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Koulibaly “Napoli può fare il bis, spero giocatori restino”

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ROMA (ITALPRESS) – “Sono molto felice per lo scudetto: ho lottato otto anni per averlo e tutti dicono che se fossi rimasto lo avrei vinto anche io, ma io credo nel destino. Era scritto così. Che dovevo andare via io, per vedere il Napoli campione d’Italia”. A parlare, in un’intervista a ‘Il Corriere dello Sport’, è Kalidou Koulibaly, 32enne difensore senegalese appena passato all’Al-Hilal con un super contratto dopo l’esperienza al Chelsea e la lunga militanza con la maglia del Napoli. “Con il Chelsea ho vissuto una grandissima esperienza – spiega Koulibaly – La Premier è fantastica: tanta intensità, tanti gol, giocatori molto veloci, grandi talenti. Loro si aspettavano il Koulibaly di Napoli, ma non credo che la mia stagione sia stata così male. Avevo bisogno di tempo: in un anno non ho potuto dimostrare quello che avrei voluto per le scelte dell’allenatore e della società”. L’africano, con cittadinanza francese, alla fine è andato via da Londra: “Non avevo garanzie di giocare sempre. Sono sempre stato serio e professionale, ma non mi piace stare in panchina a fare niente. Preferisco un posto dove mi vogliono, dove sono al centro di un progetto e posso essere di esempio ai giovani”. Anche per Koulibaly il Napoli può bissare lo scudetto: “Sì, certo, ha vinto con tanti punti di vantaggio e parte favorito, ma lo aspetteranno tutti, e tutti si rinforzeranno tanto. La Serie A sta tornando grande come confermano le tre finaliste in Europa e mi fa piacere. Tra l’altro quando si cambia allenatore ci vuole sempre del tempo, ma Garcia conosce molto bene il campionato italiano. Per lui sarà una grande sfida, ma è capace di fare ottime cose. Anche se tutto dipende da chi resta e da chi parte. Napoli merita un grande futuro in Italia e in Champions: questi giocatori hanno scritto la storia, ma se vinceranno un altro scudetto sarà un’impresa totale. Devono metterselo in testa: ognuno sceglie la propria carriera e la propria vita, ma a Napoli hanno fatto epoca e non possono andare via così. Spero che rimangano, che non vadano via tutti”. Rumors di mercato vorrebbero tra i possibili partenti anche Osimhen, attratto dalle sirene della Premier: “Non gli servono i miei consigli. Ogni tanto ci sentiamo e se vorrà mi chiamerà. Ma ormai Victor è un giocatore molto importante, tra i migliori del mondo: Gattuso lo ha aiutato, Spalletti è stato la svolta e ora non ha più bisogno di nessuno. Deve scegliere in libertà, da solo, senza ascoltare altri pareri. Soltanto così – conclude Koulibaly – non avrà rimorsi”.
– Foto LivePhotoSport –
(ITALPRESS).

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Ustica: una tragedia da 43 anni senza verità

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AGI – Continuano a essere senza nome i responsabili della strage della sera del 27 giugno 1980 quando il Dc9 dell’Itavia, partito da Bologna e diretto a Palermo, all’altezza dell’isola di Ustica usci’ dagli schermi radar e fu dato per disperso.

Solo il giorno dopo vennero avvistate le prime vittime che alla fine saranno 81 l’equivalente di tutti quelli che erano a bordo del velivolo. Le numerose rogatorie internazionali (indirizzate a Usa, Belgio, Germania, Francia e per finire anche al governo transitorio della Libia dopo la caduta del regime di Gheddafi) che la procura di Roma ha avviato negli anni scorsi, nell’ambito dell’inchiesta bis aperta per strage a carico di ignoti, non hanno mai consentito di arrivare a risultati concreti: alcuni Paesi hanno fornito informazioni senza alcuna rilevanza penale mentre altri hanno totalmente ignorato la richiesta.

Queste, comunque, le tappe principali della vicenda giudiziaria 

Giugno 1980

Gli atti urgenti dell’indagine sono affidati al pm di Roma Giorgio Santacroce. Le prime ricostruzioni parlano di cedimento strutturale del velivolo, ma c’è chi ipotizza che a causare l’esplosione siano stati una bomba o un missile.

18 Luglio 1980

Sui monti della Sila, in località Timpa delle Magare, viene ritrovato ufficialmente il relitto di un Mig 23 libico: si pensa che l’aereo sia precipitato la sera del 27 giugno e abbia avuto un ruolo nella tragedia del Dc9.

25 Novembre 1980

John Macidfull, esperto dell’ente Usa per la sicurezza del volo, consegna al magistrato una perizia in cui si rivela la presenza di un caccia sconosciuto accanto al Dc9 al momento dell’esplosione.

Primavera 1982

La commissione ministeriale scarta l’ipotesi del cedimento strutturale e sposa quella dell’esplosione: esterna (missile) o interna (bomba).

Novembre 1984

Il giudice istruttore Vittorio Bucarelli affida una nuova perizia a una commissione coordinata dall’ingegner Massimo Blasi. Si decide il recupero del relitto.

Estate 1986

Parte l’operazione recupero, affidata a due navi e a un sottomarino di una società francese che risulterà legata ai servizi segreti.

Marzo 1989

La commissione Blasi sposa la tesi del missile.

Primavera 1990

Due dei cinque esperti della commissione cambiano idea e parlano di bomba.

Luglio 1990

Bucarelli, accusato dall’ex ministro Amato di essere un bugiardo, si dimette. Gli subentra Rosario Priore.

Inverno 1992

Incriminazione per una settantina tra ufficiali e sottufficiali dell’Aeronautica militare per depistaggi, distruzione di prove e falso. Per sette generali si profila l’aggravante dell’alto tradimento.

Luglio 1994

Il collegio Misiti parla di un ordigno che sarebbe stato nascosto nella toilette dell’aereo. Ma i magistrati accusano gli esperti di una serie di errori e snobbano la perizia.

Giugno 1997

Sul tavolo di Priore arriva il dossier completo di 17 anni di lavoro: 700 cartelle di analisi sui dati radar e 3.000 pagine di allegati. L’ipotesi che emerge è quella che il Dc9, la sera dell’incidente, volò per un’ora all’interno di un vero scenario di guerra.

Dicembre 1997

Un supplemento di perizia conferma l’affollamento di velivoli nei cieli italiani la sera della tragedia. Quasi tutti i velivoli in volo quella notte avevano i transponder spenti per evitare di essere identificati.

31 Dicembre 1997

Si chiude l’indagine. Priore deposita un milione e mezzo di atti.

 31 Luglio 1998

La Procura formula le sue richieste.

31 Agosto 1999

Priore dispone 9 rinvii a giudizio: quattro generali dell’Aeronautica sono accusati di attentato agli organi costituzionali con l’aggravante dell’alto tradimento, cinque devono rispondere di falsa testimonianza.

24 Settembre 2000

Prima udienza del processo davanti alla terza Corte d’assise di Roma, presidente Giovanni Muscarà.

1 Dicembre 2000

La Corte rimette gli atti ai pm relativamente alle posizioni dei 5 militari accusati di falsa testimonianza: saranno processati con il rito previsto dal nuovo codice di procedura penale. Il processo prosegue per i quattro generali dell’Aeronautica.

19 Dicembre 2003

I pm Erminio Amelio, Maria Monteleone e Vincenzo Roselli chiedono la condanna a sei anni e nove mesi di reclusione, di cui quattro anni da condonare, dei generali Lamberto Bartolucci e Franco Ferri e l’assoluzione di Corrado Melillo e Zeno Tascio.

30 Aprile 2004

La seconda Corte d’assise di Roma derubrica il reato di attentato agli organi costituzionali con l’aggravante dell’alto tradimento. Dopo 3 giorni di camera di consiglio, viene disposto il non doversi procedere nei confronti di Bartolucci e Ferri. Assolti Melillo e Tascio.

15 Dicembre 2005

La prima Corte d’assise d’appello assolve “perché il fatto non sussiste” i generali dell’Aeronautica Bertolucci e Ferri dall’accusa di aver depistato le indagini. I pm annunciano ricorso in Cassazione.

10 Gennaio 2007

Assoluzione definitiva per Bartolucci e Ferri: la prima sezione penale della Cassazione conferma la sentenza d’appello e sono quindi esclusi risarcimenti.

27 Giugno 2007

27 anni dopo, i resti del relitto vengono ricomposti nel ‘Museo della memoria’ a Bologna.

4 Giugno 2008

Nel processo per la strage di Ustica “non è mai stato opposto il segreto di Stato”, “né risulta che tale vincolo sia stato apposto su atti o documenti inerenti il caso”. Ad assicurarlo è il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.

24 Maggio 2010

In un film inchiesta il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, racconta di un “aereo francese” che “si era messo sotto il Dc9, per non essere intercettato dal radar dell’aereo libico che stava trasportando Gheddafi. A un certo punto lancia un missile per sbaglio, volendo colpire l’aereo del presidente libico”.

1 Luglio 2010

l ministero della Giustizia, su richiesta della Procura di Roma, che ha aperto una nuova indagine sulla strage, inoltra quattro rogatorie internazionali negli Stati Uniti, Francia, Belgio e Germania.

22 Novembre 2010

Aurelio Misiti, presidente della Commissione dell’inchiesta tecnica sulla strage di Ustica, spiega in una conferenza stampa a Bologna di aver “individuato l’esplosione interna come causa della caduta dell’aereo”.

17 Giugno 2011

C’erano 21 aerei militari in volo (5 sconosciuti, gli altri americani e inglesi) nei cieli di Ustica la notte del 27 giugno 1980. Lo afferma la Nato in un documento ufficiale che il giornalista Andrea Purgatori mostra per la prima volta in un programma di Rai3.

28 Gennaio 2013

La tesi che fu un missile ad abbattere il Dc9 dell’Itavia ad Ustica “è abbondantemente e congruamente motivata”. Lo afferma la sentenza con la quale la terza sezione civile della Corte di Cassazione respinge il ricorso presentato dal ministero della Difesa e delle Infrastrutture e ribadisce che i parenti delle vittime del disastro vanno risarcite.

22 Ottobre 2013

Ancora la Cassazione stabilisce che la Itavia potrebbe essere fallita in seguito alla “significativa attività di depistaggio” sviluppatasi attorno al disastro.

29 Giugno 2017

La prima sezione civile della corte d’appello di Palermo boccia il ricorso dell’Avvocatura dello Stato e nel confermare i risarcimenti stabiliti sei anni prima dal tribunale sancisce che più di 17 milioni di euro siano destinati ai familiari di alcune delle vittime.

22 Maggio 2018

Le sezioni unite civili della Cassazione stabiliscono un risarcimento di oltre 265 milioni di euro che i ministeri delle Infrastrutture e della Difesa devono versare alla compagnia aerea Itavia per i danni patiti a seguito del disastro aereo.

6 Dicembre 2018

La terza sezione civile della Cassazione ha disposto che sia superiore ai 265 milioni di euro il risarcimento che i ministeri di Difesa e Infrastrutture devono a Itavia. Dopo la pronuncia delle sezioni unite relativa al danno per la perdita dell’aeromobile (escluso perché già coperto da indennizzo assicurativo), la Suprema Corte ha quantificato pure il risarcimento legato al danno da revoca delle concessioni in volo. 

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Spacciavano e torturavano nel Nord-Ovest, 25 arresti  

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AGI – Tortura con uccisione del torturato, tentata estorsione, rapina, detenzione di armi e reati in materia di stupefacenti: sono alcune delle accuse al centro di una vasta operazione antidroga della Polizia di Stato di Varese che ha portato all’arresto di 25 persone, 24 in carcere e una domiciliari, legate a una banda per lo più formata da marocchini che spacciava nelle zone boschive delle province lombarde e piemontesi. I Gip di Busto Arsizio, Novara e Lodi hanno accolto le richieste delle rispettive Procure della Repubblica, nei confronti del gruppo nel quale figura un solo cittadino italiano con mansioni di autista, i cui componenti sono indagati a vario titolo. Le diverse misure cautelari sono state eseguite con la collaborazione delle Squadre Mobili di Milano, Novara, Genova, Cremona, Lodi, Piacenza, Pavia nonché con l’ausilio di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Milano.

Gli arresti sono stati eseguiti in Lombardia nelle province di Milano, Lodi, Pavia e Cremona, ed anche nelle province di Novara e Piacenza. Parte dei soggetti destinatari – irregolari in Italia e senza fissa dimora – è risultata irreperibile. Un arresto è stato eseguito in Germania dalle autorità di polizia di quel Paese, attivate dall’Unità FAST italiana (incardinata nel Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia) a seguito della emissione del Mandato d’Arresto Europeo da parte del Gip. La complessa attività di indagine condotta dalla Squadra Mobile di Varese, culminata con gli odierni arresti, ha preso avvio nel maggio del 2022 con il ritrovamento del cadavere di un uomo privo di documenti, di probabile origine nord-africana, abbandonato seminudo in una piazzola di sosta a bordo strada della SS336 nel Comune di Lonate Pozzolo, con evidenti segni di violenza subita. 

Le indagini hanno permesso di accertare che l’uomo ucciso – successivamente identificato per un ragazzo di 24 anni marocchino – aveva fatto parte di un gruppo di presunti spacciatori tutti di nazionalità marocchina, facenti capo a due fratelli che vivevano nel milanese, “proprietari” di diverse piazze di spaccio situate in zone boschive delle province di Milano, Varese, Novara, Pavia e Lodi.
Secondo quanto finora ricostruito, il movente della tortura a cui ha fatto seguito la morte del ragazzo sarebbe stato il furto di droga e soldi per un valore di circa 30.000 euro che il soggetto ucciso aveva compiuto qualche settimana prima nei confronti del gruppo di presunti spacciatori di cui faceva parte, e per il quale lavorava con un complice in una zona boschiva posta a cavallo dei Comuni di Pombia/Oleggio/Marano Ticino, in Piemonte. Con tale droga provento del furto il ragazzo aveva cercato di aprire una “sua” piazza di spaccio in provincia di Varese, in zona Laveno Mombello.
Sulla base di quanto contestato, il gruppo era riuscito nei giorni seguenti ad avere certezza dell’affronto subito da parte del ragazzo, ed il capo lo aveva convocato dicendo che doveva parlargli. La disponibilità, suo malgrado, del ragazzo nei confronti dell’ex “capo” gli sarebbe stata fatale: da un Comune della provincia di Milano il ragazzo sarebbe stato condotto dal capo e da uno dei complici nel bosco in cui aveva rubato la droga e i soldi al gruppo, li’ ad attenderli c’erano altri componenti del gruppo, che si sarebbero scagliati contro il ragazzo accusato del furto, lo avrebbero percosso e seviziato con vari strumenti, sino al decesso, avvenuto dopo alcune ore di acute sofferenze, al termine di violenze crudeli e prolungate. Il suo corpo sarebbe stato poi trasportato nottetempo dal bosco in cui era stato ucciso alla piazzola di sosta in cui è stato trovato la mattina successiva, a seguito di segnalazione da parte di alcuni passanti.
Poco dopo aver iniziato le torture nei confronti del ragazzo, una donna – presuntivamente identificata poi nella compagna del capo del gruppo – aveva chiamato ripetutamente il padre di quest’ultimo, riferendo quello che stava accadendo e chiedendo il pagamento della cifra che il ragazzo aveva rubato. L’uomo, che viveva in Spagna, aveva chiesto di liberare il figlio rendendosi disponibile a recuperare la cifra necessaria, chiedendo, però, del tempo a tale scopo, ma la morte del ragazzo è intervenuta prima che potesse recuperare la somma necessaria.
La notte successiva al ritrovamento del cadavere il capo del gruppo è fuggito in Spagna, grazie al determinante ausilio offerto dalla sua compagna. 

A dirigere gli affari avrebbe lasciato in Italia il fratello e alcuni fidati uomini che avrebbero proseguito nel fiorente traffico di droga venduta nei boschi lombardi e della provincia di Novara, sempre, comunque, sotto le costanti direttive del capo.
L’indagine ben ha mostrato l’organizzazione e le modalità del traffico di stupefacenti effettuato ad opera di gruppi composti quasi esclusivamente da cittadini marocchini che hanno eletto a piazze di spaccio aree boschive. Dentro al bosco ci sono normalmente due persone, una – che ha la capacità di parlare e comprendere sufficientemente la lingua italiana – addetta alla ricezione delle chiamate da parte dei clienti che fanno l’ordine annunciando il proprio arrivo, l’altra addetta alla consegna della droga al cliente. Chi riceve le chiamate normalmente è il “capo posto”, e gestisce la droga, preparando le dosi, e i soldi; droga e soldi che, nei momenti di “riposo”, lo stesso “capo posto” nasconde all’interno del bosco stesso, cercando di non farsi vedere dall’altra persona con cui lavora in quel punto, per non rischiare che questo possa appropriarsi di tali “risorse”, fuggendo. L’addetto alla consegna al cliente, invece, normalmente è un marocchino giovane da poco giunto in Italia. Quasi tutti sono irregolari sul territorio nazionale.
Si è accertato che il gruppo indagato disponeva di appartamenti affittati da prestanome, e di vetture intestate a prestanome o noleggiate per pochi giorni (con documenti ottenuti da terzi, dietro pagamento di somme di denaro) attraverso società che forniscono il servizio a distanza tramite portale internet.
Nella disponibilità del gruppo criminale, poi, vi sarebbero state anche armi, sia bianche (ad esempio machete), sia da fuoco (fucili e pistole), anch’esse occultate nei boschi di spaccio, ostentate sui profili Facebook e utilizzate per rappresaglie e in caso di contrasti con gruppi rivali (ad esempio a seguito della sottrazione dei telefoni dello spaccio oppure per la conquista di un luogo di spaccio conteso). Almeno due sono gli episodi registrati nel corso dell’attività di indagine, per i quali si è proceduto separatamente innanzi all’A.G. competente per territorio: il primo è avvenuto a fine luglio del 2022 in un locale della provincia di Milano ove, a seguito di rissa fra alcuni dei soggetti emersi nell’indagine, sono stati esplosi alcuni colpi di pistola; il secondo è avvenuto a metà settembre in provincia di Varese, quando appartenenti al gruppo indagato e concorrenti rivali si sono scontrati a colpi di arma da fuoco.
La maggior parte dei soggetti indagati ha precedenti o pregiudizi di polizia in materia di stupefacenti; il capo, inoltre, è stato denunciato in tre occasioni a partire dal 2020 per sequestro di persona e lesioni commesse ai danni di propri sodali nell’ambito dei contrasti legati allo spaccio di stupefacenti. 

Sar

Disimpegna 

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Tajani “A Milano la terza sezione del Tribunale europeo dei brevetti”

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MILANO (ITALPRESS) – Milano sarà la sede della terza sezione del Tribunale europeo dei brevetti (TUB). A darne notizia è stato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Il comitato amministrativo del Tub – ha scritto su Twitter – ha appena approvato ufficialmente la decisione. Una buona notizia per l’Italia e un riconoscimento per Milano”. Apprezzamento per il prestigioso riconoscimento è stato espresso anche dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana: “Un risultato molto importante per Milano e l’intera Lombardia, frutto del lavoro di tutti gli attori che hanno partecipato alle trattative”, che poi ha sottolineato “il ruolo decisivo assunto dal nuovo Governo che, con un’energia e un’accelerata certamente più forte di quanto avvenuto in precedenza, ha creduto in questo progetto e si è impegnato per raggiungere questo traguardo. Ora – ha proseguito Fontana – siamo in attesa di conoscere quali competenze verranno attribuite alla Lombardia che, giova sempre ricordarlo, è la regione dove si depositano il maggior numero di brevetti e la ricerca si sposa con innovazione e industria”. Sulla stessa falsariga il commento del sindaco del capoluogo meneghino, Beppe Sala, che si è detto “felice” per essere stata selezionata come “sede della terza sezione del Tribunale Europeo dei Brevetti. E’ il risultato di un grande lavoro congiunto, che ci ha sempre visto in prima linea. Al lavoro per dimostrare la validità della scelta e per ampliare con il Governo le deleghe che ci sono state assegnate”. “Si tratta di un’assegnazione che oltre al prestigio porterà grandi benefici sotto il profilo economico e di giurisdizione – ha evidenziato infine il ministro della Giustizia, Carlo Nordio -. Milano era ed è la capitale economico-finanziaria del nostro Paese ed è quindi il posto più indicato per ospitare la terza sede del Tub”, ha concluso il guardasigilli.
(ITALPRESS).
-foto agenziafotogramma.it-

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Aeroitalia, Riggio “A Palermo voli regolari e puntuali”

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PALERMO (ITALPRESS) – “I voli della compagnia Aeroitalia, sulla tratta Palermo-Roma Fiumicino-Palermo, stanno funzionando molto bene e senza intoppi”. Così in una nota vito Riggio, amministratore delegato di Gesap, la società di gestione dell’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo. “Dal canto nostro, possiamo affermare che Aeroitalia sta mantenendo gli impegni sulla regolarità e sulla puntualità dei voli – conclude Riggio -, così come sulle tariffe da e per Palermo, che mantengono un livello del tutto accettabile”.

– foto agenziaFotogramma.it –
(ITALPRESS).

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Tg Economia – 26/6/2023

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Tg Economia - 26/6/2023

In questa edizione:
– Pensioni. Unimpresa, costi in aumento del 65% entro il 2026
– Boom di assunzioni nella ristorazione
– Estate calda per il turismo, boom degli stranieri
– Tassi di interesse in aumento, obiettivo inflazione al 2%

sat/mrv

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Boom di assunzioni nella ristorazione

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Boom di assunzioni nella ristorazione

Sono 165 mila le assunzioni previste nel settore del turismo nel mese di giugno, circa 7.000 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Di queste, oltre i 3/4, ossia 124 mila, riguardano i servizi di ristorazione sia per l’avvio delle imprese stagionali che per l’intensificazione dell’attività dovuta al turismo. A renderlo noto è il Centro Studi di FIPE-Confcommercio, la Federazione italiana Pubblici Esercizi, sulla base delle evidenze emerse dal Sistema Informativo Excelsior Unioncamere- ANPAL.
mrv

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A Palermo Mattarella, il re di Spagna e il presidente del Portogallo

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PALERMO (ITALPRESS) – I tre capi di Stato, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Re di Spagna, Felipe VI, e il presidente portoghese, Marcelo Rebelo De Sousa, oggi sono in visita a Palermo in occasione del simposio Cotec Europa 2023, a cui parteciperanno domani. L’incontro istituzionale annuale tra le Fondazioni per l’Innovazione italiane, portoghesi e spagnole, che quest’anno sarà sul tema centrale “Innovazione nella finanza sostenibile”, si terrà infatti domani al Teatro Massimo di Palermo: è previsto anche l’intervento del Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Intanto, nel pomeriggio, la prima tappa è stata alla Cattedrale: ad accogliere i tre capi di Stato sono stati il presidente della Regione, Renato Schifani, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, e il sindaco, Roberto Lagalla. Subito dopo, è stata la volta di Piazza Villena, conosciuta come i “Quattro Canti” e, infine, i tre ospiti hanno visitato le carceri segrete di Palazzo Chiaramonte Steri.

– foto ufficio stampa Comune Palermo –
(ITALPRESS).

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Al via gli ordini delle nuove Giulia e Stelvio Quadrifoglio

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TORINO (ITALPRESS) – Presso gli showroom italiani di Alfa Romeo è possibile ordinare le Nuove Giulia e Stelvio Quadrifoglio.
Il motore 2.9 V6 è stato potenziato a 520 CV ed è abbinato al differenziale autobloccante meccanico. Si tratta di un importante accorgimento tecnico che, grazie ad una messa a punto specifica derivante dall’esperienza progettuale di Giulia GTA, contribuisce a migliorare il comportamento della vettura e la motricità, ottimizzando il trasferimento di coppia, aumentando stabilità, agilità e velocità in curva. L’offerta commerciale prevede un set di soluzioni d’acquisto e di mobilità, ritagliate su misura delle diverse esigenze, offerte da FCA Bank e Leasys.
Grazie a Stellantis Financial Services è possibile provare l’esperienza di guidare Nuove Giulia e Stelvio Quadrifoglio con una proposta finanziaria esclusiva: una rata da 790 euro al mese. Con la possibilità di scegliere, alla scadenza del contratto, tra tre diverse opzioni: sostituire la vettura acquistandone una nuova, tenere l’auto pagando la rata finale residua o rifinanziandola, oppure restituirla.
Con Noleggio Chiaro di Leasys si può scegliere la formula di noleggio a lungo termine che prevede, inclusi nel canone, un set completo di servizi (gestibili comodamente anche da smartphone, grazie all’app UMOVE): la copertura RCA, l’assistenza stradale, il servizio di manutenzione ordinaria e straordinaria, nonchè le coperture furto, incendio e riparazione danni e il servizio di infomobilità I-Care. In più, il cliente ha diritto di prelazione sull’acquisto della vettura al termine del periodo di noleggio. L’offerta presenta un canone mensile a partire da 1.199 euro (iva esclusa) e un anticipo di 19.999 euro (iva inclusa) per Nuova Giulia Quadrifoglio e canone mensile a partire da 1.349 euro (iva esclusa) e un anticipo 20.999 euro (iva inclusa) per Nuovo Stelvio Quadrifoglio. La formula include 36 mesi e 60.000 km.
(ITALPRESS).
-foto ufficio stampa Alfa Romeo-

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Fvg, Amirante “Intermodalità e porto strategici per Monfalcone”

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GORIZIA (ITALPRESS) – L’intermodalità quale soluzione strategica alle criticità del traffico e la centralità del porto sono stati i temi al centro di un incontro tra l’assessore regionale a Infrastrutture e territorio del Friuli Venezia Giulia Cristina Amirante e il sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint.
“Sono molti i temi che l’Amministrazione comunale ha posto all’attenzione della Regione sia in termini di criticità sia di opportunità e sui quali possiamo mettere in campo diverse strategie condivise”, ha detto Amirante a margine dell’incontro evidenziando innanzitutto il tema del casello del Lisert “i cui futuri lavori dovranno rendere l’infrastruttura autostradale adeguata alle esigenze del traffico, così come della conformità del territorio. Monfalcone – ha aggiunto l’assessore – è strategica anche rispetto al trasporto ferroviario dei passeggeri e sarà interessata dai lavori di adeguamento delle due direttrici verso Gorizia e verso Cervignano, con la soppressione anche di una serie di passaggi a livello”.
Quanto alla viabilità ordinaria è stato affrontato il tema della possibile creazione di strozzature in occasione dei lavori di realizzazione della rotatoria R1, a cura di Fvg Strade, lungo la statale 14 all’incrocio con la strada per Grado; il cantiere comporterà un restringimento delle carreggiate per consentire l’inserimento del sottopasso ciclopedonale prefabbricato, che potrà creare rallentamenti in occasione delle ore di punta o dell’intensità del traffico estivo.
“Anche in questo caso, come in generale per tutta la viabilità ordinaria che interessa la bretella Sud da Ronchi al centro di Monfalcone e che poi insiste sui collegamenti al contesto urbano, la tematica va letta con l’ottica dell’intermodalità, una strategia che la Regione si è data con l’obiettivo della riduzione del traffico urbano”, ha evidenziato Amirante, secondo la quale “le soluzioni possibili sono molteplici e vanno dalla fruizione locale dell’autostrada, all’uso della ferrovia e del sistema di scambio bici-auto-ferro attraverso il parcheggio intermodale o addirittura via mare con collegamenti di trasporto pubblico locale sperimentali”.
Nel pomeriggio Amirante, accompagnata dal sindaco, si è recata in visita al Porto di Monfalcone dove ha incontrato anche il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale Zeno D’Agostino.
“Abbiamo fatto il punto sullo sviluppo del porto con un approccio pianificatorio che possa mettere a sistema in maniera coerente e sinergica le infrastrutture di competenza regionale con quelle degli altri attori del sistema portuale. Ci sono interventi strategici che riguardano, ad esempio, l’allungamento della banchina e l’infrastruttura di raccordo ferroviario e più in generale tutta la logistica che deve rispondere alle esigenze di natura produttiva. In questo quadro dobbiamo agire per garantire sia lo spostamento delle merci sia quello delle persone che si recano al lavoro e che nel cosiddetto ‘ultimo migliò del loro tragitto possono fruire di un sistema ciclabile”, ha concluso Amirante.

– Foto Ufficio stampa Regione Friuli Venezia Giulia –

(ITALPRESS).

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