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Cadono in una cisterna di vino, padre e figlio muoiono asfissiati

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AGI – Incidente del lavoro in una cantina di Gioia del Colle, nel Barese, dove ieri sera sono morti asfissiati un padre e suo figlio. Il 47enne Filippo Colapinto sarebbe caduto dentro una cisterna che stava pulendo e il padre, nel tentativo di salvarlo, sarebbe caduto a sua volta.

Le esalazioni del vino sono state fatali a entrambi e i soccorsi sono stati vani. L’incidente è avvenuto nella Cantina storica del cardinale, alla periferia di Gioia del Colle. Vigili del fuoco e carabinieri sono intervenuti sul posto e hanno subito avviato gli accertamenti. 

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Uccise Carol Maltesi durante un video sexy in casa, Davide Fontana condannato a 30 anni

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AGI – Trent’anni di carcere. È la condanna pronunciata dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio nei confronti di Davide Fontana, reo confesso di aver ucciso la vicina di pianerottolo Carol Maltesi colpendola in testa con un martello e tagliandole la gola tra il 10 e l’11 gennaio del 2022 mentre giravano un filmino hard nella casa di lei, a Rescaldina, in provincia di Milano.

La Procura aveva chiesto l’ergastolo con due anni di isolamento diurno per i reati di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere. Ma i giudici, dopo una lunga camera di consiglio, non hanno riconosciuto tre delle aggravanti contestate (premeditazione, crudeltà e motivi abietti e futili) mentre hanno riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle residue aggravanti.

L’uomo aveva raccontato agli inquirenti di avere fatto a pezzi il cadavere tentando, senza riuscirci, di dargli fuoco in un braciere. In un secondo momento il bancario e food blogger ha congelato i resti della ragazza di 26 anni in un frigo comprato su Amazon e poi li ha gettati in un dirupo tra i monti bresciani, a Borno, dove sono stati ritrovati in quattro sacchi di plastica nel marzo del 2022.

Maltesi, madre di un figlio piccolo, lavorava come commessa in un negozio di profumi, poi si era avvicinata al mondo del porno a pagamento attraverso il sito ‘Onlyfans’ col nome ‘Charlotte Angie’. Una perizia psichiatrica ha accertato che l’imputato era capace di intendere e di volere.

Per più di due mesi, dal telefonino della ragazza aveva risposto ai messaggi “nel tentativo di far credere loro che fosse viva”. Agli altri attori e agli amici che la cercavano aveva raccontato che “voleva cambiare vita, lasciare il mondo del porno”. Bugie ripetute fino all’interrogatorio della confessione.

Fontana dovrà risarcire il figlio della vittima

Davide Fontana dovrà risarcire 180mila euro al figlio di Carol Maltesi, la donna che, come ha confessato e come ha stabilito la sentenza di primi grado, ha ucciso. Inoltre dovrà versare ai nonni del bimbo complessivamente 100mila euro e 20mila euro al padre del bambino. L’uomo ha assistito alla lettura del verdetto.

La Corte ha accolto alcuni degli argomenti portati dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Stefano Paloschi e Giulia Ruggeri, secondo i quali non ci fu premeditazione perché si trattò di un delitto d’impeto e nemmeno la crudeltà perché non ‘infierì’ sul corpo della donna oltre a quanto fosse funzionale alla sua uccisione.

Ha cercato di liberarsi del cadavere “con modi maldestri, approssimativi, confusi”, è stata la tesi dei legali, e non aveva fatto ricerche pregresse su come disfarsi del corpo, né per procurarsi il materiale per farlo a pezzi e per la pulizia, che è stata definita “grossolana”.

Accolte anche le generiche equivalenti alle residue aggravanti che i legali avevano richiesto tenendo conto delle scuse di Fontana che aveva detto: “So di poter sembrare parecchio distaccato e controllato, provo un’enorme sofferenza ogni giorno. Sono pentito per quello che ho fatto e non so se riuscirò mai a perdonarmi. Voglio chiedere scusa a tutti, in particolare ai familiari di Carol e a suo figlio”. 

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Il pacemaker, il Covid, la leucemia, tutte le battaglie del Cavaliere

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AGI – Dal tumore al lungo ricovero per Covid, dal pacemaker alla leucemia che, alla fine, lo ha stroncato a 86 anni. La lunga vita di Silvio Berlusconi è stata costellata, soprattutto negli ultimi anni, da diversi problemi fisici affrontati sempre con la consueta tempra da lottatore.

A partire dal tumore alla prostata, per il quale fu operato nel 1997 in gran segreto nel “suo” San Raffaele, notizia poi confermata dallo stesso Cavaliere nel 2000. Nel 2006 l’intervento al menisco, da parte del luminare dei calciatori prof. Mertens in Belgio.

Lo stesso anno, il malore durante un comizio a Montecatini: l’ex premier si accascia sul palco, e dopo gli accertamenti di rito, il mese successivo, viene operato a Cleveland per l’impianto di un pacemaker. Sono gli anni in cui lo stesso leader di Forza Italia scherza sui suoi malanni, sottolinea la sua eccezionale tempra, con l’allora medico personale Umberto Scapagnini (morto nel 2013), che ne rilevava la resistenza fisica arrivando a dire: “Silvio ci seppellirà tutti, è tecnicamente immortale”.

Negli anni successivi, si registra una nuova caduta nel 2019 a Zagabria, senza particolari conseguenze. Sempre nel 2019 un altro intervento chirurgico, per un’occlusione intestinale. Nel 2020 quella che lo stesso Berlusconi definì “la prova più dura”: il Covid, con polmonite bilaterale, lo costringe al ricovero al San Raffaele, dieci lunghi giorni di angoscia e preoccupazione. Quando esce, il Cav è provato, ma trova la forza di incontrare i cronisti: “Ho pensato di morire, ma anche questa volta l’ho scampata”, sottolinea.

Nel 2021 nuovo ricovero, stavolta a Nizza, per scompenso cardiaco. Un mese dopo, una caduta in casa a Villa Grande, nuovo quartier generale romano dopo la cessione di Palazzo Grazioli. Negli ultimissimi anni le condizioni declinano: all’inizio del 2022, nel pieno della corsa al Quirinale (al quale non aveva nascosto di aspirare), altro ricovero al San Raffaele, per un’infezione.

Infine, ad aprile di quest’anno il ricovero improvviso al San Raffaele per una infezione polmonare. Il medico di fiducia, il prof. Alberto Zangrillo che da anni lo segue, annuncia che Berlusconi soffre di una grave patologia ematologica, la leucemia mielomonocitica cronica. Dopo oltre un mese di terapie le dimissioni, precedute dal video, l’ultimo, inviato alla convention di Forza Italia, che mostra un Cavaliere segnato dalla malattia ma ancora combattivo. Due giorni fa il ritorno nell’ospedale milanese che tante volte lo ha accolto, curato e in qualche modo protetto. Ancora “controlli programmati”, che pero’ nascondono un peggioramento dei valori del sangue e delle condizioni generali, che questa mattina ha portato al decesso. 

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Stop alle ricerche della bambina scomparsa a Firenze [VIDEO]

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AGI –  Nelle prossime ore sarà chiuso il Piano provinciale per le persone scomparse. È quanto deciso nel corso della riunione della cabina di regia convocata in Prefettura a Firenze per le ricerche della bambina scomparsa sabato, Kataleya Mia Alvarez. Al tavolo sono state analizzate le risultanze delle attività disposte nella giornata di ieri e svolte dai vigili del fuoco e dalle squadre dei volontari della protezione civile comunale e della città metropolitana.

Al riguardo i Vigili del Fuoco hanno svolto attività di perlustrazione in prossimità del torrente Mugnone, del fiume Arno e del Parco delle Cascine con sommozzatori, squadre Sa (sistema aeromobile a pilotaggio remoto) e squadre di terra, anche con l’ausilio di unità cinofile. Importante anche il contributo dei 225 volontari della protezione civile che hanno orientato la loro attività in prossimità del luogo della scomparsa fino a Via Pistoiese. Attività di ricerca che hanno dato esito negativo.

Procura apre fascicolo per sequestro di persona

Sequestro di persona a scopo di estorsione. È questo il titolo di reato con cui è stato aperto il fascicolo dalla procura di Firenze in merito alla scomparsa di Kata. Si tratta di un reato di competenza della direzione distrettuale antimafia e per questo è stato coassegnato a due magistrati. Secondo le risultanze investigative, il rapimento è l’ipotesi più accreditata al momento. Nel pomeriggio, la procura ha ascoltato la madre della bambina e un’amica.

Secondo quanto si apprende, inizialmente il fascicolo sarebbe stato aperto per l’ipotesi di reato di abbandono di minore e successivamente sarebbe stato cambiato in sequestro di persona. “Non abbiamo novità rispetto a ieri – ha spiegato il generale Gabriele Vitagliano, comandante provinciale dei carabinieri di Firenze – È confermata la ricostruzione con la bambina che giocava nel cortile e poi tra le 15 e le 15,15 è stata persa di vista”.

“La madre e altri hanno iniziato a cercarla e poi quando hanno perso la speranza di trovarla, alle 20 sono andati alla stazione dei carabinieri di Santa Maria Novella e mentre presentavano la denuncia immediatamente la Prefettura ha avviato immediatamente il piano persone scomparse”.

Il padre ha tentato di togliersi la vita

Il padre di Kataleya Mia Chicllo Alvarez è detenuto nel carcere fiorentino di Sollicciano per reati contro il patrimonio e furto. Ieri, dopo avere appreso della scomparsa della bambina, ha tentato il suicidio ingerendo del detersivo e nel corso della notte avrebbe tentato di togliersi la vita provando a strangolarsi con un filo. Nel pomeriggio è stato trasferito in ospedale, dove è rimasto fino a questa mattina per fare poi ritorno nella struttura penitenziaria. La notizia è stata confermata da fonti vicine all’indagine.

Il padre della bimba, molto agitato e, piantonato dalla polizia penitenziaria, avrebbe tentato anche in ospedale, durante la notte, il suicidio, provando a strangolarsi con un cavo

La madre in Procura

Da oltre un’ora viene ascoltata dai magistrati, come persona informata sui fatti, della procura di Firenze la madre della piccola Kata

Il mitomane

“Una amica della madre ha ricevuto una telefonata di una persona che diceva che la bambina era con lui. Riteniamo che fosse un mitomane, non ha fornito elementi pratici e non ha detto perché avrebbe fatto il sequestro. Riteniamo che sia una telefonata fallace ma ci stiamo lavorando lo stesso per individuare l’autore”. Lo ha detto il generale Gabriele Vitagliano, comandante provinciale dei carabinieri di Firenze.

“Stiamo cercando di rintracciare la persona che ha fatto la telefonata”. Circa il nome fatto ai carabinieri dalla madre della bimba, il generale Vitagliano precisa: “La madre facendo una valutazione di buon senso, ha supposto la sparizione della figlia collegata a litigi avvenuti all’interno della struttura, ma non ci ha dato un nome preciso”. Voglio “precisare – aggiunge – che non ci sono state richieste di denaro o a carattere estorsivo”.

178 i volontari della protezione civile in campo

Da ieri, alle ore 21 la Protezione civile del Comune di Firenze ha impiegato 75 squadre di volontari con il compito di perlustrare le strade indicate dai carabinieri per la ricerca di Kata. Nel giro di un’ora ieri avevano già risposto più di cento volontari. Quelli impiegati in totale sono stati 178, oltre a nove tecnici del Servizio di Protezione civile.

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Il movimento antimafia di Palermo è guidato da “legioni” giunte dalle Marche

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AGI – “A cu’ apparteni?”. E’ più che una domanda, questa frase del mondo siciliano che interroga costantemente le relazioni tra le persone. Non è tanto una richiesta di faziosità quanto una pretesa di trasparenza da parte di chi la pone: da dove vieni, quali sono le tue origini, perché sei qui? L’AGI lo ha chiesto ad “Our Voice”, il movimento che sembra aver preso le redini dell’antimafia palermitana, che si è fatto regista della ‘rottura’ con l’antimafia istituzionale degenerata negli scontri del 23 maggio scorso e che si prepara a farlo per il prossimo 19 luglio, il giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio, con un programma che finora indica solo uno slogan-obiettivo “Contro Mafia e Fascismo”.

Le chat del variegato movimento antimafia parlano dell’organizzazione di un corteo, alternativo alla tradizionale fiaccolata della destra, che ha in Paolo Borsellino un’icona di riferimento, ma, spiega l’esponente più in vista a Palermo di Our Voice, Jamil el Sadi, “si deciderà il 14 giugno nel corso di un’assemblea in cui si affronterà il tema mafia e fascismo in un’ottica intersezionale”. “Stiamo creando un nuovo coordinamento con nuove sigle – spiega all’AGI Jamil El Sadi – quello del 23 maggio si è sciolto, e in realtà si chiamava in quel modo dal nome della chat. Se domani una di queste realtà di quel coordinamento vorrà fare una manifestazione di un certo tipo, sarà libera di farlo senza un cappello sopra che vincoli quell’identità”.

“Capiremo dagli umori – aggiunge – il 14 giugno se il corteo si farà. Non vogliamo fare una cosa nello stesso momento in cui lo fanno i fascisti, ma dobbiamo valutare con tutte le realtà che vorranno partecipare”. Quanto alla destra, “la libertà di espressione va garantita anche alla loro fiaccolata, e impedirlo sarebbe un atto di censura quanto quello da noi subito il 23 maggio. Dall’altra parte, va rotta l’idea di un Paolo Borsellino emblema della lotta alla mafia di destra: se faremo un qualcosa non e’ per commemorare un giudice di destra, ma per chieder verità sui mandanti esterni di quella strage, attaccando mafia e fascismo per quella strage”.

Ma cosa c’entra il fascismo con la strage di via D’Amelio? “E’ una lotta antimafia intersezionale. Anzi – risponde – aggiungo anche il tema della guerra, in occasione della commemorazione parleremo di mafia, fascismo e guerra. Anche il 23 maggio abbiamo parlato di fascismo. Ovvio, il prossimo 19 luglio tutto questo assume un’altra valenza, perché Borsellino era di destra, perchè la destra organizza da anni un corteo, perché al governo c’è Giorgia Meloni. Ma a prescindere da ciò, di queste cose abbiamo parlato anche altre volte”.

 ‘A cu’ apparteni’ Our Voice? L’organizzazione fu fondata da Sonia Tabita Bongiovanni, figlia di Giorgio Bongiovanni, fondatore e direttore di Antimafia Duemila, e sorella di Giovanni Bongiovanni, presidente della onlus Funima International, le prime due, secondo i rispettivi siti web, con sede legale nelle Marche a San Elpidio a Mare e l’ultima a Milano e con una sede operativa in Argentina. A Palermo la sede e’ in via Villaermosa, in centro storico. E’ lo stesso Giorgio Bongiovanni, che rivendica di aver ricevuto le stimmate su mani e piedi nel corso di un incontro con la Madonna a Fatima, a spiegare nel sito “Thebongiovannifamily, la voce degli extraterrestri” (https://www.thebongiovannifamily.it/) come tutto e’ nato.

Qui, tra descrizioni di incontri con l’extraterrestre Shetun Senar e ipotesi sulla venuta dell’Anticristo, il capofamiglia, in un’autobiografia in tre capitoli scritti in terza persona, ‘svela’ l’origine di Our Voice: “Giorgio Bongiovanni – si legge – continua il cammino indicato dal Cielo con sempre maggiore passione e impegno sociale”. Egli “continua incessantemente a portare avanti la lotta contro il male espressa nella denuncia sociale, annunciando la giustizia di Dio e il glorioso ritorno di Gesu’ Cristo sulla terra. Suo figlio Giovanni oramai uomo e padre di famiglia si dedica a portare avanti i compiti dell’associazione onlus Funima International” mentre “sua figlia Sonia Tabita già all’età di 12 anni diviene una leader giovanile. Nel 2015 a 14 anni fonda il movimento artistico culturale Our Voice che attraverso l’arte denuncia i mali di questa società”.

In un più recente articolo sul sito (https://www.thebongiovannifamily.it/messaggi-celesti/2023/9876-de-rerum-divinarum-scientia-nova-la-nuova-teologia.html) – Giorgio Bongiovanni sostiene: “Dal punto di vista spirituale abbiamo un risveglio giovanile, che prima non c’era. Quindi grandi comunità di giovani, una delle nostre si chiama Our Voice, si stanno risvegliando e muovendo tramite associazioni, giovani musicisti e artisti che si riuniscono. Il risveglio dei giovani è un’altra perdita, un altro indebolimento dell’Anticristo, perché’ fino a poco fa il vivaio dell’Anticristo sono stati i giovani”. Lo stesso articolo, un condensato di antisemitismo e filoputinismo misti a certezze su “confederazioni interstellari”, avverte: “Il popolo merita una bella lezione da Dio. E’ successo in Turchia con il terremoto, adesso aspettatevelo in Italia, molto forte”.

Nel giro di soli tre anni Our Voice ha ottenuto un notevole credito presso diversi movimenti palermitani che di recente hanno aderito alla piattaforma “intersezionale” del 23 maggio, e, con non poco stupore tra esponenti storici della sinistra siciliana, presso la Cgil. “Siamo nati nelle Marche a cavallo tra il 2012 e il 2013, grazie all’associazione Falcone-Borsellino che edita il giornale Antimafia 2000”, spiega Jamil El Sadi.

“Nella nostra sede – prosegue – avevamo uno spazio in cui realizzavamo opere teatrali. In una di queste raccontammo sei storie di vittime di mafia, e questo ci ha permesso di girare tutte le Marche e poi fino al nord in Friuli e fino a Palermo al sud. Da quel che sembrava un gioco ha cominciato a prendere piede un movimento più strutturato, con un’organizzazione in America latina e speriamo adesso anche in Medio Oriente, dove sono previsti alcuni viaggi. Oggi abbiamo dieci gruppi in tutta Italia, il più consistente con una ventina di persone e’ a Palermo: ci chiamiamo ‘movimento’ perché’ oltre a rappresentazioni artistiche promuoviamo azioni politiche non partitiche, attività nel territorio”.

Perché’ vi siete trasferiti a Palermo? “Perché’ la lotta alla mafia si fa qui. Io e altri 7-8 ragazzi ci siamo trovati davanti a un bivio: rimanere nelle Marche senza poter raccontare nulla della lotta alla mafia oppure andare a Palermo. Questo accade nel 2020”. Nel 2020, l’anno del lockdown, i giovani di Our Voice arrivano nel capoluogo siciliano al termine di trent’anni in cui la mafia ha ricevuto colpi pesantissimi dallo Stato.

Perché’ avete scelto Palermo proprio quando la mafia qui si lecca le ferite, e non altri luoghi dove sono i suoi capitali? “”Dovevamo scegliere – risponde l’esponente di Our Voice – tra Palermo, Milano e Roma. Era necessario scendere a Palermo per capire la realtà dei fatti: la testa del serpente rimane qui. Noi crediamo che siano stati inferti colpi pesantissimi alla mafia, i boss sono stati tutti arrestati ma la mafia non è finita. All’interno dello Stato c’è la testa del serpente: i Graviano non parlano perché’ coinvolgerebbero persone esterne. Tolta la gallina dalle uova d’ora, ce n’è già un’altra, con un volto meno noto di quello di Messina Denaro”. Cosa dovrebbe fare lo Stato? “Togliere dagli archivi il sigillo del segreto sulle stragi, avere un collaboratore di Stato. L’andamento politico dell’Italia e’ stato direzionato dalle stragi e dai delitti eccellenti”.

La ‘testa del serpente’ è costituita, per il movimento, dai “sistemi criminali integrati”. “Si tratta – si legge nel sito – di un insieme di centri di potere, di apparati e di soggetti che operano infedelmente e in maniera coordinata e organizzata in vari ambiti della nostra società e che ricoprono il più delle volte posizioni strategiche a livello nazionale e mondiale, soprattutto nel campo finanziario, bancario, economico ed imprenditoriale, ma anche politico ed istituzionale”. Una sorta di Spectre, insomma, che per Bongiovanni è “l’Anticristo”, contro cui combattono “legioni di 12 angeli” che provengono da altri pianeti.

“Antimafia Duemila – dice Jamil El Sadi – non c’entra nulla con questo coordinamento e solo fino a un certo punto con Our Voice, che ha un direttivo, in cui Sonia è presidentessa; ci sono un vice direttore, un tesoriere, soci fondatori e una organizzazione strutturata”. Non suscita preoccupazione che una struttura familistica gestisca un movimento? “Si tratta di un padre e due figli. Non si decide tutto all’interno di una famiglia, Nessuna di queste associazioni influenza l’altra”, risponde l’esponente di Our Voice virando sui temi “intersezionali” del movimento: “Bisogna – dice – intersecare lotte apparentemente diversi su punti comuni: la lotta contro la mafia parte dal basso sociale e deve avere come punti di riferimento non solo la questione giustizia ma anche i diritti, il femminismo e il transfemminismo, con un’ottica anche antirazzista”.

Tutto è mafia, niente è mafia? “No – risponde – noi canalizziamo i temi, vedendo come si può rafforzare la lotta alla mafia sul tema del transfemminsmo o dell’ambientalismo. Quello delle forze dell’ordine è un ottimo sistema di repressione, ma la lotta alla mafia non si può esaurire lì. Da 150 anni esiste la mafia, ma non si è mai fatto un discorso culturale intersezionale. Si faccia questo o non si risolverà mai la questione”. 

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I primi manifesti di lutto a Napoli. Come nella Livella di Totò

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AGI – Lo diceva spesso, e altrettanto spesso lo dimostrava: “Sono un napoletano nato a Milano”. Il primo Consiglio dei ministri da premier rieletto nel 2008 lo volle proprio a Napoli. Nel capoluogo partenopeo, Silvio Berlusconi si presentò con Guido Bertolaso commissario di governo, con il mandato pieno per aprire il termovalorizzatore di Acerra, realizzato e mai entrato in funzione.

Le migliaia di tonnellate di rifiuti putrescenti abbandonate in strada in tutta la Campania, la pressione dell’opinione pubblica e i poteri speciali consentirono che i forni di Acerra si accendessero.

E l’immagine del presidente-spazzino fece il giro del mondo. Berlusconi con una ramazza tra le mani davanti al palazzo della prefettura di Napoli, in piazza Plebiscito, lanciò un messaggio preciso: via i rifiuti dalle strade e soprattutto spazzare via il fronte del “no” all’inceneritore che aveva il suo leader in Alfonso Pecoraro Scanio.

Napoli conserva ancora un folto bacino di fedelissimi e di sostenitori. Non manca neppure chi da sponde opposte ne ricorda la collaborazione istituzionale. Antonio Bassolino, che lo accolse da sindaco nel 2001 per il suo debutto internazionale al G7 di Napoli, e nel 2008 da presidente della Regione invasa dai rifiuti, su Facebook lascia una foto e un pensiero garbato. 

Dai sostenitori più affettuosi e anonimi un manifesto listato a lutto sulle cantonate cittadine. “Ciao Silvio, buon viaggio” e una citazione dello stesso Cavaliere in calce a una foto che lo ritrae salutare sorridente in due momenti della sua vita terrena.

Ironia della sorte, come in una perenne Livella di Totò, accanto a “Nu rre,’nu maggistrato,’nu grand’ommo” c’è sempre un “Esposito Gennaro, netturbino“. In questo caso Antonio Galizia è “Tonino ‘o infermiere“, mentre il “il nobile marchese / signore di Rovigo e di Belluno / ardimentoso eroe di mille imprese” lascia il posto al “presidente – spazzino”. 

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Ruby posta un cuore infranto

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AGI – Un cuore rosso infranto e lo sfondo nero, due semplici parole: Addio Presidente. Così Ruby, al secolo Karima Elmahroug sul suo profilo Instagram saluta Silvio Berlusconi. Un rapporto controverso, il loro. Karima, quando salì aglio onori delle cronache non era maggiorenne, ma aveva già frequentato le cene ad Arcore.

Per lei Berlusconi fece la ormai famosa telefonata alla questura di Milano che gli è poi costata un processo per aver cercato di indurre un funzionario di polizia a commettere un abuso, rilasciando Ruby fermata senza documenti.

Lì nacque il caso della “nipote di Mubārak“. L’ex presidente egiziano non aveva alcun legame di parentela con la giovane avvenente. Ma la tesi che Berlusconi fosse convinto che quel legame esistesse passò anche in una votazione in Parlamento. Karima non ha mai negato di conoscere il Cavaliere ma ha sempre smentito ogni rapporto sentimentale o addirittura sessuale.  

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Berlusconi  e la passione per le ville. Un impero immobilliare

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AGI – Ad ammetterlo nel febbraio di un anno fa fu stato lo stesso Silvio Berlusconi in una dichiarazione pubblica: “Mi sento sempre un uomo del mattone, ho la malattia del mattone, ho sempre una qualche casa in costruzione. Andando avanti da una parte all’altra credo di averne costruite una quarantina”. Senza specificare se tra queste ci fosse anche il centro residenziale di Milano 2, per altro prima sede di Telelombardia, la prima emittente a circuito chiuso per il nuovo comprensorio edilizio, originario nucleo fondativo della sua futura Finivest con Canale 5.

Ma di case di sua proprietà, a disposizione per residenza, vacanze e tempo libero, secondo Die Welt, Berlusconi ne avrebbe avute almeno 20, “tra cui potrà scegliere dove scontare i domiciliari”, chiosò il quotidiano tedesco il primo agosto 2013, in occasione della condanna “definitiva” per frode fiscale da parte della Corte di Cassazione.

Le case come centro di affari 

Berlusconi e le sue case. Per lo più “ville”, immerse in verdi parchi, appartate esse sono state un elemento della costruzione e della narrazione del suo mito, imprenditoriale, politico, familiare. Prima di tutto c’è Villa San Martino ad Arcore, in provincia di Monza, in Brianza, residenza ufficiale del Cavaliere con Veronica Lario e i figli, Barbara, Eleonora, Luigi. Centro degli affari immobiliari prima e della vita politica poi. Qui è anche nata Forza Italia nei suoi primi incontri infornali e segreti dove in seguito sono stati ospitati primi ministri e presidenti provenienti da tutto il mondo. Cuore pulsante della vita politica nazionale e di partito.

Tuttavia, il patrimonio immobiliare di Silvio Berlusconi si è esteso negli anni in tutta Italia e anche all’estero, essendo stato proprietario anche di ville a Cannes e ad Antigua, nei Caraibi. Celebre, qui, la foto che lo ritraeva qui fare footing con un piccolo gruppetto di fedeli amici, tra cui Galliani, Dell’Utri, Fedele Confalonieri e Carlo Bernasconi, manager e socio del Cavaliere per 30 anni, uomo forte di Medusa, morto il 6 luglio 2001, quartetto di punta del suo potere negli affari così come nella politica. Sempre in zona Monza e Brianza, a Gerno, c’è Villa Gernetto, costruita nella seconda metà del Settecento, acquistata dalla Fininvest Sviluppi Immobiliari Spa nel 2007, spazio che il Cavaliere disse di voler mettere a disposizione, tra gli altri, “per i profughi dell’Ucraina”, lo scorso marzo 2022.

Sul lago di Como, a Torno, Silvio Berlusconi possiede anche Villa Comalcione. La residenza conta 30 locali, un campo da tennis e spiaggia privata. Ma anche sul Lago Maggiore Silvio Berlusconi ha avuto una proprietà: Villa Campari, a Lesa in provincia di Novara. Ma tra le Ville in assoluto più conosciute, oltre a quella di Arcore, c’è Villa Certosa, a Porto Rotondo in Sardegna, distesa verde tra cielo e mare, con campo da golf, giardino botanico, spazio pirotecnico, con preziosissima collezione di piante grasse e cactus di varie dimensioni, dove ebbe a ospitare sia il presidente russo Vladimir Putin sia l’ex premier inglese Tony Blair e consorte, accolti dal padrone di casa con tanto di bandana in testa in seguito al primo intervento di trapianto dei capelli.

Da Villa Maria a Palazzo Grazioli, cuore e politica

Complesso residenziale arricchito nel 2019 anche dall’acquisto di un’ulteriore villa adiacente la prima. Nel 2011, in occasione delle prime emergenze migratorie, Berlusconi acquista, in via simbolica, pure Villa Due Palme a Lampedusa, l’isola centro di prima accoglienza dell’immigrazione, restaurata poi nel 2019, casa bassa, bianca, in stile mediterraneo, grande giardino, otto stanze, 250 metri quadri di ampiezza. Nel 2013 il Cavaliere vende invece Villa Belvedere, a Macherio, diventata nel tempo una tradizione, per via dell’albero di Natale illuminato ogni anno.

Una decisione, la cessione, presa come conseguenza di un drastico taglio alle spese. Tra le proprietà più recenti, dove Berlusconi ha vissuto per un periodo insieme all’ex fidanzata Francesca Pascale, c’è Villa Maria, super villa di Rogoredo di Casatenovo, in provincia di Milano, non distante dalla Villa di Arcore. Spostandoci al centro, a Roma, come cuore dell’attività politica di Silvio Berlusconi, a partire dalla scesa in campo nel 1993-1994, c’è Palazzo Grazioli, in via del Plebiscito, storica residenza romana del Cavaliere e centro della sua attività politica nella Capitale, che Berlusconi lascia nel giugno 2020 per traslocare a Villa Grande sull’Appia Antica, nel passato dimora del regista Franco Zeffirelli. Tra le proprietà storiche di Silvio Berlusconi non va dimenticata poi Villa Borletti, al civico 2 di via Rovani a Milano, risalente al 1935, acquistata negli anni Settanta da un ancora assai poco noto Silvio Berlusconi.

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