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L’estate sui treni storici italiani

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AGI – Affascinato e innamorato delle bellezze d’Italia, soprattutto dei suoi borghi e piccoli paesi, il New York Times torna a celebrare il Belpaese attraverso un servizio che guarda al suo “cuore verde”, cioè all’Umbria e ai suoi “tesori culturali e culinari facilmente raggiungibili in treno da Roma o da Firenze”, toccando Orvieto, Perugia, Assisi.

Il giornale descrive il tipo di viaggio partendo, da sud, cioè dalla Capitale, “dalla stazione centrale Termini” oppure “dalla massiccia stazione multipiano Tiburtina, facilmente raggiungibile con la metropolitana di Roma” e pagando tra 9 e 17 euro per un biglietto mentre da Firenze il viaggio in treno è al contrario, “partendo dalle città più settentrionali di Assisi e Perugia e proseguendo per Orvieto” da cui poi si può facilmente proseguire alla volta di Roma.

A Orvieto, “una funicolare (1,3 euro) condurrà fino alla città, che si trova su una rupe rocciosa, che domina una verde vallata circostante e guarda verso colline lontane”. Inevitabile la descrizione culinaria: “Tenete d’occhio la pasta spessa e locale detta umbricelli e le diverse varietà di pecorino e qualsiasi piatto che contempli il tartufo. I vini locali includono l’Orvieto Classico, uno dei bianchi più famosi d’Italia, e il rosso Montefalco”.

Per Perugia la testata consiglia il treno dal capoluogo umbro ad Orvieto, che impiega circa due ore, compreso un cambio a Terontola-Cortona con un biglietto da poco più di 10 euro. Poi, dalla stazione ferroviaria di Perugia “si deve attraversare una piazza e prendere una piccola monorotaia per 1,5 euro” dove scendendo a Pincetto “si è nel centro storico di Perugia, con vista sulle colline e sulle valli circostanti”.

Infine Assisi, che da Perugia dista circa 20 minuti di treno, acquistando un biglietto che varia da 3 a 5,25 euro per poi “salire sulla collina fino al centro di Assisi prendendo un autobus di collegamento che si ferma davanti alla stazione (biglietti acquistabili a bordo per 1,5 euro)”, precisa il quotidiano. Vedendo paesaggi, opera d’arte, chiese, cattedrali, basiliche, campanili, monumenti, gli affreschi di Giotto che ha decorato la chiesa descrivendo la vita di San Francesco.

Ma al di là di tutto quel che conta è il treno e il viaggio in treno attraverso paesaggi e una natura di un verde lussureggiante.

I treni storici in Italia

Tuttavia, come documenta anche il sito web della Fondazione Ferrovie dello Stato, l’Italia è ricca di tratte di treni storici e di percorsi ancora slow, come quello da Trieste Centrale a Pordenone oppure l’Irpinia Express, treno turistico che da Avelino porta a Lioni e Monteverde, percorsi minori ma suggestivi. O lo storico Pistoia-Castagno-Pracchia, ma anche il giro delle Città Unesco che unisce Portogruaro a Caorle per arrivare a Palmanova.

Per non parlare poi del Pietrarsa Express, che da Napoli Centrale arriva fin dentro al cuore del Museo Nazionale Ferroviari omonimo che si trova tra San Giovanni a Teduccio e Portici allestito nei locali delle ex Officine di Pietrarsa sulla spiaggia davanti alla stazione ferroviaria di Pietrarsa-San Giorgio a Cremano là dove si un tempo si trovava il Reale opificio borbonico, struttura ideata da Ferdinando II di Borbone. Qui si trovano tutti i tipi di treni, vagoni, carrozze, reali e non, per 36.000 metri quadrati, dei quali 14.000 coperti.

Per non parlare poi della Ferrovia dei Parchi negli atipiani maggiori d’Abruzzo, un treno storico da Sulmona a Roccaraso. Tuttavia per chi volesse, fosse curioso o volesse intraprendere un viaggio anomale lungo tratte inconsuete e anomale c’è l’ottimo pamphlet “Andar per treni e per stazioni” (Il Mulino 2016) scritto dal professor Enrico Menduni, ex docente di Roma Tre, che così ricorda il viaggio sui treni di un tempo lontano. 

“Le valigie sulla reticella con l’etichetta di lontani alberghi, il venditore di cestini da viaggio sul binario, il fischio del capostazione e la locomotiva che sibila: altrettante istantanee nostalgiche di un itinerario sentimentale che ha come protagonisti il treno e le stazioni”

Secondo Menduni, però, “l’immaginario del treno continua a vibrare” tant’è che oggi “con un grande sforzo tecnologico la ferrovia si prende la rivincita sull’automobile, accorciando l’Italia. Neppure noi, ‘disincantati viaggiatori’ sfuggiamo al suo fascino, quando tra Torino e Napoli, lungo la spina dorsale d’Italia, saliamo su uno dei nuovissimi treni ad alta velocità”.

Menduni consiglia il Firenze-Arezzo-Cortona-Chiusi-Orvieto-Orte, treno che una volta a Cortona si divideva per andare a Perugia costeggiando il Lago Trasimeno e passando per Tuoro. Oppure da Perugia si passa per Assisi, Foligno, Trevi, Terni e infine Orte. È estate, tempo di vacanze e relax, un biglietto vale forse la pena acquistarlo. Salendo in carrozza per un viaggio speciale.

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Postorino e D’Adamo favorite al Premio Strega

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AGI – Dei due nomi che con tutta probabilità si contenderanno il premio letterario per antonomasia, lo Strega, uno appartiene a una scrittrice che non c’è più. Si gioca infatti – stando alle mai confermate previsioni – tra Rosella Postorino e Ada D’Adamo la partita della finale, una partita che l’autrice di “Come d’aria” ha iniziato a giocare paradossalmente dopo la propria stessa scomparsa, avvenuta il primo aprile di quest’anno: già presente in dozzina, la scrittrice D’Adamo ha continuato a incassare voti, fino a entrare, ormai postuma, nella cinquina.

A comporre la rosa dei titoli finalisti troviamo “Mi limitavo ad amare te” di Rosella Postorino (Feltrinelli); “Come d’aria” di Ada D’Adamo (Elliot); “Dove non mi hai portata”, di Maria Grazia Calandrone (Einaudi); “La traversata notturna” di Andrea Canobbio (La nave di Teseo) e “Rubare la notte” di Romana Petri (Mondadori). Tra questi, Postorino e D’Adamo sono gli unici due nomi che troviamo anche nelle ultime classifiche di vendita. Giovedì sera si deciderà il vincitore.

Favoriti e strategie

Nella cinquina finalista il libro favorito è sicuramente quello di Rosella Postorino, “Mi limitavo ad amare te”, pero’ lo stacco dal libro di Ada D’Adamo in fase di selezione dalla dozzina alla cinquina è stato così risicato che ha spinto molti a ritenere che possa esserci una sorpresa dell’ultim’ora la notte del 5 luglio al Ninfeo di Valle Giulia, a Roma.

In realtà, se conosciamo le trame editoriali che tradizionalmente stanno dentro e dietro i premi letterari, la cosa non è poi così semplice perché Feltrinelli ha molto investito sul libro di Postorino e dunque non sarà disposta a farsi “scippare” il premio da sotto il naso. Per questo pare stia facendo incetta tra gli editori che non sono entrati nella cinquina, come è consuetudine, per massimizzare i loro voti e creare uno zoccolo duro abbastanza resistente da non essere minacciato dal favore popolare di cui sta godendo il libro di D’Adamo.

D’altro canto bisogna però dire che da anni si aspetta che una piccola casa editrice vinca lo strega ed Elliot, l’editore di D’Adamo, è effettivamente una casa editrice piccola ma abbastanza qualificata da accaparrarsi questo onore. Sintetizzando, si potrebbe dire che “Come d’aria” di Ada D’Adamo gode del sostegno di alcuni dei più influenti Amici della domenica dello Strega tra cui, ad esempio, lo scrittore Francesco Piccolo, e che quella della Postorino è invece percepita come la candidatura delle case editrici forti.

Prova ne è il fatto che un’altra autrice che era stata data per favorita, Romana Petri, edita da Mondadori, in realtà si è piazzata ultima nella cinquina finalista. Bisogna infatti ricordarsi che nessuno allo Strega entra cardinale ed esce Papa e che, anzi, molti che sembrano entrare da papi, escono poi cardinali.

Memorabile è il caso del 1989, quando lo scrittore ed editore di Adelphi Roberto Calasso entrò come favorito con “Le nozze di Cadmo e Armonia”, per veder poi vincere Giuseppe Pontiggia con “La grande sera” (Mondadori). In quell’occasione a pesare furono i voti del pacchetto di Newton Compton che da sempre si è garantito un posto in cinquina e che quest’anno invece ne è fuori e che quindi con i suoi circa 20 voti può far pendere l’ago della bilancia a favore di D’Adamo o a favore di Postorino. 

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Da lunedì entrare al Pantheon costerà 5 euro (ma non per i romani)

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AGI – Da domani l’ingresso al Pantheon di Roma, il sito culturale più visitato d’Italia, sarà a pagamento. Il prezzo del biglietto sarà pari a cinque euro e i cittadini romani saranno esclusi. L’accesso sarà vietato durante le funzioni religiose. 

È questo il risultato dell’accordo siglato lo scorso 16 marzo dal Vicariato di Roma e dal Ministero della Cultura che prevede l’introduzione del biglietto d’ingresso per visitare il monumento romano.

L’accesso ai fedeli “per la partecipazione alle attività religiose e di culto sarà totalmente libero e sarà cura del Ministero, tramite propri addetti, interdire durante lo svolgimento di tali attività l’accesso ai visitatori attraverso appositi cartelli esplicativi all’esterno del portone”, si legge nella nota diffusa allora dal Vicariato. 

Sarà altresì cura del Ministero “attraverso proprio personale, provvedere prima di ogni celebrazione al posizionamento di cordoni opportunamente collocati al fine di realizzare un corridoio d’accesso interno orientato al solo spazio celebrativo, escludendo possibilità di visita al resto della basilica. Per la fruizione della basilica al di fuori degli orari riservati alle funzioni religiose e alle attività pastorali, il Ministero provvederà a regolamentare il flusso ordinato dei visitatori”.

A chi vanno i soldi del biglietto

Il ricavato del biglietto verrà ripartito nel seguente modo:

  • il 70 % andrà al Ministero, il quale si farà carico delle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria e di quelle di pulizia, tenendo anche conto delle eventuali richieste di interventi che potrebbero pervenire dal Capitolo
  • il 30 % alla diocesi di Roma, che lo utilizzerà per iniziative caritative e culturali e per attività di manutenzione, conservazione e restauro di chiese di proprietà statale presenti nel territorio diocesano”.

La diocesi di Roma, “ritenendo peculiare il valore universale e l’unicità della struttura architettonica del Pantheon, che attraverso i secoli ne hanno fatto un luogo di culto del tutto unico, necessariamente aperto a una ampia fruizione anche di studiosi e ricercatori, è concorde nell’introduzione del biglietto di ingresso”, aveva aggiunto il Vicariato.

Come si legge nel Regolamento che entra in vigore il 3 luglio, infatti, “per la sua storia singolare, Roma custodisce un patrimonio artistico unico, fiorito in gran parte nel contesto dell’esperienza della fede cristiana e la città è meta di pellegrinaggi religiosi e conosce ingenti flussi turistici e la Chiesa di Roma, attraverso i suoi organismi pastorali, deve prendersi cura anche delle persone che a Roma cercano testimonianze di autentica bellezza e di una ricca storia cristianamente connotata, ma pure debitrice verso altre tradizioni e culture”.

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Castello di Baia – “La salute è di moda” Eccellenze sanitarie e inclusione sociale

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Eccellenze sanitarie e inclusione sociale

Al premio la Salute è di Moda

Cerimonia di assegnazione ieri, giovedì 29 giugno, al Castello di Baia, del premio “La salute è di moda”, promosso dall’associazione Ciauro e rivolto alle eccellenze sanitarie che nel corso dell’anno si sono particolarmente contraddistinte in favore dei pazienti. Giunta quest’anno alla terza edizione, la manifestazione ha visto tra i premiati il presidente della Lega italiana per la lotta contro i tumori Francesco Schittulli, chirurgo oncologo barese, insignito per la sua lunga attività a sostegno delle donne affette da neoplasie al seno. Protagonisti della serata, con la preparazione di una cena per un centinaio di persone, anche i ragazzi della Bottega dei Semplici Pensieri, onlus flegrea che organizza progetti inclusivi per giovani con sindrome di down e che ha sede a Quarto, in un’area confiscata a un clan della camorra.

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Apre la galleria delle collezioni reali, un “piccolo Hermitage” a Madrid

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AGI – Forse è il Museo che a Madrid non c’era e ci voleva. Capace di mettere insieme, nella loro commistione, oggetti affascinanti e al tempo stesso eterogenei che insieme, se esposti, “offrono a chi guarda narrazioni sorprendenti”, scrive il Paìs. Stiamo parlando della Galleria delle Collezioni Reali, progettata da Tuñón y Mansilla, l’ultima opera dello studio d’architettura che apre oggi e che sarà il contenitore del progetto ideato dal National Heritage, la cui missione principale è “cercare di avvicinare questo patrimonio culturale ai cittadini”. Un “piccolo Hermitage” nel cuore di Madrid, è stato definito.

Si tratta di un nuovo grande museo che contiene 650 pezzi unici, realizzato con un costo di 172 milioni di euro. Un’enormità. Vi si accede attraverso un ingresso che non lascia per nulla intravvedere la forza e la maestosità dello spazio interno: più di 40.000 metri quadrati, distribuiti su sette piani.

En unas horas se abre al público la Galería de las Colecciones Reales, el nuevo gran museo que podrá visitarse en Madrid. @cdelamor_ ha recorrido sus salas y este es un avance de luego nos enseñará en detalle en el especial #TDColeccionesReales

https://t.co/ZgJQU9hIkG pic.twitter.com/WMc5rLH2Ag

— Telediarios de TVE (@telediario_tve)
June 28, 2023

Ideato nel 1998, il concorso internazionale per concepirlo è stato però indetto nel 2002 e l’opera è stata completata solo nel 2015, dopo un bel po’ di ritardi, ma è stato inaugurato solo otto anni dopo. La visita consente un viaggio attraverso cinque secoli di storia e di arte tutti legati alla monarchia in Spagna.

Secondo il Paìs l’edificio è “un pezzo architettonico il cui interno meriterebbe di essere visitato anche senza mostre, perché ha un tocco elegante con qualcosa allo stesso tempo efficiente, duttile e in questo caso maestoso, anche per i grandi pezzi che ospita. Il giornale precisa che più che un museo “è una galleria, la Royal Collections Gallery”.

Per il quotidiano madrileno, l’inaugurazione della Galleria è stata anche una splendida occasione “per restaurare tanti di quei pezzi che sottolineano la ricchezza e la varietà della collezione stessa: dipinti, sculture, arazzi, mobili, carrozze, libri, ventagli, bronzi, porcellane, ricami, fotografie, orologi; oggetti legati all’industria del lusso”, ovvero la fabbrica reale di arazzi di Madrid, dei Cristalli di La Granja, della Porcellana al Buen Retiro di Madrid, con un laboratorio di pietre dure e a mosaico; compreso quello dei tessuti di seta a Talavera de la Reina e Valencia, di Relojes o Platería de Martínez, a Madrid, “che rivelano una potente rete commerciale dal XVIII secolo in poi e che potrebbero aprire oggi una strada inesplorata per il recupero dell’alto artigianato”.

Una visita susciterà sicuramente enorme curiosità ed entusiasmo per la qualità e varietà dei tesori.

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Napoli – La Locanda del Cerriglio apre anche a pranzo

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Finalmente dal mese di luglio La Locanda del Cerriglio apre i propri battenti anche a pranzo. Lo storico ristorante del Caravaggio, con sede in Via del Cerriglio 3, è lieto di accogliere i suoi avventori per servire loro i migliori piatti della tradizione napoletana. L’inaugurazione diurna con ingresso libero per tutti, è prevista martedì 4 luglio dalle ore 12. Cibo di elevata qualità, uno staff professionale e tanta tradizione vi aspettano per vivere insieme nuove esperienze culinarie.

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Venduto per 86 milioni la “Dama con Ventaglio” di Klimt. È record europeo

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AGI – Tutti gli occhi erano puntati sull’opera, l’ultimo ritratto realizzato da Gustav Klint prima della sua morte, e l’asta non ha deluso: Dame mit Fächer (la Dama con ventaglio) è stato venduto a Londra, all’asta da Sotheby’s, per 86 milioni di euro. È il record per un’opera d’arte venduta in Europa.

Ancora di proprietà privata, la tela – dipinta dal più celebre dei pittori austriaci, nel 1917, un anno prima della sua morte, nel 1918, a 55 anni – era stata esposta al pubblico a Londra per una sola settimana prima della vendita. Il precedente record per un’opera d’arte venduta in Europa era ‘Walking Man I’, di Alberto Giacometti, battuto all’asta per 65 milioni di sterline nel febbraio 2020. 

Sotheby’s ha presentato l’opera come “non solo la star della stagione estiva delle aste londinesi, ma anche una delle più belle e preziose mai offerte in Europa”. 

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Generazione Z, come Zodiaco 

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AGi – “Non uscirò mai più con un Pesci”. Classe 1996, 1 gennaio, Kaelen Larocque racconta al Washington Post d’esser certa che la sua data di nascita ha influenzato parti della sua personalità.

E come gran parte dei suoi coetanei è convinta che l’astrologia sia al centro della vita di ciascuno, determinandone “passioni, interessi amorosi oltre le decisioni da prendere nella vita”. Meglio, a suo avviso “lo zodiaco ha un effetto diretto sui nostri comportamenti e nella vita”. Dalle stelle dipende tutto, dalla consapevolezza di sé all’autostima al rapporto con gli altri. Ciò che la porta anche a stabilire con chi è compatibile e con chi no.

Per Allied Market Research, riferisce il Post, l’industria globale dell’astrologia valeva 12,8 miliardi di dollari nel 2021, in notevole aumento rispetto ai 2 miliardi del 2018. Un balzo. E si prevede che nel 2031 arriverà a quota 22,8 miliardi. Il settore è in fortissima espansione, specie tra i giovani, ribattezzati GenZodiac, frequentatori di innumerevoli siti, piattaforme e app di appuntamenti incentrate sui segni zodiacali, libri, account social. Motivi dell’espansione?

Secondo gli esperti uno dei motivi è dovuto al facile accesso che la tecnologia offre mentre il secondo lo si deve alla fine della pandemia che ha lasciato strascichi nelle condizioni mentali dei giovanissimi, tra crisi d’identità e incertezza futura. Molti si affidano a stelle, segni e oroscopo per trovare sostegno in un periodo critico. “Anche se non ci sono prove scientifiche a supporto dei benefici derivanti dall’astrologia”, chiosa il Post. Una cosa è provare gioia e appagamento dalla lettura delle previsioni, altro basare le principali decisioni della vita “su una scienza confutata. È rischioso”, avverte il quotidiano.

Certo, d’astrologia se ne parla sin dal III millennio a.C. con picchi di popolarità nel corso dei secoli, ma a partire dal 1700 la pratica, un tempo legata all’astronomia e lo studio degli oggetti celesti, “è stata ampiamente bandita dalla comunità scientifica”, commenta Sten Odenwald, astronomo e direttore dello sviluppo delle risorse Stem alla Nasa. Semmai, ci sono studi scientifici che evidenziano “una correlazione tra il periodo della nascita e la personalità, ma tutto ciò che deriva dalle tradizioni astrologiche è privo di fondamento”.

Meglio: “Una cosa è conoscere le posizioni dei pianeti, ma il grosso problema è interpretare cosa essi significhino in termini di comportamenti umani”, precisa Odenwald. “Non c’è affatto alcun collegamento” anche se risulta che “gli americani conoscono più il proprio segno zodiacale che il gruppo sanguigno”, chiosa il Post. Almeno 70 milioni di loro “controllano gli oroscopi ogni giorno”. Del tutto irrazionale.

Commenta Lauren Kassell, docente di Storia della scienza e della medicina a Cambridge: “Sviluppare un’eccessiva dipendenza dall’astrologia è pericoloso, anche se, se le persone usano l’astrologia per dare un senso alla propria vita, va pure bene, ma non oltre”. Tuttavia, conclude, i motivi per cui l’astrologia è in crescita “è legato allo scetticismo nei confronti della scienza e del pensiero individualistico”.

E per i giovanissimi? Creduloni? No, secondo Tracy L. Rogers, astrologa e life coach di Filadelfia: millennial e GenZ “sono più curiosi di sé e delle loro vite”, quindi “più inclini a relazionarsi con l’astrologia” perché “li fa sentire meglio in una serrato dialogo con se stessi”.

Sarà pure non scientifica, dice al Post Caroline Kingsley, 38 anni, “ma è un bel modo di osservare le stelle in cielo. E in ogni caso l’astrologia è generalmente meno assertiva della religione”.

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Il ricamo Tiraz, ‘sapere’ femminile in mostra a Palazzolo

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AGI – La nobile arte del ricamo siciliano, le tessitrici e le loro storie di donne che custodiscono uno dei saperi più antichi dell’umanità. Il Tiraz, opificio tessile di età arabo-normanna, metafora di incontro fra culture che intrecciano trame e fili di tessuti, ma soprattutto storico laboratorio creato negli spazi del Palazzo Forcella de Seta di Palermo nel 1923 da due donne che, spinte dalla voglia di creare e da un notevole spirito imprenditoriale, diedero vita alla tradizionale attività.

Il laboratorio, fino al 1938 circa, realizzò su ordinazione corredi per la famiglie dell’aristocrazia e dell’alta borghesia palermitana e romana dell’epoca. E furono la marchesa Maria Elia De Seta, insieme alla direttrice del laboratorio e creatrice dei disegni, Maria Fortunata Di Liberti, le due imprenditrici ante-litteram che diedero lavoro a una quindicina di lavoranti: ricamatrici di umili origini, figlie di pescatori del quartiere Kalsa, adiacente al palazzo, le quali, guidate da mani esperte, impararono il mestiere.

Una storia di donne, imprenditoria e tradizioni

Il Tiraz cessò di esistere a palazzo De Seta, ma il laboratorio proseguì la sua attività fino a metà degli anni ’60 in un’altra sede. La marchesa De Seta, in seguito alla perdita del figlio primogenito e la morte prematura del suo nuovo compagno, aveva deciso di chiudere l’attività, cedendola a Di Liberti la quale continuò a fornire corredi assicurando il lavoro alle ricamatrici. Il laboratorio venne spostato nella sua casa a Piazza Marina, ora dell’ erede Leontine Regine proprietaria del fondo di ricami in mostra, all’ultimo piano di palazzo Oliveri dove, oltre le ragazze della Kalsa lavorarono anche alcune ricamatrici di Monreale, paese d’origine della direttrice.

Una storia di donne, di imprenditoria e di tradizioni, che rivela il potere antico di un femminile impegnato e produttivo. A celebrarla è la mostra titolo ‘Tiraz-nobiles officinae in Sicilia – Il laboratorio di Ricamo a Palazzo De Seta nella Palermo degli anni 20’, che verrà inaugurata nel Centro espositivo museale delle tradizioni nobiliari di Palazzolo Acreide.

Un’esposizione patrocinata dal Comune di Palazzolo con la collaborazione di Titti Zabert Colombo, fondatrice del centro museale, di sua figlia Serena, dell’architetto Sandro Fiorentino, insieme alla Zabert protagonisti di belle storie di restauro e rinascita, di Emanuela Gargallo, editore e antropologa.

Un’occasione per conoscere meglio la figura e la storia di Maria De Seta, donna “bellissima e affascinante” come qualcuno la ha definita, e sicuramente determinata. La storia della marchesa De Seta si intreccia con i costumi ma anche con la politica del tempo.

L’impegno culturale e politico

Dopo il matrimonio con il marchese De Seta, da cui nacquero i suoi tre figli, Emanuele, Francesco e Vittorio. Ebbe una importante relazione sentimentale con Michele Bianchi, calabrese, “quadrumviro” della Marcia su Roma e ministro dei Lavori pubblici dal 1929 fino alla morte nel 1930. La morte prematura del suo amante avvicinò Maria ancora di più alla politica.

Negli anni Venti Maria De Seta fu animatrice di salotti, sia in Calabria, nella sua casa di Sellia Marina e nella villa di Buturo in Sila, che nelle sue residenze di Roma e Palermo dove entrò in contatto con diverse figure di prima fila del mondo artistico e letterario italiano, da Renato Guttuso a Corrado Alvaro, da Massimo Bontempelli a Mario Missiroli, da Filippo Tommaso Marinetti a Gabriele D’Annunzio.

Nel 1942 si sposò con il Principe Valerio Pignatelli di Cerchiara. Morì in seguito a incidente stradale il 10 marzo 1968 in Calabria, dove ormai abitava da tempo. La sua tomba è nel cimitero di Sersale, accanto ai due figli Emanuele e Francesco, mentre il figlio Vittorio De Seta, è sepolto nella vicina Sellia Marina. Sempre a Palazzolo Acreide il 29 giugno, giorno della festa di San Paolo, si inaugurerà il Centro Studi Fabio Fiorentino, Il Viaggio di San Paolo, finalizzato a realizzare il progetto “Il viaggio di San Paolo” quale punto di incontro interreligioso per favorire le occasioni di Dialogo e di studio del Cristianesimo. All’inaugurazione saranno presenti il Cardinale Mario Grech e l’architetto Fiorentino.

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Indiana Jones conquista Taormina

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AGi – Taormina non è stata così gremita come in questi giorni, in occasione del Taormina Film Fest e la folla oceanica che si era ieri sera concentrata sulla piazza IX aprile del Blue Carpet fin dal primo pomeriggio, non ha consentito alla fine al cast di “Indiana Jones e il quadrante del destino” di presenziare al photocall.

Ma Harrison Ford e gli interpreti del film si sono fatti perdonare dai migliaia di fan giunti in Sicilia da molteplici destinazioni quando, davanti alla gremitissima platea del Teatro – tutto sold out – sono apparsi con una scoppiettante sorpresa: i fuochi d’artificio intorno allo schermo che proiettava immagini di Indiana Jones davanti al mare della Sicilia, peraltro location di alcuni set. Presenti sul palco, insieme a Ford, anche Mads Mikkelsen, Phoebe Waller-Bridge, introdotti dai co-conduttori della serata, Fabio Rovazzi ed Elvira Terranova.

Il presidente di Walt Disney Italia Daniel Frigo ha salutato sul palco i centinaia di bloggers, influencer e youtubers accorsi da ogni parte del mondo. A fare gli onori di casa il sovrintendente della Fondazione Taormina Arte Sicilia, Ester Bonafede, il direttore artistico Beatrice Venezi e il direttore esecutivo e co-direttore artistico della manifestazione, Barrett Wissman.

Nel pomeriggio grande attesa per la masterclass di John Landis, in programma alle ore 18:00 a Casa Cuseni. Il re della commedia parlerà del suo percorso e dei film che hanno segnato la sua carriera e il suo stile: a tale proposito è in corso alla Casa del Cinema di Taormina fino al 1 luglio, una retrospettiva dei suoi film più belli e di quelli scelti da lui (titoli ed orari sul sito ufficiale) In arrivo, sul Blue Carpet di oggi, la regista A.V. Rockwell e la star musicale Teyana Taylor, che al Teatro Antico proietteranno il film A thousand and one.

Un’opera già premiata al Sundance Film Festival, che vede la Taylor nei panni di una donna libera e impenitente che rapisce il figlio di sei anni dal sistema di affidamento per recuperare il senso di una casa, identità e stabilità con le difficoltà di una metropoli, New York, in rapido cambiamento. La regista terrà una masterclass domani, alle ore 16:00, a Casa Cuseni. Alle 10:30 di domani, invece, in arrivo per una speciale masterclass al Palazzo dei Congressi di Taormina, Bella Thorne e i protagonisti di “Influential Shorts”: insieme a lei ci saranno i talent e influencer Adriana Lima, Khaby Lame, Eva Vik e Leaf Lieber. 

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