che il massacro era avvenuto nel 1940, quando la zona era sotto controllo dell’Armata Rossa. Tra i membri c’era l’anatomopatologo Vincenzo Palmieri. Sikorski pretendeva la verità e il Cremlino per tutta risposta il 25 aprile ruppe le relazioni diplomatiche col governo polacco di Londra.

Intervenne allora Winston Churchill che costrinse Sikorski a rinunciare, poiché temeva una frattura nella coalizione antihitleriana. Ma nulla garantiva che il generale non potesse rivolgersi al presidente americano Franklin Delano Roosevelt. Di ritorno da un’ispezione alle truppe polacche in Medio Oriente, per un incontro con il generale Władysław Anders, il quadrimotore B-24 Liberator pilotato dal fedele ed esperto tenente cecoslovacco Eduard Prchal aveva fatto uno scalo tecnico a Gibilterra. Il 4 luglio 1943, 16 secondi dopo il decollo, l’aereo si era schiantato al suolo.

Solo Prchal si era miracolosamente salvato, dichiarando che i timoni del B-24 non rispondevano ai comandi. Il sospetto del sabotaggio divenne palese. L’indagine venne condotta dai servizi segreti inglesi che conclusero invece per la tesi dell’incidente fortuito. Al vertice, a Gibilterra, c’era Kim Philby, che nel 1964 si scoprirà essere stato sempre un agente doppio al servizio di Stalin, e nel 1965 riparerà in Unione Sovietica celebrato come un eroe.

La morte di Sikorski eliminò comunque dall’orizzonte geo-politico di Stalin un temibile antagonista: a Jalta riuscirà a imporre la sua prospettiva sulla Polonia, inglobandosene nel 1945 un pezzo e facendone un Paese satellite. E tale rimarrà fino al 1989. Mentre sui documenti su Katyn proprio Putin ha riapposto il segreto di stato impedendone la consultazione, sull’incidente di Gibilterra nel 2014 l’Istituto nazionale per la memoria di Varsavia ha chiuso una propria inchiesta documentale (non tutte le carte sono disponibili: per quelle del Cremlino c’è poco da fare) non trovando riscontri all’ipotesi di complotto, lasciando però aperta una porta nel caso emergessero nuove prove. Che potrebbero arrivare solo da Mosca, dove i segreti, è notorio, sono difficilmente penetrabili, da Ivan il Terribile a Putin senza soluzione di continuità.

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La biblioteca di Barcellona è stata nominata la migliore del mondo

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AGI – Le biblioteche tirano e attirano come mai prima d’ora. Ogni giorno ne nasce una nuova d lunedì 21 agosto, in occasione dell’88° Congresso mondiale sulla biblioteca e l’informazione, che si svolge fino a venerdì a Rotterdam, è stata scelta “la migliore biblioteca del mondo”, che si trova a Barcellona ed è intitolata alla memoria dello scrittore Gabriel García Márquez, come riferiscono diversi media spagnoli, tra cui il Paìs, La Nation, El Diario.

“Uno spazio di incontro intergenerazionale”

Quattromila metri quadrati di ampiezza, cinque piani suddivisi per tipo di utenza (adulti, ragazzi, bambini), un auditorium, aperta tutti i giorni, tutto il giorno (metà giornata il sabato), specializzata in letteratura latinoamericana, con più di 40 mila volumi, riviste, fumetti, libri fotografici e altro genere di documentazione, e con la possibilità di accoglierne altri diecimila, la nuova biblioteca di Barcellona, inaugurata a maggio del 2022 dalla sindaca di Barcellona Ada Colao nel popolare quartiere di Sant Martí de Provençals, la biblioteca di Barcellona dispone inoltre di uno studio radiofonico che dipende dalle Biblioteche e dalla Rete Radio Comunitaria (dove si producono podcast), un laboratorio di cucina e uno “spazio sensoriale” per i bambini.

Molta luce, molte piante, lo spazio della García Márquez offre 140 punti di lettura e si prefigge di diventare “uno spazio di incontro intergenerazionale e interculturale”.

Le altre biblioteche sul podio

Nell’ambito del concorso di Rotterdam, la biblioteca di Barcellona aveva, di contro, una concorrenza agguerrita e ha dovuto battersi con candidati fortissimi, spuntandola sulla Biblioteca pubblica Janez Vajkard Valvasor d Krskov (Slovenia), la Biblioteca Parramatta (Australia) e sulla colossale Biblioteca Est di Shanghai in Cina.

“Le quattro biblioteche sorteggiate si distinguono l’una dall’altra ma ciascuna rappresenta un vero dono per la propria comunità”, ha affermato il presidente della giuria Jakob Guillois Lærkes, che ha anche definito la vincitrice del concorso “un ottimo esempio di come una biblioteca possa fungere da collegamento fondamentale tra le persone e la comunità locale” rappresentando “un vero modello per i futuri edifici delle biblioteche negli anni a venire”.

Dalla sua inaugurazione, la Márquez è frequentata da una media di 1.100 utenti al giorno, è definita “la migliore biblioteca del mondo” al giorno ed è anche stata ribattezzata come “il Guggenheim de La Verneda”, con riferimento al quartiere adiacente.

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Cultura

Pippo Baudo: “Cotugno a Sanremo era successo matematico”

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AGI – “Il mio ricordo di Toto Cutugno? È molto malinconico ma nello stesso tempo bello. Perché era una bella persona, un personaggio eccezionale. Un grande compositore e soprattutto un uomo molto gentile“. Lo dice all’AGI Pippo Baudo sottolineando quanto Cutugno fosse “una persona perbene, e come tale – spiega – è stata riconosciuta dagli italiani che lo hanno sempre premiato cantando ancora le sue canzoni. Anche all’estero”.

Ricordando la collaborazione con un altro grande della musica italiana, il ‘molleggiato’ Adriano Celentano, Baudo ha detto che i due “quasi si imitavano con quel timbro di voce. Ma era un fatto involuto”. Qualcuno magari, li confondeva: “ma no, cioè, forse si. Ma poi non si poteva. È che hanno lavorato tanto insieme”, ha aggiunto il conduttore.

Perché Cutugno andava sempre al Festival di Sanremo? “Perché funzionava benissimo – dice Baudo – io lo volevo sempre Toto Cutugno, era una garanzia, era successo matematico”. E di lui, il presentatore ricorda anche “l’amore per il figlio. Mi ricordo quando me lo ha presentato – conclude – tanti anni fa. Orgoglioso, paterno, legatissimo a lui. Felice”.

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Cultura

Aldilapp, il ‘Facebook dei cimiteri’ che sta diventando un caso

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AGI – Qualcuno l’ha già soprannominata il “Facebook dei cimiteri”, e tutto sommato la definizione non dispiace a chi ha inventato “Aldilapp”. Una sfida intrapresa da un giovane imprenditore abruzzese e il suo staff, che si sono messi in testa di dare una spallata, attraverso la tecnologia e il metodo social, al tabù più ancestrale, alla superstizione più persistente nella nostra cultura: quella del rapporto coi defunti.

Quando Enrico Massi, Ceo di Aldilapp, illustra la propria creatura a potenziali clienti o semplici conoscenti, spesso la prima reazione è quella di chi storce la bocca o, peggio ancora, di chi fa ironie. Poi, in genere, emerge l‘utilità di questa app che comincia ad avere un numero di utenti importante. Ma che cos’è Aldilapp?

Già il nome rivela l’intenzione di alleggerire e sdrammatizzare il tema della morte e del rapporto col caro estinto, anche in virtù di ciò che ha insegnato la storia dell’agenzia di onoranze funebri Taffo, le cui campagne pubblicitarie improntate all’ironia e alla dissacrazione del tema morte sono entrate nei manuali di marketing.

Aldilapp offre servizi per recuperare o mantenere la memoria dei defunti: si può geolocalizzare una persona che non c’è più e scoprire in quale cimitero è sepolta, per poter andarla a trovare. Ma Aldilapp, attraverso accordi con piccole aziende del territorio, consente anche a chi non può recarsi personalmente sulla tomba della persona cara di inviare dei fiori o altri oggetti, di ordinare la pulizia della tomba stessa.

E poi, nella comunità virtuale creata dalla app per ogni cimitero, si possono scrivere dei ricordi o la biografia della persona cara di cui si vuole perpetuare la memoria, o ancora accendere un cero virtuale e aggiungere foto significative dell’esistenza della persona in questione.

Per consentire tutto questo, gli addetti di Aldilapp hanno iniziato un imponente lavoro di mappatura dei cimiteri, con particolare attenzione per quelli più piccoli, in alcuni casi stringendo accordi con imprese e amministrazioni locali, per un’idea che si è fatta strada durante la pandemia e ora sta prendendo quota a dispetto dei pregiudizi. 

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