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Uno Chailly alla francese per inaugurare la stagione 2024 della Filarmonica della Scala

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AGI – Inaugurata tra gli applausi la nuova stagione di concerti, la 42esima, della Filarmonica della Scala di Milano, che la sera del 15 gennaio ha fatto risuonare il Piermarini con un programma tutto francese, coraggioso e non semplice. In scaletta la potenza di Messiaen fino al più ‘amabile’ Ravel. Sul podio, il Direttore principale dell’orchestra Riccardo Chailly, al quale il pubblico ha reso omaggio con cinque minuti di applausi.

In teatro, una presenza costante della Scala, la senatrice a vita Liliana Segre. In platea anche Marcello Dell’Utri e Fedele Confalonieri. L’imponente brano di Olivier Messiaen, Et exspecto resurrectionem mortuorum per orchestra di soli fiati e percussioni, è un capolavoro assoluto del ‘900, scelto coraggiosamente da Chailly che lo ha eseguito per la prima volta con la Filarmonica.

Scritto nel 1964 per commemorare le vittime delle due guerre mondiali è un”opera grandiosa e solenne che anzichè soffermarsi sugli orrori e sulle sofferenze di un’umanità lacerata dall’odio sembra rivolta idealmente al messaggio di pace e speranza fondato sulla Resurrezione.

“In questo momento storico nel quale c’è solo l’incertezza del domani, penso – aveva spiegato il maestro – che sia un brano di altissimo valore spirituale. E’ una composizione nata per commemorare le vittime delle due guerre mondiali, e nel finale porta un atto di profonda speranza”. Un capolavoro “grandioso” per molti, ma di certo non per tutti.

Per la prima volta Chailly ha affrontato con la Filarmonica anche le due Suite da Daphnis et Chloè di Maurice Ravel e Une barque sur l’ocèan, uno dei tre Miroirs per pianoforte orchestrati dal compositore. Il cartellone della Filarmonica prevede inoltre una ricca tournèe di appuntamenti all’estero: già a partire da martedì 16 gennaio, l’orchestra diretta da Riccardo Chailly sarà ospite del LAC di Lugano per il primo di diciotto concerti che porteranno la Filarmonica in giro per l’Europa.

A Milano invece, il prossimo appuntamento molto atteso è per lunedì 29 gennaio quando tornerà alla Scala il maestro Daniel Barenboim, con un concerto tutto dedicato a Beethoven, in programma la Pastorale e la Settima sinfonia di Beethoven. Sabato 27 gennaio il Maestro argentino sarà anche protagonista anche della Prova Aperta straordinaria al Conservatorio in occasione del Giorno della Memoria, il cui ricavato sarà devoluto all’Associazione Figli della Shoah APS. 

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Emmy Awards, il trionfo di Succession

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AGI – Lo strano destino degli Emmy: celebrare star che conquistano audience sempre più ampie, ma essere seguiti da un pubblico sempre più esiguo. La trasmissione della cerimonia di consegna dei premi alle migliori serie tv, i loro interpreti e i loro registi quest’anno è stata addirittura relegata in seconda serata e ha dovuto vedersela con gli speciali sull’appuntamento elettorale in Iowa e con una partita del playoff del campionato di football.

L’edizione 2023 degli Emmy è stata insolita anche a causa di altre ragioni: gli scioperi di sceneggiatori e attori hanno costretto a spostare la cerimonia dal consueto appuntamento di settembre a metà gennaio collocandola direttamente nel mezzo della stagione dei premi i Golden Globe la scorsa settimana e i Critics Choice Awards domenica sera. Share a parte, la serie trionfatrice della serata è ‘Succession‘ che si congeda definitivamente dal proprio pubblico portandosi a casa il bottino più ambito.

L’ultima stagione della serie HBO dedicata alle lotte intestine di una dinastia mediatica ha vinto per la terza volta il premio come miglior dramma. “Succession” ha vinto quasi tutti i principali premi per la recitazione drammatica, con Kieran Culkin, Sarah Snook e Matthew Macfadyen che hanno vinto per le loro performance della scorsa stagione. Jesse Armstrong, il creatore dello show, ha vinto il suo quarto Emmy per la migliore sceneggiatura drammatica, uno per ogni stagione di “Succession”.

Sono poche le serie tv che, come “Succession” possono vantarsi di aver lasciato il pubblico con i fuochi d’artificio e sono tutte entrate nella storia della tv: “I Soprano”, “Breaking Bad” e “Il Trono di Spade“. Al suo debutto “The Bear”, la serie FX e Hulu che racconta lo stravagante staff di un ristorante di Chicago, ha ottenuto i migliori riconoscimenti comici battendo “Ted Lasso”, la serie di Apple TV che aveva vinto il premio come miglior commedia due anni di seguito, e che dovrebbe essere giunta alla sua ultima stagione.

Jeremy Allen White, che interpreta il nervoso chef protagonista di “The Bear”, ha vinto il suo primo Emmy come miglior attore in una commedia. Quinta Brunson, la creatrice della sitcom della ABC “Abbott Elementary”, ha vinto come migliore attrice in una commedia, diventando la prima donna nera a ottenere il premio da quando Isabel Sanford lo vinse nel 1981 per “The Jeffersons”. Tra gli altri debutti importanti premiati ci sono “Beef” di Netflix, Lee Sung Jin per la scrittura e la regia; e Steven Yeun e Ali Wong per la recitazione.

Pallottoliere alla mano, le serie che hanno ottenuto più premi sono “Succession” e “The Bear” con sei Emmy ciascuno e “Beef” ne con cinque. “The Daily Show” ha vinto come miglior talk show, anche se il conduttore premiato, Trevor Noah, ha lasciato il programma di Comedy Central più di un anno fa. “Succession”, “The Bear” e “Beef” erano gia’ stati incoronati ai Golden Globe la scorsa settimana e ai Critics Choice Awards domenica sera. 

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Dieci anni senza Abbado, tutti gli eventi per ricordarlo

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AGI – Un concerto in sala e su LaScalaTv, una presentazione e un palinsesto progettato insieme alla RAI per ricordare Claudio Abbado, a dieci anni dalla morte, il grande musicista che fu Direttore Musicale del Teatro alla Scala dal 1968 al 1986. Qui era di casa: ha diretto alla Scala 362 spettacoli d’opera, 217 concerti e 6 balletti, per un totale di 567 serate. Abbado si è spento a Bologna il 20 gennaio 2014.

Il 27 gennaio 2014 migliaia di persone si erano riunite in piazza della Scala a Milano – dove era ritornato a dirigere il 30 ottobre 2012 – ad ascoltare le note della Marcia funebre dell’Eroica di Beethoven eseguita in sua memoria dalla Filarmonica della Scala diretta da Daniel Barenboim.

Il 22, 24 e 25 gennaio Ingo Metzmacher dirige la Filarmonica della Scala nell’ambito della Stagione Sinfonica del Teatro in un concerto dedicato alla memoria di Abbado e del compositore Luigi Nono, di cui il 29 gennaio ricorre il centenario della nascita. In programma, insieme alla Sinfonia n 4 di Dmitri ostakovi, Como una ola de fuerza y luz di Nono con il pianista Pierre-Laurent Aimard, il soprano Serena Sàenz e il direttore della regia del suono Paolo Zavagna.

Il brano fu eseguito per la prima volta proprio al Teatro alla Scala il 28 giugno 1972 con la direzione di Claudio Abbado, il soprano Slavka Taskova Paoletti, Maurizio Pollini al pianoforte e lo stesso Nono alla regia del suono. Il nastro magnetico era stato realizzato nello Studio di Fonologia Musicale di Milano con Marino Zuccheri. Il brano, composto in stretta collaborazione con Abbado e Pollini, è dedicato al rivoluzionario cileno Luciano Cruz.

Il concerto sarà trasmesso in diretta su LaScalaTv il 25 febbraio e replicato al Teatro Valli di Reggio Emilia il 13 febbraio. Il 19 gennaio alle 18 il Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini ospita la presentazione dei volumi Claudio Abbado nota per nota. Una cronologia artistica di Mauro Balestrazzi e Ho piantato tanti alberi. Claudio Abbado, Ritratti recensioni interviste di Angelo Foletto, entrambi per i tipi della Libreria Musicale Italiana.

Il Teatro alla Scala partecipa al palinsesto programmato da RaiCultura per ricordare Claudio Abbado e per l’occasione ha liberato i diritti relativi a una serie di registrazioni video di opere registrate al Piermarini. Rai5 trasmetterà in prima serata il 16 febbraio La Cenerentola, il 23 febbraio Macbeth, il 1 marzo Don Carlo e l’8 marzo Un ballo in maschera mentre la mattina del 28 gennaio andrà in onda l’opera di Luigi Nono Al gran sole carico d’amore. Un ricordo di Claudio Abbado a cura di Lidia Bramani è pubblicato nel numero di gennaio de La Scala – Rivista del Teatro. 

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Genova ricorda il suo figlio più amato, Fabrizio De Andrè

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AGI – Oggi per I carrugi di Genova suonerà di nuovo la musica di Fabrizio De Andrè, che più di tutti ha saputo raccontare l’anima della sua città, i suoi bassi, l'”amor profano” delle prostitute. Cantastorie e antropologo di un pezzo d’Italia, destinato al racconto degli ultimi e per questo, affine, ad un altro genovese doc come Don Gallo non si può pensare a De Andrè senza pensare a Genova, al suo porto, alle sue stradine.

Oggi, a 25 anni dalla scomparsa, la città rende omaggio al suo autore più eclettico e per ricordarlo, per tutta la giornata di oggi, giovedì 11 gennaio, a partire dalle 10, dalla filodiffusione di via Garibaldi saranno trasmessi i suoi brani più famosi: ci saranno “Crêuza de mä”, “Bocca di Rosa”, “La Città vecchia”, “La guerra di Piero”, “Andrea”, “Il pescatore” e naturalmente non potrà mancare “Via del Campo”.

 

Oggi sono trascorsi 25 anni dalla scomparsa di Fabrizio De André, cantautore genovese morto a Milano l’11 gennaio del 1999.
Per ricordarlo oggi a partire dalle 10:00, dalla filodiffusione di via Garibaldi sarà trasmessa una playlist dei suoi più grandi successi. pic.twitter.com/yA9jZGBbiv

— COMUNE DI GENOVA (@ComunediGenova)
January 11, 2024

“Le sue parole e la sua musica sono rimaste nel cuore di tanti genovesi e non solo. A 25 anni dalla morte di Fabrizio De André, la Liguria ricorda uno dei più grandi e amati cantautori del nostro Paese. E a inizio estate celebrerà il suo talento con un grande concerto a Genova”. Così il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, nel giorno in cui si ricorda la scomparsa dell’indimenticato cantautore ligure, “poeta degli ultimi”, come spesso è stato definito. L’evento annunciato dal governatore “sarà una vetrina internazionale, ma soprattutto un omaggio doveroso alla storia di De André e alla sua eredità musicale, che continua ad affascinare le nuove generazioni di cantautori”.

La Fondazione Fabrizio De André Onlus e Sony Music Italia annunciano il progetto WAY POINT. Da dove venite… dove andate? per ripercorrere 25 anni con Fabrizio attraverso le sue PAROLE, il suo PENSIERO, la sua VISIONE e i suoi “VIAGGI” presenti e attuali ancora oggi.

L’iniziativa prevede la riedizione durante l’anno di tutti i suoi dischi di studio in ordine cronologico, si svilupperà lungo tutto il 2024 con varie iniziative. Gli album saranno ristampati in versione LP nero 180 gr e CD, arricchiti da annotazioni autografe di Fabrizio De André, pensieri, riflessioni, commenti, estratti di interviste inerenti alle canzoni e agli album e alcuni documenti inediti conservati al Centro studi De André dell’Università degli Studi di Siena. Queste le ristampe in arrivo nel 2024: Volume 1, Tutti morimmo a stento, Volume 3, La buona novella, Non al denaro non all’amore né al cielo, Storia di un impiegato, Canzoni, Volume 8, Rimini, Fabrizio De André / L’Indiano, Crêuza de mä, Nuvole, Anime Salve, Singoli,

I primi 4 dischi saranno disponibili dal 16 febbraio.

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Il 5 febbraio si apre il Villaggio del Festival di Sanremo

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AGI – Verrà inaugurato lunedì 5 febbraio all’interno del Parco di Villa Ormon a Sanremo (Imperia), il Villaggio del Festival, evento collaterale alla kermesse canora. L’annuncio questa mattina ad Ancona, nella sede della Camera di Commercio, nel corso di una conferenza stampa, alla presenza di Chiara Biondi, assessore alla Cultura della Regione Marche, Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio, e il lucano Giuseppe Grande, direttore del Villaggio.

Ad ospitare le molteplici attività in programma fino al 10 febbraio, tre strutture prestigiose quali Villa Ormond, il Padiglione Liberty Pedriali e il Museo del Fiore, immerse in un parco meraviglioso vista mare dove cantanti, istituzioni, studenti, imprenditori e i numerosi ospiti vivranno momenti all’insegna della spensieratezza e di confronto su differenti tematiche, dalla musica, allo spettacolo, alla cultura e all’enogastronomia. Molte le compartecipazioni istituzionali di rilievo che hanno sposato il progetto, tra cui la Regione Marche, l’assessorato al Turismo di Regione Liguria, la Camera di Commercio delle Marche e Riviere di Liguria, la Confcommercio Imperia. Come ogni anno il Comune di Sanremo patrocinerà il Villaggio. 

All’interno della più importante kermesse italiana le Marche avranno un’importante vetrina per promuovere il territorio, i principali eventi, le straordinarie bellezze ed eccellenze che la nostra regione sa offrire – ha commentato in una nota il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli – insieme alla Camera di Commercio e all’Anci Marche la sinergia tra i principali attori del territorio riesce ad esprimere un’occasione unica per raccontare le Marche ad un pubblico nuovo che potrà scoprirle e visitarle”.

Tra le novità di questa edizione la collaborazione del critico musicale Michele Monina che curerà le interviste con cantanti e ospiti di rilievo. Tanto spazio sarà dedicato alla Regione Marche, che a Sanremo promuoverà le sue bellezze storiche, artistiche, paesaggistiche e culturali.

Il Villaggio del Festival significa anche eventi esclusivi, come la 14ma edizione del “Gran Gala della stampa“, con la conduzione di Marino Bartoletti e Luana Ravegnini. Di sicuro interesse la partecipazione di Webboh, brand di Mondadori Media e prima community italiana dedicata alla Gen Z, che animerà i pomeriggi durante tutta la settimana del Festival con momenti di intrattenimento e spazi valoriali dedicati in particolare alle nuove generazioni.

“Ancora una volta la Camera di Commercio delle Marche – ha evidenziato Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche – è a fianco della Regione e dei principali attori istituzionali ed economici per promuovere l’immagine e l’attrattività della regione in uno dei principali scenari mediatici nazionali ed internazionali. Un grande impegno organizzativo che svolgiamo in collaborazione con la Camera di Commercio della Regione Liguria, in un’ottica di sostegno che valorizza sempre più la nostra dimensione aggregata”.

Come ogni anno spazio alle attività culturali con una rappresentanza di studenti lucani provenienti da Senise (Potenza), della Sardegna e di Sanremo, con seminari didattici, esibizioni e momenti sull’educazione civica con esperti di comunicazione e influencer pronti ad interfacciarsi con i più giovani.

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Processo di Verona, la vendetta di Hitler e le ambiguità di Mussolini

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AGI – Un ufficiale SS scrisse sprezzante nel rapporto ai suoi superiori che «gli uomini che non giacevano a terra erano stati colpiti così male che si contorcevano e gridavano» e si era reso necessario sparare i colpi di grazia da parte del comandante e di alcuni militi del plotone d’esecuzione.

Gennaio 1944, il processo di Verona ai gerarchi che il 25 luglio 1943 avevano votato l’Ordine del giorno Grandi provocando la caduta di Mussolini e il crollo  del regime fascista, si concludeva nel sangue suggellando una sentenza di morte già scritta. Per Adolf  Hitler quello era stato un tradimento che andava pagato con la vita, e lo stesso invocavano i repubblichini. La sala degli Amici della musica a Castelvecchio era stata adibita ad aula di tribunale, simbolicamente nello stesso luogo in cui nel novembre 1943 si era tenuto il primo (sarà anche l’ultimo) Congresso nazionale del Partito fascista repubblicano.

Dei 19 gerarchi che col voto del Gran Consiglio avevano creduto di salvare il salvabile sacrificando il Duce, solo sei erano però rimasti nelle mani dei tedeschi e dei fascisti, e tra di essi Galeazzo Ciano, ex ministro degli esteri e genero di Benito Mussolini, perché marito della figlia prediletta, Edda. Era in cima alla lista nera di Hitler il quale già il 15 settembre aveva preteso dal Duce la  testa di Ciano, senza dover tenere in  alcun conto i rapporti parentali di padre, suocero e nonno. Anche sua moglie Rachele era per la vendetta.

È dibattuto ancora oggi se in che modo, e soprattutto a quale prezzo politico il processo di Verona davanti al Tribunale speciale per la difesa dello Stato della Rsi, istituito allo scopo il 14 novembre 1943 (e approvato dal consiglio dei ministri il 24) potesse saltare o avere un esito diverso: la corte era formata da nove magistrati di nomina politica e di sicura fede fascista, come preteso e orchestrato dal segretario Alessandro Pavolini. Il 17 ottobre Ciano era stato arrestato a Monaco di Baviera, dove si trovava dal 27 agosto e dove si era persino riconciliato con Mussolini, e imprigionato nel carcere degli Scalzi. Presto sarebbe stato raggiunto da Tullio Cianetti, Luciano Gottardi (che addirittura aveva chiesto l’iscrizione al PFR), Giovanni Marinelli e Carlo Pareschi, reclusi prima a Roma dove risiedevano nelle proprie abitazioni e poi a Padova, quindi a Verona dal 4 novembre; solo Emilio De Bono, per riguardo all’età (era nato nel 1866) e perché quadrumviro della Marcia su Roma del 1922, fu lasciato nella sua casa di Cassano d’Adda e successivamente ospitato in una stanza d’ospedale.

L’istruttoria del giudice Vincenzo Cersosimo, con gli ostacoli frapposti dai tedeschi ai quali non interessavano certamente né procedure né garanzie giuridiche, si concluse il 29 dicembre. Per il processo non c’erano basi legali, come sostenne il neo ministro della giustizia Piero Pisenti, a partire dall’accusa di tradimento, poiché Mussolini era stato portato a conoscenza del contenuto dell’Ordine del giorno Grandi ed era stato lui a far convocare lo stesso il Gran Consiglio. La questione era squisitamente politica, e si intersecava con l’odio irriducibile di Adolf Hitler, Joseph Goebbels e Joachim Ribbentrop per Ciano, e l’interesse più razionale dei servizi segreti tedeschi per i suoi Diari, imbarazzanti e compromettenti a una rilettura storica.

Non a caso a stretto contatto con Ciano lo spionaggio nazista aveva posto l’agente Felizitas Beetz (alias di Hildegard Burkhardt), segretaria del capo del SD  in Italia, tenente colonnello SS Wilhelm Höttl in pieno accordo con Ernst Kaltenbrunner, comandante in capo del RSHA. Era stata lei, innamorata di Ciano, a tessere una tela con Edda per cercare di salvargli la vita, andando anche oltre l’incarico di impadronirsi dei preziosi documenti, e addirittura facendosi artefice di un’operazione delle SS per liberare il prigioniero, che aveva avuto il via libera da Heinrich Himmler ed Kaltenbrunner ed era programmata nella notte tra 7 e 8 gennaio, poche ore prima dell’apertura del processo di Verona prevista per le 9, la cui sentenza era già scritta: saranno infatti rifiutati tutti i testimoni citati dalla difesa e ammessi solo quelli dell’accusa.

Edda aveva recuperato a Roma i Diari con l’aiuto del conte Emilio Pucci, cucendoli all’interno della fodera di una pelliccia, e aveva consegnato due agende il 4 prendendo accordi per l’indomani, disattesi però dai tedeschi dopo una telefonata giunta da Berlino: Hitler era venuto a conoscenza del piano da Goebbels e Ribbentrop e aveva fatto saltare tutto. Dei sei gerarchi sotto processo a Verona, lunedì 10 gennaio cinque vennero condannati a morte e il solo Cianetti a 30 anni di reclusione (aveva ritrattato il voto del Gran Consiglio la notte stessa del 25 luglio, e per questo si salvò grazie a 5 voti contro 4); tutti gli altri, a partire da Dino Grandi, erano stati processati e condannati in contumacia alla pena capitale, e tutti sopravvivranno alla seconda guerra mondiale.

Le domande di grazia, dopo un assurdo e imbarazzato balletto di competenze di venti ore per non assumersi responsabilità e non caricarle sulle spalle di Mussolini già dilaniato dal suo ruolo politico e familiare (non gli vennero neppure recapitate), furono respinte dal console Italo Vianini: questi si era rifiutato per quattro ore di rigettarle ma poi era stato costretto a firmare da un ordine telefonico di Renato Ricci seguito da un altro ordine scritto, alle 8 del mattino di martedì 11 gennaio.

Nonostante fosse già tardi per procedere alla fucilazione, di prammatica all’alba (momento peraltro già fissato per quel giorno), alle 9 i condannati, come preventivamente comunicato ai tedeschi, furono condotti al poligono di tiro di forte San Procolo. Il plotone d’esecuzione, agli ordini di Nicola Furlotti, era composto da 30 militi disposti su due file. I tedeschi assistevano interessati e tutto venne filmato da un ufficiale della milizia. I condannati furono legati a una sedia disposti di spalle, secondo l’usanza italiana e si confessarono a don Giuseppe Chiot.

Alle 9.20, un momento prima della scarica, Ciano si voltò: nella notte aveva tentato di suicidarsi in cella ma la pillola che credeva di cianuro fornita da Felizitas Beetz era invece un banale sonnifero. I proiettili non l’uccisero, il corpo venne scosso da spasmi e furono necessari due colpi alla testa sparati da Furlotti.  A mezzogiorno, aprendo i lavori del consiglio dei ministri a Gargnano, Mussolini dirà: «Giustizia è fatta». Edda non gli rivolgerà mai più la parola e nel 1991 il figlio Fabrizio Ciano (1931-2008) intitolò un suo libro di memorie «Quando il nonno fece fucilare papà».

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Michael Bolton operato per un tumore al cervello annulla i concerti

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AGI – Michael Bolton ha annullato diversi concerti dopo un intervento per un tumore al cervello che gli era stato diagnosticato poco prima di Natale. Lo ha annunciato lo stesso 70enne cantante pop americano, molto popolare negli anni ’80 e ’90, rassicurando i fan che l’operazione ha avuto “successo”.

Bolton ha spiegato che nei prossimi mesi dovrà concentrarsi sulla ripresa e pertanto dovrà saltare diversi impegni. Da inizio febbraio avrebbe dovuto iniziare un tour in diverse città degli Stati Uniti, della Svizzera e del Regno Unito. Il cantante del Connecticut ha venduto più di 75 milioni di album in tutto il mondo con successi come “When A Man Loves A Woman” e lo scorso settembre è stato premiato con un Grammy. 

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Teatro: ‘Gente di facili costumi’, Insinna perfetto nell’omaggio a Manfredi

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AGI – Non era semplice per Flavio Insinna calarsi nei panni di Nino Manfredi il mito attoriale che aveva conosciuto quando, da ragazzo, studiava teatro al laboratorio di Gigi Proietti. Considerando pure che a dirigerlo c’era suo figlio, Luca Manfredi, e in platea sedeva la vedova di Nino, Erminia, poche file dietro a Nino Marino, che con Manfredi scrisse nel 1988 ‘Gente di facili costumi‘ la commedia cult nella quale Insinna ha debuttato ieri al teatro Argentina di Roma accanto a una esilarante Giulia Fiume, nel ruolo della prostituta che in origine era stato di Pamela Villoresi.

E invece l’ex conduttore de ‘L’Eredità‘ di Raiuno si è incarnato alla perfezione in Ugo, scrittore sessantenne fallito e senza una lira (non era ancora il tempo degli euro né dei cellulari e Manfredi ha felicemente scelto di non attualizzare il testo) che per tirare avanti scrive, tappandosi il naso, sceneggiature di serie B per la tivù e il cinema. Vive da single in un appartamento in affitto, alle prese con l’insonnia dovuta ai rumori notturni provocati dall’inquilina dell’ex lavatoio al piano sopra, Anna, giovane prostituta siciliana trapiantata a Roma che sogna un futuro da giostraia e quando rientra a casa all’alba dopo le fatiche del mestiere ascolta a tutto volume ‘Rumore’ di Raffaella Carrà.  

Dalla visita notturna di Insinna-Ugo in pigiama dalla vicina per implorarla di smetterla nascerà un incontro-scontro tra due pianeti distanti ma destinati ad avvicinarsi grazie a una convivenza forzata (lei ha lasciato aperta l’acqua della vasca allagando la casa di lui). Una convivenza in cui lei è danarosa e lui squattrinato, lei sempre seminuda, ciarliera, appassionata di filmetti di serie B  rigorosamente con l’happy end e totalmente illetterata che storpia lo “straniamento brechtiano” in “bresciano” e lui riflessivo, tutto citazioni colte (a tratti rispolvera l’Insinna che si lanciava nelle conclusioni finali ne i “pacchi” del televisivo ‘Affari tuoi’)  impegnato nella stesura della sceneggiatura di ‘Esegesi’, film per intellettuali con la protagonista che tradisce il marito con un computer  e che annoia mortalmente la coinquilina. Ne esce un rapporto tenero, divertente (Insinna omaggia Manfredi e diverte il pubblico citando il tormentone del suo famoso spot “più lo mandi giù più ti tira su”)  che farà scoprire a ciascuno dei due le qualità più nascoste dell’altro e dove sarà lei, con la sua semplicità, ad insegnare all’intellettuale come si vive (con tanto di sceneggiatura smielata pensata da lei che conquisterà il rozzo produttore per niente colpito dal film da cineforum ‘Esegesi’).

Alla fine dello spettacolo Insinna ha raccontato al pubblico che quando Manfredi junior gli aveva proposto il ruolo lui aveva rifiutato, non sentendosi all’altezza, consigliando al regista di scegliere invece Elio Germano che aveva già portato Manfredi in tivù. “No, mi serve un vecchio” aveva replicato lui. E aveva ragione. Perché quel “vecchio” Insinna è perfetto

Dopo il debutto all’Argentina, è prevista una tournè in giro per l’Italia.

 

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Rue David Bowie: Parigi intitola una strada all’icona del rock

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AGI –  Lunedì la città di Parigi intitolerà una strada all’icona della musica rock David Bowie, in onore del cantante a otto anni dalla sua morte.

La “Rue David Bowie” sarà inaugurata ufficialmente nel 13° distretto della capitale, sulla riva sinistra della città. Nessun nome di un ex dignitario dovrà essere rimosso per far posto a Bowie, poiché la strada è stata creata di recente nell’ambito di un’importante ristrutturazione del quartiere, che comprende anche la biblioteca universitaria modernista Bibliotheque Francois Mitterrand.

L’arteria – lunga circa 50 metri – era precedentemente nota agli urbanisti come “VoieDZ/13”, un titolo di lavoro che poteva piacere allo stesso Bowie, autore di canzoni come “TVC15” o “5:15”. Bowie, morto il 10 gennaio 2016 per un cancro al fegato, avrebbe compiuto proprio lunedì 77 anni.

Bowie è uno dei musicisti più influenti e più venduti del XX secolo, soprattutto grazie alla sua impareggiabile capacità di reinventarsi artisticamente nel corso della sua carriera, decollata con il singolo “Space Oddity” nel 1969.

Le sue canzoni e i suoi album di riferimento includono “Ziggy Stardust and the Spiders from Mars” e “Aladdin Sane”, i successi commerciali “Let’s Dance” e “China Girl” e opere cupamente sperimentali come “Low”.

Parigi ha avuto un ruolo meno importante nella vita di Bowie rispetto a Londra, Berlino e Los Angeles, ma la cultura teatrale d’avanguardia francese ha influenzato il suo stile visivo.

Ha anche coverizzato con successo le canzoni in lingua francese “Amsterdam” e “Ma Mort” (La mia morte) di Jacques Brel, che in realtà non era francese ma belga.

Un verso criptico della canzone “Aladdin Sane” di Bowie si riferisce a “Parigi o forse all’inferno“.

Il suo personaggio ha ancora un seguito di culto in Francia, dove fan club come “Bowie France” vendono merchandising, organizzano concerti e convention su Bowie che attirano migliaia di persone, e dove la cover band “Bowie Reloaded” riempie anche i grandi locali di fan nostalgici.

Fan sfegatato di Bowie, il sindaco del 13° distretto di Parigi, Jerome Coumet ha lanciato l’idea di una strada dedicata a Bowie all’inizio del 2020 e ha ottenuto l’approvazione della città di Parigi nel corso dello stesso anno, sostenendo che la star aveva “un forte legame con la città della luce”.

 

Le 13e accueille la rue David Bowie ! ✨
Dancing in the street !

➡️INAUGURATION OFFICIELLE
Lundi 8 janvier 2024 à 16h15
Au niveau du 61, avenue Pierre Mendès France

Programme complet :
https://t.co/JavhqZ3vq3 pic.twitter.com/IIdlmD0uFe

— Jérôme Coumet (@jerome_coumet)
January 3, 2024

 

Non esiste alcuna traccia di una strada con il nome di David Bowie in nessun altro luogo. Nel suo post su X, Coumet ha annunciato che “il 13 accoglie David Bowie! Dancing in the Street!”, un riferimento a una canzone di successo interpretata da Bowie e dal frontman dei Rolling Stones Mick Jagger.

Lo scoprimento della targa con il nome della strada sarà seguito da una serata di omaggio a Bowie presso il municipio del quartiere, con la partecipazione dell’amico e biografo di Bowie Jerome Soligny e di Clifford Slapper, produttore dell’album tributo “Bowie Songs One”.

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Anno record per la Collezione Guggenheim di Venezia. E ora si guarda alla retrospettiva su Cocteau

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AGI – Il 2023 si chiude con un ottimo risultato per la Collezione Peggy Guggenheim che registra oltre 378.000 presenze durante i 315 giorni di attività, con una media giornaliera di 1.200 ospiti, chiudendo così l’anno pressochè in pari con il 2022. A questa eccezionale cifra si aggiungono oltre 5.000 persone che hanno visitato la collezione in occasione di inaugurazioni, eventi istituzionali, corporate e privati, e oltre 10.000 partecipanti a Public Programs, Kids Day, programmi di accessibilità, visite legate al progetto A scuola di Guggenheim.

“Siamo assolutamente soddisfatti dei risultati ottenuti in questo 2023 che si è appena concluso”, afferma la direttrice Karole P. B. Vail. “In un anno che ha visto Venezia ospitare la Biennale di Architettura, nonchè importanti rassegne d’arte organizzate dalle varie istituzioni cittadine, il nostro museo ha registrato un eccellente numero di visitatori, che è andato oltre le aspettative.

Siamo entusiasti di come critica e pubblico abbiano accolto l’omaggio dedicato allo spazialista veneziano Edmondo Bacci, e ora la mostra che vede protagonista Marcel Duchamp, osannata dalla stampa e amata dai nostri visitatori. Siamo oggi già al lavoro sul programma espositivo dell’anno, che vedrà Jean Cocteau e Marina Apollonio al centro di due grandi monografiche in apertura rispettivamente ad aprile e ottobre, e naturalmente non mancheranno attività collaterali gratuite, Public Programs, e progetti di accessibilità e inclusività, per ogni tipo di pubblico e per i nostri soci”.

E se la mostra Marcel Duchamp e la seduzione della copia, che rimarrà aperta fino al 18 marzo, ha già registrato dalla sua apertura il 14 ottobre quasi 90.000 presenze, c’è già grande attesa per la prima retrospettiva mai realizzata in Italia dedicata a Jean Cocteau, in apertura il 13 aprile.

Con oltre centocinquanta opere, tra disegni, lavori grafici, gioielli, arazzi, documenti storici, libri, riviste, fotografie, documentari, la mostra getta luce sull’ecletticità che sempre caratterizzò il linguaggio artistico di Cocteau, tracciando così lo sviluppo dell’estetica, unica e personalissima dell’enfant terrible della scena artistica francese, ripercorrendone i momenti salienti della tumultuosa carriera artistica, nonchè l’amicizia che lo legò a Peggy Guggenheim.

Fu proprio con una mostra di disegni di Cocteau, suggerita da Marcel Duchamp, che Guggenheim iniziò la sua carriera artistica nella galleria londinese Guggenheim Jeune, nel 1938. Seguirà in autunno un omaggio a Marina Apollonio. Oltre il cerchio, prima personale dedicata a una delle protagoniste più importanti del movimento ottico-cinetico internazionale, sostenuta e collezionata dalla mecenate americana nel corso degli anni ’60. 

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