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Trovato il corpo del ragazzo che era scomparso nel lago di Bracciano

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AGI – Dopo giorni di ricerche è stato trovato il corpo del 19enne scomparso nelle acque del Lago di Bracciano. Il giovane, originario delle Mauritius, si era gettato in acqua alcuni giorni fa e non era più riemerso.

Per giorni i vigili del fuoco avevano cercato nel lago senza riuscire a trovare il corpo che è riemerso lunedì mattina a circa 300 metri dalla riva. Il cadavere è stato recuperato dal Nucleo Sommozzatori e messo a disposizione delle autorità competenti per le opportune analisi di riconoscimento.

A giugno 2021, in queste stesse acque, davanti a Trevignano, era scomparso un altro ragazzo, un olandese di 22 anni. Si era tuffato in acqua. Il suo corpo non è mai stato trovato.

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Ventiseienne violenta una donna di 78 anni a Dalmine

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AGI – Un ragazzo di 26 anni è stato arrestato, su ordine del gip di Bergamo, con l’accusa di violenza sessuale e lesioni aggravate commesse lo scorso gennaio a Dalmine ai danni di una donna di 78 anni. Stando alle indagini dei Carabinieri della compagnia di Treviglio, coordinate dalla procura, il giovane, T.A.C.C. originario del Sudamerica, avrebbe aggredito all’alba l’anziana signora mentre questa passeggiava in città. Dall’analisi dei filmati dei sistemi di video sorveglianza dell’area con gli accertamenti di laboratorio effettuati dal Ris di Parma sulle tracce biologiche repertate sugli indumenti della vittima, gli investigatori dell’Arma hanno identificato il presunto autore. Lo scorso sabato lo hanno rintracciato in centro a Dalmine e portato in carcere sulla base dell’ordinanza di custodia cautelare. 

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Un anno fa la tragedia della Marmolada. Non fu colpa dell’uomo

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AGI –  Sono giorni toccanti, di memoria e di ricordo, quelli che si stanno celebrando ai piedi della Marmolada, la ‘Regina delle Dolomiti’: alle 13,43 di quella torrida domenica 3 luglio di un anno fa – il 3 luglio ricorre il primo anniversario – una valanga provocata dal collasso della calotta sommitale del ghiacciaio di Punta Rocca travolse diciannove persone.

Undici morirono – sette vicentini, una trentina, un trevigiano, e due cechi – e otto rimasero ferite: ancora oggi ricordano quei terribili momenti oltre a riportare lesioni permanenti. Quella massa di materiale tra neve, blocchi di ghiaccio, massi e fango, scivolata a una velocità di 50-80 metri al secondo ha lasciato una ferita importante per il mondo della montagna e del turismo.

Quella zona della Marmolada, il massiccio ‘conteso’ tra Trentino e Veneto, è da sempre stata ad alta vocazione non solo alpinistica ma anche turistica. Un tempo non così tanto lontano – i primi anni 2000 – sul versante trentino della Marmolada si poteva ancora praticare lo sci primaverile.

Quella della Marmolada è stata una tragedia, una delle più pesanti della montagna. Dopo la strage di un anno fa la montagna venne subito chiusa, decretata la ‘zona rossa’ (vie d’accesso inibiti) da parte dell’amministrazione trentina mentre quella veneta dopo qualche giorno di chiusura per facilitare i soccorsi e il rispetto delle vittime, riaprì i tre tronconi della funivia in partenza da Malga Ciapela.

Gli escursionisti potevano salire fino ai 3.342 metri di Punta Rocca ma era vietato mettere piede sul ghiacciaio. La macchina dei soccorsi è stata sin da subito imponente, prima con gli elicotteri e poi, una volta verificata la sicurezza perché il rischio di nuovi crolli era reale, anche via terra. I pezzi dei cadaveri – così hanno riferito in più occasione i soccorritori – e i loro oggetti sono stati ritrovati anche diverse centinaia di metri verso valle.

Nessuna responsabilità umana

Il giorno seguente la strage a portare la sua vicinanza anche lo Stato italiano: ad Alba di Canazei arrivò l’allora premier Mario Draghi. Era stata aperta un’inchiesta per capire quanto accaduto e per escludere cause di terzi, archiviata recentemente dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trento, Enrico Borrelli: “crollo imprevedibile” ha scritto sulla sentenza.

Le stesse parole le avevano scritte anche i periti nominati dalla Procura del capoluogo trentino. Nessuna responsabilità dell’uomo, non è stato l’uomo ad aver provocato lo slittamento del seracco della calotta sommitale del ghiacciaio della Marmolada poco sotto Punta Rocca. Le cause sono riconducibili a eventi della natura.

Domenica 3 luglio 2022 era una giornata molto calda, a fondovalle c’erano 38 gradi e sulla ‘Regina delle Dolomiti’ la colonnina di mercurio da alcuni giorni non scendeva sotto lo zero. In occasione del primo anniversario della tragedia sono stati organizzati dibattiti ed incontri. Reinhold Messner, il ‘Re degli Ottomila’ essendo stato il primo alpinista della terra a essere salito su tutte le 14 montagne oltre gli 8.000 metri senza l’uso di ossigeno, ha detto, “la montagna è là e ci offre la possibilità di emozionarci” aggiungendo, “contiene per sua natura dei pericoli perché si tratta di ambienti che non possono essere esenti da rischi” precisando che “siamo chiamati a frequentare le vette con questa consapevolezza e usando la massima prudenza”.

Nella giornata del ricordo alle 11 sarà celebrata una messa a Passo Fedaia sul piazzale a monte del rifugio Cima Undici. Al termine della celebrazione religiosa, in uno spazio di meditazione situato poche decine di metri più in alto sarà deposta una targa commemorativa. Sarà un momento intimo al quale parteciperà anche una rappresentanza dei soccorritori e delle istituzioni. 

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La Selva si aggiudica il palio di Siena

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AGI – è andata come previsto. La contrada Selva di è aggiudicata il Palio di Siena di quest’anno. Nei pronostici i senesi l’avevano indicata come la contrada favorita d’obbligo, avendo la migliore accoppiata: Giovanni Atzeni detto Tittia, 9 vittorie, 38 anni, esordiente a Siena a soli 18, e il cavallo Violenta da Clodia con cui il fantino ha vinto nell’agosto dello scorso anno nella contrada del Leocorno. 

La corsa (la ‘carriera’) del 2 luglio è definita Palio di Provenzano, in onore della Madonna di Provenzano. Le dieci contrade che si sono date battaglia erano Istrice, Drago, Torre, Chiocciola, Aquila, Giraffa, Selva, Onda, Nicchio e Tartuca. Per Tittia è il decimo successo al palio e il quinto consecutivo a cui ha partecipato. Per la Selva è la 40esima vittoria al Palio di Siena.

Il destino ha riunito per questo Palio la coppia formata dal fantino Giovanni Atzeni e dalla cavalla Violenta da Clodia, che lo scorso agosto, nel Palio dell’Assunta, hanno portato il Leocorno alla vittoria (oggi la contrada non era rappresentata). La Selva, la contrada vincitrice, ha conquistato in premio il Drappellone, un elegante stendardo in seta di sette metri di lunghezza, realizzato quest’anno dall’artista molisano Roberto Di Jullo.

Quando si è conosciuto l’ordine di entrata tra i canapi si è capito che la mossa, dove Onda e Torre erano vicine, sarebbe durata a lungo. L’Onda, rivale della Torre, infatti, non concedeva spazio all’avversaria mentre Tittia giocava per sè cercando di sfiancare le contrade vicine. Tattica che come si è visto gli è riuscita con successo perchè quando la Chiocciola è entrata tra i canapi, la Selva è partita in testa mentendola fino alla conclusione senza che le avversarie, in particolare la Torre, giunta poi seconda ma lontana, mettessero in discussione il suo primo posto.

La corsa è stata seguita da una piazza affollata di turisti e contradaioli e, dalle trifore del palazzo comunale, da esponenti importanti della politica nazionale che hanno sostenuto nelle recenti elezioni comunali Nicoletta Fabio, sindaco eletto per il centro destra. Al termine della corsa i contradaioli della Selva hanno portato il palio (Drappellone) dipinto da Roberto Di Julllo fino alla basilica della Madonna di Provenzano per un ‘te deum’ di ringraziamento mentre il fantino è stato portato in trionfo sulle spalle dei contradaioli fino all’altare della chiesa. La festa nella contrada di Valleppiata durerà fino all’alba ma continuerà in varie forme per tutta l’estate. A fine settembre ci sarà la cena della vittoria. Al posto d’onore Violenta da Clodia e Tittia. 

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E’ morta la moglie del giudice Caponnetto

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AGI – Si è spenta a Firenze Elisabetta Baldi Caponnetto, moglie del giudice Antonino Caponnetto, fondatore e capo del pool antimafia di Palermo, scomparso il 6 dicembre 2002. La donna, cittadina onoraria di vari comuni tra cui Palermo, era presidente della Fondazione intitolata al marito e per anni ne aveva raccolto il testimone incontrando i giovani nelle scuole per la diffusione cultura antimafia.

Elisabetta Caponnetto era nata a Pistoia il 1 maggio 1922. Ha conosciuto da giovane il suo compagno di una vita Antonino Caponnetto che ha seguito fino alla morte. Dopo la scomparsa del marito, con alcuni amici e insieme a Salvatore Calleri, collaboratore storico del giudice, ha fatto nascere la Fondazione a lui dedicata di cui è stata presidente ad honorem.

Ha dedicato la sua vita alla legalità dopo la scomparsa del marito. Aveva tre figli e 5 nipoti.

“La Fondazione Caponnetto ricorda la nostra Maestra di vita Nonna Betta Caponnetto. Sarà un esempio per tutti noi”. Così il presidente della Fondazione, Salvatore Calleri, ricorda Elisabetta Baldi. “Una grande perdita – aggiunge il presidente onorario della Fondazione, Giuseppe Antoci – condividere con Elisabetta Baldi Caponnetto la presidenza onoraria della Fondazione è stato per me un grande onore ma da oggi, ancora di più, una grande responsabilità. Il mio cordoglio e il mio abbraccio alla famiglia. Antoci nel suo incarico di presidente onorario ha affiancato, in questi anni, proprio la moglie del giudice che ne ricopriva il ruolo dalla costituzione della Fondazione stessa. 

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Tensione tra fedeli e polizia alla festa del patrono di Agrigento

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AGI – Momenti di tensione all’uscita del fercolo per la prima domenica di San Calogero, la festa del copatrono più antica di Agrigento che ogni anno richiama migliaia di fedeli da tutta la provincia. La questura, pochi giorni fa, ha vietato, per motivi di sicurezza, di salire sopra il carro e occupare la scalinata e il sagrato della basilica, facendo venire meno una tradizione pluridecennale. Alcune centinaia di fedeli si sono rifiutati di adeguarsi alle disposizioni dando vita a un vero e proprio braccio di ferro e a inevitabili strascichi giudiziari.

La processione è iniziata con circa trenta minuti di ritardo perché la scalinata era interamente occupata di persone. Alla fine il fercolo è uscito solo dopo la mediazione del rettore e l’intervento energico delle forze dell’ordine che hanno creato un cordone umano. Almeno un paio di persone sono comunque salite sul carro e si sono arrampicate sul simulacro violando l’ordinanza della questura.

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Un suv Tesla contromano travolge una Lancia Y, morta la conducente 

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AGI – Un suv Tesla con a bordo dei ragazzi ha travolto una Lancia Y con alla guida una donna morta nello scontro. E’ successo nel tardo pomeriggio di ieri sulla via Laurentina, a Roma. Il suv, diretto dalla capitale a Pomezia, da quanto si apprende, procedeva contromano. Due ragazzi sono rimasti feriti in maniera non grave. La vittima, Simona Cardone, aveva 67 anni.

“L’incidente che si è consumato ieri sera sulla Laurentina, in cui un Suv con alla guida un ventenne avrebbe invaso la corsia opposta travolgendo ed uccidendo una donna a bordo della propria vettura”, dichiara in una nota Paolo Colangelo, presidente della Confarca, confederazione delle autoscuole “è l’ennesima dimostrazione che i ragazzi oggi non sono consapevoli dei rischi connessi alla guida di un veicolo, specialmente un Suv come una Tesla altamente prestazionale e che pone l’accento sulla poca conoscenza delle auto ibride ed elettriche”. 

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Il Papa:” Non stanchiamoci di pregare per la pace nel mondo”

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AGI  – “Anche in questo periodo estivo non stanchiamoci di pregare per la pace, in modo speciale per il popolo ucraino tanto provato. E non trascuriamo le altre guerre, purtroppo spesso dimenticate, i numerosi conflitti e scontri che insanguinano molti luoghi della terra. Tante guerre ci sono oggi… Interessiamoci di quello che accade, aiutiamo chi soffre, preghiamo perché la preghiera è la forza mite che protegge e sostiene il mondo”. Cosi’ Papa Francesco al termine dell’Angelus. 

“Pensiamo a quanti conflitti si potrebbero evitare e risolvere cosi’, mettendosi in ascolto degli altri con il sincero desiderio di comprendersi!”: Francesco ha così introdotto l’Angelus. Il Pontefice ha sottolineato che ciascuno di noi, con il Battesimo è un profeta, ossia “colui che indica agli altri Gesù, che lo testimonia, che aiuta a vivere l’oggi e a costruire il domani secondo i suoi disegni”. 

 

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Bufera sulle parole di Sgarbi, “è sessista e volgare”. Sangiuliano chiede spiegazioni

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AGI – Non si placano le polemiche dopo l’intervento del Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi all’evento inaugurale del programma estivo del teatro Maxxi di Roma. I dipendenti della Fondazione hanno protestato per i toni poco consoni, e anzi intrisi di volgarità, parolacce ed espressioni sessiste al punto che hanno scritto al presidente Giuli una lettera riservata per chiedergli di tutelare la dignità del museo delle arti del XXI secolo. 

Nella lettera, i 44 dipendenti del Maxxi scrivono: “Gentile Presidente, in aggiunta a quanto espresso nella nota del 22 giugno relativamente alla serata inaugurale di Estate al Maxxi, ci teniamo a precisare che in nessun modo le nostre parole erano intese come atto di sfiducia nei confronti della Presidenza della Fondazione”, esplicitano. “Piuttosto erano volte a consolidare il dialogo costruttivo e aperto – aggiungono i dipendenti – nel rinnovarle la piena fiducia. Cogliamo l’occasione per ringraziarla del confronto e del tempo che ci ha dedicato”. 

Sul caso è intervenuto il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che in una lettera a Giuli afferma: “Sono da sempre e categoricamente lontano da manifestazioni sessiste e dal turpiloquio, che giudico sempre e in ogni contesto inammissibili e ancor più in un luogo di cultura e da parte di chi rappresenta le Istituzioni. Il rispetto per le donne è una costante della mia vita. Per me essere conservatori significa avere una sostanza, uno stile e anche un’estetica di comportamento“. “La libertà di manifestazione del pensiero deve essere sempre massima e garantita a tutti – prosegue –  ma trova il suo limite nel rispetto delle persone – aggiunge – anche le forme dell’espressione non devono mai ledere la dignità altrui. Le istituzioni culturali, e so che Alessandro Giuli è d’accordo con me, devono essere aperte e plurali ma lontane ma lontane da ogni forma di volgarità. Chi le rappresenta deve mantenere un rigore piu’ alto di altri”.

 

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