Chiudi

Cultura

Cultura

In mostra i tesori nascosti dei musei civici fiorentini

in-mostra-i-tesori-nascosti-dei-musei-civici-fiorentini

AGI – Fontana, Guttuso, Carrà, De Pisis, Mafai, Cagli, Morandi. Sono solo alcuni dei ‘tesorì che il mondo ci invidia custoditi nei depositi dei musei civici fiorentini, che ora saranno fruibili al grande pubblico. Opere d’arte finora rimaste celate per mancanza di spazi adeguati per la loro fruizione. I depositi hanno trovato casa nel complesso di Santa Maria Novella e sono stati inaugurati dal sindaco Dario Nardella. Presenti anche il presidente della Regione Eugenio Giani, la vicesindaca e assessore alla cultura Alessia Bettini e l’assessora ai lavori pubblici Elisabetta Meucci

Il patrimonio artistico comunale annovera migliaia di beni mobili suddivisi in raccolte, in parte esposte nei diversi musei civici della città o conservate negli annessi depositi e in parte smembrate e ricoverate in sedi provvisorie, nell’attesa di un luogo nel quale potessero essere riunite e riordinate. Così è stato deciso di destinare parte degli ampi ambienti del complesso di Santa Maria Novella a un progetto originale che consentisse non solo di raccogliere grandi quantitativi di opere d’arte in condizioni ottimali di conservazione, ma anche di renderli fruibili per i cittadini. Tra gli artisti esposti ci sono Fontana, Guttuso, Carrà, De Pisis, Mafai, Cagli, Morandi.

“Non c’è niente di più spiacevole in Italia, paese con così alta concentrazione di opere d’arte, di avere così tante opere d’arte chiuse nei depositi senza che i cittadini possano ammirarle – ha dichiarato il sindaco -. Oggi a Firenze abbiamo raggiunto invece un obiettivo ambizioso: in questi spazi arriveremo a contenere ben 4500 opere dei nostri depositi che saranno godibili dai cittadini, dagli studiosi e dai turisti, una grande conquista di cultura e civiltà”.

“Questo progetto – ha continuato il sindaco – fa parte di un nuovo tassello della trasformazione del complesso di Santa Maria Novella: siamo al lavoro per l’apertura del museo dell’italiano Mundi, per la caffetteria, la riqualificazione del cortile interno, gli appartamenti di social housing e la nuova biblioteca, in un mix di funzioni culturali, sociali e civiche che è davvero un unicum in città”.

I nuovi depositi sono stati realizzati su progetto della Direzione Servizi Tecnici in collaborazione con la Direzione Cultura e Sport, nell’ambito della campagna di riqualificazione degli ambienti del complesso di Santa Maria Novella liberati nel 2016 dalla Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri. I lavori sono costati circa due milioni di euro per la parte di ristrutturazione delle sale nell’ambito della trasformazione dell’intero complesso e quasi 40 mila euro per la parte di trasporto e allestimento, con previsione di spesa di ulteriori 200 mila euro per le prossime fasi di incremento delle opere esposte.

In questa prima fase sono già state sistemate circa 300 opere appartenenti alla raccolta Alberto Della Ragione e ad altri nuclei delle Collezioni del Novecento. A queste andranno progressivamente ad aggiungersi: la rimanente parte delle collezioni novecentesche, funzionali alle rotazioni espositive del vicino Museo Novecento, le sinopie del ciclo di affreschi del Chiostro Verde di Santa Maria Novella, alcune raccolte ottocentesche, tra le quali quella dell’ex Museo del Risorgimento e il legato di Icilio Cappellini comprendente dipinti dei Macchiaioli, le opere non esposte dell’ex Museo storico-topografico Firenze com’era e un’ampia rassegna di marmi, gessi e reperti lapidei di varia provenienza, per un totale stimato di circa 4.500 beni. 

I nuovi depositi sono ospitati in una parte dell’edificio che delimita il braccio occidentale del Chiostro Grande. In questi antichi ambienti si sono susseguite molteplici funzioni nel corso dei secoli: Appartamenti Papali, cantiere del cartone della Battaglia di Anghiari di Leonardo, dormitori del Monastero Nuovo, Educandato femminile della Santissima Annunziata e infine caserma della Scuola allievi sottufficiali dei Carabinieri. A lungo inaccessibili perchè inclusi nella caserma, grazie alla riqualificazione attuata dall’Amministrazione Comunale, oggi tornano a vivere come luogo di conservazione e di fruizione del patrimonio artistico.

Come è organizzata l’esposizione

I depositi occupano una superficie di 1100 metri quadrati, disposti su tre piani. Al piano terra gli ambienti consistono in una grande sala voltata di 290 metri quadrati che ospita la ‘Galleria delle sculture‘ allestita con pedane, basamenti, mensole e scaffalature per statue, busti, e materiali lapidei vari. Gli ambienti di deposito al primo piano hanno una superficie di 650 metri quadrati circa distribuiti in nove sale.

Nelle due sale più ampie sono state realizzate delle imponenti strutture metalliche autoportanti in parte già attrezzate con grandi pannelli grigliati a scorrimento, bifacciali, che garantiscono l’appendimento dei dipinti su entrambi i lati. Nelle altre sale sono state previste ulteriori attrezzature espositive e conservative, non solo griglie, ma anche cassettiere e scaffalature per collocare manufatti eterogenei. Completano gli ambienti di deposito ulteriori spazi destinati alle funzioni di ufficio e di laboratorio per interventi di manutenzione.

Gli ampi spazi, oltre a garantire ai nuovi depositi il corretto svolgimento della loro funzione ordinaria di giacimenti di opere, strumentali ai progetti di studio, conservazione e valorizzazione, permettono di renderli accessibili al pubblico tramite visite guidate su prenotazione. L

e visite, curate da MUS.E, daranno la possibilità di scoprire non solo le opere che vi sono conservate, ma anche il ‘dietro le quinte’ del funzionamento di un moderno deposito museale. Le prime visite guidate si terranno venerdì 26 gennaio alle ore 14, 15 e 16 e sabato 27 gennaio alle ore 10, 11 e 12 e saranno gratuite per il pubblico; a partire da febbraio, proseguiranno a pagamento ogni sabato.

Leggi
Cultura

37 anni senza il suo ‘maestro’. Bagheria ricorda Guttuso

37-anni-senza-il-suo-‘maestro’.-bagheria-ricorda-guttuso

AGI – Trentasette anni fa moriva uno dei maestri dell’arte italiana del ‘900, Renato Guttuso, e Bagheria, la sua città natale oggi l’ha ricordato con le istituzioni – il vice sindaco e assessore alla Cultura Daniele Vella – deponendo una corona di fiori sulla sua tomba, l’arca funeraria realizzata a villa Cattolica, sede del museo Guttuso, dal maestro Giacomo Manzù.

37 anni fa moriva Renato Guttuso: l’amministrazione comunale di Bagheria depone una corona di fiori sulla sua tomba https://t.co/CgBrT7j48a

— Comune di Bagheria (@ComuneBagheria)
January 18, 2024

“Bagheria me la porto addosso”, aveva confidato a un giornalista de “Il Giorno” nell’ottobre 1959 benché si fosse trasferito nella Capitale una ventina di anni prima, per dedicarsi alla pittura ma anche alla passione politica e all’impegno nel sociale.

Tradusse quel legame speciale con la sua città natale innumerevoli volte nelle sue tele alternando struggenti paesaggi siciliani – le spiagge come il golfo di Palermo – con nature morte o con le raffigurazioni degli oggetti delle case umili della sua terra.

Alla morte Guttuso donò alla sua città, Bagheria, molte opere che sono state raccolte nel locale e omonimo museo a Villa Cattolica dove è appunto sepolto, dopo essere stato traslato dalla tomba di famiglia del cimitero comunale.

50° anniversario della nascita del museo Guttuso. Il comune di Bagheria ottiene un finanziamento dalla Regione. Si programmano eventi e manifestazionihttps://t.co/Q27OWfaTFE

— Museo Guttuso (@villacattolica)
August 2, 2023

Un ricordo doveroso“, ha sottolineato il vicesindaco durante la deposizione della corona spiegando come l’amministrazione abbia tenuto a organizzare una commemorazione per “ricordare un personaggio e un artista che ha una caratura nazionale e internazionale oltre che un legame viscerale con Bagheria”. Una data, ha aggiunto, che diventa ancora più importante nel quadro del calendario di iniziative per il cinquantesimo anniversario della nascita del Museo Guttuso.

La nascita del Museo risale al 1973, ed è collegata alla generosa donazione destinata da Renato Guttuso a Bagheria, composta da opere dello stesso Guttuso (ma anche di altri artisti) e documenti vari. La testimonianza concreta del profondo legame che il maestro ebbe fino ai suoi ultimi giorni con la propria città. 

Nell’ambito delle celebrazioni del cinquantesimo, con la riapertura del secondo piano del museo in veste nuova e riallestita, sono infatti previste una serie di iniziative – è stato annunciato – che renderanno ancora più attrattivo il museo di Bagheria.

 

Leggi
Cultura

Emmy: flop di ascolti, i più bassi di sempre

emmy:-flop-di-ascolti,-i-piu-bassi-di-sempre

AGI – Gli Emmy Awards, ritardati dallo sciopero, hanno registrato gli ascolti più bassi di sempre, secondo i dati preliminari di martedì, mentre continua la tendenza al ribasso del pubblico per l’evento di gala. L’ultima stagione di “Succession” ha dominato la serata costellata di star, che ha visto anche grandi vittorie per “The Bear” e “Beef“, in una cerimonia ben prodotta e costellata di nostalgia che celebra decenni di successi televisivi.
Ma anche con alcuni dei più grandi nomi del piccolo schermo presenti, solo 4,3 milioni di spettatori si sono sintonizzati, ha detto un portavoce dell’emittente FOX, in calo rispetto ai 5,9 milioni dell’ultima edizione del 2022.

Lo spettacolo di gala era stato posticipato dalla sua consueta data di settembre perchè Hollywood era in stasi a causa di uno sciopero combinato di sceneggiatori e attori.
Ma spostare la cerimonia a gennaio – proprio nel bel mezzo della stagione dei premi cinematografici – ha fatto considerare molti degli spettacoli televisivi in concorso come produzioni già passate.

Lunedì sera c’era anche la concomitanza della partita di playoff win-or-go-home nella popolarissima NFL del football americano, con milioni di fan che si sono sintonizzati per guardare i Tampa Bay Buccaneers battere i Philadelphia Eagles.

“Questa è stata la prima volta in assoluto che gli Emmy Awards sono andati in onda contro una partita di playoff della NFL, dato che la cerimonia è andata storicamente in onda ad agosto/settembre”, ha detto il portavoce della FOX, definendolo il programma di intrattenimento del lunedì sera più visto sulla rete negli ultimi 18 mesi. 
 

Leggi
Cultura

“Ariston. La scatola magica” un viaggio dentro la storia del palco più famoso

“ariston.-la-scatola-magica”-un-viaggio-dentro-la-storia-del-palco-piu-famoso

AGI – Il teatro Ariston è il luogo più iconico dello spettacolo e della musica italiana. Un luogo quasi sacro, dove per sei decenni si sono esibiti i più grandi artisti, da Domenico Modugno ai Måneskin, da Dario Fo a Rudolf Nureyev, e dove dal 1977 si celebra l’evento più amato, più dibattuto il rito che ci fa sentire italiani, a cui tutti vogliono partecipare, anche soltanto per criticarlo: il Festival di Sanremo. In un libro , edito da Salani editore, “Ariston. La scatola magica” di Walter Verricchio, proprietario del teatro e Luca Ammirati capo della sala stampa dell’Ariston vengono raccontati la storia, i retroscena del palco più famoso d’Italia. 

Ma cosa c’è, all’origine di ogni grande impresa, se non il sogno, la visione, di una persona controcorrente? Negli anni Cinquanta, Sanremo è una delle tante città che faticano a risollevarsi dalle macerie della guerra. Aristide Vacchino, che ha il cinema nel sangue, progetta una struttura senza precedenti – un multisala capace di ospitare ogni genere di spettacolo – per restituire gioia e divertimento ai suoi concittadini. Ci mette dieci anni a completarne la costruzione, tra rallentamenti burocratici e ostilità della concorrenza, ma nel 1963 riesce finalmente a inaugurare il suo gioiello. È l’inizio della “scatola magica”, uno spazio di creatività che, stagione dopo stagione, continua a regalare emozioni e un senso di umana meraviglia.

L’autore Walter Vacchino con sua sorella Carla è il proprietario del cinema-teatro Ariston, che dal 1977 ospita il Festival di Sanremo e Albenga. Ha scritto e prodotto spettacoli teatrali, programmi tv, festival, e ha ricoperto numerose cariche nel settore pubblico, nel settore sportivo e nel settore dello spettacolo. Dal 1982 è Cavaliere della repubblica.

Leggi
Cultura

Uno Chailly alla francese per inaugurare la stagione 2024 della Filarmonica della Scala

uno-chailly-alla-francese-per-inaugurare-la-stagione-2024-della-filarmonica-della-scala

AGI – Inaugurata tra gli applausi la nuova stagione di concerti, la 42esima, della Filarmonica della Scala di Milano, che la sera del 15 gennaio ha fatto risuonare il Piermarini con un programma tutto francese, coraggioso e non semplice. In scaletta la potenza di Messiaen fino al più ‘amabile’ Ravel. Sul podio, il Direttore principale dell’orchestra Riccardo Chailly, al quale il pubblico ha reso omaggio con cinque minuti di applausi.

In teatro, una presenza costante della Scala, la senatrice a vita Liliana Segre. In platea anche Marcello Dell’Utri e Fedele Confalonieri. L’imponente brano di Olivier Messiaen, Et exspecto resurrectionem mortuorum per orchestra di soli fiati e percussioni, è un capolavoro assoluto del ‘900, scelto coraggiosamente da Chailly che lo ha eseguito per la prima volta con la Filarmonica.

Scritto nel 1964 per commemorare le vittime delle due guerre mondiali è un”opera grandiosa e solenne che anzichè soffermarsi sugli orrori e sulle sofferenze di un’umanità lacerata dall’odio sembra rivolta idealmente al messaggio di pace e speranza fondato sulla Resurrezione.

“In questo momento storico nel quale c’è solo l’incertezza del domani, penso – aveva spiegato il maestro – che sia un brano di altissimo valore spirituale. E’ una composizione nata per commemorare le vittime delle due guerre mondiali, e nel finale porta un atto di profonda speranza”. Un capolavoro “grandioso” per molti, ma di certo non per tutti.

Per la prima volta Chailly ha affrontato con la Filarmonica anche le due Suite da Daphnis et Chloè di Maurice Ravel e Une barque sur l’ocèan, uno dei tre Miroirs per pianoforte orchestrati dal compositore. Il cartellone della Filarmonica prevede inoltre una ricca tournèe di appuntamenti all’estero: già a partire da martedì 16 gennaio, l’orchestra diretta da Riccardo Chailly sarà ospite del LAC di Lugano per il primo di diciotto concerti che porteranno la Filarmonica in giro per l’Europa.

A Milano invece, il prossimo appuntamento molto atteso è per lunedì 29 gennaio quando tornerà alla Scala il maestro Daniel Barenboim, con un concerto tutto dedicato a Beethoven, in programma la Pastorale e la Settima sinfonia di Beethoven. Sabato 27 gennaio il Maestro argentino sarà anche protagonista anche della Prova Aperta straordinaria al Conservatorio in occasione del Giorno della Memoria, il cui ricavato sarà devoluto all’Associazione Figli della Shoah APS. 

Leggi
Cultura

Emmy Awards, il trionfo di Succession

emmy-awards,-il-trionfo-di-succession

AGI – Lo strano destino degli Emmy: celebrare star che conquistano audience sempre più ampie, ma essere seguiti da un pubblico sempre più esiguo. La trasmissione della cerimonia di consegna dei premi alle migliori serie tv, i loro interpreti e i loro registi quest’anno è stata addirittura relegata in seconda serata e ha dovuto vedersela con gli speciali sull’appuntamento elettorale in Iowa e con una partita del playoff del campionato di football.

L’edizione 2023 degli Emmy è stata insolita anche a causa di altre ragioni: gli scioperi di sceneggiatori e attori hanno costretto a spostare la cerimonia dal consueto appuntamento di settembre a metà gennaio collocandola direttamente nel mezzo della stagione dei premi i Golden Globe la scorsa settimana e i Critics Choice Awards domenica sera. Share a parte, la serie trionfatrice della serata è ‘Succession‘ che si congeda definitivamente dal proprio pubblico portandosi a casa il bottino più ambito.

L’ultima stagione della serie HBO dedicata alle lotte intestine di una dinastia mediatica ha vinto per la terza volta il premio come miglior dramma. “Succession” ha vinto quasi tutti i principali premi per la recitazione drammatica, con Kieran Culkin, Sarah Snook e Matthew Macfadyen che hanno vinto per le loro performance della scorsa stagione. Jesse Armstrong, il creatore dello show, ha vinto il suo quarto Emmy per la migliore sceneggiatura drammatica, uno per ogni stagione di “Succession”.

Sono poche le serie tv che, come “Succession” possono vantarsi di aver lasciato il pubblico con i fuochi d’artificio e sono tutte entrate nella storia della tv: “I Soprano”, “Breaking Bad” e “Il Trono di Spade“. Al suo debutto “The Bear”, la serie FX e Hulu che racconta lo stravagante staff di un ristorante di Chicago, ha ottenuto i migliori riconoscimenti comici battendo “Ted Lasso”, la serie di Apple TV che aveva vinto il premio come miglior commedia due anni di seguito, e che dovrebbe essere giunta alla sua ultima stagione.

Jeremy Allen White, che interpreta il nervoso chef protagonista di “The Bear”, ha vinto il suo primo Emmy come miglior attore in una commedia. Quinta Brunson, la creatrice della sitcom della ABC “Abbott Elementary”, ha vinto come migliore attrice in una commedia, diventando la prima donna nera a ottenere il premio da quando Isabel Sanford lo vinse nel 1981 per “The Jeffersons”. Tra gli altri debutti importanti premiati ci sono “Beef” di Netflix, Lee Sung Jin per la scrittura e la regia; e Steven Yeun e Ali Wong per la recitazione.

Pallottoliere alla mano, le serie che hanno ottenuto più premi sono “Succession” e “The Bear” con sei Emmy ciascuno e “Beef” ne con cinque. “The Daily Show” ha vinto come miglior talk show, anche se il conduttore premiato, Trevor Noah, ha lasciato il programma di Comedy Central più di un anno fa. “Succession”, “The Bear” e “Beef” erano gia’ stati incoronati ai Golden Globe la scorsa settimana e ai Critics Choice Awards domenica sera. 

Leggi
Cultura

Dieci anni senza Abbado, tutti gli eventi per ricordarlo

dieci-anni-senza-abbado,-tutti-gli-eventi-per-ricordarlo

AGI – Un concerto in sala e su LaScalaTv, una presentazione e un palinsesto progettato insieme alla RAI per ricordare Claudio Abbado, a dieci anni dalla morte, il grande musicista che fu Direttore Musicale del Teatro alla Scala dal 1968 al 1986. Qui era di casa: ha diretto alla Scala 362 spettacoli d’opera, 217 concerti e 6 balletti, per un totale di 567 serate. Abbado si è spento a Bologna il 20 gennaio 2014.

Il 27 gennaio 2014 migliaia di persone si erano riunite in piazza della Scala a Milano – dove era ritornato a dirigere il 30 ottobre 2012 – ad ascoltare le note della Marcia funebre dell’Eroica di Beethoven eseguita in sua memoria dalla Filarmonica della Scala diretta da Daniel Barenboim.

Il 22, 24 e 25 gennaio Ingo Metzmacher dirige la Filarmonica della Scala nell’ambito della Stagione Sinfonica del Teatro in un concerto dedicato alla memoria di Abbado e del compositore Luigi Nono, di cui il 29 gennaio ricorre il centenario della nascita. In programma, insieme alla Sinfonia n 4 di Dmitri ostakovi, Como una ola de fuerza y luz di Nono con il pianista Pierre-Laurent Aimard, il soprano Serena Sàenz e il direttore della regia del suono Paolo Zavagna.

Il brano fu eseguito per la prima volta proprio al Teatro alla Scala il 28 giugno 1972 con la direzione di Claudio Abbado, il soprano Slavka Taskova Paoletti, Maurizio Pollini al pianoforte e lo stesso Nono alla regia del suono. Il nastro magnetico era stato realizzato nello Studio di Fonologia Musicale di Milano con Marino Zuccheri. Il brano, composto in stretta collaborazione con Abbado e Pollini, è dedicato al rivoluzionario cileno Luciano Cruz.

Il concerto sarà trasmesso in diretta su LaScalaTv il 25 febbraio e replicato al Teatro Valli di Reggio Emilia il 13 febbraio. Il 19 gennaio alle 18 il Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini ospita la presentazione dei volumi Claudio Abbado nota per nota. Una cronologia artistica di Mauro Balestrazzi e Ho piantato tanti alberi. Claudio Abbado, Ritratti recensioni interviste di Angelo Foletto, entrambi per i tipi della Libreria Musicale Italiana.

Il Teatro alla Scala partecipa al palinsesto programmato da RaiCultura per ricordare Claudio Abbado e per l’occasione ha liberato i diritti relativi a una serie di registrazioni video di opere registrate al Piermarini. Rai5 trasmetterà in prima serata il 16 febbraio La Cenerentola, il 23 febbraio Macbeth, il 1 marzo Don Carlo e l’8 marzo Un ballo in maschera mentre la mattina del 28 gennaio andrà in onda l’opera di Luigi Nono Al gran sole carico d’amore. Un ricordo di Claudio Abbado a cura di Lidia Bramani è pubblicato nel numero di gennaio de La Scala – Rivista del Teatro. 

Leggi
Cultura

Genova ricorda il suo figlio più amato, Fabrizio De Andrè

genova-ricorda-il-suo-figlio-piu-amato,-fabrizio-de-andre

AGI – Oggi per I carrugi di Genova suonerà di nuovo la musica di Fabrizio De Andrè, che più di tutti ha saputo raccontare l’anima della sua città, i suoi bassi, l'”amor profano” delle prostitute. Cantastorie e antropologo di un pezzo d’Italia, destinato al racconto degli ultimi e per questo, affine, ad un altro genovese doc come Don Gallo non si può pensare a De Andrè senza pensare a Genova, al suo porto, alle sue stradine.

Oggi, a 25 anni dalla scomparsa, la città rende omaggio al suo autore più eclettico e per ricordarlo, per tutta la giornata di oggi, giovedì 11 gennaio, a partire dalle 10, dalla filodiffusione di via Garibaldi saranno trasmessi i suoi brani più famosi: ci saranno “Crêuza de mä”, “Bocca di Rosa”, “La Città vecchia”, “La guerra di Piero”, “Andrea”, “Il pescatore” e naturalmente non potrà mancare “Via del Campo”.

 

Oggi sono trascorsi 25 anni dalla scomparsa di Fabrizio De André, cantautore genovese morto a Milano l’11 gennaio del 1999.
Per ricordarlo oggi a partire dalle 10:00, dalla filodiffusione di via Garibaldi sarà trasmessa una playlist dei suoi più grandi successi. pic.twitter.com/yA9jZGBbiv

— COMUNE DI GENOVA (@ComunediGenova)
January 11, 2024

“Le sue parole e la sua musica sono rimaste nel cuore di tanti genovesi e non solo. A 25 anni dalla morte di Fabrizio De André, la Liguria ricorda uno dei più grandi e amati cantautori del nostro Paese. E a inizio estate celebrerà il suo talento con un grande concerto a Genova”. Così il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, nel giorno in cui si ricorda la scomparsa dell’indimenticato cantautore ligure, “poeta degli ultimi”, come spesso è stato definito. L’evento annunciato dal governatore “sarà una vetrina internazionale, ma soprattutto un omaggio doveroso alla storia di De André e alla sua eredità musicale, che continua ad affascinare le nuove generazioni di cantautori”.

La Fondazione Fabrizio De André Onlus e Sony Music Italia annunciano il progetto WAY POINT. Da dove venite… dove andate? per ripercorrere 25 anni con Fabrizio attraverso le sue PAROLE, il suo PENSIERO, la sua VISIONE e i suoi “VIAGGI” presenti e attuali ancora oggi.

L’iniziativa prevede la riedizione durante l’anno di tutti i suoi dischi di studio in ordine cronologico, si svilupperà lungo tutto il 2024 con varie iniziative. Gli album saranno ristampati in versione LP nero 180 gr e CD, arricchiti da annotazioni autografe di Fabrizio De André, pensieri, riflessioni, commenti, estratti di interviste inerenti alle canzoni e agli album e alcuni documenti inediti conservati al Centro studi De André dell’Università degli Studi di Siena. Queste le ristampe in arrivo nel 2024: Volume 1, Tutti morimmo a stento, Volume 3, La buona novella, Non al denaro non all’amore né al cielo, Storia di un impiegato, Canzoni, Volume 8, Rimini, Fabrizio De André / L’Indiano, Crêuza de mä, Nuvole, Anime Salve, Singoli,

I primi 4 dischi saranno disponibili dal 16 febbraio.

Leggi
Cultura

Il 5 febbraio si apre il Villaggio del Festival di Sanremo

il-5-febbraio-si-apre-il-villaggio-del-festival-di-sanremo

AGI – Verrà inaugurato lunedì 5 febbraio all’interno del Parco di Villa Ormon a Sanremo (Imperia), il Villaggio del Festival, evento collaterale alla kermesse canora. L’annuncio questa mattina ad Ancona, nella sede della Camera di Commercio, nel corso di una conferenza stampa, alla presenza di Chiara Biondi, assessore alla Cultura della Regione Marche, Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio, e il lucano Giuseppe Grande, direttore del Villaggio.

Ad ospitare le molteplici attività in programma fino al 10 febbraio, tre strutture prestigiose quali Villa Ormond, il Padiglione Liberty Pedriali e il Museo del Fiore, immerse in un parco meraviglioso vista mare dove cantanti, istituzioni, studenti, imprenditori e i numerosi ospiti vivranno momenti all’insegna della spensieratezza e di confronto su differenti tematiche, dalla musica, allo spettacolo, alla cultura e all’enogastronomia. Molte le compartecipazioni istituzionali di rilievo che hanno sposato il progetto, tra cui la Regione Marche, l’assessorato al Turismo di Regione Liguria, la Camera di Commercio delle Marche e Riviere di Liguria, la Confcommercio Imperia. Come ogni anno il Comune di Sanremo patrocinerà il Villaggio. 

All’interno della più importante kermesse italiana le Marche avranno un’importante vetrina per promuovere il territorio, i principali eventi, le straordinarie bellezze ed eccellenze che la nostra regione sa offrire – ha commentato in una nota il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli – insieme alla Camera di Commercio e all’Anci Marche la sinergia tra i principali attori del territorio riesce ad esprimere un’occasione unica per raccontare le Marche ad un pubblico nuovo che potrà scoprirle e visitarle”.

Tra le novità di questa edizione la collaborazione del critico musicale Michele Monina che curerà le interviste con cantanti e ospiti di rilievo. Tanto spazio sarà dedicato alla Regione Marche, che a Sanremo promuoverà le sue bellezze storiche, artistiche, paesaggistiche e culturali.

Il Villaggio del Festival significa anche eventi esclusivi, come la 14ma edizione del “Gran Gala della stampa“, con la conduzione di Marino Bartoletti e Luana Ravegnini. Di sicuro interesse la partecipazione di Webboh, brand di Mondadori Media e prima community italiana dedicata alla Gen Z, che animerà i pomeriggi durante tutta la settimana del Festival con momenti di intrattenimento e spazi valoriali dedicati in particolare alle nuove generazioni.

“Ancora una volta la Camera di Commercio delle Marche – ha evidenziato Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche – è a fianco della Regione e dei principali attori istituzionali ed economici per promuovere l’immagine e l’attrattività della regione in uno dei principali scenari mediatici nazionali ed internazionali. Un grande impegno organizzativo che svolgiamo in collaborazione con la Camera di Commercio della Regione Liguria, in un’ottica di sostegno che valorizza sempre più la nostra dimensione aggregata”.

Come ogni anno spazio alle attività culturali con una rappresentanza di studenti lucani provenienti da Senise (Potenza), della Sardegna e di Sanremo, con seminari didattici, esibizioni e momenti sull’educazione civica con esperti di comunicazione e influencer pronti ad interfacciarsi con i più giovani.

Leggi
Cultura

Processo di Verona, la vendetta di Hitler e le ambiguità di Mussolini

processo-di-verona,-la-vendetta-di-hitler-e-le-ambiguita-di-mussolini

AGI – Un ufficiale SS scrisse sprezzante nel rapporto ai suoi superiori che «gli uomini che non giacevano a terra erano stati colpiti così male che si contorcevano e gridavano» e si era reso necessario sparare i colpi di grazia da parte del comandante e di alcuni militi del plotone d’esecuzione.

Gennaio 1944, il processo di Verona ai gerarchi che il 25 luglio 1943 avevano votato l’Ordine del giorno Grandi provocando la caduta di Mussolini e il crollo  del regime fascista, si concludeva nel sangue suggellando una sentenza di morte già scritta. Per Adolf  Hitler quello era stato un tradimento che andava pagato con la vita, e lo stesso invocavano i repubblichini. La sala degli Amici della musica a Castelvecchio era stata adibita ad aula di tribunale, simbolicamente nello stesso luogo in cui nel novembre 1943 si era tenuto il primo (sarà anche l’ultimo) Congresso nazionale del Partito fascista repubblicano.

Dei 19 gerarchi che col voto del Gran Consiglio avevano creduto di salvare il salvabile sacrificando il Duce, solo sei erano però rimasti nelle mani dei tedeschi e dei fascisti, e tra di essi Galeazzo Ciano, ex ministro degli esteri e genero di Benito Mussolini, perché marito della figlia prediletta, Edda. Era in cima alla lista nera di Hitler il quale già il 15 settembre aveva preteso dal Duce la  testa di Ciano, senza dover tenere in  alcun conto i rapporti parentali di padre, suocero e nonno. Anche sua moglie Rachele era per la vendetta.

È dibattuto ancora oggi se in che modo, e soprattutto a quale prezzo politico il processo di Verona davanti al Tribunale speciale per la difesa dello Stato della Rsi, istituito allo scopo il 14 novembre 1943 (e approvato dal consiglio dei ministri il 24) potesse saltare o avere un esito diverso: la corte era formata da nove magistrati di nomina politica e di sicura fede fascista, come preteso e orchestrato dal segretario Alessandro Pavolini. Il 17 ottobre Ciano era stato arrestato a Monaco di Baviera, dove si trovava dal 27 agosto e dove si era persino riconciliato con Mussolini, e imprigionato nel carcere degli Scalzi. Presto sarebbe stato raggiunto da Tullio Cianetti, Luciano Gottardi (che addirittura aveva chiesto l’iscrizione al PFR), Giovanni Marinelli e Carlo Pareschi, reclusi prima a Roma dove risiedevano nelle proprie abitazioni e poi a Padova, quindi a Verona dal 4 novembre; solo Emilio De Bono, per riguardo all’età (era nato nel 1866) e perché quadrumviro della Marcia su Roma del 1922, fu lasciato nella sua casa di Cassano d’Adda e successivamente ospitato in una stanza d’ospedale.

L’istruttoria del giudice Vincenzo Cersosimo, con gli ostacoli frapposti dai tedeschi ai quali non interessavano certamente né procedure né garanzie giuridiche, si concluse il 29 dicembre. Per il processo non c’erano basi legali, come sostenne il neo ministro della giustizia Piero Pisenti, a partire dall’accusa di tradimento, poiché Mussolini era stato portato a conoscenza del contenuto dell’Ordine del giorno Grandi ed era stato lui a far convocare lo stesso il Gran Consiglio. La questione era squisitamente politica, e si intersecava con l’odio irriducibile di Adolf Hitler, Joseph Goebbels e Joachim Ribbentrop per Ciano, e l’interesse più razionale dei servizi segreti tedeschi per i suoi Diari, imbarazzanti e compromettenti a una rilettura storica.

Non a caso a stretto contatto con Ciano lo spionaggio nazista aveva posto l’agente Felizitas Beetz (alias di Hildegard Burkhardt), segretaria del capo del SD  in Italia, tenente colonnello SS Wilhelm Höttl in pieno accordo con Ernst Kaltenbrunner, comandante in capo del RSHA. Era stata lei, innamorata di Ciano, a tessere una tela con Edda per cercare di salvargli la vita, andando anche oltre l’incarico di impadronirsi dei preziosi documenti, e addirittura facendosi artefice di un’operazione delle SS per liberare il prigioniero, che aveva avuto il via libera da Heinrich Himmler ed Kaltenbrunner ed era programmata nella notte tra 7 e 8 gennaio, poche ore prima dell’apertura del processo di Verona prevista per le 9, la cui sentenza era già scritta: saranno infatti rifiutati tutti i testimoni citati dalla difesa e ammessi solo quelli dell’accusa.

Edda aveva recuperato a Roma i Diari con l’aiuto del conte Emilio Pucci, cucendoli all’interno della fodera di una pelliccia, e aveva consegnato due agende il 4 prendendo accordi per l’indomani, disattesi però dai tedeschi dopo una telefonata giunta da Berlino: Hitler era venuto a conoscenza del piano da Goebbels e Ribbentrop e aveva fatto saltare tutto. Dei sei gerarchi sotto processo a Verona, lunedì 10 gennaio cinque vennero condannati a morte e il solo Cianetti a 30 anni di reclusione (aveva ritrattato il voto del Gran Consiglio la notte stessa del 25 luglio, e per questo si salvò grazie a 5 voti contro 4); tutti gli altri, a partire da Dino Grandi, erano stati processati e condannati in contumacia alla pena capitale, e tutti sopravvivranno alla seconda guerra mondiale.

Le domande di grazia, dopo un assurdo e imbarazzato balletto di competenze di venti ore per non assumersi responsabilità e non caricarle sulle spalle di Mussolini già dilaniato dal suo ruolo politico e familiare (non gli vennero neppure recapitate), furono respinte dal console Italo Vianini: questi si era rifiutato per quattro ore di rigettarle ma poi era stato costretto a firmare da un ordine telefonico di Renato Ricci seguito da un altro ordine scritto, alle 8 del mattino di martedì 11 gennaio.

Nonostante fosse già tardi per procedere alla fucilazione, di prammatica all’alba (momento peraltro già fissato per quel giorno), alle 9 i condannati, come preventivamente comunicato ai tedeschi, furono condotti al poligono di tiro di forte San Procolo. Il plotone d’esecuzione, agli ordini di Nicola Furlotti, era composto da 30 militi disposti su due file. I tedeschi assistevano interessati e tutto venne filmato da un ufficiale della milizia. I condannati furono legati a una sedia disposti di spalle, secondo l’usanza italiana e si confessarono a don Giuseppe Chiot.

Alle 9.20, un momento prima della scarica, Ciano si voltò: nella notte aveva tentato di suicidarsi in cella ma la pillola che credeva di cianuro fornita da Felizitas Beetz era invece un banale sonnifero. I proiettili non l’uccisero, il corpo venne scosso da spasmi e furono necessari due colpi alla testa sparati da Furlotti.  A mezzogiorno, aprendo i lavori del consiglio dei ministri a Gargnano, Mussolini dirà: «Giustizia è fatta». Edda non gli rivolgerà mai più la parola e nel 1991 il figlio Fabrizio Ciano (1931-2008) intitolò un suo libro di memorie «Quando il nonno fece fucilare papà».

Leggi
1 7 8 9 10 11 41
Page 9 of 41