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“Distrutto dalla catastrofe”. Lo strazio di Carminati al funerale della moglie annegata sulla barca degli 007

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AGI – Claudio Carminati, pantaloni scuri, camicia bianca, rimane abbracciato alla bara di Anna Bozhkova col capo chino sul legno, baciandola più volte, per molti minuti. Si ridesta, i lineamenti mutati dal dolore, quando arrivano gli amici suoi e di lei, tanti da far riempire l’Abbazia di San Donato, quassù, nella parte più antica di Sesto Calende, dove sembra lontano il fruscio del lago oggi di un serafico azzurro come lo era domenica 28 maggio prima dell’arrivo della tempesta che ha travolto la ‘Good…uria’ uccidendo la moglie dello skipper, cittadina russa, due agenti dell’Aise e un pensionato del Mossad.

Carminati si aggrappa a tutti e da tutti viene stretto con affetto. “Cos’è successo alla mia barca? Sono un uomo distrutto, come faccio adesso? Voi non potete immaginare quello che è accaduto…E’ stata una catastrofe”. “Terribile” ripete a ciascuno il comandante, ora indagato per naufragio ed epidemia colposi, lui che si era costruito da solo la barca per far godere ai turisti le meraviglie del lago. La chiesa straripa, qualcuno in fondo resta in piedi.

Claudio “è uno simpatico, allegro, suona la chitarra. Una persona perbene, non certo una spia”. Racconta un coltivatore di mirtilli che da anni gli vendeva i suoi frutti che Carminati trasformava in marmellate da spalmare nelle crostate da offrire ai passeggeri in gita.

‘E’ mancata improvvisamente Anna Bozhkova in Carminati classe 1973′ è scritto sul manifesto funebre in cui la donna appare in una piccola foto sorridente, seduta su una staccionata, in fondo sempre il lago. Anna e Claudio si era sposati due anni fa.

Lei, da quindici anni in Italia di cui dieci lavorando come badante, aveva una figlia da una relazione passata in Russia che non è riuscita a venire al funerale. C’è invece la sorella, vestita di nero, con scarpe e fascia nera nei capelli, sostenuta da altre donne della comunità russa che risiedono da queste parti e tengono tra le mani una candelina gialla il cui affievolirsi accompagna il lungo rito dei tre pope.

“Avete visto quanta gente è venuta per la mia Anna? Che donna era…” dice il comandante stringendo le mani sul sagrato.

 “In tanti mi hanno chiesto il tuo numero per farti le condoglianze ma volevo chiederti se posso darglielo prima di farlo” lo avverte un’amica. “Ma io non ho più niente, nemmeno il telefono”. La Good…uria era la sua casa, in questi giorni lo aiutano il fratello, la sorella di Anna e gli amici.

Carminati non è residente a Sesto Calende, spiega il vicesindaco Edoardo Favaron, presente col primo citadino Giovanni Buzzi e un’assessora, ma a Monvalle, non molto lontano da qui, sempre sul lago.

“Resta un alone di mistero su questa vicenda”: a Favaron ancora molto non torna della trama dell’incidente e del resto i nomi dei sopravvissuti, tutti agenti dell’Aise e del Mossad, non si sanno e nemmeno si sa, caso quantomai strano per chi segue le cronache giudiziarie, il nome del suo avvocato.  Gli inquirenti definiscono “delicata” anche questa informazione.

Qualcuno del posto si guarda attorno e osserva stupito: “Ma chi sono tutte queste persone?”. E c’è chi indica volti da potenziale ‘spia’, nutrito da suggestioni cinematografiche o, chissà, da un giusto intuito. Non sarebbe strano in una storia che vede protagonisti gli apparati dell’intelligence.

Una signora russa coi capelli biondi a spazzola si avvicina a una donna che ha fotografato Carminati e le intima di cancellare le immagini. Intimorita, la destinataria del diktat esegue. Alla fine delle esequie spunta un’auto dei carabinieri.

Anche al cantiere Piccaluga dove molti dei sopravvissuti sono arrivati a nuoto e dove Claudio e Anna vivevano sulla casa barca non sono graditi gli scatti. “Fuori di qui e niente foto o chiamo i carabinieri” ci esorta bruscamente un uomo dal finestrino senza qualificarsi. Il relitto dell’imbarcazione non tornerà a galla prima del 9 giugno: le operazioni sono molto più lunghe e complicate di quanto si immaginasse. 

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La riviera romagnola è tornata tutta balneabile

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AGI – Dopo la devastante alluvione di maggio, sono tornate balneabili le acque di tutta la Riviera Romagnola, dal Ferrarese a Cattolica, fatta eccezione per il solo tratto prospiciente a Casalborsetti (Comune di Ravenna) 100 metri a nord della foce del Canale Destra Reno: in pratica, 97 località balneabili su 98.

Nei 6 punti ancora sopra i limiti è stato effettuato un ulteriore campionamento aggiuntivo dopo quello di due giorni fa. Il campionamento aggiuntivo, a cura dei tecnici di Arpae, è stato fatto il 2 giugno, e l’esito ha dimostrato il rientro nei limiti normativi che regolano la balneabilità delle acque.

Le ordinanze di non balneabilità emanate dai sindaci saranno revocate. 

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I numeri che raccontano la passione italiana per la bicicletta

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AGI – Guide turistiche specifiche sui percorsi cittadini, montani, marini, di campagna, attorno ai laghi o lungo le linee ferroviarie dismesse. E poi anche attraverso i luoghi cinematografici e i set dei film, magari lungo la pista ciclabile Fiumicino-Roma. E poi raduni su due ruote ad hoc per amatori e un mercato di vendita che nel biennio 2020-2021 è andato a gonfie vele per poi flettere un po’ nel 2022. Oltre a uno sviluppo di piste e ciclovie, con apposite segnalazioni e mappe.

La bicicletta spopola. In Italia e nel mondo. Sia quella di tipo tradizionale sia a pedalata assistita, ultimo trend che risolleva gli animi e allevia le fatiche, anche o soprattutto in salita. Lisbona, capitale che sale e scende, ne è piena. E poi c’è l’inossidabile Giro d’Italia, che ha sempre il suo elevato numero di fan, forse persino più d’un tempo, antica e intramontabile passione dall’era di Coppi&Bartali, coppia di campioni antagonisti nello sport ma solidali nella vita, anche se oggi tecnologia e modernità avanzano sparate e senza freni.

La celebrazione delle due ruote

La Giornata Mondiale proclamata dall’Onu per il 3 giugno celebra oggi la bicicletta in tutte le sue versioni, passate, presenti e future. Alle due ruote sono stati riconosciuti meriti e benefici sociali e ambientali in quanto mezzo di trasporto ecologico, economico, semplice da mantenere e soprattutto affidabile.

Emblema di una viabilità e di un trasporto sostenibili la “bici” trasmette in sé un messaggio positivo che si vuole renda le persone che ne fanno uso più attente e sensibili alle tematiche che riguardano l’ambiente, trascinando l’economia e il turismo in Italia.

Si calcola, ad esempio, che per le prossime vacanze estive un popolo di 4 milioni di italiani si metterà in viaggio in sella alla bicicletta, sia essa di proprietà o presa a noleggio, secondo un recente sondaggio Confcommercio-Swg. Anche perché In Italia 1 cicloturista su 2 (45%) ha potuto vedere aumentare i servizi a disposizione come strutture ricettive, percorsi, parcheggi, app dedicate. E tra gli aspetti più apprezzati di questa passione in crescita costante, per il 61% c’è il privilegio di essere immersi nella natura e, quasi a pari merito (50%), la possibilità di restare in forma anche in vacanza.

Non è infatti un caso che dopo la tre giorni da record del 2022, con oltre 5000 ciclisti provenienti da ogni parte d’Europa, che hanno percorso 200mila chilometri per arrivare a Mantova, dal 9 all’11 giugno viene riproposta Bam!, sigla che significa Bicycle Adventure Meeting, il più grande raduno in Europa dedicato ai viaggiatori in bicicletta, un evento gratuito apposito per la comunità globale del bikepacking.

E sono sempre più frequenti i gruppi di ciclisti che invadono le strade, in pianura e in salita, della nostra provincia italiana, passando per i paesini, dalla Valtellina alla Sicilia, attraverso i borghi e i laghi laziali, specie lungo le strade della Tuscia e intorno ai laghi di Bolsena e Bracciano.

Il mercato della bicicletta

Nella Giornata Mondiale della bicicletta, ormai non ci sono più scuse. Con la crisi energetica in corso e i prezzi della benzina schizzati alle stelle, la necessità di muoverci in maniera ecologica, in bici e in e-bike, è sempre più impellente. Tant’è che basta guardarsi intorno e osservare come la vendita di e-bike abbia registrato aumenti a doppia cifra, superando anche la vendita di quelle tradizionali.

Tuttavia, secondo la terza edizione di “Ecosistema della Bicicletta”, l’annuale rapporto sviluppato da Banca Ifis che fotografa l’andamento e le prospettive di uno dei settori protagonisti della transizione sostenibile, nel 2022 “i ricavi dei produttori italiani di biciclette e di componentistica sono cresciuti del 10% raggiungendo per la prima volta la storica soglia dei 2,0 miliardi di euro” tant’è che l’Italia si conferma pertanto “leader tra i produttori europei di biciclette con un outlook positivo anche per il 2023” quando i ricavi del settore sembrano orientati “a una ulteriore crescita di 6 punti percentuali”.

A spingere il settore, secondo lo stesso rapporto, ci sono infatti tre fattori principali, che sono “la ricerca di una mobilità sempre più sostenibile da parte dei cittadini”, l’aumento del consenso per il cicloturismo, grazie anche ai tanti progetti introdotti a livello territoriale e, da ultimo, “la forte accelerazione della produzione di e-bike”.

La bicicletta, insomma, “rappresenta la sintesi perfetta di innovazione, tecnologia, benessere delle persone e prosperità delle imprese e dei territori”. In una parola, essa “è sostenibilità, economica e sociale”, osserva Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente di Banca Ifis, secondo cui quello della biciletta è settore che “si conferma vivace traino della nostra economia e veicolo di promozione dei nostri territori, che genera sempre più impatti positivi sull’ambiente, le persone e le comunità”.

A spingerlo, secondo lo studio, è stata soprattutto la crescita della produzione di biciclette elettriche. L’incremento del fatturato è andato di pari passo con l’aumento della redditività, con la filiera di produzione che ha saputo compensare l’impatto dell’inflazione sui costi di produzione.

In particolare: “L’Ebitda del settore è passato dal 6% del 2020 al 11% del 2022; il Roe è cresciuto dal 6,4% del 2020 al 13% del 2022 e il valore della bilancia commerciale del settore si è confermata fortemente positiva, crescendo del 28% grazie al cambio di mix di prodotto verso modelli ad alto valore aggiunto”. In particolare, si legge in una nota di Banca Ifis, “è cresciuta la produzione di e-bike (crescita media annua tra il 2019 e il 2022 del 21,3%) che ha compensato il lieve calo di produzione di bici meccaniche (-3,1%)”.

Il 2023 è l’anno di e-bike e cicloturismo 

Il Rapporto sull’”Ecosistema della Bicicletta” di Banca Ifis, reso noto nella Giornata Mondiale, osserva da ultimo che alla crescita del comparto ha contribuito anche il forte peso dell’export: infatti, nel 2022, questo “si è attestato al 21% del fatturato con un outlook in crescita di ulteriori due punti percentuali nel 2023” mentre a livello nazionale “il Nord Italia concentra circa l’80% della produzione e ben il 92% del fatturato”. Più diversificata è invece la distribuzione: “Al Nord si concentrano il 56% delle imprese, mentre il restante 44% è ben distribuito nel resto del Paese”.

Quanto ai prezzi, significativo si è rivelato l’impatto dell’inflazione sulle imprese produttrici: nel 2022, ad esempio, “ben il 97% dei produttori ha registrato un impatto dall’incremento dei prezzi e il 60% di loro lo ha giudicato significativo” anche se le imprese sono tuttavia riuscite a compensare l’aumento dell’inflazione “grazie all’incremento dei prezzi dei prodotti finiti e all’aumento degli accordi strategici con la filiera di riferimento”.

E per il 2023 il fatturato è previsto in rialzo “di un ulteriore 6%”. Anche perché il 2023 sarà l’anno del “cicloturismo”, scommette il rapporto di Banca Ifis, visto che già nel 2022 questo “si è imposto come uno dei fattori incentivanti lo sviluppo dell’ecosistema italiano della bicicletta”. Di fatto, nel corso del 2022 la bicicletta è stata la compagna di viaggio “per 6,3 milioni di turisti in Italia, 1,9 milioni dei quali si sono dichiarati veri e propri cicloturisti”.

L’impatto economico conseguente di questa particolare tipologia di turismo si è concretizzata “in 7,4 miliardi di euro di spesa della quale, per quanto riguarda il cicloturismo vero e proprio, hanno beneficiato in particolare strutture ricettive (1,4 miliardi di euro), ristorazione (0,8 miliardi), abbigliamento (0,5 miliardi) e attività leisure (0,3 miliardi)”. Tant’è che la durata media della vacanza dei cicloturisti lo scorso anno si è attestata “in 11 giorni”.

A livello di distribuzione dei flussi, invece, nel 2022 il cicloturismo ha prediletto il Nord Italia con il Trentino-Alto Adige che si è imposto come meta preferita grazie alla sua leadership nell’accoglienza e presenza di piste ciclabili. Analizzando le sole preferenze dei cicloturisti italiani, invece, “grande interesse ha ottenuto il Sud Italia che ha attirato il 18% dei flussi”, conclude il rapporto di Banca Ifis.Infine, tra i vari comparti della produzione italiana di biciclette, l’ebike si è rivelata come “la bicicletta che non c’era” e da sola rappresenta il mezzo a maggior tasso di crescita.

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Multe in aumento, Milano campione di incassi

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AGI – Milano si conferma in testa alla classifica dei comuni italiani che hanno registrato i più alti proventi grazie alle multe stradali, che sono aumentati del 37,4% a livello nazionale. Lo afferma il Codacons, che rende noti i dati emersi dalla rendicontazione ufficiale che entro il 31 maggio di ogni anno gli enti locali devono fornire al Governo per essere poi pubblicati sull’apposita piattaforma web del Ministero dell’Interno.

Con oltre 151,5 milioni di euro di incassi incamerati nel 2022, Milano è la città italiana che guadagna di più grazie alle sanzioni per violazioni del Codice della Strada – analizza il Codacons – e al secondo posto si piazza Roma, con 133 milioni di euro; molto più distaccate Firenze (46 milioni di euro), Bologna (43 milioni) e Torino (40 milioni circa). Tra i capoluoghi che registrano invece i proventi più bassi vi è Catanzaro, con poco più di 812 mila euro incassati nel 2022, e Aosta (917 mila euro).

Manca all’appello Campobasso, comune la cui rendicontazione non è stata pubblicata sul sito del Ministero entro il 31 maggio. Considerate le principali 20 città italiane, i proventi delle multe stradali hanno raggiunto nel 2022 la ragguardevole cifra di 547 milioni di euro, con una crescita del 37,4% rispetto al 2021, quando le stesse città prese in esame dal Codacons incassarono in totale 398 milioni di euro.

Firenze regina dell’autovelox

Il Codacons rivela che è Firenze la regina italiana degli autovelox, con un incasso pari a 23,2 milioni di euro nel 2022, ossia la stessa cifra incamerata grazie a tutte le altre sanzioni emesse sul territorio comunale per violazioni al codice della strada.

Seguono Milano con 12,9 milioni di multe tramite autovelox, e Genova con 10,7 milioni. A Napoli le multe inflitte dagli autovelox hanno garantito proventi per appena 18.700 euro. L’associazione dei consumatori ha poi messo a confronto i proventi del 2021 con quelli dello scorso anno: ne emerge che Potenza è la città che ha visto crescere di più gli incassi, passando da 1,1 milioni di euro del 2021 ai 3,7 milioni dello scorso anno, con un incremento del 224%. Seguono Palermo ( 164%) e Firenze ( 120%). Dall’altro lato della classifica troviamo Catanzaro, che ha incassato con le multe l’8,5% in meno sul 2021, Napoli (-7,6%), Torino (-2,6%).

“Le multe stradali si confermano un tesoretto per i comuni italiani, garantendo alle casse degli enti locali generosi introiti – afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi – La ripresa della circolazione delle auto dopo il periodo della pandemia ha sicuramente inciso sul forte aumento delle sanzioni, ma i dati dimostrano come permangano gravi criticità circa l’uso degli autovelox, spesso piazzati sulle strade in modo del tutto scorretto al solo scopo di far cassa e utilizzare gli automobilisti italiani come veri e propri bancomat. Proprio per aiutare i cittadini italiani a contestare le multe ingiuste, abbiamo organizzato per il prossimo 12 giugno un webinar dove legali ed esperti del settore forniranno informazioni agli automobilisti sanzionati”.

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Giulia pensò di abortire perché sapeva da mesi che Impanatiello la tradiva

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AGI – Giulia Tramontano sapeva da mesi del tradimento di Alessandro Impagnatiello. Da quasi due anni e mezzo, da quando, cioè, era iniziata la loro convivenza. A raccontarlo ai carabinieri è stata Chiara Tramontano, sorella della giovane donna incinta di sette mesi uccisa dal fidanzato, ora in carcere.

“Da quando Giulia ha iniziato la convivenza con Alessandro, ovvero nel febbraio 2021, mia sorella mi ha sempre confidato che c’erano delle problematiche sentimentali con il compagno, perché spesso era assente per lavoro e lei rimaneva a casa da sola” ha detto il 29 maggio parlando della sorella che, in quel momento, non si sapeva ancora fosse stata uccisa dal fidanzato.

Lo scorso gennaio Giulia confidò alla sorella che il fidanzato la tradiva. “Alessandro le aveva confidato di avere – ricorda Chiara – una relazione sentimentale con un’altra ragazza e che, per via di questa situazione, stava pensando di abortire in quanto era incinta di Alessandro”. Delle difficoltà con Impagnatiello Giulia parlò anche il mese successivo coi genitori. 

“Fin dall’inizio non ho mai avuto una grande stima di Alessandro, cosa questa fatta notare anche a Giulia” ha raccontato Chiara ai carabinieri di Senago (Milano) che da 24 ore indagavano sulla scomparsa della 29enne. “I rapporti tra me e mia sorella – mette a verbale Chiara – rimanevano sempre quotidiani tramite messaggi o chiamate ma, il 5 aprile 2023 io e Giulia abbiamo avuto una discussione perché lei mi riferiva che, a distanza di qualche giorno, sarebbe andata qualche giorno a Ibiza insieme ad Alessandro e io non ero d’accordo”.

Per circa un mese i rapporti tra le sorelle si sarebbero “leggermente raffreddati” almeno fino ai primi di maggio “quando entrambe siamo andate a casa dei nostri genitori e in quell’occasione abbiamo ripreso normalmente i rapporti. Da quel periodo fino alle ore 00:57 di sabato 26 maggio abbiamo sempre mantenuto i contatti”.

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In Italia 100 mila ettari di terreno soffocati dal fango

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AGI – Strato di limo e sabbia su vigneti, frutteti, ortaggi, frumento e altre colture. L’acqua ha lasciato il posto nei campi coltivati ad un fitto strato di limo e sabbia che crea una crosta impermeabile soffocando il terreno e rendendo impossibili gli scambi gassosi fondamentali per le radici e la vita delle piante.

È l’allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti dell’alluvione in Emilia Romagna che mettono a rischio la fertilità su oltre centomila ettari coltivati. I raccolti di ortaggi, grano orzo, mais, girasole, colza e soia coperti dal fango sono andati completamente perduti ma per recuperare la funzionalità dei campi e tornare a seminare è necessario – sottolinea la Coldiretti – arare in profondità per rimescolare gli strati del terreno e diluire la presenza di limo e sabbia in superficie.

Per frutteti e vigneti occorre cercare di intervenire appena possibile, per evitare che l’asfissia radicale uccida le piante con la perdita di produzione per i prossimi quattro o cinque anni. Occorre in particolare – precisa la Coldiretti – provare a rimuovere lo strato superficiale per arieggiare il terreno senza danneggiare le radici delle piante.

C’è bisogno di interventi rapidi ma costosi e difficili da realizzare

Una emergenza che – continua la Coldiretti – andrebbe affrontata dagli agricoltori con interventi rapidi e costosi che sono però difficili da realizzare nella attuale situazione con mezzi meccanici inservibili e strade interrotte. Si tratta di cercare di far tornare a vivere – sottolinea la Coldiretti – un territorio con oltre 25mila ettari di frutteti con nell’ordine pesche e nettarine, kiwi, albicocche, susine, pere, kaki, ciliegi e castagni mentre in altri 25mila ettari sono piantati vigneti ma ci sono anche migliaia di ettari coltivati ad orticole come patate, pomodoro, cipolla e altro anche per la produzione di sementi.

Oltre 60mila ettari sono coltivati a grano duro per la pasta, grano tenero per il pane, orzo, sorgo e mais. Su altri 7mila ettari si estendono le coltivazioni di girasole, colza e soia.
L’alluvione – ricorda Coldiretti – ha devastato aziende agricole e allevamenti in una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile della Romagna pari a circa 1,5 miliardi di euro all’anno che moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso.

Ai danni sulla produzione agricola si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali con frane nelle aziende e lungo le strade.

Ma a pesare c’è anche il fenomeno del dissesto idrogeologico – riferisce la Coldiretti – con oltre 30mila persone che vivono in aree a rischio per pericolo di frane tra Ravenna, Rimini e Forli Cesena, assieme a più di duemila unità locali di imprese secondo l’ultimo rapporto Ispra. 

Per l’associazione dei colivatori diretti sono centinaia le aziende agricole che rischiano di scomparire con terreni letteralmente ingoiati da frane. voragini e smottamenti ma a preoccupare – sottolinea la Coldiretti – sono anche i danni alle infrastrutture con strade interrotte e ponti abbattuti con difficoltà a garantire cura agli animali isolati per le interruzioni nel sistema viario ma anche la commercializzazione dei prodotti scampati al disastro.

Nelle aree collinari – precisa la Coldiretti – sono crollati terreni coltivati a seminativo, erba medica, intere vigne e boschi di castagno ma preoccupa anche la situazione degli allevamenti con gli animali, ai quali va garantita acqua e alimentazione ma anche la quotidiana mungitura del latte e il suo trasporto.

In pericolo è – conclude la Coldiretti nella sua nota – l’importante azione di recupero delle razze storiche da parte degli allevatori, dalle pecore alle capre, dal maiale di Mora Romagnola ai bovini di razza Romagnola, che nel passato avevano rischiato l’estinzione.

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La disperazione della mamma dell’assassino di Giulia: “Mio figlio è un mostro”

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AGI – La disperazione della mamma di Alessandro Impagnatiello buca lo schermo ed entra nelle case degli italiani mentre ancora è forte l’orrore per la morte di Giulia Tramontano, uccisa mentre era incinta di sette mesi dal fidanzato.

“Non oso immaginare i familiari di Giulia. Non lo voglio immaginare… La mamma, Loredana, è una persona fantastica. Alessandro è un mostro, lo so. Io le chiedo perdono, da madre, ma non so cosa fare. Io le chiedo perdono per aver fatto un figlio così, io chiedo perdono a tutta la famiglia”

Alle telecamere de La Vita in Diretta parla tra le lacrime: “Ale non era così credetemi. Non lo so cos’è successo. Io non ci credo ancora, non ci credo. Ho sempre creduto ad Alessandro, perché lui era molto credibile. Io gli dicevo ‘Ale, tu mi devi dire qualcosa?’, eravamo io e lui da soli, ‘Mi devi dire qualcosa, Ale?’. Lui mi diceva ‘No, non ti devo dire niente… Mamma tu fidati di me’ ha detto, ‘dovete fidarvi di me, voi dovete fidarvi’. Come faccio a non credere? Anche perché Ale era cosi’, ecco perché mi fidavo. Come fai, uno che ti dice così e poi sai che è tuo figlio. È un mostro e lo ripeterò sempre, lui è un mostro… È sempre stato una persona educata, lui poi nascondeva ma noi non lo sapevamo, se lui aveva una doppia personalità noi non lo sapevamo”.

La madre di Impagnatiello parla anche del momento in cui ha cominciato ad avere sospetti sul figlio, rivelando che è stato “quando la scientifica non lo rilasciava, che rilevavano delle cose nella macchina. Ho detto ‘c’è qualcosa di strano’. E dicevo all’altro mio figlio ‘qua c’è qualcosa di strano’ però speravo sempre che non era così. Giulia non esce fuori. Come mai Giulia non esce fuori?‘ E continuavo a dire ‘speriamo che non sia come penso’. Allora l’altro mio figlio mi tranquillizzava e diceva ‘ma no, mamma, ma perché, Ale lo vedi è molto sincero, non lo vedi? Non ci credo’ diceva, ‘non ci credo che Ale… no'”.

Alla domanda sul perché il figlio abbia ucciso Giulia e suo nipote, la donna risponde: “È impazzito, è impazzito. Non lo so, lui ha due personalità, per me ha due personalità. Non so che motivazione dare, è un’altra persona, non ci crediamo, non ci crediamo perché per me ha doppia personalità. Alessandro in un modo e Alessandro in un altro. E Alessandro che conosciamo noi è una persona bella, il mostro che era è quella persona che era dentro. E l’ha tirata fuori l’altra sera. Non l’ho più rivisto e forse non lo voglio più vedere. Come faccio a vederlo? Non lo so se andrò mai, gli porto la roba, quello sì, ma a oggi io non andro’ a trovarlo, oggi come oggi non andrò a trovarlo”.

“Nessun perdono è possibile”

“No, come fai a perdonare? Alessandro poi era, quello sì, ma è imperdonabile. Perché l’hai fatto? Non dovevi farlo, non dovevi farlo Alessandro. Hai rovinato la vita di tutti”. L’intervista si chiude con un appello. “Alessandro, ti prego, dì tutta la verità, ormai non puoi scappare da nulla. Hai rovinato tutti quanti, tutti, devi dire tutta la verità, perché lo meritiamo tutti. Giulia compresa, con Thiago, soprattutto Thiago. Tuo figlio, che non vedrai mai più, non ci sarà mai più, e non vedrai mai più Giulia perché quello che fai fatto, hai fatto schifo. Sei un mostro. Purtroppo sei un mostro. È la verità, è tua mamma che te lo sta dicendo. Sei un mostro”. 

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Spara alla vicina con il fucile da pesca, arrestato per tentato omicidio

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AGI – È in carcere a Bancali (Sassari), con l’accusa di tentato omicidio aggravato, un uomo di 60 anni che ieri ha ferito al volto, con un fucile da pesca, una vicina di casa che aveva bussato alla sua porta dopo aver sentito un forte odore di gas.

L’aggressione è avvenuta a Golfo Aranci, in via Libertà, dove i carabinieri, intervenuti dopo una segnalazione, hanno trovato la donna gravemente ferita al viso. Intanto, il vicino di casa che le aveva sparato col fucile da pesca si era barricato in casa.

Per entrare i carabinieri, con l’aiuto dei vigili del fuoco, hanno dovuto forzare la porta d’ingresso dell’abitazione. Il sessantenne arrestato è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria di Tempio Pausania in attesa dell’udienza di convalida.

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Aggredita dall’ex entrato in casa dal balcone, la salvano i vicini

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AGI – Dopo averla pedinata, si è arrampicato sul suo balcone, ha rotto una finestra ed è entrato in casa di lei a Gambolò, in provincia di Pavia. A salvare dalla furia del suo ex una donna romena di 33 anni sono stati i vicini di casa che hanno chiamato i carabinieri quando già K.S., pakistano, 22 anni, pizzaiolo con residenza a Torino, si era avventato sullla giovane.

Immediato l’arresto dei carabinieri arrivati ad aggressione in corso per atti persecutori, danneggiamento, violazione di domicilio, danneggiamento.

La vittima, anche se contusa, ha rifiutato le cure. L’uomo era già stato querelato dalla ex compagna nel dicembre del 2022 e colpito da ammonimento del questore di Pavia nel maggio scorso per gli stessi reati. Il gip ha convalidato l’arresto di K.S. che è stato portato in carcere. 

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Un ragazzo è caduto da una ringhiera sul lungomare di Genova. Di nuovo

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AGI – Un ventenne è caduto nella notte da una delle ringhiere di corso Italia, sul lungomare di Genova, per cause ancora in via di accertamento, probabilmente mentre tentava di entrare in uno dei locali del lungomare.

Il giovane, ricoverato in codice rosso al San Martino, ha riportato un trauma cranico, dopo essere caduto faccia a terra. La prognosi è di 45 giorni.

Domenica scorsa in un incidente simile era rimasta coinvolta una turista irlandese di 22 anni. 

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