Chiudi

Cultura

Cultura

In Italia dagli Stati Uniti 266 reperti, valgono milioni di euro

in-italia-dagli-stati-uniti-266-reperti,-valgono-milioni-di-euro

AGI – Stanno tornando. Ufficialmente sono stati restituiti all’Italia l’8 agosto scorso a New York, ma materialmente sbarcano nel Paese di cui costituiscono patrimonio identitario tra poche ore, con un volo speciale.

I carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale hanno ridato con le loro indagini all’Italia, portandoli via dagli Stati Uniti dove erano approdati seguendo il tortuoso iter del commercio dell’arte illegale, 266 reperti archeologici di pregevole valore, che nel mercato mondiale dei beni culturali di provenienza furtiva valgono svariate decine di milioni di euro.

Un patrimonio che abbraccia un arco temporale che va dall’età Villanoviana (IX/VIII sec a.C.), alla civiltà etrusca (VII/IV sec. a.C.), alla Magna Grecia (V/III sec. a.C.) fino all’età romana imperiale (I-II sec d.C.). Opere d’arte e pezzi di storia che hanno varcato l’oceano negli ultimi decenni del secolo scorso, smerciati da trafficanti internazionali senza scrupoli.

La restituzione è l’eccezionale risultato di indagini capillari coordinate dalla magistratura italiana e dalla procura distrettuale di Manhattan (Dao – District Attorney’s Office di New York), con l’assistant district attorney Matthew Bogdanos e i colleghi di Homeland Security Investigations (Hsi), “consolidando una cooperazione di impareggiabile efficacia nel mondo, anche grazie alla costante sinergia”, si legge in una nota, tra i carabinieri dell’Arte e il dicastero della Cultura, guidato dal ministro Gennaro Sangiuliano.

A New York, la restituzione nella sede della procura, tra il procuratore Alvin L. Bragg, il console aggiunto d’Italia a New York, Cesare Bieller, il comandante dei Carabinieri TPC, generale di brigata Vincenzo Molinese, il vice procuratore del Dao, e lo special agent in charge di Hsi, Ivan J. Arvelo.

Tra le opere recuperate, 70 lotti per 145 pezzi totali facenti parte della procedura fallimentare a carico del cittadino inglese Robin Symes, localizzati grazie alle indagini condotte dal Comando Tpc, coordinate dalla procura di Roma, mirate al contrasto del traffico internazionale di beni culturali.

Inchiesta poi sfociata anche in una procedura extragiudiziale e in una causa civile, condotta in stretta collaborazione con il Ministero della Cultura attraverso l’Avvocatura Generale dello Stato, finalizzata alla restituzione dei beni al patrimonio indisponibile dello Stato italiano.

Poi ci sono i 65 manufatti, già in collezione alla Menil Collection Museum di Houston, istituzione che spontaneamente li ha ridati al Ministero della Cultura, dopo che i militari del nucleo specializzato dell’Arma ne hanno dimostrato la provenienza da scavi clandestini in aree archeologiche del territorio italiano e l’esportazione illecita. 

Leggi
Cultura

È morta Michela Murgia

e-morta-michela-murgia

AGI – Michela Murgia è morta oggi per un tumore al rene, malattia che lei stessa aveva rivelato a maggio scorso. “Mi restano pochi mesi di vita” aveva detto, e così è stato.

La sua casa editrice, Mondadori, per cui aveva pubblicato ‘Tre Ciotole’, pubblica un tweet con un messaggio semplice “Ciao Michela” e un cuore rosso su una foto di lei sorridente che sfoglia un libro.

Ciao Michela ❤️ pic.twitter.com/disO8AUNx8

— Mondadori (@Mondadori)
August 10, 2023

Sui social si moltiplicano i messaggi di cordoglio da chi l’aveva apprezzata, ma anche di chi si è trovato sul fronte opposto delle sue battaglie civili. A luglio scorso aveva sposato civilmente il compagno Lorenzo, Terenzi, di sedici anni più giovane. Matrimonio avvenuto qualche settimana fa non senza polemiche in quanto la scrittrice ha sottolineato la necessità di contrarre le nozze per vedere garantiti i diritti al compagno e a quella che lei definiva la ‘famiglia queer’.

Infatti a seguire la scrittrice – una volta trasferitasi nella nuova casa con giardino – ha organizzato una grande festa per festeggiare e celebrare l’unione del gruppo e la condivisione. Alla festa ha partecipato anche Roberto Saviano, considerato facente parte del gruppo. I partecipanti erano tutti vestiti di bianco, come se fossero tutti sposi.

Ma non solo. “Il rito che avremmo voluto non esiste”, aveva detto Michela Murgia, scatenando polemiche intorno all’idea di matrimonio. 

Michela Murgia, nata a Cabras il 3 giugno 1972, di formazione cattolica, prima di iniziare la carriera di scrittrice ha svolto diverse attività, compresa quella di insegnante di religione: significativa tra le altre l’esperienza come venditrice telefonica riversata nel suo primo libro, “Il mondo deve sapere” (2006), sorta di blog sul mondo dei call center e delle multinazionali che ispirerà l’opera teatrale omonima e il fortunato film “Tutta la vita davanti“.

Legatissima alle sue radici, nel 2008 pubblica per Einaudi “Viaggio in Sardegna”, una guida letteraria ai luoghi meno noti dell’isola. Due anni più tardi esce, sempre per Einaudi, “Accabadora”, romanzo che intreccia nell’isola degli anni Cinquanta i temi dell’eutanasia e dell’adozione: con questo vince prima il Premio Dessìe poi il SuperMondello e il Campiello.

Nel 2011 pubblica “Ave Mary”, riflessione sul ruolo della donna e la Chiesa. Tra le opere successive il romanzo “L’incontro” (2012), che analizza i temi della condivisione e delle affinita’; il saggio breve sul femminicidio “L’ho uccisa perché l’amavo. Falso!” (con Loredana Lipperini, 2013); il romanzo “Chiru'” (2015) e “Futuro interiore” (2016).

Alle regionali sarde del 2014 si presenta con la coalizione Sardegna possibile, che non supera lo sbarramento previsto dalla legge.

Michela Murgia è stata sposata dal 2010 al 2014 con Manuel Persico, informatico bergamasco di dodici anni più giovane.

Leggi
Cultura

Addio all’attrice Antonella Lualdi, aveva 92 anni 

addio-all’attrice-antonella-lualdi,-aveva-92-anni 

È morta l’attrice Antonella Lualdi, aveva 92 anni. Era ricoverata da tempo vicino a Roma. Nata a Beirut da padre italiano e madre greca, il suo vero nome era Antonietta De Pascale. Nel 1955 aveva sposato l’attore Franco Interlenghi da cui ha avuto le figlie Antonella e Stella. 

Bella e sensuale, considerata alla pari di Lucia Bosè e Gina Lollobrigida, Antonella Lualdi si affermò come attrice soprattutto negli anni 50 e 60. Ha esordito all’età di 19 anni, nel film musicale “Signorinella”. Poi tanti film, e il vero e proprio lancio con la pellicola “Miracolo a Viggiù”.

Aveva recitato per Ettore Scola, con Vittorio Gassmann in “Se permettete parliamo di donne” (1964). Ma è stata sul set anche con Marcello Mastroianni in “Cronache di poveri amanti”, di Lizzani, film che la condurrà al Festival di Cannes nel 1954.Con il marito, Franco Interlenghi recita in “Il più comico spettacolo del mondo” di Mario Mattioli, “Gli innamorati” di Bolognini, “Padri e Figli” di Monicelli,”Giovani Mariti” di Mauro Bolognini.

Lavora, fra agli altri, anche con Geroges Lacombe (A Parini in Vacanza), Michel Gast (Il colore della pelle), e con Giovanni Grimaldi (Un caso di coscienza). Per lei, anche un servizio sulle pagine di Playboy nel 1979 e una esperienza da cantante con il singolo “Il sogno”.

Alberto Lattuada la cerca e la riporta sul set nel 1982 per il film “Una spina nel cuore” così come Paolo Poeti la vuole davanti alla macchina da presa in “Per amore o per amicizia”.

Gli anni 90, la vedono recitare ancora ne “Il commissario Cordier”. Nel 2009 l’ultimo film: “La bella società”. In ultimo una biografia pubblicata nel 2018 dal titolo: “Io Antonella, amata da Franco”. 

 

 

 

Leggi
Cultura

E’ morto il cantautore Peppino Gagliardi

e’-morto il-cantautore-peppino-gagliardi

AGI – E’ morto all’eta’ di 83 anni il cantante, autore e musicista napoletano Peppino Gagliardi. Ne ha dato notizia sui social il musicista partenopeo Gianni Aterrano, suo collega e amico.

Nato nel popolare quartiere Vasto di Napoli il 25 maggio del 1940, Peppino Gagliardi si è avvicinato alla musica da bambino iniziando a suonare la fisarmonica, passando poi alla chitarra e al pianoforte. Ha partecipato a numerosi Festival di Napoli e cinque Festival di Sanremo, dove guadagnò due secondi posti.

Tra i suoi brani più famosi ‘Settembre’ del 1970, e “Gocce di Mare”, “Ti amo così”, “Sempre sempre” , “Come le viole” e “Come un ragazzino”.

Leggi
Cultura

Al cinema ‘Uomini da marciapiede’ con Paolo Ruffini 

al-cinema-‘uomini-da-marciapiede’-con-paolo-ruffini 

AGI – Uscirà dal 7 settembre nelle sale italiane ‘Uomini da marciapiede’, la nuova commedia corale di Francesco Albanese noto comico di ‘Made in Sud‘ alla sua seconda esperienza da regista (‘Ci devo pensare’). Il film, prodotto da Run Film e Genesis con Rai Cinema e distribuito da Altre Storie e Minerva Pictures, vede come protagonisti Paolo Ruffini, Herbert Ballerina, il rapper Clementino, Rocio Munoz Morales e lo stesso Francesco Albanese affiancati da Cristina Marino, Fioretta Mari, Lucia di Franco, Yari Gugliucci e con la partecipazione straordinaria di Francesco Pannofino e Serena Grandi.

La pellicola, scritta da Francesco Albanese, Daniele Di Biasio e Paolo Ruffini, racconta la storia di quattro amici che per ragioni diverse si trovano a un passo dal baratro, ma trovano uno “strano” modo di guadagnare una piccola fortuna, che li illude per un attimo di risolvere i propri problemi personali.

“E’ una storia che guarda al calcio, nostro sport nazionale, con ironia, ma allo stesso tempo con la consapevolezza di quanto sia radicato socialmente in noi, e’ un modo per raccontare l’Italia di oggi con le sue eccezionalità e i suoi paradossi ad un pubblico costituito soprattutto da giovani, ma non solo”, dichiara Francesco Albanese.

‘Uomini da marciapiede’ segue le vicende di Gabriele, Gennaro, Oscar e Paco, quattro amici che per ragioni diverse si trovano ‘a un passo dal baratro’. Durante i mondiali di calcio scoprono che alcune donne si sentono sole e cercano compagnia.

Trovano quindi il modo di guadagnare una piccola fortuna per potersi sentire di nuovo importanti agli occhi delle persone che amano, senza però, preoccuparsi delle conseguenze. Questa situazione paradossale porta i quattro a scoprire se stessi da un punto di vista diverso, che li metterà di fronte a sorprese inaspettate. 

Leggi
Cultura

Travis Scott infiamma il Circo Massimo [VIDEO]

travis-scott-infiamma-il-circo-massimo-[video]

AGI – In un Circo Massimo gremito da oltre 60mila persone tra ragazzi, ragazze e qualche famiglia, Travis Scott, uno dei rapper più famosi del mondo, ha lanciato per la prima volta dal vivo il suo nuovo album “Utopia”, uscito il 28 luglio scorso facendo ballare e rappare tutti i presenti.

L’evento si è tenuto a pochi giorni dall’uscita del suo film “Circus Maximus” e la location per l’esibizione non è certo stata scelta a caso. L’artista ha aperto la serata con “Hyaena” e il pubblico ha iniziato già a scaldarsi seguendo il ritmo di bassi potentissimi che risuonavano in tutta l’area del centro di Roma.

Per quasi due ore di concerto, una ‘chicca’ in questa estate romana, i fan non hanno mai smesso di cantare e seguire il ritmo dettato dal rapper texano. Sul palco, a sorpresa, la guest star della serata: a trenta minuti circa dall’inizio del concerto, è entrato in scena Kanye West ed è stato subito duetto con Scott grazie ai brani “Praise God” e “Can’t tell me nothing”.

Ovazione per entrambi. Il concerto è andato veloce in un crescendo di emozioni passando per hit come “Goosebumps” e “Sicko mode”, due dei brani più famosi di Scott che durante la serata, ha più volte ringraziato il pubblico, accorso numeroso al concerto nella Capitale d’Italia e le istituzioni locali per averlo ospitato con poco preavviso.

“Utopia”, il nuovo album dell’artista certificato Diamante e nominato 8 volte ai Grammy Awards è entrato direttamente al primo posto della classifica Album & Compilation Top Of The Music FIMI/Gfk Italia, diffusa lo scorso 4 agosto. Il nuovo lavoro è l’emblema della poliedricità dell’artista capace di essere performer, autore, produttore e collaboratore, designer, icona di stile, attore, fondatore dell’etichetta discografica Cactus Jack.

Un artista che ha cambiato il corso dell’hip-hop con una serie di album e mosse che hanno suscitato discussioni. A testimonianza di quanto sia un innovatore in grado di portare la sua musica via via a un livello sempre più alto. “Utopia”, al debutto, in sole 24 ore su Spotify ha totalizzato oltre 128 milioni di stream diventando così il miglior esordio dell’artista a oggi e il quinto miglior debutto di sempre nella storia della piattaforma.

“Hyaena”, brano con cui l’artista ha aperto il concerto di Roma, ha debuttato alla primo posto della classifica globale, e insieme a questa hit, altri 8 brani del disco come “Meltdown”, “Fe!n”, “Thank god”, “Modern jam”, “My eyes”, “Delresto (echoes)”, “Sirens” e “God’s country” sono direttamente entrati nella Top10 della classifica globale.

Travis Scott ha inoltre presentato pochi giorni fa negli Stati Uniti il suo film “Circus Maximus”, viaggio surreale e psichedelico, scritto e diretto dallo stesso artista, che riunisce registi visionari (Gaspar Noe, Valdimar Jo’hannsson, Nicolas Winding Refn, Harmony Korine, Kahlil Joseph) provenienti da ogni parte del mondo alla scoperta caleidoscopica dell’esperienza umana e del potere delle sonorità.

Il viaggio visivo è accompagnato dalle avvolgenti sonorità del nuovo album. “Utopia” segue il grandissimo successo dell’album Astroworld”, del precedente “Birds in the Trap Sing McKnight”, e dei singoli “Sicko mode”, “Tkn” feat. Rosalia, e della super Hit da oltre 2 miliardi di stream “Goosebumps”.

Jacques Bermon Webster II, nome d’arte Travis Scott, 32enne di Houston, artista da 67 milioni di ascoltatori mensili su Spotifty, è tornato in Italia a poco più di un mese dalla tappa di Milano atterrando a Roma per il primo concerto in assoluto dopo la pubblicazione del nuovo album e l’uscita del suo film.

Un live che è stato di portata e rilevanza mondiale, data anche la scelta della location, omonima alla pellicola. Il concerto di Roma, è stato un vero e proprio inaspettato “regalo” ai suoi fan che attraverso un gioco spettacolare di laser e luci, suono di bassi che si udiva anche a notevole distanza, hanno confermato il successo mondiale dell’artista. 

Leggi
Cultura

Il ritorno di Goldrake

il-ritorno-di-goldrake

AGI – Manga Productions e Dynamic Planning hanno annunciato il lancio del teaser ufficiale di “Goldrake U”. La nuova serie anime torna con un nuovo logo e nuove caratteristiche per i protagonisti. L’uscita è prevista per il prossimo anno su canali Tv e piattaforme streaming.

Il teaser ufficiale è stato lanciato in occasione del festival AkibaDaisuki di Tokyo e ha rivelato l’intera troupe cinematografica, che include Go Nagai, il mangaka e creatore di “Goldrake”, il regista Mitsuo Fukuda noto per il suo lavoro su “Mobile Suit Gundam SEED”, e il character designer Yoshiyuki Sadamoto, che ha lavorato a “Neon Genesis Evangelion” e “Summer Wars”.

Lo sceneggiatore è Ichiro Okouchi, meglio conosciuto per il suo lavoro in “Code Geass: Lelouch of the Rebellion”, e la musica è stata composta da Kohei Tanaka, famoso per il suo lavoro in “ONE PIECE” e “Sakura Wars”.

L’anno scorso è stata definita una partnership strategica con Dynamic Planning, che ha concesso a Manga i diritti di licenza per la distribuzione nelle città del Medio Oriente dei prodotti e personaggi della serie “Ufo Robot Goldrake“. Il primo risultato della partnership è stata l’inaugurazione della statua “Goldrake” nella capitale Riyadh, riconosciuta dal Guinness dei primati come la più grande figura metallica di un personaggio immaginario al mondo, con un’altezza di oltre 33 metri.

Conosciuto in Francia come “Goldorak” e in Italia come “Goldrake” e “Ufo Robot”, Grendizer è un grande robot lanciato nel 1975 per salvare il pianeta Fleed e aiutare “Daisuke Amon“, meglio conosciuto come Duke Fleed, a raggiungere la terra sano e salvo e difendere il pianeta e i suoi abitanti. La serie ha avuto un grande successo soprattutto nel mondo arabo, in Francia e in Italia ed è diventata iconica nel mondo dell’animazione e dei manga.

Leggi
Cultura

Addio William Friedkin, il regista dell’Esorcista

addio-william-friedkin,-il-regista-dell’esorcista

AGI – È morto all’eta’ di 87 anni, a Los Angeles, William Friedkin, regista di “The Exorcist” e ‘The French Connection’. Ad annunciarlo, secondo quanto afferma il sito Hollywood report, è stata la moglie. Friedkin ha fatto parte di una generazione di registi che ha rivoluzionato il modo di fare cinema negli anni 70, realizzando film provocatori, individualisti.

L’esorcista (1973), fu uno dei suoi film più celebri. Già dalle prime sequenze lascia presagire qualcosa di terrificante, con la scena ambientata nel deserto del Medio Oriente, il sito archeologico che ospita una presenza, la colonna sonora con un rumore, una sorta di ronzio simile a quello emesso dalle mosche sempre più forte e minaccioso. Fu un film che ebbe un successo mondiale.

Esponente della Nuova Hollywood, Friedkin è considerato un innovatore del poliziesco e dell’horror. Per questa sua caratteristica fu soprannominato il regista del Male.

Nel 1972 vinse l’Oscar come miglior regista per Il braccio violento della legge. Nel 2013 riceve il Leone d’oro alla carriera alla mostra del cinema di Venezia. Figlio di una infermiera e di un marinaio, visse un’infanzia non proprio agiata e si mantenne con piccoli lavoretti finché, interrotti gli studi, iniziò a lavorare come fattorino per la stazione televisiva di Chicago WGN, per poi imparare il mestiere che lo avrebbe reso famoso.

Girò nel 1962 The People Vs. Paul Crump, documentario sul caso di un uomo di colore condannato a morte e grazie al film la sentenza fu rimessa in discussione. Il film vinse il premio Golden Gate al Festival del cinema di San Francisco. A Los Angeles nel 1965 diresse programmi televisivi incluso un episodio de L’ora di Hitchcock.

Il suo primo film fu Good Times, musical romantico con Cher, poi Quella notte inventarono lo spogliarello (1968), con Britt Ekland fino a ottenere, grazie ai consensi di pubblico e critica, grande successo con Il braccio violento della legge (1971) che lo consacra a Hollywood. Il film vinse cinque premi Premio Oscar.

Subito dopo arriva L’esorcista, film che cambia il genere poliziesco e si vide attribuire l’appellativo di “regista del Male”. Il film è considerato ancora oggi una pietra miliare del cinema horror, con incassi sensazionali e due Premi Oscar (miglior sceneggiatura non originale e miglior sonoro). Si è sposato quattro volte: con Jeanne Moreau, Lesley-Anne Down, Kelly Lange, Sherry Lansing. 

Leggi
Cultura

Mussolini alla Maddalena. “L’umiliazione più grande”

mussolini-alla-maddalena.-“l’umiliazione-piu-grande”

AGI – Nella notte tra il 6 e il 7 agosto Mussolini viene svegliato dal maresciallo dei carabinieri Osvaldo Antichi. Badoglio aveva impartito l’ordine di trasferimento che era stato portato da Roma a Ponza da due ufficiali dei carabinieri, il maggiore Camillo Meoli e il tenente Elio De Lorenzo.

Vicino al molo una lancia della Regia Marina era in attesa di far salire il prigioniero e i suoi custodi per condurli sul cacciatorpediniere “Pantera” da cui l‘ammiraglio Francesco Maugeri sta coordinando la missione che ha come meta l’isola della Maddalena. La destinazione viene rivelata solo all’alba.

Gli italiani temono, e a ragione, che i tedeschi vogliano mettere le mani su Mussolini, il quale nei suoi appunti scrive: «Questa è la più grande umiliazione che mi possa infliggere. E si può pensare che io possa andarmene in Germania e tentare di riprendere il Governo con l‘appoggio tedesco? Ah, no davvero!».

La scorta verso La Maddalena

E invece accadrà proprio questo dopo la sua liberazione dall’albergo di Campo Imperatore il 12 settembre. Il “Pantera” giunge in vista del porto fortificato di Padule e subito si fa incontro un’imbarcazione con a bordo l‘ammiraglio Bruto Brivonesi, comandante militare marittimo della Sardegna, un capitano dei carabinieri e altri militari, per il trasbordo.

Sul molo ad attendere Mussolini c’è il contrammiraglio Aristide Bona, che lo scorta su un’automobile fino a Villa Webber, luogo per la sua custodia scelto dal colonnello dei carabinieri Antonio Pelaghi, e probabilmente suggerito dall‘ispettore generale Saverio Polito che aveva soggiornato alla Maddalena nella seconda metà del 1940 per il coordinamento dell‘assistenza ai civili sfollati.

La villa era sufficientemente lontana dal centro abitato, nascosta alla vista da un’ampia pineta, di fronte al mare tra Padule e Nido d’Aquila e con la roccia alle spalle, quindi facilmente difendibile in caso di attacco tedesco. L’area è presidiata da un centinaio di carabinieri e soldati agli ordini di Meoli e il servizio di guardia è serrato. All’interno il responsabile è il tenente dei carabinieri Alberto Faiola, comandante della Tenenza di Bracciano, scelto personalmente da Badoglio che l’aveva avuto ai suoi ordini durante la guerra d’Etiopia. La consegna ricevuta è di «impedire con i mezzi a sua disposizione ogni tentativo di fuga e ogni tentativo di ratto del Duce».

L’operazione segreta svelata dagli operai telefonici

Suona inquietante, comunque, che in tanta segretezza sia stata scelta proprio La Maddalena, dove non mancano marinai tedeschi di stanza e di passaggio. Un altro particolare è ancora più preoccupante. Lo rivelerà nel dopoguerra il medico condotto Aldo Chirico, ex podestà, cugino del colonnello dei carabinieri Ettore Chirico vice comandante della caserma Allievi Carabinieri di Roma dove l’ex duce era stato tenuto prigioniero per tre giorni.

Il dottore, peraltro, abitava di fianco a Villa Webber: «Mussolini non giunse inaspettato a La Maddalena: buona parte della cittadinanza era venuta a conoscenza del suo arrivo almeno 24 ore prima, e in modo molto semplice. Gli operai della rete telefonica avevano ricevuto l’ordine dal Comando marina di installare d’urgenza una linea telefonica diretta tra Villa Webber e l’ufficio dell’ammiraglio, senza deviazione alla cabina centrale come avveniva per tutte le linee di piazzaforte».

Intanto a Roma Badoglio tenta di districare la matassa contorta che deve portare all’armistizio con gli angloamericani, ma le vie scelte sono a dir poco confuse. Mentre il marchese Blasco Lanza d’Ajeta creava un contatto a Lisbona, la sera del 5 agosto il capo del governo  aveva inviato in missione a Tangeri il funzionario del ministero degli Esteri Alberto Berio per incontrare il console britannico Alvary Gascoigne, ma in sua assenza aveva dovuto parlare col vice Watkinson.

L’offerta di un’alleanza antitedesca

Ancora una volta, invece di porre sul tavolo delle trattative la resa italiana, unica formula accettabile dagli Alleati, era stata offerta un’alleanza antitedesca e si era sollecitata una diminuzione dei bombardamenti sull’Italia: la stessa formula di d’Ajeta che aveva sconcertato gli inglesi.

C’era però un’aggiunta, quella di intensificare la propaganda contro Badoglio col solo fine di non insospettire Hitler. Gascoigne rientrerà solo il 13 agosto in sede e l’unica replica che potrà offrire sarà quella della capitolazione, come stabilito a gennaio nella conferenza di Casablanca da Churchill e Roosevelt.

Non sa che il 10 agosto gli italiani hanno compiuto un’altra mossa che insospettirà gli Alleati frastornati dal tourbillon di emissari senza credenziali. Il capo di stato maggiore generale Vittorio Ambrosio, su sollecitazione di Vittorio Emanuele III attraverso il ministro della Real Casa duca Pietro Acquarone, aveva infatti dato incarico al più giovane generale dello stato maggiore, Giuseppe Castellano, di partire per Lisbona e lì intavolare trattative segretissime per l’armistizio. Un precedente tentativo di coinvolgere l’anziano e stimato politico Vittorio Emanuele Orlando era sfumato di fronte al suo rifiuto.  

Leggi
Cultura

Il tentativo di armistizio, il piano di arresto dei Savoia, Badoglio e la caccia a Mussolini

il-tentativo-di-armistizio,-il-piano-di-arresto-dei-savoia,-badoglio-e-la-caccia-a-mussolini

AGI – Nell’estate del 1943 il primo abboccamento diretto con gli Alleati per farla finita con una guerra ormai perduta è affidato al marchese Blasco Lanza d’Ajeta, che presta servizio come diplomatico nell’Ambasciata del Regno d’Italia presso il Vaticano. Era stato Vittorio Emanuele III a dare il suo placet affinché fosse inviato il 4 agosto a Lisbona per un contatto con gli inglesi. Nella capitale portoghese aveva mostrato all’ambasciatore britannico Ronald Hugh Campbell una lettera di presentazione firmata da Francis d’Arcy Osborne, ministro plenipotenziario presso la Santa Sede.

Quell’incontro era subito naufragato di fronte all’iniziativa di d’Ajeta di proporre agli inglesi un’alleanza contro la Germania di Hitler, sollecitando uno sbarco nella Francia meridionale oppure nei Balcani in modo tale che la Wehrmacht fosse costretta ad abbandonare l’Italia. Se l’aspetto militare era imbarazzante, quello politico lo era ancor di più. Il marchese si era detto sicuro che il fascismo ormai apparteneva al passato, non c’era alcuna possibilità che si rimanifestasse, e aveva però aggiunto che l’Italia non era immune dalle sirene comuniste.

Gli angloamericani avrebbero quindi dovuto smetterla con i bombardamenti perché a Roma c’era il rischio di una rivoluzione, con la conseguenza che i tedeschi l’avrebbero occupata. Campbell era rimasto a dir poco basito. Non solo d’Ajeta non parlava a nome del governo italiano, cosa che lo avrebbe accreditato per una trattativa, ma il tema del suo intervento era su una specie di alleanza con rovesciamento di fronte, mentre gli angloamericani offrivano solo la resa incondizionata. L’unico risultato di quella missione, oltre l’imbarazzo britannico, era il discredito sul capo del governo Maresciallo Pietro Badoglio e sul capo dello Stato Vittorio Emanuele III.

Sul fronte interno, all’insaputa dei tedeschi Benito Mussolini è tenuto prigioniero sull’isola di Ponza, la sua famiglia è sotto sorveglianza alla Rocca delle Caminate a eccezione del figlio Vittorio che è invece riparato subito in Germania. All’ex Duce vengono fatti recapitare due bauli con biancheria di ricambio, viveri che integrano le scarse razioni della tessera annonaria di cui è stato prontamente dotato, una fotografia del figlio scomparso Bruno e diecimila lire: i contanti sono stati consegnati personalmente dalla moglie Rachele all’ispettore Saverio Pòlito, già dirigente dell‘Ovra e capo della polizia militare del comando supremo, responsabile della custodia del prigioniero; questi in automobile, il 2 agosto, ha compiuto su di lei approcci osceni che gli varranno una condanna nella Rsi che a fine guerra saprà volgere a suo favore come riprova di antifascismo.

A Ponza, comunque, nonostante le stringenti misure di sicurezza, la presenza di Mussolini è di dominio pubblico. Lo spionaggio di Kappler viene allertato dall’intercettazione di una lettera spedita da un carabiniere alla fidanzata dove parla esplicitamente del prigioniero, ma all’indizio non si dà subito seguito perché il Feldmaresciallo Erwin Rommel ha informato Hitler che da fonti attendibili ha saputo che Mussolini si trova in custodia a bordo di una corazzata. Quando la falsa pista viene abbandonata è ormai troppo tardi.

Il 6 agosto Badoglio convoca una riunione segreta alla quale prendono parte il questore Polito, il capo della polizia Carmine Senise e il ministro di Supermarina Raffaele de Courten, per decidere dove trasferire Mussolini, perché Ponza non è più sicura. Hitler nel frattempo, il 5 agosto, ha congelato il Fall Schwarz, ovvero il piano di arresto della famiglia Savoia, di Badoglio e del governo italiano che lui chiama sprezzantemente «la cricca dei traditori»: il Feldmaresciallo Albert Kesselring ne aveva prefissato il 2 agosto l’operatività per il 6 anche se era ormai sfumato l’effetto-sorpresa. Il Führer è totalmente concentrato sul Fall Eiche, che deve invece portare alla liberazione di Mussolini e alla rinascita del fascismo. Nella notte del 6 agosto l’ex Duce viene svegliato all’improvviso e portato via da Ponza. La destinazione, lo si saprà solo all’alba, è l’isola della Maddalena.

La caccia continua. 

Leggi
1 30 31 32 33 34 39
Page 32 of 39