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A Vercelli il primo impianto per il riciclo del legno 100% circolare

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A Vercelli il primo impianto per il riciclo del legno 100% circolare

Un investimento da 58 milioni di euro, oltre 115mila alberi che non verranno abbattuti, 40 posti di lavoro. Sono alcuni numeri del Circular Wood, un impianto da 50mila metri quadrati realizzato da Iren in meno di due anni alle porte di Vercelli: produrrà supporti logistici da legno provenienti esclusivamente dalla raccolta differenziata.
xb4/fsc/mrv

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Patto Regione Campania-Sindacati contro infortuni e morti bianche

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NAPOLI (ITALPRESS) – Un fronte comune tra sindacati e istituzioni regionali, da allargare anche alle organizzazioni datoriali e agli enti di ispettorato e sicurezza, per invertire la rotta sul fronte degli incidenti sul lavoro e per combattere il fenomeno delle ‘morti bianchè. E’ l’impegno assunto nel corso della tavola rotonda dal titolo ‘Lavoro: qualità e sicurezzà, promosso a Napoli dal gruppo del Pd in Consiglio regionale. La Campania è maglia nera al Sud ed è terza tra le regioni italiane in questa triste graduatoria. Secondo gli ultimi dati Inail, nel 2022 sono stati 91 i casi di ‘morti bianchè, uno ogni 4 giorni. A questi numeri si sono aggiunti, sempre nel 2022, i 33mila infortuni sul lavoro (oltre 90 al giorno), di cui quasi 26mila nei settori dell’industria e dei servizi. Con la mozione presentata in Consiglio regionale il 22 dicembre scorso dal consigliere Massimiliano Manfredi e sottoscritta da tutto il gruppo, il Pd ha chiesto e ottenuto la modifica della legge regionale del 9 agosto 2013 in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
In particolare, l’intervento ha introdotto la possibilità per la Regione di costituirsi parte civile nei procedimenti penali relativi a fatti commessi nel territorio campano in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, destinando le somme percepite a titolo di risarcimento al finanziamento di azioni volte al contrasto degli infortuni e delle morti sul lavoro. Con l’ultima legge di bilancio, inoltre, si è previsto uno stanziamento complessivo di 250mila euro per il triennio 2023-2025, da destinare a percorsi socio-educativi per i figli delle vittime di incidenti mortali sul lavoro.
“Accanto a questo, che riguarda il post – sottolinea Manfredi – siamo impegnati con i sindacati per la costituzione di un nuovo patto tra mondo delle imprese, parti sociali e politica al fine di rafforzare il tema della prevenzione, perchè noi vinceremo solo quando queste morti e questi incidenti non ci saranno più”. Anche l’assessore regionale al Lavoro e alle Attività produttive, Antonio Marchiello, sostiene la necessità di “mettere insieme tutte la parti coinvolte per capire come si possa proteggere al meglio il lavoratore” e annuncia la volontà della Regione di istituire “sportelli informativi all’interno dei Centri per l’impiego per i percorsi di sicurezza che riguardano tutti gli attori del ciclo produttivo. Dobbiamo promuovere un tavolo organizzato per settori – aggiunge – e portare avanti un’azione di convincimento, anche attraverso gli sportelli”.
Il presidente del Consiglio regionale, Gennaro Oliviero, parla di “un passo in avanti notevole della Regione, grazie al lavoro del gruppo Pd, attraverso la modifica della legge regionale”. La vicepresidente Loredana Raia auspica che, da questo incontro, nasca “un confronto allargato anche alle parti datoriali. Se vogliamo segnare un passo significativo sulla tutela dei lavoratori – ragiona – dobbiamo avere la possibilità di un confronto complessivo con tutti gli attori in campo, perchè la sicurezza sul lavoro parte dalla prevenzione e dalla formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro”.
I sindacati rimarcano il salto di qualità della Campania sul piano legislativo e sul sostegno alle famiglie delle vittime. “Aver modificato la legge regionale n.11 del 2013 consente a una regione come la nostra, con numeri drammatici, di avviare un’azione di civiltà nel restituire valore al lavoro – evidenzia il segretario generale della Cgil di Napoli e Campania, Nicola Ricci – Chiediamo alla Giunta una strategia comune per un protocollo sulla legalità e uno sulla complessa materia degli appalti”. Di fronte a una “ecatombe di vittime e incidenti – rilancia il segretario generale della Uil Campania, Giovanni Sgambati – è essenziale istituire una procura speciale, come accade per l’antimafia, perchè al di là del sostegno economico, le famiglie hanno bisogno di una giustizia giusta, su un tema come la sicurezza sul lavoro che non è più rimandabile se vogliamo essere davvero un Paese civile”. L’invito ad aprire il confronto ai datori di lavoro arriva anche da Antonio Altobelli, della segreteria provinciale Cisl di Napoli.
“L’associazione datoriale è fondamentale per la tematica in oggetto – evidenzia – la questione va affrontata complessivamente da tutti i soggetti, perchè quando c’è qualità nel processo produttivo c’è un arricchimento e una riduzione dei rischi. Anche la formazione non va fatta solo al lavoratore, ma innanzitutto ai datori di lavoro, che molte volte prestano più attenzione ad altri fattori rispetto alla sicurezza”. Il segretario generale dell’Ugl Campania, Vincenzo Abbrescia, parla di “situazione catastrofica. A livello nazionale perdiamo tre lavoratori ogni giorno e abbiamo un infortunio sul lavoro ogni minuto – ricorda – In Campania ci sono dati ancora più mortificanti. Il lavoro portato avanti dal gruppo del Pd è un primo intervento, che va coniugato con azioni più ampie sulla formazione e sul rafforzamento della sorveglianza sanitaria da parte delle istituzioni”.

– foto: xc9/Italpress

(ITALPRESS).

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Nicolato va oltre gli errori arbitrali “Andremo avanti”

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FIRENZE (ITALPRESS) – “Non mi aspetto le sue scuse, non credo che ce le debba nemmeno, sarà il primo a essere dispiaciuto del suo errore. Credo che un arbitro che fa della sua passione il suo lavoro, se rivede la partita, sia il primo a non essere soddisfatto di sè stesso”. Paolo Nicolato, dal ritiro degli azzurrini a Cluj, il giorno dopo la sconfitta con la Francia al debutto negli Europei Under 21, torna sull’arbitraggio che ha pesantemente condizionato il risultato finale. “Mi dispiace tornarci sopra ma non è solo una questione di Var – ha aggiunto – Ci sono stati alcuni episodi che col Var c’entrano poco e che tutto lo stadio ha visto senza il Var. Mi riferisco in particolare al fatto su Okoli che è successo davanti a me e c’erano sia il quarto uomo che il guardalinee. L’impressione che ho avuto io è che togliendo il Var a degli arbitri che erano abituati ad usarlo adesso anche gli arbitri stessi non prendono le decisioni in tempi brevi, e non sono più abituati a dare attenzione a certe cose perchè spesso erano risolte dal Var”. Dalla gara di ieri, ad ogni modo, “ho avuto buone risposte. Abbiamo affrontato una squadra di grande livello, a mio avviso ci siamo confermati formazione che merita di stare in questa competizione, e cercheremo di fare il massimo. Le cose ora non si sono messe bene e non sono facili però dobbiamo avere l’ambizione di andare avanti perchè ce lo meritiamo e ce lo dovremo meritare da qui a fine Europeo”.
– foto LivePhotoSport –
(ITALPRESS).

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Realtà virtuale immersiva al Pronto soccorso del Gemelli ed i bimbi non piangono più

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ROMA (ITALPRESS) – “Somministrare” a un bambino la realtà virtuale sotto forma di giochi o storie interattive, durante un trattamento o una procedura invasiva, contribuisce a ridurre la sensazione di dolore e la reazione d’ansia che li accompagnano. E’ quanto stanno osservando i pediatri del Pronto Soccorso Pediatrico del Policlinico Gemelli: facendo indossare ai piccoli pazienti un visore da realtà virtuale, si riescono a rimuovere schegge da una manina imprudente o a mettere dei punti senza che il bambino avverta dolore o si stressi oltre misura (e con lui, i genitori), urlando a pieni polmoni.
“L’ansia dei bambini, in Pronto Soccorso – spiega il dottor David Korn, Dirigente Medico di I livello, Pronto Soccorso Pediatrico e Responsabile dei Progetti di Digital Health per la Salute della Donna e del Bambino, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – può essere causata da molti fattori, tra cui il dolore e la paura per la procedura, e spesso si manifesta con pianto, aggressività o il rifiuto a eseguire visite e procedure diagnostiche o terapeutiche necessarie. Questi comportamenti possono essere difficili da gestire, sia per i genitori, che per il personale sanitario. Il personale medico e infermieristico è abituato ad affrontare tali situazioni; ma oggi, attraverso l’utilizzo di tecniche innovative come la realtà virtuale, è possibile ridurre per il tempo necessario, attraverso il gioco, lo stress e l’ansia dei piccoli pazienti”.
“Distrarre” il bambino da quello che il medico sta facendo, immergendolo nella realtà virtuale di un gioco o del suo cartone preferito o di un video-gioco, aiuta a contenere la sua ansia e ad alzare la soglia del dolore.
“Abbiamo osservato – prosegue il dottor Korn – che i bambini durante una procedura (per esempio rimozione di un corpo estraneo, punti di sutura, prelievo venoso e arterioso), non ritraggono la mano per il dolore; non è dunque necessario tenerli bloccati, perchè con il visore indosso, sono del tutto distratti e tranquilli; i genitori si tranquillizzano a loro volta e contribuiscono a non alimentare un clima di ansia. E i vantaggi si estendono anche a medici e infermieri, perchè un ambiente tranquillo riduce di molto il loro burnout”.
“Nel nostro Pronto Soccorso Pediatrico – ricorda il professor Antonio Chiaretti, Direttore del Pronto Soccorso Pediatrico di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS, docente di Pediatria Università Cattolica, campus di Roma – stiamo utilizzando, in collaborazione con il dottor Cyril Sahyoun (Urgences Pediatriques – Hòpitaux Universitaires de Genève, HUG), la realtà virtuale completamente immersiva, grazie a un visore donato dalla Onlus Lollo 10, che opera attivamente all’interno del nostro Policlinico. In pratica, al momento dell’esecuzione di una procedura dolorosa, facciamo indossare al bambino un visore in grado di creare un’esperienza immersiva e interattiva, creando ambienti e situazioni rassicuranti, che lo distraggono dall’ambiente che lo circonda. Tale sperimentazione ci permette di eseguire tutta una serie di procedure dolorose (suture di ferite, riduzione di fratture, rimozione di corpi estranei o prelievi) e invasive (esami radiografici e specialistici) nei bambini che accedono al nostro pronto soccorso, senza ricorrere all’uso di farmaci o sedativi per tranquillizzarli. Ovviamente, tale metodica offre molteplici vantaggi, sia in termini di stress parentale e personale, che in termini di risparmio di tempo e di risorse, abbattendo in maniera significativa i tempi di permanenza e di esecuzione di tali procedure nel nostro PS. I primi risultati – conclude il professor Chiaretti – sono davvero sorprendenti, perchè i bambini, quando iniziano a giocare e a interagire con il visore, si estraniano completamente dal mondo esterno; questo permette loro anche di rimuovere l’esperienza traumatica legata alla permanenza in PS e agli operatori sanitari di lavorare senza alcun tipo di stress”.
“Distrarre” i piccoli pazienti è una parola chiave, ben nota da sempre ai pediatri che, tra tutti i medici, si distinguono per il camice pieno di spillette colorate e di penne sormontate da buffi pupazzetti che spuntano dal taschino. E dunque, il visore per un’esperienza immersiva da realtà virtuale è solo un’evoluzione di questo concetto. Che, a giudicare dalle prime esperienze, sembra davvero molto efficace.
La realtà virtuale è costituita da un ambiente artificiale che viene sperimentato dal bambino attraverso stimoli sensoriali (come immagini e suoni) forniti da un computer e in cui le proprie azioni e movimenti determinano, in parte, ciò che accade nell’ambiente circostante. Può essere classificata, in base al livello di isolamento dal mondo reale in: non-immersiva (basata, cioè, su computer o tablet), semi-immersiva (quando si utilizzi un grande schermo 3D), e completamente immersiva (nel caso in cui si utilizzi un display montato su un visore che consente interazioni multiple attraverso più canali sensoriali). In tal modo, la realtà virtuale crea ambienti illusori in cui il senso delle azioni è definito dalle contingenze e dagli stimoli neurosensoriali. L’interazione attiva dei pazienti con il mondo virtuale è necessaria per un’immersione completa; questo fa sì che il bambino si distacchi, temporaneamente, dal mondo reale.
foto ufficio stampa Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS
(ITALPRESS).

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Realtà virtuale immersiva al Pronto soccorso del Gemelli ed i bimbi non piangono più

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ROMA (ITALPRESS) – “Somministrare” a un bambino la realtà virtuale sotto forma di giochi o storie interattive, durante un trattamento o una procedura invasiva, contribuisce a ridurre la sensazione di dolore e la reazione d’ansia che li accompagnano. E’ quanto stanno osservando i pediatri del Pronto Soccorso Pediatrico del Policlinico Gemelli: facendo indossare ai piccoli pazienti un visore da realtà virtuale, si riescono a rimuovere schegge da una manina imprudente o a mettere dei punti senza che il bambino avverta dolore o si stressi oltre misura (e con lui, i genitori), urlando a pieni polmoni.
“L’ansia dei bambini, in Pronto Soccorso – spiega il dottor David Korn, Dirigente Medico di I livello, Pronto Soccorso Pediatrico e Responsabile dei Progetti di Digital Health per la Salute della Donna e del Bambino, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – può essere causata da molti fattori, tra cui il dolore e la paura per la procedura, e spesso si manifesta con pianto, aggressività o il rifiuto a eseguire visite e procedure diagnostiche o terapeutiche necessarie. Questi comportamenti possono essere difficili da gestire, sia per i genitori, che per il personale sanitario. Il personale medico e infermieristico è abituato ad affrontare tali situazioni; ma oggi, attraverso l’utilizzo di tecniche innovative come la realtà virtuale, è possibile ridurre per il tempo necessario, attraverso il gioco, lo stress e l’ansia dei piccoli pazienti”.
“Distrarre” il bambino da quello che il medico sta facendo, immergendolo nella realtà virtuale di un gioco o del suo cartone preferito o di un video-gioco, aiuta a contenere la sua ansia e ad alzare la soglia del dolore.
“Abbiamo osservato – prosegue il dottor Korn – che i bambini durante una procedura (per esempio rimozione di un corpo estraneo, punti di sutura, prelievo venoso e arterioso), non ritraggono la mano per il dolore; non è dunque necessario tenerli bloccati, perchè con il visore indosso, sono del tutto distratti e tranquilli; i genitori si tranquillizzano a loro volta e contribuiscono a non alimentare un clima di ansia. E i vantaggi si estendono anche a medici e infermieri, perchè un ambiente tranquillo riduce di molto il loro burnout”.
“Nel nostro Pronto Soccorso Pediatrico – ricorda il professor Antonio Chiaretti, Direttore del Pronto Soccorso Pediatrico di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS, docente di Pediatria Università Cattolica, campus di Roma – stiamo utilizzando, in collaborazione con il dottor Cyril Sahyoun (Urgences Pediatriques – Hòpitaux Universitaires de Genève, HUG), la realtà virtuale completamente immersiva, grazie a un visore donato dalla Onlus Lollo 10, che opera attivamente all’interno del nostro Policlinico. In pratica, al momento dell’esecuzione di una procedura dolorosa, facciamo indossare al bambino un visore in grado di creare un’esperienza immersiva e interattiva, creando ambienti e situazioni rassicuranti, che lo distraggono dall’ambiente che lo circonda. Tale sperimentazione ci permette di eseguire tutta una serie di procedure dolorose (suture di ferite, riduzione di fratture, rimozione di corpi estranei o prelievi) e invasive (esami radiografici e specialistici) nei bambini che accedono al nostro pronto soccorso, senza ricorrere all’uso di farmaci o sedativi per tranquillizzarli. Ovviamente, tale metodica offre molteplici vantaggi, sia in termini di stress parentale e personale, che in termini di risparmio di tempo e di risorse, abbattendo in maniera significativa i tempi di permanenza e di esecuzione di tali procedure nel nostro PS. I primi risultati – conclude il professor Chiaretti – sono davvero sorprendenti, perchè i bambini, quando iniziano a giocare e a interagire con il visore, si estraniano completamente dal mondo esterno; questo permette loro anche di rimuovere l’esperienza traumatica legata alla permanenza in PS e agli operatori sanitari di lavorare senza alcun tipo di stress”.
“Distrarre” i piccoli pazienti è una parola chiave, ben nota da sempre ai pediatri che, tra tutti i medici, si distinguono per il camice pieno di spillette colorate e di penne sormontate da buffi pupazzetti che spuntano dal taschino. E dunque, il visore per un’esperienza immersiva da realtà virtuale è solo un’evoluzione di questo concetto. Che, a giudicare dalle prime esperienze, sembra davvero molto efficace.
La realtà virtuale è costituita da un ambiente artificiale che viene sperimentato dal bambino attraverso stimoli sensoriali (come immagini e suoni) forniti da un computer e in cui le proprie azioni e movimenti determinano, in parte, ciò che accade nell’ambiente circostante. Può essere classificata, in base al livello di isolamento dal mondo reale in: non-immersiva (basata, cioè, su computer o tablet), semi-immersiva (quando si utilizzi un grande schermo 3D), e completamente immersiva (nel caso in cui si utilizzi un display montato su un visore che consente interazioni multiple attraverso più canali sensoriali). In tal modo, la realtà virtuale crea ambienti illusori in cui il senso delle azioni è definito dalle contingenze e dagli stimoli neurosensoriali. L’interazione attiva dei pazienti con il mondo virtuale è necessaria per un’immersione completa; questo fa sì che il bambino si distacchi, temporaneamente, dal mondo reale.
foto ufficio stampa Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS
(ITALPRESS).

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La lunga storia della protesi del pene: cinque secoli di tentativi e il successo 50 anni fa 

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AGI – Dalle protesi di legno create nel XVI secolo in Francia da Ambroise Paré, all’inserimento di ossa degli anni ’30, alle stecche acriliche degli anni ’50, fino all’inserimento di impianti di polietilene negli anni ’60, bisognerà attendere fino al luglio del 1973 quando la prima protesi peniena idraulica impiantata veniva descritta sulla rivista Urology da Scott, Bradley e Timm.

L’intervento, eseguito con successo senza problemi di rigetto né di infezioni dagli autori presso la Divisione di Urologia del Baylor College of Medicine Texas Medical Center di Houston, venne realizzato con due pompe anziché una, collocate nella zona scrotale e l’inserimento submuscolare nell’addome di un serbatoio piatto, che diventerà cilindrico successivamente con un cambio di forma dettato soprattutto per facilitare il lavoro del chirurgo.

“Dal primo impianto, le protesi sono evolute con l’avvento di nuove tecnologie, materiali e con il perfezionamento della tecnica chirurgica sono diventate una procedura sicura, mininvasiva ed efficace. Il posizionamento protesico richiede circa un’ora ed è completamente nascosto perché non ci sono componenti esterne”, spiega Alessandro Palmieri, presidente SIA e professore di Urologia all’Università Federico II di Napoli.

Quanto tempo ci vuole per essere operativi

“La convalescenza è molto breve e i tempi di recupero complessivamente rapidi: nel giro di un mese e mezzo circa si può riprendere ad avere una vita sessuale attiva con una erezione ripristinata al 100%. Il principale rischio è quello di infezione della protesi, che ne richiede l’immediata rimozione. Tale complicanza è tuttavia molto bassa e avviene in un caso ogni mille impianti”.

I due tipi di protesi

La protesi del pene è un dispositivo meccanico che ripristina il meccanismo interno dell’erezione senza alterare la sensibilità esterna del pene nell’emissione del liquido seminale. Esistono attualmente due classi di protesi: gonfiabile e non gonfiabile. La prima detta anche semirigida è un dispositivo formato da due cilindri di silicone rigido che vengono inseriti nei cilindri naturali del pene, chiamati corpi cavernosi. Il dispositivo conferisce una rigidità tale da consentire la penetrazione in ogni momento, per cui il pene è sempre “pronto all’uso” ma ha una anima malleabile alla base, che permette all’organo di essere riposto nel cavo dell’inguine.

La protesi gonfiabile, detta anche idraulica, può mimare uno stato di flaccidità o di erezione a seconda che sia gonfia o no. È costituita da un circuito chiuso molto sofisticato, fatto da due cilindri di silicone che vanno a occupare l’interno dei corpi cavernosi che si riempiono di acqua proveniente da un serbatoio, posizionato vicino alla vescica all’interno dell’addome. Il liquido dal serbatoio passa ai cilindri della protesi attraverso quella che in gergo viene definita una “pompetta”.

Si tratta di un attivatore inserito all’interno dello scroto il cui schiacciamento fa passare l’acqua dal serbatoio ai due cilindri, che si riempiono di fluido anziché di sangue e vanno in erezione. Una volta che il rapporto viene completato, lo stesso attivatore viene utilizzato per sgonfiare l’impianto, permettendo all’acqua di compiere il passaggio inverso dai cilindri al serbatoio. La protesi così si svuota e il pene ritorna flaccido.

Il prototipo ‘touchless’

Dalla prima protesi nel 1973 la ricerca in campo chirurgico e nella produzione di device ha fatto passi da gigante e oggi punta a realizzare protesi touchless, capaci di funzionare senza “pompetta”, di utilizzo più agevole e minori rischi di rotture delle componenti idrauliche.

“Oggi è in sperimentazione presso l’ospedale universitario Eleuterio Gonzalez della Universidad Autonoma di Monterrey in Messico, un prototipo penieno che ha il vantaggio di essere attivato senza la necessità di pompare manualmente sullo scroto, come avviene tipicamente negli impianti idraulici convenzionali”, dichiara Simone Cilio, andrologo del Dipartimento di Neuroscienze, Scienze Riproduttive e Odontostomatologia, Unità di Urologia dell’Università “Federico II” di Napoli.

“In questo caso, è un neurotrasmettitore modulare che percepisce lo stimolo eccitativo dal sistema nervoso centrale per innescare l’erezione. Per il futuro – aggiunge l’andrologo – si sta studiando anche un altro meccanismo che permette di innescare la funzione di erezione per induzione termica, grazie alla attivazione di un elettromagnete. L’impianto protesico, da pochi anni introdotto anche in Italia e oggi in sperimentazione presso la Urological Institute and Department of Urology della “Johns Hopkins” University School of Medicine di Baltimora, è stato descritto nello studio pubblicato su The Journal of Sexual Medicine.

Il prototipo di protesi è costituito da un cilindro impiantabile che usa tubi in lega di nichel-titanio al posto di silicone rigido. Questa tipologia di protesi non gonfiabile elimina la necessità di serbatoi e pompe, rendendo il dispositivo più facile da utilizzare”, conclude Cilio.

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Aspi, a Napoli assunti 17 ingegneri formati nell’Academy Federico II

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NAPOLI (ITALPRESS) – Diciassette giovani ingegneri assunti con contratto a termine in società del Gruppo Autostrade e altri venti stabilizzati con contratto a tempo indeterminato. E’ il risultato delle due edizioni della Smart Infrastractures Academy (SiAcademy), percorso di alta formazione nato da un’intesa fra Università di Napoli Federico II, Aspi-Autostrade per l’Italia e Tecne (società di ingegneria del Gruppo Autostrade). L’Academy, diretta e coordinata da Andrea Prota, direttore del Dipartimento Strutture dell’Ateneo federiciano, è entrata in attività nel 2021 e i corsi sono giunti alla seconda edizione. L’obiettivo è formare giovani laureati in Ingegneria, selezionati a seguito di un bando, nella concezione, gestione e monitoraggio delle infrastrutture viarie, con prospettiva di inserimento lavorativo in società del Gruppo Autostrade. A luglio è previsto un nuovo bando per selezionare i partecipanti alla terza edizione, che porterà alcune novità nel percorso formativo, mantenendo le prospettive occupazionali che hanno caratterizzato le prime due edizioni di SiAcademy.
“Si rafforza e si consolida la nostra partnership con l’Università Federico II, che ci consente di rinforzare le competenze interne dell’azienda, e nello stesso tempo di formare nuovi giovani che possano contribuire al tema dell’ingegneria, diventato fondamentale per le infrastrutture. Abbiamo costruito intorno ad un centro di eccellenza, come questa Academy napoletana, così come con il Politecnico di Torino e altre strutture nazionale, un network di eccellenza del nostro sistema Paese”, ha commentato Gianluca Orefice, responsabile Risorse Umane di Autostrade per l’Italia. “Queste nuove risorse all’interno di Autostrade per l’Italia si occuperanno di ingegneria delle costruzioni, di ingegneria per la statica, per la sorveglianza, l’ispezione, la progettazione di nuove opere, con un occhio importante all’innovazione tecnologia. Quindi sarà molto importante poter far leva sulla capacità non soltanto di uno studio tradizionale della costruzione, ma innovativo sia nei metodi che nei contenuti, in modo tale – aggiunge Orefice – da dare alla nostra infrastruttura una sostenibilità a prova di futuro”.
“Aver puntato su Napoli – spiega il dirigente di Autostrade – è perchè Aspi ha una forte tradizione sia attraverso la partecipazione in Tangenziale di Napoli, ma anche perchè c’è una collaborazione importante e datata col mondo della Federico II, e con queste basi abbiamo, anche in tempi molto rapidi, costruito questa Academy: una prova di capacità reciproca tra imprese private e pubblico ha dato una prova di eccellenza”. Per Andrea Prota le novità per il prossimo bando “sono – dice – un’accentuazione maggiore sul tema delle gallerie oltre che sui ponti, e poi come contenuti formativi, un’accentuazione della parte che riguarda tutto quello che gli ingegneri devono fare per seguire la buona esecuzione dei lavori. Ormai, da due anni a questa parte, sono partiti molti cantieri anche qui a Napoli, come i lavori sulla Tangenziale. Quindi c’è bisogno di tecnici che supervisionano, fanno direzione lavori, contabilità, controllo della sicurezza, della gestione dei cantieri. L’altra novità, che riguarda più i giovani, è che siccome questo è un percorso che ha un profilo nazionale, perchè qui vengono docenti da varie Università italiane, Aspi e Tecne stanno pensando di mettere a disposizione ulteriori risorse finanziarie, che già nella seconda edizione erano consistite in 6 borse di studio, che hanno supportato ragazzi che provenivano da fuori Campania. In questa nuova edizione, che coinvolgerà circa 24 allievi, ci sarà un rimborso spese mensile, che consentirà anche una prima fonte di guadagno e un’anticamera al lavoro che noi speriamo anche l’anno prossimo, come succede oggi, questi ragazzi possano trovare una collocazione lavorativa”.
Il presidente di Tecne, Ennio Cascetta, ha affermato: “Il nostro Paese – dice – ha di fronte delle sfide davvero epocali nel settore delle autostrade. Dobbiamo rigenerare e rimettere in sicurezza le infrastrutture autostradali più vecchie d’Europa. Dobbiamo farlo mentre il traffico continua e cresce, e mentre il trasporto stradale sta attraversando una vera e propria rivoluzione: veicoli a guida autonoma, decarbonizzazione, e quindi transizione energetica dei veicoli. Veramente – aggiunge Cascetta – si combinano una serie di sfide, paragonabili a quelle che i nostri nonni hanno affrontato nel primo Dopoguerra, quando hanno iniziato a costruire questo capolavoro che è il sistema autostradale italiano. quindi abbiamo bisogno di una nuova generazione di ingegneri, che stiamo costruendo nelle Academy, con i rapporti con le Università. Dobbiamo creare dei Centri di eccellenza come è stato per il settore delle strade e delle autostrade in Italia per decenni”, ha concluso.

– foto: xh6/Italpress

(ITALPRESS).

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Energia, Pichetto “Proposta Pniec entro il 30 giugno”

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Energia, Pichetto

“Riusciremo a presentare la proposta sul Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) entro i termini stabiliti. Stiamo affinando gli ultimi indicatori. Vorrei ricordare che quella del 30 giugno è la proposta di indirizzo e poi avremo un anno per la parte di completamento”. Così il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

xb4/tvi/gtr

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Convalidato il fermo dei due minori accusati di aver ucciso un clochard

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AGI – Il gip del tribunale dei Minorenni di Napoli ha convalidato il fermo per i due ragazzi di 16 anni accusati di aver ucciso a calci e pugni martedì scorso un quarantenne ghanese a Pomigliano d’Arco (Napoli). Per i due è stato disposto il trasferimento in carcere con l’accusa di omicidio aggravato.

Akwasi Adofo Friederick, 40 anni, senza fissa dimora, era stato picchiato con violenza in via Principe di Piemonte, la zona dove dormiva su una panchina e chiedeva l’elemosina, ed è deceduto in ospedale. I carabinieri di Castello di Cisterna hanno quindi eseguito il provvedimento restrittivo che contesta il reato con l’aggravante dei futili motivi e dalla crudeltà. Il clochard era stato aggredito anche da una banda di giovanissimi tempo fa.

Gli aggressori incastrati dalle telecamere

Friederick è morto in ospedale per un grave trauma cranico e un’emorragia cerebrale, dopo essere stato soccorso in strada nella notte tra domenica e lunedì. Le indagini sono partite dall’acquisizione e minuziosa analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza pubblica e privata presenti nella zona in cui la vittima è stata soccorsa.

Proprio una telecamera, installata in un esercizio commerciale, ha ripreso la violenta aggressione, improvvisa e immotivata, da parte dei minori mentre il clochard era da solo in strada. I due, dopo aver colpito al volto l’uomo, hanno continuato a sferrare calci e pugni, la maggior parte dei quali indirizzati al capo, anche quando ormai la vittima era immobile a terra. Così i carabinieri hanno cominciato una sistematica raccolta di immagini impresse nei sistemi di videosorveglianza della città.

Coltelli e bastoni sui social degli indagati

I video estrapolati hanno permesso di ricostruire il percorso dei due aggressori e di ottenere ritratti più nitidi dei volti: il successivo raffronto con i contenuti multimediali pubblicati dai ragazzi sui propri profili social network, ha definitivamente consentito la loro individuazione.

Nei profili social degli indagati, contenuti che esaltano la violenza, immagini di coltelli e bastoni retrattili. Nel corso delle perquisizioni locali svolte presso le abitazioni degli indagati, sono stati trovati indumenti utili alle indagini.

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Malta, world Caravaggio experts request an urgent investigation

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LA VALLETTA (MALTA) (ITALPRESS/MNA) – International renowned Caravaggio experts are requesting an urgent investigation into the impact of the ongoing works on the Italian painter’s work at St John’s Co-Cathedral in Valletta.
Art historian and Caravaggio expert Keith Sciberras brought the attention that the tapestry hall under construction will permanently obstruct a window that overlooks Caravaggiòs The Beheading of St John.
However, the cathedral’s representatives countered that the window is kept permanently shuttered, saying that the works will not have an impact on the painting or the viewing experience.
But 28 leading Caravaggio scholars and top art curators signed a letter of protest sent to St John’s Co-Cathedral Foundation President Monsignor Emmanuel Agius, expressing their concern over the impact that this will have on the painting. They say that the works will “obliterate the original line of light that Caravaggio took into account” when working on the painting, insisting that “such impact cannot be permitted under any grounds within such a major historic space”. They added that the plans to permanently block the window is “scandalous and outrageous”.
Those who signed the letter include the directors of the National Gallery in London and Romès Galleria Borghese, high-ranking figures at The Metropolitan Museum of Art and The Frick Collection in New York as well as renowned Caravaggio scholars from several universities in Europe and North America, among others.
The United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO) and the Superintendent of Cultural Heritage were also informed on the matter.

– Foto Agenziafotogramma.it –

(ITALPRESS).

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