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È morto Cormac McCarthy, cronista dell’America oscura e crudele 

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AGI – Cormac McCarthy è morto oggi per cause naturali all’età di 89 anni, come ha annunciato il suo editore. Autore di dodici romanzi, le sue crude descrizioni della devianza umana gli hanno fatto guadagnare rapidamente una fedele cerchia di ammiratori.

Scritto all’inizio degli anni Sessanta mentre lavorava in un negozio di ricambi auto a Chicago, ‘Il guardiano del frutteto’, il suo primo romanzo, fu pubblicato dalla prestigiosa Random House sotto l’ala di Albert Erskine, editore di William Faulkner, che Cormac McCarthy ammirava e al quale veniva talvolta paragonato. Questa storia crudele e ironica di personaggi inconsapevolmente legati da un cadavere è anche un’ode alla natura selvaggia delle montagne del Tennessee, lo Stato del Sud in cui ha trascorso la sua giovinezza.

Biografia e opere

Pur essendo nato nel 1933 a Providence (Rhode Island nord-orientale), il giovane Cormac, originario di Charles, è cresciuto nel luogo delle ‘grandi opere’ del presidente Franklin Roosevelt, le dighe della Tennessee Valley, dove il padre era avvocato. ‘Il guardiano del frutteto’ permette a Cormac McCarthy di vivere di scrittura grazie alle donazioni di istituzioni come la Fondazione Rockefeller. Nel 1968 pubblica ‘Il buio fuori’, che racconta le conseguenze di una relazione incestuosa.

Sempre ambientato negli Appalachi, ‘Figlio di Dio’, cinque anni dopo, si spinge ancora piu’ in la’ nell’esplorazione delle tenebre dell’anima con il suo protagonista assassino e necrofilo, mentre il fiume Tennessee, parabola di vita, diventa quasi il protagonista del divertente ‘Suttree’ del 1979. È in questo periodo che Cormac McCarthy si trasferisce a El Paso (Texas, sud), al confine con il Messico. Terra di violenza e di traffici di ogni genere, la regione avra’ un effetto profondo sulla sua opera.

‘Meridiano di sangue’ (1985), la prima opera del ‘periodo del selvaggio West’ di Cormac McCarthy, racconta le avventure di un giovane ragazzo nei tumulti degli anni ’40 del XIX secolo, quando il Texas entro’ a far parte degli Stati Uniti. Questo western apocalittico, con i suoi fiumi di sangue, e’ considerato da alcuni critici il suo capolavoro.

Gli anni ’90 hanno visto la creazione della ‘Trilogia del Confine’, sempre ambientata nel selvaggio West: ‘Cavalli selvaggi’, ‘Oltre il confine’ e ‘Città della pianura’. Cormac McCarthy, di cui il suo primo editore disse ‘non abbiamo mai venduto un solo libro’ (nessuna delle sue prime cinque opere ha venduto piu’ di 3.000 copie), ha finalmente visto le sue tirature salire a più di 200.000. 

Questo successo tardivo è stato confermato da Hollywood. Prima ‘Cavalli selvaggi’, trasformato in film nel 2000 con Matt Damon, poi ‘Non e’ un paese per vecchi’ dei fratelli Coen, che ha vinto quattro Oscar nel 2008.

L’anno precedente, Cormac McCarthy aveva vinto il prestigioso Premio Pulitzer per ‘La strada’ (2006), la storia di un padre e di un figlio erranti in un Paese devastato da un cataclisma di origine sconosciuta. Oprah Winfrey ha scelto questo libro come uno dei più importanti dell’anno ed è stato subito adattato per il grande schermo.

Nella sua unica intervista televisiva, ha detto a Winfrey che l’esposizione ai media “non fa molto bene alla mente. Se passi molto tempo a pensare a come scrivere un libro, probabilmente non dovresti parlarne. Devi farlo”.

Gli ultimi lavori

A maggio è uscito in Italia “Il Passeggero”, la sua ultima fatica letteraria, arrivata ben 16 anni dopo la precedente pubblicazione. In autunno è attesa un’altra opera, Stella Maris, che sarà dunque la prima a uscire “postuma”.

Cormac McCarthy has died at age 89. Read James Wood on the novelist, who, at his best, held “in beautiful balance the oracular and the ordinary.” https://t.co/dquGdt27WU pic.twitter.com/js8LqU5kSj

— The New Yorker (@NewYorker)
June 13, 2023

Uno stile unico

Per raccontare l’originalità e il talento di McCarthy si può prendere in prestito la narrazione fatta sul. “New Yorker” da James Wood.  “Ci sono sempre stati due stili dominanti nella prosa di Cormac McCarthy (‘afflatus’ e ‘deflatus’) con poco ossigeno a dividerli. In modalità ‘afflatus’ è magnificente, generoso, persino stucchevole. Le parole oscillano intorno ai loro significati, inebriate dalla loro grandiosità”. Ma tutto cambia cambia McCarthy usa l’altro stile, il ‘deflatus’:  “È una retorica rivale di muto esaurimento, come se tutte le parole, dopo la sbornia dell’intossicazione, potessero aggrapparsi solo all’abitudine e alle cose familiari”. 

Wood usa sapientemente questi due opposti per raccontare le capacità infinite di McCarthy di utilizzare registri e lessemi, tra ardite descrizioni e desolanti, crude, manifestazioni della realtà che ci circonda. Anche traslata in epoche, confini, universi solo apparentemente distanti dal lettore. 

Il New York Times, invece, ricorda un passaggio di un’intervista del 1992 dove lo scrittore esprimeva la sua visione cupa e nera del mondo: “Non esiste una vita senza spargimento di sangue. Penso che l’idea che la specie possa evolversi e migliorarsi in qualche modo, che tutti possano vivere in armonia, sia un’idea davvero pericolosa.”

Stephen King: “Forse il più grande scrittore contemporaneo”

Stephen King è stato tra i primi a commentare la scomparsa di McCarthy. Il “collega” ne ha ricordato le opere, sottolineandone l’importnaza, ed eleggendolo come (forse) il più importante scrittore americano a lui contemporaneo.

Cormac McCarthy, maybe the greatest American novelist of my time, has passed away at 89. He was full of years and created a fine body of work, but I still mourn his passing.

— Stephen King (@StephenKing)
June 13, 2023

 

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Cultura

Il giornalista Emilio Buttaro premiato a New York per il suo impegno dedicato agli italiani all’estero

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NEW YORK\ aise\ – Il giornalista Emilio Buttaro, da anni impegnato per gli italiani all’estero, è stato insignito nei giorni scorsi del “Premio Giornalistico AIAE New York”. Il prestigioso riconoscimento internazionale è stato consegnato durante la cerimonia annuale dell’Association of Italian American Educators, l’organizzazione nata nel 1997 che dedica la sua attività alla promozione della lingua e della cultura italiana.
L’evento si è svolto nelle eleganti sale del Consolato Generale d’Italia di New York.
Come ogni anno l’Associazione, presieduta da Josephine A. Maietta, ha organizzato il ritrovo di italiani e italoamericani per la consegna delle borse di studio agli studenti più meritevoli e per premiare personaggi di spicco che si sono distinti nel campo dell’arte, della musica, della medicina, della moda, del giornalismo e nelle altre professioni.
Vittorio Di Carlo e Sophia Mura hanno introdotto l’evento eseguendo rispettivamente l’inno nazionale italiano e quello americano.
La cerimonia, aperta dal Console Generale Fabrizio Di Michele, si è svolta nel giorno del ventiquattresimo anniversario dalla nascita dell’AIAE.
Emilio Buttaro è stato premiato per l’impegno giornalistico dedicato agli italiani all’estero con la seguente motivazione: “Per aver contribuito alla promozione della tradizione e cultura italiana attraverso collaborazioni con testate giornalistiche internazionali rivolte agli italiani all’estero. Con stile e professionalità ha condotto iniziative dedicate alla diffusione e difesa dell’italianità nel mondo. Particolarmente apprezzata la sua richiesta di coinvolgimento degli italiani all’estero in occasione di un evento simbolo dell’Italia come il Festival di Sanremo”.
Gli altri riconoscimenti sono andati a personalità di spicco del mondo della medicina, della cultura, della moda e di altre professioni come Arthur L. AidalaStefania Stipo, Ruggiero Boiardo, Paula Varsalona e John Viola.
Sono stati premiati i vincitori delle borse di studio del Programma Ponte Pisa 2023 e consegnati, da parte dell’AIAE, certificati di amicizia al cantautore Stefano Spazzi che ha ideato il progetto “Le Luci di New York” in collaborazione con l’AIAE, e Vincenzo Scotto, sponsor di AIAE Global Italian Diaspora Rete su WRHU Radio Hofstra University.
Impeccabile l’organizzazione curata dall’AIAE e dalla sua presidente Josephine Maietta, infaticabile promotrice della tradizione italiana negli Stati Uniti.
Per Emilio Buttaro “essere un ponte tra l’Italia e il mondo, portare agli italiani all’estero un po’ del Bel Paese è sempre una gioia che rimane dentro a lungo. Questo è il mio sogno americano”. (aise)

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