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Prigioniera ad Auschwitz, la storia di Vittoria Nenni in un libro

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AGI – “Dite a mio padre che ho avuto coraggio fino all’ultimo e che non rimpiango nulla”. Con queste parole Vittoria Nenni, terzogenita del leader socialista, si congedò da questa terra, il 15 luglio 1943. All’inizio di quell’anno il numero 31.635 marchiato sul braccio di Vivà, come la chiamano i familiari, è già una condanna a morte, ma lei affronta i sei mesi di detenzione nel campo di sterminio di Auschwitz con una determinazione che a leggerla oggi pare possibile solo negli eroi della mitologia.

La sua storia, tragica e piena di coraggio, viene raccontata da Antonio Tedesco, nel libro “Vittoria Nenni, n. 31635 di Auschwitz” (Arcadia edizioni), che esce a ottant’anni dalla morte di Vivà e che viene presentato a Roma, martedì 27 giugno, alle ore 16, presso il Centro Convegni “Bruno Buozzi” in via Lucullo 6. Un volume emozionante, che racconta con particolari inediti la vita coraggiosa di Vivà, nel contesto della resistenza italiana, francese e degli orrori dell’Olocausto.

Vittoria era nata ad Ancona, il 31 ottobre 1915, mentre Nenni si trovava a combattere al fronte in piena prima guerra mondiale. Sua figlia si chiama Vittoria, proprio come auspicio al successo delle truppe italiane e degli alleati contro Germania e Austria. A 11 anni ha il suo primo incontro diretto con il fascismo.

Mentre rientra a casa, trova una squadra di camicie nere che stanno distruggendo l’appartamento. Uno la prende per un braccio e minaccia di far fare al padre la fine di Matteotti. La paura è tanta e, dopo quell’episodio, Pietro Nenni decide di prendere la via dell’esilio. La moglie e le figlie lo raggiungeranno a Parigi quasi un anno dopo, beffando la sorveglianza del regime.

Deportata ad Auschwitz

Quando scoppia la seconda guerra mondiale, Vittoria prende parte alla resistenza francese assieme al marito. Scoperti, vengono incarcerati. Il marito è fucilato, lei e le sue compagne caricate su un treno per Auschwitz in condizioni disumane. Vittoria, in realtà, avrebbe potuto salvarsi rivendicando la sua nazionalità italiana.

“Non lo fece – sottolinea Tedesco – perché non voleva essere trasferita in Italia, probabilmente sperava che il marito fosse ancora vivo e non voleva lasciare quel carcere.

Poi Pietro Nenni disse che non aveva voluto favori e seguì la sorte delle sue compagne di lotta. Con ogni probabilità c’è un po’ di vero anche in questo”. Rimane, però, un elemento inconfutabile: “Vivà, la figlia meno politicizzata di Nenni, quella che meno si era interessata alle battaglie del padre, decide di aiutare la Resistenza francese e finisce ad Auschwitz”.

Nel campo di concentramento la vita è molto dura, si marcia o si lavora per molte ore al giorno, con una divisa troppo leggera per la neve invernale e troppo pesante per la calura estiva; il rancio è assolutamente insufficiente e i giacigli sono blocchi di cemento con cuccette sovrapposte senza neppure della paglia.

In quelle condizioni, Vivà sopravvive sei mesi, poi si arrende probabilmente a una febbre tifoide. “Le poche compagne sopravvissute – racconta Tedesco – la ricorderanno con affetto e gratitudine, perché ha salvato diverse vite, curando chi aveva preso il tifo. Probabilmente morì a causa di questo suo altruismo”. 

L’agonia della famiglia

Finita la sua agonia, però, inizia quella della famiglia, che non riesce ad avere sue notizie. Il libro di Tedesco, delinea anche il tormento di Pietro Nenni, nel cercare informazioni su Vivà. Il leader socialista apprende della morte di sua figlia solo il 29 maggio 1945.

A comunicargliela è il primo ministro, Alcide De Gasperi. I due si sciolgono in un abbraccio pieno di commozione e lacrime. Nel suo diario, Nenni annota: “La parola che mi va più diretta al cuore è quella di Benedetto Croce: ‘Mi consenta di unirmi anch’io a Lei in questo momento altamente doloroso che Ella sorpasserà ma come solamente si sorpassano le tragedie della nostra vita: col chiuderle nel cuore e accettarle perpetue compagne, parti inseparabili della nostra anima’”. 

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Cosa non ha funzionato nel Reddito di cittadinanza? Un libro prova a rispondere

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AGI – “I media tendono a trascurare il tema del lavoro, dei salari e del carovita. Benché il lavoro sia l’ansia quotidiana di chi lo ha, per non perderlo, e di chi lo cerca per poter avere una vita degna di essere vissuta”. Il grande merito de ‘Il lavoro che c’è e il reddito di cittadinanza’, scritto da Patrizia Baratto e Roberto Giuliano, (Edizione Ponte Sisto), è quello di affrontare in modo innovativo questo argomento ponendosi domande e avanzando soluzioni possibili. Il testo si concentra sul terreno macroeconomico ma non solo. Non perde mai di vista le persone.

La prima parte propone un’analisi delle ragioni e delle motivazioni dei cittadini che si sono rivolti ai centri per il lavoro, valuta le loro aspettative, i loro dubbi e la loro storia lavorativa. Nella seconda parte del libro si affrontano gli strumenti ad oggi disponibili per supportare le politiche attive per il lavoro, ma anche una analisi sul loro funzionamento mettendone in risalto le criticità.

Il nodo delle politiche attive

Gli autori evidenziano il fallimento del Reddito di Cittadinanza nell’ottica del suo fine, ma con obiettività riconoscono che se non ci fosse stato il RdC la pandemia sarebbe stato un periodo ancora più drammatico per tante famiglie italiane.

Patrizia Baratto e Roberto Giuliano individuano la mancanza di politiche attive per il lavoro nella disarticolazione tra stato, imprese ed enti formativi. L’assunto dei due autori è che non si può percepire un reddito assistenziale senza svolgere una funzione formativa, un tirocinio o un lavoro socialmente utile. Qualsiasi forma di supporto al reddito deve essere correlata ad un’attività, sia essa formativa o sociale, inoltre si deve creare una sinergia tra il mondo delle imprese e gli enti formativi per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta, coinvolgendo tutte le istituzioni competenti.

Sull’inflazione, gli autori rilanciano il modello della concertazione già usata dal governo Craxi nel 1984, con le dovute modifiche, considerati la situazione e il ciclo economico differenti. Dicono sì al salario minimo ma avvertono: da solo avrebbe la funzione di aumentare l’inflazione e dunque diminuire il potere d’acquisto dei salari che rimane la priorità per un governo riformista.

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La scrittrice Valeria Cimmino, presenta la prima mostra “ATTRAVERSO I MIEI OCCHI”

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ATTRAVERSO I MIEI OCCHI

di Valeria Cimmino 

 Tanti gli stabiesi e non solo, lo scorso giovedì 22 giugno, al Bookstore Mondadori di Castellammare di Stabia, dove la scrittrice Valeria Cimmino ha esordito come pittrice, presentando la sua prima mostra pittorica “Attraverso i miei occhi”.

Moderata dal Prof. Pierluigi Fiorenza, “Attraverso i miei occhi” è stata aperta al pubblico giovedì 22 giugno 2023, ore 19:00  al Mondadori Bookstore di Castellammare di Stabia e resterà visibile fino a dicembre, è la prima mostra ed esperienza pittorica della scrittrice Valeria Cimmino. Quattordici opere astratte, dipinte fra il 2022 ed il 2023 dove la pittura diventa materica e sensoriale, per raccontare la realtà circostante, vista e filtrata dall’artista.

La mostra nasce dal profondo amore dell’artista per la pittura e dal bisogno di raccontarsi attraverso l’arte figurativa, provando ad esteriorizzare un turbinio di emozioni che la pervadono. “L’obiettivo è quello di raccontare il mio modo di vedere e percepire la realtà circostante, ed un primo passo per riuscire a parlare con serenità del mio grave deficit visivo.” Così la pittrice ci introduce nel suo mondo artistico,  emotivo e personale.

In esposizione sarà possibile ammirare dodici opere, mentre altre due, appartenenti a collezioni private, saranno visibili  dal catalogo digitale o cartaceo.

“Le opere, che Valeria espone – così Umberto Berrino –  presentano superfici di spessore materico e mostrano un consapevole uso del colore ed una grande applicazione.”

“Attraverso i miei occhi – così Marzia Magliacane – è un nuovo modo di guardare il mondo. È un tornare a vedere di nuovo ma con una chiave di lettura diversa, perché abbiamo a disposizione una lente d’ingrandimento che è la mano dell’artista stessa che manipola la tela e la pittura con le sue percezioni e d emozioni.”

L’autore

Valeria Cimmino è nata il 5 settembre del1987 a Castellammare di Stabia in provincia di Napoli. Diplomata al liceo classico Plinio Seniore, ha studiato Beni Culturali, corso di studi in Storia dell’Arte alla facoltà di Lettere dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Giornalista e scrittrice: autrice del libro   Gemma, storie di piccole e grandi donne”, edito da Iuppiter edizioni, vincitore del premio nazionale “Nuove Opere 2017”,e coautrice di diverse antologie di racconti edite da Giulio Perrone Editore.

Ha lavorato nel settore cinematografico e teatrale, come attrice, assistente di produzione ed organizzatrice della terza edizione del NoCrime Film Festival.

Ama tutte le forme d’arte, in particolare la pittura, la letteratura, il cinema e la fotografia.

Sin da piccola ha viaggiato spesso in Italia ed in Europa.

Da circa due anni ha iniziato a dedicarsi da autodidatta alla pittura, seguendo i consigli e l’influenza dello zio, il pittore Umberto Berrino.

È molto legata alla famiglia, specialmente a sua madre, suo padre, e a sua nonna materna. Dal 2020 vive con suo marito Ciro.

“Attraverso i miei occhi” è la sua prima mostra ed esperienza pittorica.

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I premi Feltrinelli a Penone, Kiefer e Zerocalcare 

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AGI – Il pittore neo espressionista tedesco Anselm Kiefer e l’esponente dell’arte povera Giuseppe Penone, l’archeologo tedesco Wolf-Dieter Heilmeyer e i ricercatori oriundi turchi che hanno studiato i vaccini a nanoparticelle di mRNA Ozlem Tureci and Uur ahin ma anche il romanissimo graphic novelist Zerocalcare.

L’Accademia dei Lincei ha consegnato oggi i premi Feltrinelli a studiosi italiani e stranieri che si sono distinti nelle diverse discipline, annunciando già per l’anno prossimo un Premio straordinario Antonio Feltrinelli di 250.000 euro per un’impresa eccezionale di alto valore morale e umanitario in favore delle popolazioni colpite dell’Emilia Romagna.

Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente dell’Accademia Roberto Antonelli ha consegnato i premi di una delle più antiche istituzioni scientifiche europee, accompagnati da un assegno di 100.000 euro, in occasione della Cerimonia di chiusura dell’Anno Accademico 2022-2023.

I vincitori dei premi destinati a cittadini italiani sono andati: per la scultura a Giuseppe Penone, per il graphic novel a Michele Rech (Zerocalcare), per la composizione musicale a Fabio Vacchi, per la regia a Pier Luigi Pizzi. I Premi “Antonio Feltrinelli Giovani”, riservati a cittadini italiani, che non abbiano superato il 40 anno di età alla data del 31 ottobre 2022, sono stati destinati: per la bioingegneria a Calogero Maria Oddo, per la chimica ambientale a Raffaele Cucciniello, per l’epidemiologia a Michele Carugno.

È stato inoltre assegnato il premio per un’impresa eccezionale di alto valore morale e umanitario all’Associazione Francesco Realmonte onlus, dedicata alla memoria del professore Francesco Realmonte, docente di diritto civile presso l’Università Cattolica, che si adopera da anni a livello nazionale e internazionale per promuovere il rispetto dei diritti e della dignità delle persone. 

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Dei e uomini al Quirinale, in mostra i bronzi di San Casciano

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AGI – Dei e uomini salvati dal fango caldo delle terme sacre a etruschi e romani. Quarant’anni dopo i Bronzi di Riace, il Quirinale ospita dal 23 giugno una mostra sull’eccezionale scoperta archeologica dei Bronzi di San Casciano. Meno di un anno fa il ritrovamento nelle aree delle terme di circa 200 bronzi prevalentemente votivi, poi la corsa contro il tempo per il restauro e gli studi interdisciplinari e infine la volontà di Sergio Mattarella di ospitare una mostra nella “casa degli italiani” per offrire da subito al pubblico la bellezza di sculture di epoca etrusca, repubblicana e imperiale.

Una clamorosa scoperta archeologica

Tutto nasce da un vero e proprio colpo di fulmine, sedici e oltre secoli fa. Grazie al ‘segno divino’ scoccato sulla Fonte sacra di Chiusi, l’area sacra venne chiusa dagli antichi romani per purificarla e statute ed ex voto vennero coperte dal fango caldo del Bagno grande di San Casciano, sigillate e preservate da furti, saccheggi e intemperie.

Nell’estate scorsa la scoperta di oltre duecento opere di bronzo, senza contare le oltre 5000 monete, resti vegetali, strumenti chirurgici a ricordare un sito in cui per secoli uomini e donne di ogni età e condizione si sono affacciati per curarsi o anche solo per sperare. Uno spaccato di ritualità e vita quotidiana che ha fatto luce su un sito considerato sacro dall’età del bronzo e su mode, arte, artigianato e scienza medica dei nostri antenati. 

Ora il movimento dell’Apollo che scocca una freccia, il tenero putto che tiene in mano una mela, l’umanità dolente dell’efebo malato sono esposte su uno sfondo blu acqua, insieme a più antichi reperti delle terme, alle centinaia di monete, ai tanti ex voto con parti di corpo umano e a un fulmine in bronzo a sigillo di una superstizione che ha salvato un tesoro

“La mostra nasce dalla collaborazione con il ministero dei Beni culturali, c’è stata la decisione del Presidente Mattarella di ospitare e dare luce a questa straordinaria scoperta archeologica” ha sottolineato Giovanni Grasso, consigliere per la Stampa e la Comunicazione del Presidente. “Tutti ricordiamo la fila davanti al Quirinale per vedere i Bronzi di Riace nel 1981, ora si prosegue con la politica di apertura del Palazzo e si torna a una mostra per la prima volta dopo la pausa del Covid”.

Gli dei ritornano

“Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano” è il titolo dell’esposizione che resterà aperta dal 23 giugno al 25 luglio e poi dal 2 settembre al 29 ottobre, e sarà inaugurata da Sergio Mattarella e dal ministro dei Beni culturali Gennaro Sangiuliano

“Si tratta di un raro esempio di santuario intatto e di uno scavo sistematico, filologicamente corretto e multidisciplinare, un unicum nel Mediterraneo” ha detto Massimo Osanna, Direttore generale dei Musei, mentre Luigi La Rocca, Direttore generale di Archeologia, Belle arti e Paesaggio ha annunciato che lo scavo proseguirà nei prossimi giorni dopo essere stato esempio di coordinamento e collaborazione istituzionale tra Ministero dei Beni culturali, Sovrintendenza, Università degli stranieri di Siena e Istituto centrale del restauro.

Jacopo Tabolli, docente di Etruscologia a Siena, ha ricordato gli anni di lavoro e lo sforzo premiato dalla scoperta. “Ci sono le divinità, ma si tratta soprattutto di un racconto umano” ha detto Tabolli. L’obiettivo dichiarato è scavare ancora nello spazio intorno alla vasca sacra, nella speranza di “altre clamorose scoperte come la scuola di medicina o la clinica che erano attive intorno al santuario e alle terme curative”.

Entro un anno, ha detto Osanna, i tesori dovrebbero trovare ospitalità definitiva nel museo realizzato nella Arcipretura di San Casciano dei Bagni, acquistato pochi giorni fa dal ministero. Ma intanto, fino all’autunno, dei e uomini poseranno insieme, sullo sfondo azzurro della mostra al Quirinale. 

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Venerdì 23 e sabato 24 giugno le finali della XXXIV edizione del Festival della Canzone Popolare e d’Autore, live allo Sferisterio di Macerata

Gli 8 vincitori di Musicultura 2023

Venerdì 23 e sabato 24 giugno le finali
della XXXIV edizione del Festival della Canzone Popolare e d’Autore, live allo Sferisterio di Macerata

Ospiti allo Sferisterio

SANTI FRANCESI, CHIARA FRANCINI,
PAOLA TURCI, RACHELE ANDRIOLI e CORO A CORO ERMAL META, DARDUST, MOGOL, FABIO CONCATO

Conduzione

FLAVIO INSINNA e CAROLINA DI DOMENICO In diretta su Rai Radio 1

“Stiamo per iniziare la grande festa di Musicultura all’insegna della nuova canzone popolare e d’autore qui allo Sferisterio. Io e Carolina faremo il tifo per i nostri giovani vincitori, che in ogni caso hanno già raggiunto un grande successo per il fatto di potersi esibire, alla loro età, in questa magica cornice”: queste le parole Flavio Insinna alla vigilia dell’apertura delle finali del Festival Musicultura – diretto da Ezio Nannipieri – in programma domani venerdì 23 giugno con la prima delle due serate, che vedranno gli otto giovani vincitori del concorso sfidarsi a suon di note per conquistare il titolo di Vincitore Assoluto 2023 e il Premio Banca Macerata di 20 mila euro, decretato dai voti del pubblico presente allo Sferisterio di Macerata.

“L’atmosfera che si respira qui al Festival è incredibile, c’è musica in ogni angolo della città, l’importante palcoscenico di Musicultura è una vera e propria celebrazione dell’arte della musica e della canzone”, dice Carolina Di Domenico, che condurrà il viaggio alla scoperta delle nuove tendenze della musica popolare e d’autore italiane con Flavio Insinna, entrambi per la prima volta a Musicultura, uno spettacolo che dalle ore 21:00 potrà essere seguito in diretta su Rai Radio 1, con le voci di John Vignola, Marcella Sullo e Duccio Pasqua.

Il palcoscenico di Musicultura ospiterà nella serata di apertura di domani venerdì 23 giugno le esibizioni di Fabio Concato, Santi Francesi, già vincitori assoluti di Musicultura nel 2021 come The Jab con il brano

“Giovani favolosi”, Paola Turci, Rachele Andrioli e Coro a Coro e dell’attrice Chiara Francini.

Tra gli ospiti della serata finale di sabato 24 giugno, saliranno sul palcoscenico del Festival Mogol, Gianmarco Carroccia, Dardust ed Ermal Meta, che per l’occasione dedicherà un omaggio a Franco Califano. AMarti, Pietra (Ferrara); Ilaria Argiolas, Vorrei guaritte io (Roma); cecilia, Lacrime di piombo da tenere con le mani (Pisa); Lamante, L’ultimo piano (Schio, VI); Simone Matteuzzi, Ipersensibile (Milano); Santamarea, Santamarea (Palermo); Cristiana Verardo, Ho finito le canzoni (Lecce); Zic, Futuro stupendo (Firenze).

Tutti autori dei brani che interpretano, gli artisti accedono alle serate finali del concorso al termine di una lunga selezione che ha coinvolto 1.126 artisti e 2.252 canzoni. Dopo una prima fase di ascolto e scrematura, accurate audizioni dal vivo hanno consentito a Musicultura di individuare una rosa di sedici finalisti.

Gli otto vincitori sono stati designati dal Comitato Artistico di Garanzia, di cui i primi firmatari nel 1990 sono stati Fabrizio De Andre e Giorgio Caproni, e in questa edizione è composto da Francesca Archibugi, Enzo Avitabile, Claudio Baglioni, Diego Bianchi, Francesco Bianconi, Boosta, Fabrizio Bosso, Angelo Branduardi Maria Grazia Calandrone, Luca Carboni, Alessandro Carrera, Guido Catalano, Ennio Cavalli, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Gaetano Curreri, Teresa De Sio, Cristina Donà Giorgia, Irene Grandi La Rappresentante di Lista, Dacia Maraini, Mariella Nava, Vasco Rossi, Ron, Enrico Ruggeri, Tosca, Paola Turci, Roberto Vecchioni e Sandro Veronesi

Oltre al titolo di Vincitore Assoluto e il Premio finale di 20 mila euro gli otto giovani vincitori di Musicultura si contenderanno il Premio miglior progetto discografico PMI Produttori Musicali Indipendenti, il Premio Unimarche per il miglior testo, il significativo sostegno per l’effettuazione di un tour di otto date, grazie a NuovoImaie e l’ambita Targa della Critica intitolata a Piero Cesanelli, l’ideatore di Musicultura e suo direttore artistico dalla prima edizione fino al 2019.

Main Media Partner del Festival della Canzone Popolare e d’Autore è la Rai, con Rai Radio1, Rai 2, TGR, Rainews24, Rai Canone, Rai Italia e RaiPlay Sound impegnate a raccontare l’evento a tutto tondo.
Le serate finali di Musicultura si potranno vedere su Rai 2 nella trasmissione televisiva firmata dalla regia di Duccio Forzano che verrà anche diffusa nei cinque continenti da Rai Italia.

Gli aggiornamenti sul cast di Musicultura 2023 e il programma completo della Controra sono reperibili su www.musicultura.it
I biglietti per le serate finali del 23 e 24 giugno sono disponibili sul circuito Vivaticket.

I PARTNER

Banca Macerata è Main Partner di Musicultura. Il Festival ha il sostegno del Ministero della Cultura, del Comune di Macerata e della Regione Marche. Rai Radio 1 è la Radio Ufficiale del Festival. La media partnership Rai comprende Rai 2, Rai TGR, Rainews24, Rai Italia, Rai Canone, RaiPlay Sound.
Partner culturali sono l’Università di Camerino, l’Università di Macerata e l’Accademia di Belle Arti di Macerata. NuovoImaie e PMI Produttori Musicali Indipendenti sono partner di settore. Contribuisce alla realizzazione della manifestazione la Camera di Commercio delle Marche. Tra i partner territoriali APM e ClinicaLab.

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“L’Amato di Iside”, alla Domus Aurea risplende l’Egitto 

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AGI –  Roma e l’Egitto sullo sfondo delle rovine della Domus Aurea, la ‘casa d’orò in cui Nerone di identificava nel dio Sole degli egizi: si apre domani, su iniziativa del Parco Archeologico del Colosseo, la mostra “L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto” che sarà visitabile fino al 14 gennaio 2024.

L’esposizione raccoglie “decine di preziosi reperti legati alla cultura egizia provenienti dai maggiori musei italiani”, ha osservato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, intervenuto all’inaugurazione, “e ha il merito di valorizzare ancor di più un sito straordinario che non smette di regalare scoperte anche grazie alla costante attività di indagine e restauro svolto dai tecnici del Parco archeologico del Colosseo”. “Un ulteriore tassello di un lavoro che come Ministero continuiamo a condividere”, ha aggiunto.

“Questa mostra”, ha spiegato Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo, “vuole soprattutto sottolineare l’impegno del Parco nei confronti del proprio pubblico, posto al centro di tutti i programmi e attività: quello di far ritornare all’antico splendore alcuni ambienti del palazzo neroniano attraverso l’attento e accurato restauro delle preziose pareti dipinte e con rinnovati e coinvolgenti progetti culturali”.

La mostra, curata anche da Francesca Guarneri, Stefano Borghini e Massimiliana Pozzi, rappresenta un’importante occasione per presentare al grande pubblico aspetti nuovi e suggestivi della storia della Roma antica, in particolare il legame tra Roma e l’Egitto nel I sec. d.C. attraverso la figura di un imperatore, Nerone, che con l’Oriente e l’Egitto instaurò, fin dalla giovane età, un rapporto particolare. Protagonista di questo racconto è la Domus Aurea, la “Casa d’Oro”, l’oro del dio Sole con cui Nerone si identificava secondo una visione proprio di matrice orientale.

L’idea della mostra nasce dai recenti lavori di restauro che hanno svelato la presenza di una decorazione egittizzante, con soggetti legati al culto isiaco, nel Grande Criptoportico del palazzo neroniano, ambiente che diventa quindi parte integrante dell’esposizione e strumento per approfondire, attraverso le opere, gli aspetti, gli eventi e i protagonisti della diffusione dell’idea di Egitto nell’immaginario collettivo dei Romani del I sec. d.C.

Una relazione quella di Nerone con l’Egitto che inizia negli anni della formazione con precettori come Cheremone di Naucrati, direttore della biblioteca conservata presso il Serapeo di Alessandria e, Seneca, autore di un’intera opera sull’Egitto e che continua nella vita adulta con il matrimonio con Poppea Sabina, appartenente a una famiglia vicina ai culti isiaci.

Il titolo stesso della mostra, nell’espressione “Amato di Iside“, richiama la definizione usata da Nerone nel nome di intronizzazione testimoniato nel tempio di Dendera, in Egitto; qui l’imperatore, oltre che “Autokrator Neron”, è infatti detto “Re dell’Alto e Basso Egitto, Signore delle Due Terre, Sovrano dei Sovrani, scelto di Ptah, amato di Iside”.

L’espressione sottolinea il particolare legame dell’imperatore con la dea che ritorna anche nella raffigurazione di Nerone nell’atto di offrire un piccolo mammisi ad Iside, immagine particolare questa che si discosta da quella canonica in cui l’offerta è alla dea Hathor, la Grande Signora del Centro. Un viaggio affascinante nel profondo legame che univa la Roma antica alla storia egiziana. 

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Tutti sul tappetino, domani è la giornata mondiale dello yoga

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AGI – Al mattino presto, al calar del sole, a metà giornata. Ogni momento è buono per praticare yoga. Una disciplina per tutti, che fa bene al corpo e alla mente. Il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate, in tutto il mondo si celebra la giornata internazionale dello yoga con milioni di praticanti che partecipano alla festa. Tante le iniziative organizzate in Italia.

A Roma, l’appuntamento è alle 18,30 al Circo Massimo per una celebrazione collettiva e una lezione in collaborazione con l’Ambasciata dell’India in Italia che in questi giorni ospita molte iniziative. A Milano, i tappetini si distenderanno dalle ore 19 all’Arena Civica Gianni Brera, a Firenze, si pratica al Conventino in una giornata dedicata al benessere, alla salute, all’equilibrio del corpo e della mente. Ma non solo, in tutte le città ci sono feste e iniziative, seminari e workshop per far conoscere le pratiche dello yoga così come i suoi benefici e quelli dell’Ayurveda.

Una scelta, quella della pratica yoga, sempre più diffusa erroneamente scambiata per una moda. Non può essere moda una disciplina antichissima con radici ben strutturate in ambiti come induismo e buddhismo, e che non implica la necessità di abbracciarli. Se il numero dei praticanti cresce di anno in anno nel mondo, è solo perché lo yoga fa bene e chi lo pratica lo sa. Al punto da essere consigliato anche a chi fa sport a livello agonistico, come complemento. Lavorando su muscoli e cervello, il corpo si armonizza e tonifica e concede un benessere che non conosce limiti d’età. In poche parole, lo yoga è per sempre.
“Il numero dei praticanti di yoga è molto fluttuante e difficile da definire con assoluta precisione – dice all’AGI Svamini Shuddhananda Ghiri, responsabile Dialogo e comunicazione Unione Induista Italiana Sanatana Dharma Samgha – Ciò detto, si stima che in Italia i praticanti siano circa due milioni cinquecentomila; nel mondo le statistiche riportano un numero di circa 300 milioni. Negli ultimi anni l’interesse per lo yoga e la sua pratica sono cresciuti e continuano a crescere in maniera esponenziale. È difficile poi stimare il numero delle scuole yoga in Italia. Se contano quasi 2000 o forse più”.
La giornata internazionale dello yoga, è stata promossa dal Governo indiano con la volontà di sensibilizzare il mondo intero sui numerosi benefici di questa antica disciplina. E questo, spiega ancora l’esperta, “considerando anche l’ampia diffusione dello yoga in ambiti disparati da quello della salute, della prevenzione, e della cura integrale dell’essere umano, dall’etica alla ricerca ascetica. Riconoscendo l’appello universale dello Yoga, l’11 dicembre 2014, le Nazioni Unite hanno proclamato il 21 giugno Giornata Internazionale dello Yoga. La risoluzione rileva ‘l’importanza che gli individui e le popolazioni facciano scelte più sane e seguano stili di vita che promuovano una buona salute’”.

Lo yoga è vissuto, oggi, con finalità e gradazioni distinte. “C’è chi cerca nello yoga uno strumento di benessere psicofisico – spiega ancora Shuddhananda Ghiri – c’è chi, invece, lo vive come strumento di ricerca spirituale e ascetica. Al giorno d’oggi, lo yoga ha benefici potenziali enormi, soprattutto perché implica l’osservanza del dharma, ossia dell’insieme di valori etici e comportamentali di cui la non violenza, la verità, il non possesso, la non avidità, e sono i pilastri. Da questa prospettiva, lo yoga non solo è rivoluzionario rispetto alle tendenze al profitto e all’apparire, tipiche del mondo globalizzato, ma può essere davvero fautore di armonia sociale. Lo yoga propone una visione positiva della vita, rispecchia la concezione di sacralità di tutto ciò che vive, instaurando con la natura e gli animali un rapporto di profondo scambio e rispetto.
Lo yoga è al di là delle ideologie, insegna a pensare e non tanto a essere pensati. Lo yoga insegna ad avere maggiore consapevolezza di sé, ad avere una vita spirituale più conscia e ad avere delle risposte alle grandi domande esistenziali”. Yoga significa “unione”, essere uniti in un rapporto di interrelazione migliore con sé stessi e con gli altri. E l’idea di unione, tuttavia, esprime anche un rapporto di ascolto e conoscenza della propria vera natura, un’armonia tra corpo e mente. “Nel senso più alto del termine – aggiunge l’esperta –  l’unione indica l’identità con l’Assoluto, con Dio nelle sue varie declinazioni. Lo yoga è sia il metodo, la strada sia la meta. E si incontra sul terreno comune di tutte le religioni, non solo il cristianesimo, con il dharma, i valori etici, il valore dell’amore e della cura”.

Ma quanti stili di yoga esistono? E quale è il più diffuso? “Faccio una piccola premessa – spiega all’AGI Manuela Ceccarelli, presidente del centro Yogahouse Acsd di Roma –  Yoga è Yoga e credo che almeno in questa settimana dedicata alla Pace e all’Armonia sia doveroso ricordarcelo. Lo yoga naturalmente conduce a uno stato di armonia ed equilibrio, non inteso soltanto come assenza di malattia, ma come intima connessione fra mente corpo e respiro e tra il Sé individuale e l’Assoluto. E’ questo lo stato in cui ci si sente chiari, puri e ottimisti nel proprio io, negli organi di senso e nella mente. Lo Yoga è un sistema scientifico complesso di sequenze di osservanze e restrizioni, asana, pranayama mudra e bandha che ci preparano, più o meno fluidamente, per la meditazione che è e dovrebbe essere il fine ultimo di qualsiasi pratica di yoga. La parte ‘fisica’ dello yoga si è differenziata nel corso degli anni dando vita a stili e sequenze più o meno dinamiche anche a secondo della scuola di provenienza degli insegnanti. Hatha yoga, Ananda Yoga, Anukalana Yoga, Sivananda Yoga, Iyengar yoga, Kundalini yoga, Vyniasa yoga, Yin yoga… Detto questo tutti i vantaggi e i benefici ormai associati alla parola yoga non si ottengono se si lavora solo sul corpo. È giusto che ognuno trovi la sua via e il suo stile a patto che la pratica non si riduca soltanto a un allenamento fisico più o meno intenso”.

La meditazione quindi è fondamentale:  “Come dicevo, è il fine ultimo di qualsiasi pratica e di qualsiasi stile. E’ un momento di profondo ascolto della nostra anima – prosegue Ceccarelli –  che ‘normalmente’ è messa a tacere da tutti i ruoli che interpretiamo nelle nostre vite e da tutte le aspettative che il mondo esterno ha su di noi. La meditazione è il momento in cui trascendiamo la nostra natura mortale per consacrarci all’Assoluto. E’ fare l’esperienza della nostra natura divina”.

Lo yoga il 21 giugno viene celebrato in tutto il mondo, chi può beneficiarne? “La risposta è facile: tutti. Indipendentemente dall’età e dalle condizioni, fisiche – spiega Sara Amoriello, presidente del centro Samsarayoga di Tarquinia, città dell’alto Lazio –  lo yoga con le giuste variazioni, è o comunque dovrebbe essere assolutamente adatto a tutti. Quasi tutti coloro che arrivano sul tappetino sono alla ricerca, più o meno consapevolmente, di qualche risposta che attraverso l’ascolto e lo studio del sé trovano nella pratica yoga”. “Spesso – aggiunge ancora Manuela Ceccarelli –  si parte da un approccio fisico, da un dolore, da un pezzetto del nostro corpo o della nostra mente che non funziona come dovrebbe e poi, respiro dopo respiro si arriva a diventare maestri del proprio corpo e della propria energia con tutte le conseguenze meravigliose che ciò comporta nelle vite di tutti noi”. Quasi 2000 scuole in Italia, se ne contano forse di più, insegnare yoga a livello professionale richiede continui aggiornamenti, tanta pratica, sacrificio, una scelta: “Sono una di quelle persone fortunate che hanno inseguito la felicità come priorità nella propria vita – dice Ceccarelli –  nonostante tutte le difficoltà, i mille se
e tutti i ma. Così quando faccio yoga io sono felice, quando lo insegno lo sono anche di più perché siamo felici insieme”. E attraverso lo yoga, conclude Amoriello  –  meravigliosa disciplina, noi insegnanti possiamo contribuire a diffondere un messaggio di pace, amore e compassione affinché ognuno di noi possa veramente sentirsi parte di un disegno più grande dove tutti sono uniti senza distinzione di genere e dove ognuno abbia la possibilità di ritrovarsi in un Sé coerente, armonioso e consapevole riallineato nel corpo, nella mente e nello spirito. 

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Cultura

Marco Bellocchio stravince ai Nastri d’Argento 

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AGI – Dopo il successo di ‘Esterno notte’ tra le Grandi Serie, ai Nastri d’Argento 2023 trionfa ancora una volta Marco Bellocchio che con ‘Rapito‘ vince sei Nastri: come miglior film e per la migliore regia ma anche per la migliore attrice protagonista Barbara Ronchi, la sceneggiatura ancora di Bellocchio e Susanna Nicchiarelli in collaborazione con Edoardo Albinati e Daniela Ceselli, l’attore non protagonista Paolo Pierobon e il montaggio di Francesca Calvelli e Stefano Mariotti.

Il film, racconto di una storia drammatica e minuziosa ricostruzione storica, vince anche per la produzione IBC Movie (Beppe Caschetto) Kavac Film (Simone Gattoni) e Rai Cinema (Paolo Del Brocco).

Scorrendo l’elenco dei premi e dei titoli vincitori il verdetto votato dai Giornalisti Cinematografici mai come quest’anno premia con il cinema d’autore cultura e novità: con i Nastri d’Argento al cinema di Bellocchio, nel palmarès di quest’edizione dedicata ai film #soloalcinema, in una selezione di quaranta titoli tra i quali i premiati che ricevono questa sera a Roma Nastri e premi speciali al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo.

Ed è un Nastro di eccellenza il successo collettivo de ‘La stranezza’, il film di Roberto Andò che ha siglato una svolta eccezionale nel rapporto col pubblico ma per la prima volta anche nella joint venture produttiva tra Rai Cinema e Medusa Film. 

Ancora: Nastri d’Argento a Giuseppe Fiorello, miglior esordio per ‘Stranizza d’amurì, premiato anche con il Nastro della legalità e per i due giovani protagonisti, a Sydney Sibilia il Nastro d’Argento per la migliore commedia ‘Mixed by Erry’ premiata anche per la produzione Grenlandia con Rai Cinema in collaborazione con Netflix, la scenografia di Tonino Zera e la casting director Francesca Borromeo.

Nastri d’Argento per Alessandro Borghi e Luca Marinelli i migliori attori protagonisti per ‘Le otto montagne’, Barbora Bobulova migliore attrice non protagonista per ‘Il sol dell’avvenire’ di Nanni Moretti, a Pilar Fogliati migliore attrice di commedia (che riceve anche il Premio Wella Professionals per l’immagine) per ‘Romantiche’ di cui è anche regista e Antonio Albanese miglior attore di commedia per ‘Grazie ragazzì di Riccardo Milani.

Più di 120 i Giornalisti Cinematografici che hanno espresso per voto notarile le loro scelte e attribuito, come da tradizione, premi ad artisti e tecnici che rendono grande il nostro cinema. Per il miglior ‘soggetto’ Nastro d’Argento a Emanuele Crialese per ‘L’immensità’, per la fotografia a Michele D’Attanasio per ‘L’ombra di Caravaggiò, ‘Ti mangio il cuore’, per la scenografia a Tonino Zera ancora per ‘L’Ombra di Caravaggio’ e ‘Mixed by Erry’, per i costumi a Carlo Poggioli ‘L’Ombra di Caravaggiò, per il ‘sonoro ad Alessandro Palmerini per ‘Le otto montagne’. 

 

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Cultura

Micheal Bolton torna in Italia. Unica data ad Este

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AGI – Le porte dell’Arena del Castello di Este (PD) sono pronte ad essere spalancate per la terza edizione di Estestate Festival, rassegna della organizzata da Delphi International con il contributo e il patrocinio del Comune della Città di Este con la Direzione Artistica di Cinzia Bonafede. 

Dal 29 giugno al 15 luglio la cinta muraria e la torre del mastio, che dal medioevo domina la città, diventeranno le quinte straordinarie del palcoscenico di 15 metri di larghezza per una profondità di 12 metri che ospiterà i migliori artisti della scena musicale pop e rock italiana ed internazionale, musica sinfonica, one man show, spettacoli di cabaret e persino dj set. 

Ad inaugurare il Festival, giovedì 29 giugno alle ore 21.30 saranno Giuseppe Giacobazzi, Paolo Cevoli e Duilio Pizzocchi, tre protagonisti indiscussi del teatro comico italiano. Uno show senza precedenti che rimarrà un evento eccezionale, nato dall’incontro del trio in occasione di esibizioni per eventi di beneficienza e a favore delle associazioni di volontariato. Una serata all’insegna del travolgente humor emiliano e romagnolo.

Evento clou del festival è senza dubbio quello di lunedì 3 luglio con l’unica data italiana di uno dei cantanti, tra i più amati e conosciuti della musica pop internazionale: Michael Bolton. Grazie alla sua voce e al suo stile inconfondibile, il cantautore statunitense ha posizionato sette album nella top ten statunitense e due singoli al numero uno delle classifiche, oltre ai premi American Music Awards e Grammy.

Per il pubblico italiano sarà l’occasione di ascoltare per la prima volta dal vivo i brani tratti da Spark of Light, un nuovo lavoro di inediti in uscita il 23 giugno e a distanza di quattordici anni dall’ultimo One World One Love. 

Per cercare dare il proprio contributo alla popolazione Estestate Festival ha voluto ospitare, martedì 4 luglio alle 21.30, l’evento “Una voce per la Romagna” organizzato dall’Associazione “Un pane per amor di…” di Teolo in collaborazione con Giacomo Ivaylo, noto pianista veneto, che ne assume la Direzione Artistica insieme a Nada Alfonsi. Sono molti gli artisti del panorama  musicale emergente che hanno scelto di unirsi alla causa e dare il loro contributo: Christian Riccetti, in arte IORA, Tobia Lanaro, Alberto Niero, in arte BlackRoll Beatbox, Francesco Carrer, Claudia Ciccateri,  ma anche artisti affermati del panorama musicale veneto tra i quali  Erica Benato, Giorgia Gobbo, in arte Minoè, Carlo Alberto, e Flavio Manfrin.

Il ricavato della serata sarà interamente devoluto alla “Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell’Emilia-Romagna”.

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