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Ottant’anni fa il compleanno dell’ex Duce a Ponza

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AGI – Nell’ultima settimana di luglio del 1943 i tedeschi sono attivamente impegnati nella caccia a  Mussolini secondo gli ordini impartiti direttamente da Hitler. Eugen Dollmann, colonnello onorario delle SS, interprete ufficiale del Führer per la lingua italiana, diplomatico ufficioso ottimamente introdotto in tutti gli ambienti romani, il 27 luglio è invitato a cena dal Feldmaresciallo Albert Kesselring nella sede del suo quartier generale a Frascati.

«Serio in volto, rabbuiato addirittura, il maresciallo mi presentò laconico agli altri due commensali, il generale dei paracadutisti Student […] e un giovane capitano della Luftwaffe, Skorzeny. Alla tavola di Kesselring la conversazione era di solito animatissima, ma quella sera spirava aria da cimitero.

La cena dal Feldmaresciallo Albert Kesselring

Student, che soffriva per una grave ferita alla testa, non diceva una parola, e Skorzeny non fece che squadrarmi, quasi divorandomi con gli occhi e nel noto stile inquisitorio della Gestapo, cosa contrastante in maniera vivissima e sospettosissima con la sua uniforme e col carattere generalmente allegro degli aviatori. Dopo cena, il maresciallo mi disse che i due ufficiali volevano parlarmi da soli, per una faccenda assai grave.

Ci trasferimmo in un’altra stanza e lì venne prestato giuramento di tacere sino alla morte, trattandosi di un segreto del Reich. I due avevano l’incarico di mettermi al corrente di un piano del Führer che in poco tempo avrebbe dovuto far cadere nelle loro mani ministri, corona e membri della famiglia reale.

Student, brevissimo, cedette subito la parola all’altro, che espose un progetto divertente e puerile […]. Fino a quel momento, a Roma sapevano della cosa soltanto Kesselring, il maresciallo [Wolfram von] Richthofen, allora a Frascati anche lui, e io. All’ambasciatore von Mackensen e ai suoi collaboratori non bisognava assolutamente dire nulla […]. Mi dichiarai incompetente a esprimere un giudizio sopra un’azione di spiccato carattere militare e di polizia, e proposi che s’interpellasse Kappler, tecnico e fiduciario di Himmler a Roma».

Kappler sulla scia di Mussolini

Kappler  ritiene subito che siano state invase le sue competenze di polizia, ma non può discutere l’ordine di Hitler. E da quel momento si mette sulla scia di Mussolini. Finora tutte le notizie si interrompono alle 18 del 25 luglio. I servizi segreti italiani sotto la guida del generale Giacomo Carboni l’hanno fatto letteralmente sparire mentre lo trasferivano a Ponza.

Vengono fatte circolare ad arte versioni, indiscrezioni, rapporti attribuiti a diplomatici, ad autorità del governo italiano e del Vaticano, a generali: l‘ex Duce sarebbe ricoverato in un ospedale militare, nascosto a Roma, trasferito nel neutrale Portogallo e nel Nord Africa sotto controllo alleato. Le autorità svizzere il 29 luglio devono smentire che abbia passato la frontiera.

Voci fantasiose su dove si trova Mussolini 

Una fonte madrilena asserisce che Mussolini non si trova in Spagna ma a Viareggio. La notizia più fantasiosa arriva da Stoccolma, quando si sostiene che è stato arrestato mentre cercava di raggiungere il Reich; un dispaccio da Berna ribadisce invece che è prigioniero del Regio Esercito, ma naturalmente non dice dove. Da Roma viene diffusa la notizia che Mussolini è con la sua famiglia alla Rocca delle Caminate, in pensione.

Coglie nel segno una nota datata Berna, che fa di Mussolini un prigioniero dell’esercito, senza però indicare dove. Sia Kesselring sia Mackensen cercano di carpire l’informazione agli italiani, senza alcun successo. Himmler, sempre sensibilissimo all’esoterismo, riunisce a Berlino astrologi, cartomanti e veggenti  in una foresteria della centrale del Sicherheitsdienst sul lago di Wannsee e l’esito di quella riunione è che si trova «in un luogo circondato dall’acqua».

Intanto il capo della Polizia aveva infiltrato nell’entourage di Kappler il giovane funzionario della sua segreteria, Raffaele Alianello: il tedesco era convinto di ricevere confidenze e informative, e invece era l’italiano a raccoglierne per conto di Carmine Senise: «l’invogliai a mettersi più che mai alle costole di Kappler, specialmente nelle ore serali, e quando i tedeschi per abbondanti libazioni sono di solito facili ad aprire il loro animo. Alianello assolse assai bene il suo compito e seppe accattivarsi a tal punto la fiducia del Kappler che questi gli confidò, in gran segreto, che il colpo era stato deciso, ma si aspettava l’occasione per eseguirlo; gli promise inoltre che al momento decisivo gliene avrebbe dato notizia telefonica, in una forma convenuta, che Alianello portò anche a mia conoscenza».

Il 29 luglio l’ex duce compie 60 anni a Ponza 

Kesselring il 29 luglio chiede formalmente a Badoglio di voler vedere il Duce per consegnargli personalmente il regalo di compleanno di Hitler, l’opera omnia di Friedrich Nietzsche in edizione esclusiva e con dedica del Führer («Adolf Hitler seinem lieben Freunde Benito Mussolini»), ma Badoglio replica che avrebbe provveduto lui stesso, e sarà di parola per quanto in ritardo.

Il 29 luglio Mussolini compie sessant’anni e a Ponza lo raggiunge il telegramma augurale di Göring, consegnatogli da un carabiniere arrivato di proposito da Roma. 

 

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Bruno Todaro, il ‘cavaliere del mare’ nella seconda guerra mondiale

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AGI – Combatteva sopra e sotto l’acqua con lo stesso spirito dei “cavalieri del cielo” della prima guerra mondiale. Per lui il bersaglio da colpire non era l’uomo, ma la nave: immediatamente dopo l’assalto scattava infatti la legge del mare, quella della solidarietà, indipendente dalle bandiere, dagli schieramenti, dalle esigenze militari e dalle convenienze personali.

Il capitano di corvetta Salvatore Bruno Tòdaro è stato un “cavaliere del mare” nel senso più nobile del termine, perché nel pieno della seconda guerra mondiale non abdicò mai ai valori dell’umanità.

Bruno Todaro “cavaliere del mare” 

Glielo riconobbero amici e nemici. Soprattutto i nemici, quelli che furono da lui affondati con i siluri e le cannonate del sommergibile atlantico della Regia Marina “Comandante Cappellini” posto ai suoi ordini dal 26 settembre 1940.

Todaro aveva appena compiuto 32 anni. Nato a Messina nel 1908, appassionato del mare, una volta dall’Accademia navale di Livorno aveva avuto esperienze anche in cielo come osservatore distaccato nel 1933 presso la Regia Aeronautica, riportando un grave infortunio che lo avrebbe segnato nel fisico.

L’anno successivo era stato imbarcato come comandante in seconda sul sommergibileMarcantonio Colonna”, quindi sul “Des Geneys”, per poi, nel 1937, essere promosso comandante. I gradi da capitano di corvetta arrivano venti giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il I luglio 1940.

Dal comando del “Luciano Manara” passa a quello del Cappellini”, inviato a Bordeaux nella base oceanica Betasom, da dove si conduce la guerra sottomarina sulla rotta atlantica per spezzare le linee di rifornimento che da gli Stati Uniti aiutano lo sforzo bellico della Gran Bretagna.

L’Italia possiede nominalmente la più grande flotta sottomarina tra i Paesi in guerra, ma è risaputo che quella tedesca è qualitativamente di molto superiore, e del tutto più evolute sono le strategie dei “branchi di lupi” dell’ammiraglio Karl Dönitz. Tutti i sommergibilisti sono comunque altamente considerati per il loro valore, élite tra tutte le truppe combattenti. Le loro imprese hanno infatti una vasta eco sui mezzi di informazione e sui bollettini militari

L’affondamento del piroscafo “Kabalo” e il salvataggio dei naufraghi 

Gli italiani hanno forse qualcosa in più, come testimonia l’episodio del piroscafo armato “Kabalo”, battente bandiera belga ma aggregato al convoglio britannico OB 223 che ha smarrito nei pressi delle Canarie e con carico bellico a bordo, affondato dal “Cappellini” di Todaro a colpi di cannone.

Fin qui sarebbe una normale operazione, vittoriosa, se non fosse che il comandante, una volta mandata a picco la nave, accosta e raccoglie i 26 naufraghi su una zattera rimorchiata dal suo scafo. Poi, per le condizioni del mare, li fa salire a bordo e li fa sbarcare in salvo alle Azzorre, nel neutrale Portogallo.

Quel gesto prima stupisce i belgi, poi li commuove. Non si commuove Dönitz, per il quale sono prioritarie le esigenze belliche, e si sa che i tedeschi rimproverano costantemente gli italiani per il loro sentimentalismo. Lo faranno anche perché nella Francia occupata, e poi in Jugoslavia e in Grecia a seguito dell’aggressione dell’Asse, i militari italiani si rifiutano di consegnare gli ebrei ai tedeschi.

L’eredità di 2000 anni di storia 

È diventata leggenda la risposta di Todaro alle osservazioni del potente ammiraglio, quando si dirà orgoglioso dei duemila anni di civiltà che sono la sua eredità di italiano. Civiltà contro barbarie, legge del mare contro le leggi di guerra.

E infatti si comporterà allo stesso modo a dicembre con i naufraghi del piroscafo armato “Shakespeare”, anch’esso affondato a cannonate, che porterà in salvo a Capo Verde. L’abilità nel combattimento non solo con i siluri ma pure con l’artiglieria, gli varrà un commento tra l’ammirato e lo sprezzante di Dönitz, secondo il quale avrebbero potuto affidargli il comando di una cannoniera.

Dopo aver colato a picco l’”Emmaus” in un violento combattimento, riuscirà a sfuggire alla caccia britannica, a sbarcare i feriti in un porto spagnolo, a effettuare le riparazioni e a riguadagnare la base di Bordeaux.

Medaglia d’argento al valor militare 

Sul suo petto viene appuntata la prima medaglia d’argento al valor militare, che si aggiunge alle due di bronzo di cui è già insignito e che sarà seguita da un’altra d’argento per le imprese nell’Atlantico e un’altra ancora per l’impresa di Sebastopoli, nel giugno del 1942, sul Mar Nero.

È già transitato, su richiesta, nella Xª Flottiglia Mas, e opera come comandante sui mezzi d’assalto col grado di capitano di corvetta. Il 13 dicembre 1942 il motopeschereccio armato “Cefalo”, che lui comanda, di rientro da una missione notturna al largo della Tunisia  è intercettato e mitragliato da un caccia Spitfire. Una scheggia raggiunge Todaro alla tempia, uccidendolo sul colpo.

Gli viene assegnata la medaglia d’oro al valor militare alla memoria, e nella motivazione è riportato che «dimostrava al nemico come sanno combattere e i vincere i marinai d’Italia». Non c’è scritto che i marinai d’Italia, sanno anche insegnare come si vive.

Il nome di Salvatore Bruno Todaro, capitano coraggioso, è stato perpetuato dalla Marina Militare prima con una corvetta antisommergibile in servizio dal 1966 al 1994, e dal 2007 con un sommergibile.

 

 

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Confermato il concerto di Springsteen al Parco di Monza

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AGI – È confermato il concerto di Bruce Springsteen questa sera nel Prato della Gerascia, all’interno dell’Autodromo Nazionale di Monza, dove sono attesi oltre 70 mila spettatori. L’ufficialità della decisione, già anticipata dagli organizzatori di Barley Arts, è arrivata dal Comune.

“Sentita la Prefettura e le autorità preposte alla sicurezza, infatti, il Parco risulta agibile e le condizioni di sicurezza idonee per accogliere le 70.000 persone attese in città”, recita un comunicato. Gli ultimi temporali che si sono verificati nella notte non hanno pregiudicato l’area dell’evento.

Le squadre comunali stanno completando la rimozione degli ultimi alberi e rami per liberare i viali di accesso verso il prato della Gerascia. “A breve – rende noto l’amministrazione comunale – saranno aperti i varchi per consentire l’accesso ai tanti fan che hanno già raggiunto Monza per il concerto di stasera”. 

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È morto Marc Augé, l’antropologo dei ‘non-luoghi’

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AGI – É scomparso oggi, a 87 anni, Marc Augé, grande antropologo, etnologo, scrittore e filosofo.

“Con Augé se ne va un amico e un maestro che ha dato al festivalfilosofia e al suo pubblico – sottolineano i curatori del festival culturale di cui Augé è stato membro per anni – come a tanti pubblici sparsi in tutto il mondo, alcuni insegnamenti dai quali non si torna indietro, come l’idea che le nostre pratiche culturali siano immerse in sistemi simbolici che è indispensabile studiare con gli strumenti dell’antropologia: una disciplina che Augé, grande specialista del terreno africano, ha praticato anche rivolgendo quel particolare tipo di sguardo alle nostre società, nella convinzione che, per essere intelligibili, i processi culturali implichino che nella loro analisi ci rendiamo “stranieri a noi stessi”.

Marc Augé, già directeur d’études presso l’école des Hautes études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi, di cui è stato a lungo Presidente, dopo aver contribuito allo sviluppo delle discipline africanistiche ha elaborato un’antropologia dei mondi contemporanei attenta alla dimensione rituale del quotidiano e della modernità.

Ha elaborato la teoria dei ‘non luoghi’, ovvero luoghi come centri commerciali, autostrade, supermercati in cui ogni riferimento a identità e temi relazionari, identitari o storici vengono canellati 

Tra le sue opere tradotte di recente: Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernita’ (Milano 1993); Tra i confini. Citta’, luoghi, interazioni (Milano 2007); Il mestiere dell’antropologo (Torino 2007); Il bello della bicicletta (Torino 2009); Il metro’ rivisitato (Milano 2009); Per un’antropologia della mobilita’ (Milano 2010); Straniero a me stesso (Torino 2011); Futuro (Torino 2012); Per strada e fuori rotta (Torino 2012); Le nuove paure (Torino 2013); Etica civile: orizzonti (con L. Boella, Padova 2013); I paradossi dell’amore e della solitudine (Modena 2014); L’antropologo e il mondo globale (Milano 2014); Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste (Milano 2014); Fiducia in sé, fiducia nell’altro, fiducia nel futuro (Roccafranca 2014); La forza delle immagini (Milano 2015); Le tre parole che cambiarono il mondo (Milano 2016); Un altro mondo é possibile (Torino 2017); Sulla gratuita’. Per il gusto di farlo! (Milano 2018); Chi é dunque l’altro? (Milano 2019); Condividere la condizione umana. Un vademecum per il nostro presente (Milano 2019).

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A Caracalla La Traviata dal sapore di Dolce vita

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AGI – Dopo cinque anni torna a Caracalla ‘La traviata’ per la regia di Lorenzo Mariani. Tutto esaurito alla prima di quest’opera che vede nel ruolo della protagonista Violetta Valéry, diventata per l’occasione una star del cinema sul modello di Marilyn Monroe (la cui immagine apre e chiude lo spettacolo), la soprano Francesca Dotto, già protagonista dello stesso allestimento nel 2019.

Per il capolavoro di Verdi – che sul podio vede impegnato un direttore di grande esperienza operistica come Paolo Arrivabeni – il regista si ispira agli anni de ‘La dolce vita’ di Fellini, da una prospettiva però estranea al lusso e agli scintillii: la storia di Violetta Valéry si intreccia con quella delle icone del cinema di un tempo, gettate nel vortice della società divoratrice dello star system.

L’opera in tre atti il cui libretto è scritto da Francesco Maria Piave tratto dal romanzo ‘La dame aux camélias’ di Alexandre Dumas, ‘La traviata’ di Giuseppe Verdi è probabilmente l’opera più eseguita al mondo che, come scrive il musicologo Giovanni Bietti, presenta elementi rivoluzionari come “il personaggio di Violetta che nel corso dell’opera attraversa una trasformazione fisica e psicologica senza precedenti nella storia del genere”.

La versione di Caracalla, con costumi moderni, uno scooter in scena che ricorda la Vespa di Gregory Peck di ‘Vacanze romane’ e tanti paparazzi che simulano le ambientazioni del capolavoro di Fellini, porta l’ambientazione dal 1853 dell’originale agli anni ’60 de ‘La dolce vita’.

“Nel film c’è moltissima bellezza, ma si tratta di una bellezza feroce, che divora le persone – ha detto il regista – in effetti, quel film è un ritratto spietato della Roma e dell’Italia di fine anni Cinquanta. Possiede il fasto e il glamour di un sistema che stritola. Penso a certe attrici consumate dal successo in pochi anni come Laura Antonelli, che ci ha rimesso la vita. Anche Violetta è così, cioè intrappolata in un mondo che non dà scampo. D’altronde la borghesia francese di metà Ottocento era spietatissima”.

A dirigere il capolavoro di Verdi è Paolo Arrivabeni, specializzato nel repertorio operistico italiano, che torna a Caracalla dopo il grande successo, nel 2015, de ‘La bohème’ di Puccini messa in scena da Davide Livermore. A lui si deve la scelta di operare alcuni tagli che ha definito “opportuni”, “necessari in un contesto come quello di caracalla per mantenere la concentrazione per un’opera intera in un contesto che inevitabilmente propone qualche elemento di distrazione in più”.

Del capolavoro di Verdi sono celebri alcune arie – su tutte ‘Amami Alfredo, quant’io t’amo’ – e il ‘mi bemolle’ dell’aria ‘Sempre libera’ alla fine del primo atto (“Sempre libera degg’io folleggiar di gioia in gioia, vo’ che scorra il viver mio pei sentieri del piacer”). Chi però ha seguito la prima di ieri sera è rimasto forse deluso perché Francesca Dotto non ha eseguito il mi bemolle sopracuto a conclusione della cabaletta del primo atto.

Su quella nota (non scritta da Verdi) si concentrano da sempre le attenzioni dei melomani e tutte le tensioni di un soprano (celebre la ‘stecca’ di Mirella Freni nel contestato e raffinato allestimento scaligero diretto da Karajan, regista Zeffirelli, scenografo e costumista Danilo Donati.

Proprio per questo, ha spiegato il direttore Arrivabeni, il mi bemolle non è stato eseguito. “Trovo inutile mettere sotto pressione un soprano che per tutto l’atto non penserà altro che a quella puntatura, invece che al resto della musica in cui si deve impegnate”. Inoltre, ha precisato, quel virtuosismo “è una tradizione ma non è scritto e non è affatto necessario, si può scegliere se inserirlo o meno”.

Apprezzatissima nel ruolo di Violetta Valéry, il soprano Francesca Dotto – che della cortigiana è una delle più note interpreti – ha vestito i panni di Violetta all’Opera di Roma nella celebre produzione del 2016 con la regia di Sofia Coppola e i costumi di Valentino, e a Caracalla nel 2019 in questa versione firmata da Mariani.

Ad affiancarla nel ruolo di Alfredo Germont, si alterneranno il giovane tenore Giovanni Sala – vincitore nel 2014 del Concorso per Giovani Cantanti Lirici dell’Associazione Lirica Concertistica italiana – e Alessandro Scotto di Luzio, anche lui già Alfredo nel 2019 a Caracalla.

Giorgio Germont è invece interpretato da Christopher Maltman – richiestissimo baritono per ruoli verdiani – e da Marco Caria – premio speciale del pubblico e secondo classificato al Concorso Operalia nel 2007.

Completano il cast Ekaterine Buachidze (Flora Bervoix), Mariam Suleiman (Annina), Mattia Rossi (il marchese d’Obigny), Nicola Straniero (Gastone), tutti appartenenti a “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera, Arturo Espinosa (Barone Douphol) diplomato nello stesso progetto “Fabbrica” e Viktor Schevchenko (Dottor Grenvil). L’orchestra e il coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma.

Collaboratore alla regia e coreografo Luciano Cannito, le scene e i costumi sono rispettivamente di Alessandro Camera e Silvia Aymonino. Alle luci Roberto Venturi e ai video Fabio Iaquone e Luca Attilii. Le repliche de ‘La traviata’ a Caraccalla sono previste per martedì 25 e venerdì 28 luglio, mercoledì 2, venerdì 4 e mercoledì 9 agosto. L’orario di inizio di tutti gli spettacoli è alle 21.00. Ogni rappresentazione è in lingua originale con sovratitoli in italiano e inglese.

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Digitalizzata per la prima volta “La crociera” di Virginia Woolf

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AGI – Per la prima volta la copia personale di Virginia Woolf del suo romanzo d’esordio, ‘La crociera’ (The Voyage Out), è stata completamente digitalizzata. Il libro, come racconta la Bbc, è stato riscoperto nel 2021, dopo essere stato erroneamente conservato per 25 anni in una delle sezioni della biblioteca dell’Università di Sydney.

Si tratta dell‘unica copia del suo genere disponibile al pubblico e contiene rare iscrizioni e modifiche fatte personalmente dalla scrittrice. Gli esperti delle opere di Woolf ritengono che questo i completamento di questo processo potrebbe fornire informazioni sulla salute mentale e sui metodi di lavoro e stesura dell’autrice inglese, considerata uno dei più importanti letterati del XX secolo grazie alle oltre 45 opere pubblicate, tra cui ‘Gita al faro’ e “La signora Dalloway’.

L’Università di Sydney spera ora che condividere pubblicamente la copia in loro possesso, possa portare a un’analisi più profonda delle molteplici note presenti. Pensieri e revisioni, adottate o abbandonate da Woolf, che andranno a regalare a una nuova generazione di lettori, studenti di letteratura e studiosi un’idea dei pensieri della scrittrice. È noto che Virginia Woolf soffriva di ansia, insonnia e ripetuti crolli mentali durante la stesura de ‘La crociera’ durata circa 7 anni.

Cadde di nuovo in depressione e fu ricoverata in una casa di cura il giorno prima che fosse pubblicato nel 1915, rimanendovi per sei mesi. Suo marito Leonard Woolf ha detto che stava “scrivendo ogni giorno con grande intensità” e finire il romanzo è stata quasi “una tortura”.

Morì nel marzo 1941, all’età di 59 anni, dopo essersi riempita le tasche del cappotto di pietre e aver camminato nel fiume Ouse. L’Università di Sydney ha spiegato come si pensasse che la copia ritrovata de ‘La crociera’ fosse andata perduta “a causa del trambusto della vita quotidiana del campus e della biblioteca”. Simon Cooper, esperto di Metadata della Fisher Library di Sydney, ha trovato materialmente il libro riordinando gli scaffali e le pubblicazioni.

“Avevo capito che il libro non apparteneva a quel settore, così l’ho tirato fuori e ho visto il nome dell’autore scritto a mano sulla prima pagina. Così, ho cercato la sua calligrafia per confrontarla, e corrispondeva”.

Si è poi scoperto che l’Università ha acquisito il libro alla fine degli anni ’70 tramite la libreria Bow Windows a Lewes, nell’East Sussex. Virginia e suo marito Leonard Woolf avevano infatti vissuto nella zona. Uno dei più antichi librai antiquari del mondo, Maggs Bros a Londra, ha detto alla BBC che il libro potrebbe valere circa 250.000 sterline. Nell’edizione in questione si possono vedere modifiche scritte a mano da Woolf a matita blu e marrone, con estratti dattiloscritti incollati sulle pagine.

“Ha un valore iconico”, ha detto a Mark Byron, professore di letteratura moderna all’Università di Sydney, che ha studiato il libro di persona. “Le revisioni sono affascinanti in termini di ciò che Woolf stava pensando in quel momento”, ha aggiunto.

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Il giorno di “Barbenheimer”, attesi incassi record

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AGI – Se ne parla da settimane, creando un’attesa che è già presagio di record: oggi è il giorno di “Barbienheimer”, l’uscita contemporanea nelle sale cinematografiche di tutto il mondo di due film Usa di sicuro successo, Barbie e Oppenheimer. La contrazione dei due titoli ha portato al fenomeno (“Barbenheimer” o in alternativa “Barbienheimer”), un meme su internet con un falso trailer che mischia due storie che più diverse non potrebbero essere.

Fra Stati Uniti e Canada si prevede un fatturato complessivo di 150 milioni di dollari di qui a domenica: una boccata di ossigeno per un’Hollywood reduce da una lunga crisi e in pieno sciopero degli attori e degli sceneggiatori. Due film che escono lo stesso giorno, rileva il New York Times, sarebbero di solito considerati concorrenti, ma il pubblico a cui si rivolgono è completamente diverso. Da una parte c’è l’universo tutto in rosa la cui protagonista è la bambola bionda con cui hanno giocato e continuano a giocare generazioni di bambine e bambini, dall’altra la storia dell’inventore della bomba atomica.

Il primo, una commedia postmoderna con Margot Robbie e Ryan Gosling che ballano e cantano su una spiaggia color pastello, è diretto da Greta Gerwig nota per la regia di Piccole donne. Il secondo è una cupa biografia dello scienziato che costruì la bomba atomica durante la seconda Guerra mondiale, con un sofferto Cillian Murphy tormentato dal timore di distruggere il mondo per sbaglio e un regista, Christopher Nolan, che ha al suo attivo successi come Interstellar e Dunkirk.

È proprio il contrasto stridente fra le due storie ad aver provocato l’invenzione di meme, battute, parodie online: tutta pubblicità aggiuntiva a quella milionaria prodotta ad arte dai produttori dei film. AMC Entertainment ha fatto sapere che già lunedì scorso oltre 40 mila persone avevano acquistato il doppio biglietto per vedere entrambi i film in un’unica sessione, 5 ore di cinema consecutive. Secondo le previsioni dei “bookmaker”, fra i due film sarà quello “rosa” a incassare di più (100 mila per Barbie contro 50 mila del film di Nolan nei prossimi giorni). In ogni caso, Hollywood ha investito moltissimo perchè sia l’occasione di uscire dalla profonda crisi del settore iniziata con la pandemia. 

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Gli 80 anni di menzogne di Via Rasella

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AGI – Torna con nuove rivelazioni il libro, uscito per la prima volta nel ’96, sull’attentato compiuto dai Gap, i gruppi d’azione patriottica nati su iniziativa del Partito comunista Italiano, il 23 marzo 1944 in via Rasella e al quale seguì la feroce rappresaglia nazista delle Fosse Ardeatine con 335 vittime. La prima edizione nel ’96 rivelò la morte di Piero Zuccheretti, 13 anni, dilaniato dalla bomba; ora l’autore, il giornalista Pierangelo Maurizio, documenta come sia difficile trovare il luogo dove riposa il “bambino di Via Rasella”, sepolto al Verano e sulla cui tomba non compare mai il nome Zuccheretti.

Con lui nell’attentato morì anche un capo partigiano di Bandiera Rossa, Antonio Chiaretti. “Via Rasella, 80 anni di menzogne” offre nuovi retroscena, approfondimenti e documenti inediti. Alla luce delle 291 schede del professor Attilio Ascarelli, incaricato della riesumazione dei martiri alle Fosse Ardeatine, rimaste segrete per oltre 70 anni, viene ripercorso lo scontro durissimo tra il Pci e i gruppi di Bandiera Rossa, sterminati nella rappresaglia nazista con il Fronte militare del colonnello Montezemolo, il Partito d’Azione e altre formazioni minori.

La nuova edizione (Maurizio Edizioni, 264 pagine) contiene documenti e fotografie dei sopravvissuti del battaglione “Bozen” con i loro racconti, la testimonianza dell’ultimo superstite della Banda Koch. In particolare faranno discutere le carte inedite sulle presunte collusioni tra il Partito comunista e gli apparati di sicurezza fascisti o ex fascisti.

Pierangelo Maurizio racconta che il 20 agosto del 1944 davanti al colonnello John Pollock, capo della polizia alleata, il commissario di polizia Raffaele Alianello rivelò come in realtà durante l’occupazione tedesca di Roma avrebbe lavorato “per l’Intelligence Service e il Partito comunista”. Il documento custodito negli archivi Usa è pubblicato, tra le altre carte inedite, ora nel libro “Via Rasella, 80 anni di menzogne”. Alianello era considerato un elemento “fascistissimo”, uomo di fiducia di Herbert Kappler, il capo delle SS a Roma.

Nell’interrogatorio il commissario svela di essersi interessato il 24 marzo, mentre si preparavano le liste dei detenuti da mandare a morire alle Ardeatine, ad “Antonello Trombadori, cui il Partito comunista dava la massima importanza”. Trombadori, il primo capo dei Gap a Roma, era stato arrestato a Via Giulia il 2 febbraio nel deposito di armi e di esplosivi dell’organizzazione. Il commissario spiega di essere intervenuto su Kappler “per modificare le accuse nei confronti di Trombadori” salvandolo così dalla conta della morte. Nel corso dell’interrogatorio Pollock chiede se “nella lista dei 50” consegnati dalla questura di Roma ai nazisti “non c’erano comunisti (appartenenti al Pci, nda)”. “Non credo”, risponde Alianello, “c’erano diversi membri del Partito d’Azione”. 

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Dieta Mediterranea e Tumori, i benefici degli alimenti e le corrette associazioni

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Dieta mediterranea alleata contro i tumori.
Fa bene e conviene

Riportare al centro la dieta mediterranea per renderla valido alleato per la prevenzione dei tumori. Ne sono convinti medici, chef stellati e politici che hanno partecipato alla conferenza stampa di presentazione dello studio della dottoressa Flavia Correale, medico dietologo, endocrinologo e pediatra.
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato il suo impatto positivo sulla salute, compresa la prevenzione dei tumori. “Secondo l’American Institute for Cancer Research, circa il 30% dei tumori può essere attribuito a abitudini alimentari poco salutari. – ha spiegato la dottoressa Correale – Le persone che seguono una dieta malsana, in particolare, presentano un rischio maggiore di sviluppare tumori che colpiscono gli organi dell’apparato digerente, come bocca, esofago, stomaco, colon-retto, fegato, cistifellea, vie biliari e pancreas. Migliorare la dieta può ridurre significativamente il rischio di queste malattie oncologiche, con stime che indicano che più del 70% dei casi potrebbero essere prevenuti attraverso un’alimentazione adeguata”.
Le ha fatto eco il dottor Carmine Coppola, direttore dell’UOC di medicina interna, Epatologia ed ecografia interventistica dell’Ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia: “Negli ultimi 20 anni sta emergendo il problema delle malattie di fegato su base metabolica caratterizzate dalla steatosi epatica (Il cosiddetto fegato grasso). Oltre il 40% della popolazione globale ne è affetta, e in popolazioni particolari come i soggetti diabetici od obesi la percentuale arriva al 90%. Una incidenza che interessa anche le fasce più povere, proprio a causa di una cattiva alimentazione basata sul consumo di cibi spazzatura perché meno costosi”. E le conseguenze della cattiva alimentazione si registrano non solo con l’aumento di patologie negli organi a diretto contatto con gli alimenti, ma anche sulla prostata, il seno, l’ovaio e il corpo dell’utero. Purtroppo “sono ancora in tanti nel nostro Paese a non avere accesso al cibo di qualità. – ha spiegato la deputata di Italia Viva Maria Chiara Gadda che con la sua Legge Antispreco ha portato una soluzione – “Attraverso la donazione di preziose eccedenze alimentari è possibile rispondere a bisogni sociali crescenti facendo leva sulla responsabilità sociale di impresa”.
“Un’alimentazione sana che aiuti a proteggersi dalle malattie – ha sottolineato Correale – richiede soprattutto di ridurre drasticamente l’apporto di grassi e proteine animali e di favorire l’assunzione di cibi ricchi di vitamine e fibre. Una dieta di tipo mediterraneo o comunque con una notevole quantità di vegetali rappresenta il modello di alimentazione ideale per la prevenzione dei tumori. Ed è tanto più efficace quanto più precoce è la sua adozione”.
Anche la preparazione degli alimenti può fare la differenza. Uno chef stellato come a gennaro Esposito del ristorante Torre del Saracino conosce l’arte di trasformare ingredienti sani, rendendo l’alimentazione corretta un’esperienza gustosa. La sua cucina è ispirata alla tradizione mediterranea “con preparazioni e ricette dove i protagonisti sono gli ingredienti che aiutano la prevenzione dei tumori della pelle. L’alimentazione – ha spiegato – può essere una medicina preventiva e contribuire al benessere psicofisico”.
Ma non solo. “La dieta mediterranea – ha spiegato Gadda, che è Vicepresidente della Commissione Agricoltura – è anche un grande volano in termini di turismo enogastronomico e per le esportazioni del nostro made in Italy”. Per il deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali è “un’‘arma di prevenzione di massa’ e la prevenzione è uno dei cardini del nuovo modello di assistenza sanitaria che vogliamo costruire. E’ anche il migliore investimento perché ogni euro che si impegna per una corretta informazione si traduce non solo in vita e salute ma anche in un risparmio successivo perché minori saranno le ospedalizzazioni le richieste di assistenza sociale”. Si stima infatti che con l’introduzione della dieta mediterranea si potrebbero risparmiare il 21% delle spese sanitarie, ridurre del 47 % le emissioni di CO2 relative alla dieta e del 25% il consumo d’acqua per scopi alimentari, per un risparmio di 740 Euro all’anno per persona.
Una dieta che fa bene e conviene.

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