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Grave incidente sull’A4, due morti e cinque feriti  

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AGI – Uno scontro tra 2 mezzi pesanti e 2 auto ha provocato 2 morti e 5 feriti nel tratto della A4 tra Rho e la  barriera di Milano Ghisolfa, in direzione Venezia. I morti sono entrambi passeggeri di una delle auto coinvolte e il loro decesso è stato constatato dai soccorritori sul posto.

Una donna alla guida di una delle auto ha poi riportato un trauma alla testa, torace, addome e bacino ed è stato ricoverata in codice rosso all’ospedale San Gerardo. Gli altri due feriti più gravi, entrambi ricoverati in codice giallo, sono: un uomo di 55 anni (trauma cranico, schiena e bacino) portato all’ospedale di Legnano e una donna di 37 anni (trauma torace e schiena) ricoverata al San Carlo. 

Valutati ma non ospedalizzati i due conducenti dei mezzi pesanti. Sul posto sono intervenuti  elisoccorso, automedica, 3 ambulanze, 7 mezzi dei vigili del fuoco e forze dell’ordine.  

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Gas radon sopra i limiti, chiuso un ufficio del Tribunale di Milano 

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AGI – Il Tribunale di Milano ha disposto l'”inaccessibilità” di un ufficio sotterraneo dove sono conservati i ‘corpi di reato’  per la presenza di gas radon sopra i livelli di sicurezza previsti dalla legge. Nel locale si recano abitualmente da molti anni sei impiegati di un altro ufficio a effettuare gli inventari dei beni sequestrati dalla magistratura.  A quanto apprende l’AGI, la decisione arriva dopo che nei giorni scorsi sul tavolo del presidente facente funzione Fabio Roia sono arrivati gli esiti di una perizia chiesta dai lavoratori allarmati dal fatto che cinque persone su dieci che lavorano negli uffici ‘Archivio generale’ e ‘Corpi di reato’ nella parte sotterranea del Tribunale di Milano si sono ammalate di cancro negli ultimi anni.

Un anno di misurazione con 100 dosimetri

Alla fine del gennaio del 2022 la Procura Generale aveva affidato a una società il compito di mettere cento dosimetri in una decina di locali che si trovano nelle viscere del Palazzo di Giustizia per misurare la presenza media in un anno del gas radon ipotizzata dai rappresentanti sindacali dei lavoratori perché ‘tipica’ degli ambienti sotterranei.

La sostanza è stata inserita dall’Oms tra le sostanze considerate cancerogene per l’uomo, assieme al benzene, all’amianto e ad altre.

Dagli esiti dello studio, emerge che il limite è stato sforato solo nella stanza dove, tra gli altri, è solito andare per gli inventari un uomo affetto da un adenocarcinoma di grado aggressivo alle parti molli, che, spiega Lino Gallo, il sindacalista che sollecitò gli accertamenti, “è un tipo di tumore peculiare dell’esposizione al radon”.  

“Nessuno è più a contatto con la sostanza”

“Nelle more della definizione della procedura dii nuovo incarico all’esperto qualificato e dei successivi adempimenti individuati dal tecnico – scrive Roia al responsabile degli Uffici Corpi di Reato – la invito a rendere momentaneamente inaccessibile il locale con presenza continuativa del personale in servizio”.

I lavoratori avevano raccontato di avere più volte  fin dal 2007 “interessato gli organi competenti della presenza di gas radon oltre che della circostanza di patologie oncologiche gravi contratte da alcuni lavoratori impegnati nelle attività in questi locali, che si trovano 3-4 metri sotto al livello della strada, con tutta probabilità causate dall’esposizione di gas radiogeno”.

E avevano aggiunto che “è stata violata in modo reiterato la normativa prevista dall’articolo 65, comma 1, del decreto legislativo 81 del 2008, che vieta l’utilizzo dei locali sotterranei e semisotterranei per qualsiasi attività lavorativa”. Il presidente della Corte d’Appello Giuseppe Ondei e la procuratrice generale Francesca Nanni si erano attivati subito per le verifiche sulla sicurezza dei lavoratori, una tempestività apprezzata dai lavoratori “per la sensibilità mostrata sul tema della sicurezza del personale”.

Diversa era stata la reazione dell’allora Presidente del Tribunale Roberto Bichi che aveva parlato di “tono inutilmente polemico se non offensivo da parte dei lavoratori” nel mettere in dubbio l’impegno nel garantire la loro sicurezza. Il suo successore e attuale facente funzioni Roia assicura che “adesso nessun lavoratore è più a contatto con la sostenza ed è partita la procedura di messa a norma”.  

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Omicidio Tramontano, il carrellino insaguinato fatto trovare da un vicino

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AGI – È stato un condomino di Alessandro Impagnatiello a far trovare il carrellino, su cui i carabinieri della sezione investigazioni scientifiche del nucleo investigativo hanno trovato tracce di sangue.

Durante il sopralluogo di martedì nell’abitazione, cantina e box del 30enne che ha ucciso la compagna Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi, è stato il vicino a indicare il carrellino.

Lo aveva visto nei giorni precedenti in un’area comune del garage interrato della palazzina di via Novella 14 a Senago. Non sapendo di chi fosse – ha riferito – lo aveva preso lui. Poi, però, ha collegato che potesse essere di Impagnatiello e lo ha quindi segnalato.

Il portapacchi aveva ancora attaccato il cartellino. Da quel dato gli investigatori dell’Arma sono risaliti a un negozio di ferramenta a Senago. Il proprietario, sentito ieri a sommarie informazioni, ha solo detto di ricordarsi di averlo venduto a un ragazzo. Per gli inquirenti pochi dubbi che l’acquirente sia Impagnatiello. 

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Il padre della bambina morta in auto era convinto di averla lasciata all’asilo

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AGI – “Non cosa sia accaduto, ero convinto di avere lasciato mia figlia all’asilo”. Lo avrebbe affermato, nell’interrogatorio davanti ai pm di Roma, il padre della piccola di 14 mesi trovata morta ieri all’interno dell’autovettura di famiglia posteggiata alla Cecchignola.

L’uomo, 45 anni carabiniere, è indagato, come atto dovuto, per “abbandono di minori”.

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Giallo in provincia di Grosseto, anziana uccisa in casa

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AGI – Si indaga per omicidio dopo la scoperta del corpo di un’anziana donna, trovata morta dalla figlia stamane nella sua abitazione di Istia D’Ombrone, non lontano da Grosseto.
Dopo un primo esame, il medico legale ha trovato segni compatibili con quelli di una morte violenta. La vittima è una donna di 76 anni, che abitava in una villa di via Circonvallazione. 

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Una truffatrice raddoppiava il denaro nelle macchinette distributrici di bevande

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AGI – Un’abile truffatrice di Adrano, nel Catanese, è stata denunciata da agenti del commissariato del paese per truffa aggravata ai danni di una ditta di distribuzione automatica di confezioni di bevande aperta h 24.

La donna aveva escogitato un sistema per procedere alla truffa: introduceva una banconota da 10 euro nell’apposita feritoia del distributore e, non appena l’apparecchio acquisiva la banconota e il visualizzatore dello stesso apparecchio indicava il credito pari a 10 euro, utilizzando un dispositivo elettronico a onde radio, cosiddetto disturbatore di frequenze, riusciva a far raddoppiare il credito portandolo a 20 euro.

Quindi, procedeva a selezionare il prodotto desiderato e a ritirarlo. Inoltre, oltre al prodotto selezionato ritirava anche il resto dei 20 euro artificiosamente impostati. Tale procedura, ripetuta nel tempo, ha permesso all’indagata di realizzare degli elevati profitti, con notevole danno per l’azienda oggetto della truffa.

La giovane è stata riconosciuta attraverso i sistemi di videosorveglianza installati presso l’azienda. Dalla visione dei filmati registrati dalle telecamere gli operatori della Polizia Scientifica hanno accertato tutte le operazioni fraudolente.  

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‘L’attenzione rubata’, la perdita della concentrazione è la nuova epidemia

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Viviamo in un‘epoca di paradossi. L’uomo si lamenta di non avere tempo, quando proprio il tempo è l’unica cosa di cui dispone un essere vivente. In realtà si lamenta di non avere abbastanza tempo “di qualità”, come ha spiegato nel saggio di cronosofia ‘Avere tempo’ Pascal Chabot (Ed.Treccani). Ma questo tempo richiede da parte delle persone una giusta attenzione per poter essere definito, appunto, di qualità. E così arriva il secondo paradosso: il sistematico calo della concentrazione, fenomeno che si è accentuato nelle ultime decadi e che ci ha portato a sviluppare una sorta di “cultura patogena dell’attenzione”.

Un dato appare significativo: diversi studi hanno evidenziato che gli adolescenti del XXI secolo riescono a concentrarsi su un’attività in media per soli 19 secondi alla volta e gli impiegati solo tre minuti. La domanda dunque è la seguente, come possiamo recuperare la giusta concentrazione che ci permetta di vivere quel tempo di qualità di cui abbiamo assolutamente bisogno? E’ questo il tema affrontato da Johann Hari in ‘L’attenzione rubata – Perché facciamo fatica a concentrarci’ in arrivo in libreria con La nave di Teseo (collana i Fari, pagg. 515; euro 24,00) in cui lo scrittore, giornalista e saggista britannico compone una sorta di guida per tornare a guardare con attenzione alla nostra vita, ai nostri amici, a noi stessi, prima che sia troppo tardi. E lo fa da instancabile investigatore, raccontando queste sue scoperte con il ritmo, la brillantezza e l’energia del miglior genere di thriller

Hari è rimasto disorientato dalla facilità con cui perdiamo la concentrazione ogni volta che passiamo da un dispositivo elettronico all’altro per lavorare, per comunicare e per vivere il nostro tempo libero. Ha provato di tutto, anche a eliminare il cellulare dalla sua vita per più di tre mesi, ma non ha funzionato. Per cercare di risolvere il problema, ma soprattutto per comprenderne le origini, ha quindi intrapreso un viaggio per intervistare i maggiori esperti mondiali di scienze cognitive specializzati nel campo dell’attenzione umana, scoprendo che tutto quello che pensiamo di sapere sul tema è sbagliato.

Da Mosca a Miami, da Montreal a Melbourne, dagli ingegneri della Silicon Valley in grado di catturare e non lasciar andare il focus degli utenti fino ai cali di attenzione, apparentemente inspiegabili, nelle favelas di Rio de Janeiro, Hari ha intervistato oltre 250 esperti giungendo alla conclusione “che abbiamo clamorosamente frainteso quello che sta accadendo alla nostra attenzione”. Lo scrittore di Glasgow, infatti, spiega che non siamo noi a essere diventati pigri, indisciplinati, ma è la società, il mondo in cui viviamo a essere cambiato profondamente.

E per spiegarlo si affida alle parole di Joel Nigg, uno dei maggiori esperti al mondo dei problemi dell’attenzione nei bambini: viviamo in un ambiente in cui “una profonda e prolungata attenzione è difficile da sostenere per tutti noi che siamo costretti a nuotare controcorrente per conquistarla”. Quindi aggiunge che “la nostra società spinge le persone fino a questo punto così spesso perché è in corso un’epidemia causata da elementi specifici della nostra società stessa che sono disfunzionali”.

In ‘L’attenzione rubata’ Johann Hari raccoglie “prove concrete” del fatto che il crollo della capacità di concentrazione non è un fallimento personale, ma “è causato da forze potenti. Queste forze includono Big Tech”, spiega, quindi i telefonini, i tablet, i social network, “ma vanno anche oltre: è un problema strutturale”. Nel suo libro, quindi, Hari si prefigge lo scopo di parlare delle reali cause della nostra crisi dell’attenzione e di individuare i reali problemi strutturali che richiedono soluzioni strutturali.

“Ci sono tre motivi fondamentali per intraprendere questo viaggio con me – scrive Hari nell’introduzione – il primo è che una vita piena di distrazioni è, a livello individuale, limitata”. Bisogna quindi eliminare per prima cosa le distrazioni che sono come il fango sul parabrezza: se siete alla guida di un’auto e qualcuno getta del fango sul parabrezza – spiega – prima di pensare che arriveremo in ritardo al nostro appuntamento o che potremmo urtare con lo specchietto o ancora che ci potremmo perdere, bisognerà levare il fango (le distrazioni) dal parabrezza.

“La seconda ragione per cui dobbiamo riflettere su questo argomento – spiega ancora – è che il frammentarsi dell’attenzione non sta causando problemi solo a noi come individui, sta generando crisi nell’intera società”. E parla dei cambiamenti climatici o delle democrazie in pericolo: “Risolvere grandi problemi richiede la costante attenzione di molte persone per molti anni”, scrive l’autore. Che aggiunge: “Non credo sia una coincidenza che questa crisi dell’attenzione abbia avuto luogo contemporaneamente alla peggiore crisi della democrazia dagli anni Trenta. Le persone che non riescono a concentrarsi saranno maggiormente inclini a soluzioni autoritarie semplicistiche e sempre meno capaci di capire quando esse falliscono”.

Il terzo motivo elencato infine da Hari è quello che definisce “il più incoraggiante”: se comprendiamo quello che ci sta accadendo, possiamo cominciare a cambiare la situazione. Ricominciare a pensare profondamente, dunque, abbandonare le distrazioni e la superficialità per ritrovare la caratteristica propria dell’uomo, per ricominciare a vivere quel tempo di qualità che è l’unica cosa che dà un senso vero alla nostra esistenza.

@andreacauti

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È morta Lisl Steiner, la fotografa che immortalò Pelé e Louis Armstrong

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AGI – La famosa fotoreporter americana di origine austriaca Lisl Steiner, che ha immortalato John F. Kennedy, Pele’, Louis Armstrong e molti altri grandi personaggi del XX secolo con la sua macchina fotografica, è morta all’eta’ di 95 anni a causa a di complicazioni da un’infezione. Si trovava in un ospedale nella zona di Pound Ridge, la cittadina di New York dove aveva vissuto per anni in una casa che le aveva regalato un amico.

Nata in Austria il 19 novembre 1927, Lisl Steiner e la sua famiglia emigrarono in Argentina nel 1938, in fuga dai nazisti. Nel paese sudamericano ha ricevuto lezioni d’arte ed è stata coinvolta nel movimento d’avanguardia Madi, mentre si interessava al cinema. Dal 1945 al 1953 ha lavorato alla produzione di oltre 50 documentari in Argentina, ma la sua grande passione fino alla fine dei suoi giorni è stata la fotografia.

La sua prima foto pubblicata è apparsa sulle riviste Time e Life quando aveva 30 anni ed era un’istantanea del presidente argentino Pedro Eugenio Aramburu che pescava in Patagonia. Dopo aver lavorato per vari media argentini e brasiliani, nel 1960 si trasferisce a New York dove lavora come fotografa freelance per Time, Life, Newsweek e varie riviste, giornali e agenzie internazionali.

Steiner divenne nota per fotografie come quella che scatto’ agli stivali del rivoluzionario cubano Fidel Castro nel 1957, prima che salisse al potere, o quelle del funerale del presidente degli Stati Uniti assassinato John F. Kennedy. Negli anni ’50, ’60 e ’70 ha ritratto altri personaggi di spicco come Pablo Casals, Carmen Amaya, Gyula Kosice, Pablo Neruda, Louis Armstrong, Pele’, Pablo Picasso, Jorge Luis Borges, Jacqueline Kennedy Onassis, Henri Cartier-Bresson e Andy Warhol.

Nel 2022 è stata protagonista del festival internazionale di fotografia della citta’ spagnola di Alicante (PhotoAlicante), dove ha esposto per la prima volta una selezione delle sue fotografie da “Ninos de las Ame’ricas”, progetto che ha attraversato la sua carriera come fotografo e documentarista dal 1959 agli anni ’70.  

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Trovato il corpo di una italiana scomparsa nel 2014 a Torremolinos, è stata uccisa dall’ex

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AGI – Coperto di calce, accanto a un coltello insanguinato e con un mazzo di fiori sul busto: così la polizia ha trovato il corpo di Sibora Gagani, la giovane italo-albanese scomparsa nel 2014 a Torremolinos, in Spagna. A ucciderla e nasconderla in un’intercapedine sarebbe stato l’ex compagno Marco R., 45 anni, attualmente in carcere per un altro reato a sfondo sessuale.

Un innovativo sistema a raggi X è stato fondamentale per localizzare il corpo della giovane donna, rimasta nascosta per nove anni dietro un doppio muro di mattoni costruito dal sospettato in un angolo della camera da letto dell’appartamento che condividevano a García de la Via Serna di Torremolinos.

Marco R., arrestato il 17 maggio per l’omicidio di un’altra donna con la quale aveva appena rotto, ha raccontato spontaneamente agli agenti che Sibora Gagani “era nella soffitta”, anche se in seguito non ha voluto confermare la confessione in presenza di un avvocato o di un giudice.

Microcamere e raggi x per cercare il corpo

Da quel momento gli agenti della Polizia di Stato hanno concentrato le indagini sull’appartamento del quartiere El Calvario, dove inizialmente è stata effettuata una prima perquisizione per cercare di localizzare il cadavere, anche utilizzando densimetri e microtelecamere tra le pareti. .

A questo si sono aggiunti due nuovi accertamenti visivi della Polizia Scientifica per verificare se l’indagato avesse usato una sostanza abrasiva per eliminare le prove.

Solo mercoledì, con l’ausilio di un’innovativa tecnica radiografica, gli agenti hanno ritrovato i resti di Sibora Gagani, che al momento della scomparsa aveva 22 anni.

Gli agenti hanno rilevato un’alterazione nella costruzione di una delle pareti di un locale. Questo spazio è stato confrontato con la casa attigua, con la stessa distribuzione, e si è osservato che nel luogo corrispondente era stato costruito un ripostiglio, che non esisteva nella casa perquisita.

Collaborazione dei vicini

David, l’attuale inquilino dell’appartamento, ha spiegato ai media che questo doppio tramezzo, situato in un angolo della stanza, era perfettamente realizzato, quindi era impossibile sapere che non fosse un muro della costruzione originale.

Con la piena collaborazione del proprietario e degli attuali inquilini della casa, secondo la Questura, il muro è stato demolito e dietro di esso è stato collocato un grande cassone in truciolato.

L’interno della scatola, che era coperto, era pieno di calce ed emanava un forte odore di questa sostanza.

Gli agenti hanno individuato una busta di plastica avvolta nella calce che conteneva un coltello con tracce di sangue rappreso. Hanno estratto con cura la calce e hanno trovato sepolti sotto di essa diversi oggetti che potrebbero essere appartenuti alla donna scomparsa e un mazzo di fiori sul torso di un cadavere, che si trovava all’interno di una borsa da campeggio.

All’apertura del sacco, gli agenti hanno trovato un corpo avvolto in sacchetti di plastica, che, una volta rimossi, hanno rivelato un cadavere integro, in condizioni di “saponificazione”, sebbene si potesse intuire che si trattasse di una donna.

FINE A NOVE ANNI DI INCERTEZZA

David, che vive nell’appartamento da sette anni, ha spiegato che lui e la sua compagna hanno vissuto le ultime ore “con tensione e molta emozione”.

“L’importante è che tutto sia andato secondo i piani della Polizia e che la famiglia possa conoscere la verità su ciò che è successo alla figlia dopo nove anni di incertezza”, ha detto.

La famiglia di Sibora Gagani era convinta che Marco R. l’avesse uccisa quando ha saputo del delitto dell’altro suo ex compagno.

“Sapevamo al cento per cento che l’aveva uccisa in quel momento”, ha assicurato la sorella di Sibora, Kseva Gagani, che ha raccontato che stanno aspettando gli esiti del test del Dna.

 

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Duplice omicidio nel Napoletano, uccisi un uomo e una donna

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AGI – Nel Napoletano i carabinieri indagano su quello che al momento è ritenuto un duplice omicidio.

Il fatto è accaduto a Sant’Antimo, in piazza Sant’Antonio e via Caruso. Le vittime sono un uomo e una donna. 

I carabinieri, intervenuti in piazzetta Sant’Antonio dopo la segnalazione di spari, hanno trovato il cadavere del Luigi Cammisa, 29 anni, colpito da diversi colpi d’arma da fuoco.

Altri militari erano andati in un appartamento di via Caruso 17, sempre dopo una segnalazione, dopo giaceva il corpo di Maria Brigida Pesacane, 24 anni. Anche la donna era stata colpita da alcuni colpi d’arma da fuoco.

Le due vittime sono cognati. Non si esclude alcuna pista, anche se per ora gli inquirenti lo classificano come duplice omicidio.

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