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Sulla barca affondata nel Lago Maggiore erano quasi tutti 007

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AGI – “Siamo diventati il crocevia dello spionaggio internazionale?”. Su questo si sono interrogati con un certo stupore nella giunta di oggi il sindaco di Sesto Calende, Giovanni Buzzi, il suo vice Edoardo Favaron e gli assessori. L’interesse dei magistrati e dei carabinieri di Busto Arsizio però sembra essere focalizzato solo a capire come e perché sia affondata la ‘Goduria’ dopo che le acque del lago Maggiore sono imbizzarrite all’ora dell’aperitivo di due giorni fa per l’irrompere di una tromba d’aria provocando la morte di quattro persone.

Il comandante sarà indagato 

“Il resto non è affar nostro” fanno sapere all’AGI gli investigatori sottolineando che nel loro orizzonte ci sono solo accertamenti su quelli che possono essere eventuali reati. Qualcuno ammette però che lo scenario è “peculiare”. “Il resto” è che l’equipaggio era formato tutto da 13 esponenti dell’ intelligence israeliana,  e 8 di quella italiana, a parte Anja Bozhkova, cittadina russa, e suo marito, il comandante Claudio Carminati.  L’occasione conviviale sarebbe stato il compleanno di uno degli uomini del Mossad sopravvissuti.

Lei è morta incastrata all’interno della barca durante la tempesta, dove l’hanno trovata i vigili del fuoco, lui è sopravvissuto ed è stato indagato anche a garanzia sua perché saranno svolti accertamenti tecnici come le autopsie e le analisi sulla barca ai quali potrà partecipare col suo legale. I reati ipoizzati dal sostituto procuratore Massimo De Filippo sono naufragio e omicidio, entrambi a titolo colposo. Oltre alla donna russa, non sono rimersi Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi, dell’intelligengce italiana, e Shimoni Erez, ex uomo della sicurezza israeliana. 

Gli interrogativi delle autorità locali

I temi sono quelli della sicurezza della barca, della capienza più o meno regolare (a bordo erano in 21, troppi?), del cielo che si era incupito e forse avrebbe potuto e dovuto consigliare altre manovre e altra prudenza a Carminati. Sulla possibilie contiguità di quest’ultimo ad ambienti dei servizi segreti non arrivano conferme. In paese ricordano che in passato aprì una lavanderia a gettoni e poi si inventò costruendola con le sue mani la barca per i turisti “forse senza le certificazioni per poterlo fare in sicurezza”.

Certo che un tal numero di 007 riuniti su una barca di 15 metri potrebbe avere scelto come accompagnatore quantomeno una persona di fiducia. “Nella nostra zona ci sono siti industriali come quello di Leonardo ma non tali da far pensare che il nostro Comune possa portare qui per un summit esponenti di un servizio segreto così importante come quello israeliano” riflette il vicesindaco Favaron che non nasconde la “perplessità” degli amministratori di un paese di 11 mila abitanti su quanto accaduto anche perché si sentono ‘tagliati fuori’ dalle informazioni sul perché siano sbarcati proprio a Sesto Calende un numero di 007 da far pensare a trame importanti. 

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L’intelligenza artificiale viaggia nel Levante con un’indagine sul “Dio unico”

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AGI –  Sarà l’intelligenza artificiale (AI) a dirci come si è arrivati a un unico Dio, indagando in un luogo e in momento cruciale per la storia dell’uomo e delle sue credenze religiose: il Secondo millennio avanti Cristo nel Levante, dove prende forma il monoteismo israelitico. “Partendo dalla cultura materiale, guardiamo – spiega all’AGI Nicola Laneri, docente di archeologia nel dipartimento di Scienze umanistiche dell’università di Catania – nelle strutture templari che anticipano l’avvento della tradizione del tempio di Salomone a Gerusalemme. Cerchiamo di comprendere, attraverso strumenti come il web semantico, come la tradizione del tempio in antis nasce e si sviluppa durante il secondo millennio, e come questa tipologia templare, secondo la Bibbia, verrà utilizzata per la costruzione del tempio di Gerusalemme”.

Il secondo millennio avanti Cristo fu segnato da un sincretismo religioso che vide diverse fedi e culti reagire l’una sull’altra e produrre nuove e complesse forme di religione. Centrale fu l’Egitto, e gli elementi materiali che da esso si diffusero nella regione. Materie prime e manufatti richiesti circolarono ampiamente in tutto il Mediterraneo orientale e nella parte nord-orientale dell’Africa, portando a un processo di scambi internazionali: il movimento dei materiali ha favorito il movimento delle persone, delle idee, della cultura, della conoscenza.

Il Levante comprendente i moderni Israele, Palestina, Giordania, Siria e Libano – spiegano i ricercatori del progetto Godscapes – rappresentava uno straordinario corridoio non solo per le rotte commerciali e l’espansione militare, ma anche per popoli, costumi e credenze di tutto il bacino del Mediterraneo orientale e oltre. Il Levante ha rappresentato un’area di grande resilienza, assorbendo, trasformando e integrando influenze, idee, pratiche e culture esterne: un big bang culturale, nel quale gli archeologi tentano da anni di mettere ordine per trovare un filo conduttore, un esito monoteista: “Prendiamo, ad esempio – spiega Laneri – le tipologie dei templi, e cerchiamo di capire quanto siano locali, quanto siano il frutto di una tradizione che continua nel tempo e quanto invece alcuni elementi giungano da influenze esterne e quanto queste modifichino gli elementi tradizionali. Cerchiamo di rispondere alla domanda: ‘Come cambiano le cose a livello religioso nel secondo Millennio?’. L’intelligenza artificiale serve a dare una risposta: nel database inseriamo informazioni legate all’iconografia, alle architetture sacre, alle tradizioni funerarie e i testi relativi alle religioni dell’Antichità del mediterraneo orientale”.

Sulla base di un uso storico della Bibbia, alcuni studiosi hanno ipotizzato un’origine egiziana durante la tarda eta’ del bronzo, quando il faraone Amenhotep IV/Akhenaton (1353-1336 a.C.) introdusse un’innovativa credenza enoteistica nel dio Aton, aprendo la strada al monoteismo. Si tratta di fonti scritte, alle quali il progetto ‘Godscapes’ – che opera grazie a un fondo assegnato dal ministero della Ricerca ed e’ coordinato dall’Università di Catania, dal Cnr Roma e dall’Università di Pisa e dall’Università della Sapienza di Roma – aggiungerà le conoscenze che derivano dagli elementi materiali. E lo farà partendo da quel che gli archeologi hanno trovato in questi anni: la dea egizia Hathor etichettata come signora di Biblo; la postura e l’iconografia egizie del dio Reshep; le figure di Anubi e Iside sono sparse per il sito di Biblo. E ancora, l’armamentario cultuale egiziano: le statuette delle placche di Qudshu, i cobra di argilla o la grande quantità di scarabei reali associati ad Amenhotep III e sua moglie Tiy, forse accenni a un culto reale in Canaan, possono indicare non solo attivita’ rituali ma anche la presenza di personale di culto egiziano. E, oltre a Biblo, i dati archeologici dei cerimoniali levantini di Alalakh, Tell Taynat, Ain Dara, Ugarit , Qatna, Tell Kazel, Sarepta, Sidon, Tiro, Dor, Ashdod, Ascalon, Tell Qasile.

“I database tradizionali – sottolinea Laneri – non sono in grado di rispondere alla domanda su cosa sia locale, cosa esogeno e cosa sia ibrido; su quanto una tradizione continui del tempo, quando si interrompa e quanto invece si modifichi attraverso gli influssi dalla Siria occidentale, dal mondo egeo e dal mondo egizio nell’area in cui nascerà la tradizione il monoteismo”. Chat Gpt non c’entra nulla. Il web semantico e’ una visione del web in cui i dati leggibili dalla macchina consentono agli agenti software di interrogare e manipolare le informazioni per conto degli utenti, e le mette in relazione tra loro. A mettere dentro quei dati sono i ricercatori, secondo una logica ben precisa. Ad esempio, le informazioni relative a un tempio del II millennio a.C., come il tempio migdal di Sichem verranno inserite nel dataset dell’architettura religiosa, secondo criteri specifici (orientamento, tipologia di pianta, presenza di motivi decorativi) che rispondono a una distinzione tra elementi apparenti esogeni e indigeni. “Più alto è l’inserimento di informazioni – dice Laneri all’AGI – più bassa è la possibilità di errore: il computer ci dirà quante volte e dove un dato elemento si ripete, cioè ci dà una prospettiva interpretativa. Viene ampliata l’informazione: se il database collega un dato con un altro, qui abbiamo in rete tutte le informazioni che interagiscono tra loro e in più interagiscono con l’informazione che si trova sul web”. Se e’ vero che Dio non commette errori e le Scritture sono infallibili, l’intelligenza artificiale èpronta a sfidarlo sul suo stesso terreno, quello della conoscenza. (AGI)

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Una ragazza incinta è scomparsa nel Milanese

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AGI – La Procura di Milano indaga sulla scomparsa di Giulia Tramontano, la 29enne incinta di sette mesi residente a Senago, Milano, della quale stata denunciata la scomparsa la scorsa domenica.

Gli accertamenti dei carabinieri della compagnia di Rho e del nucleo investigativo di Milano sono coordinati dalla pm Alessia Menegazzo del pool ‘Tutela fasce deboli’, coordinato dall’aggiunta Letizia Mannella. Nelle ultime ore gli investigatori hanno sentito i familiari della ragazza, arrivati dalla provincia di Napoli, quelli del fidanzato e anche gli amici comuni della coppia e quelli di Giulia. Al momento gli inquirenti non escludono alcuna ipotesi. 

Sabato l’ultima traccia

L’ultima traccia di Tramontano è dello scorso sabato sera. È quanto risulta dagli accertamenti dei Carabinieri della stazione di Senago, a cui il compagno trentenne della donna ha denunciata la scomparsa il giorno successivo. L’uomo ha detto ai militari di essere uscito domenica mattina per andare a lavoro in un bar di Milano e di essersi accorto della sparizione solo quando è rincasato.

In casa il fidanzato – stando alla sua denuncia – non ha trovato il passaporto della fidanzata e la somma di 500 euro in contanti. Da una prima visione delle telecamere di sorveglianza dell’area intorno all’abitazione della coppia non compare, nelle ore precedenti alla denuncia di scomparsa, la 29enne, originaria della provincia di Napoli e residente da cinque anni nel Milanese.

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Morto il carabiniere che indagò sulla strage di Erba. Era sparito da giorni

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AGI – È stato trovato morto Luca Nesti, 55 anni, il luogotenente dei carabinieri della stazione di Costa Masnaga, in provincia di Lecco, che indagò anche sulla strage di Erba. Da mercoledì vigili del fuoco e forze dell’ordine lo stavano cercando dopo che, in seguito a una lite familiare, si era allontanato da casa portando con sé l’arma di ordinanza. Il suo corpo è stato rinvenuto in un bosco, vicino a dove viveva.

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È stata distrutta la targa nel parco dedicato a Willy Monteiro Duarte

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AGI –  La targa del giardino dedicato a Willy Monteiro Duarte, nel primo municipio di Roma, è stata danneggiata nella notte e scaraventata a terra. “Vittima dell’odio e della violenza, per non aver fatto finta di non vedere”, c’è scritto nella targa con il volto di Willy.

Per il brutale pestaggio a Colleferro nel 2020 sono stati condannati all’ergastolo i fratelli Marco e Gabriele Bianchi. Per gli altri due componenti del branco, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, per i quali era stata chiesta una condanna a 24 anni, è stata comminata una pena rispettivamente a 23 e 21 anni.

I due fratelli, esperti dell’arte marziale Mma, picchiarono per 50 secondi con colpi a ripetizione Willy, intervenuto per difendere un amico durante un banale diverbio all’esterno di un locale.

La targa nel parco dedicato a Willy Monteiro

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In Italia è tornata la lontra

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AGI – La lontra, uno dei mammiferi più rari in Italia, sta lentamente tornando nel nostro Paese. La popolazione è tra gli 800 e i 1.000 individui, un numero ancora ben al di sotto del limite vitale minimo ma grazie a un monitoraggio promosso dal WWF in Italia in collaborazione con l’Università del Molise è stato possibile aggiornare la mappa della distribuzione, in particolare in quelle aree geografiche dove la specie risultava assente. E’ concentrata soprattutto nel Meridione (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e in aumento in Abruzzo e Molise), ma è tornata in alcune regioni del Nord, da dove non era stata più segnalata da decenni. È il caso del Friuli Venezia Giulia, dell’Alto Adige, della Lombardia, della Liguria e per quanto riguarda il Centro, del Lazio.

Tra le azioni principali a salvaguardia della lontra da parte del WWF, c’è stata la creazione di una rete di aree protette fondamentali per la conservazione della specie, come l’Oasi di Persano, Grotte del Bussento e Lago di Conza in Campania, Pantano di Pignola e Policoro in Basilicata, Cascate del Verde in Abruzzo, e il sostegno alla realizzazione progetti di tutela più vasti come il parco nazionale del Cilento-Vallo di Diano e Monti Alburni.

Se oggi si può quindi immaginare concretamente un ritorno al passato della lontra, quando abitava tutta la penisola, lo si deve alle tante azioni di tutela e conservazione messe in atto negli anni. Se un tempo era la distruzione diretta la causa di diminuzione – per la pelliccia in particolare – nel tempo è stata la perdita o il degrado degli habitat frequentati, quelle aree fluviali in particolare, che nel nostro Paese hanno subito drastiche trasformazioni. La sfida oggi è quella di favorire la connessione tra la popolazione vitale del Meridione e di parte del Centro, con quella Centro-Settentrionale. Non sarà facile e ci vorrà tempo, ma questo è lo scenario su cui si sta lavorando. Con un’attenzione anche a risolvere una minaccia sempre più frequente soprattutto dove le lontre si spostano con più frequenza, quella di finire investite sotto le auto.  Almeno 50 negli ultimi anni. 

 

 

Una lontra italiana

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I panni sporchi (non) si lavano in famiglia

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AGI – Esiste un gruppo sempre più numeroso di persone che crede nella necessità di lavare meno i vestiti, o di non lavarli affatto. E’ il fronte del “low-wash” o del “no-wash”.

Si tratta di gruppi in cui si mescolano tendenze ambientaliste ma anche convinzioni della necessità di un radicale cambio delle abitudini tipiche degli anni del consumismo sfrenato. Un trend che si intreccia con i fanatici del guardaroba minimalista e delle abitazioni microscopiche. Ma il no-wash sembra spingersi anche più in là, al punto che oggi esiste (e ha raggiunto una certa popolarità) l’Indigo Invitational Fade Competition, gara in cui persone provenienti da tutto il mondo indossano jeans in denim grezzo per un anno, rigorosamente senza lavarlo, e vengono poi giudicati sulla base degli sbiadimenti vintage o delle strisce di tessuto macchiato o sbiancato che si vengono a creare.

Giunto alla quinta edizione l’Indigo Invitational ha visto nove concorrenti su dieci presentarsi con addosso pantaloni lavati una volta ogni 150/200 utilizzi. Gli odori? Certo, ci sono e i partecipanti confermano che possono essere particolarmente pungenti. Ma gli esperti sembrano avere un rimedio: i “bagni di sole” (lasciare i capi al sole e all’aperto per molte ore) o spruzzate di aceto o vodka nelle parti “meno profumate” di magliette o maglioni.

Di certo non si tratta di una gara goliardica. La stilista Stella McCartney ha fatto parlare quando ha spiegato che “fondamentalmente, nella vita, la regola generale è: se non devi assolutamente pulire qualcosa, non pulirla. Non mi cambierei il reggiseno ogni giorno e non butto la roba in lavatrice solo perché è stata indossata. Io stessa sono incredibilmente igienica, ma non sono una fan del lavaggio a secco o di qualsiasi altro tipo di pulizia”.

Ambiente, forse anche moda, ma non solo. C’è anche chi sostiene che limitare le docce o gli shampoo faccia bene alla pelle. Ed ecco quindi gli approcci ‘no wash’, ‘no shower’, ‘low poo’, ‘no poo’. Qualche esempio? Piero Pelù che di recente ha raccontato di essersi lavato i capelli per molto tempo non più di una volta l’anno.

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In Italia un’asse Cina-Ndrangheta gestiva un fiume di droga e soldi

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AGI – Il blitz anti-‘ndrangheta condotto dalla Guardia di finanza in sette regioni contro una organizzazione dedita al traffico internazionale di droga ha accertato “il coinvolgimento di una fitta rete di soggetti di nazionalità cinese dediti, professionalmente e con carattere di sistematicità, al riciclaggio degli ingenti proventi illeciti accumulati dal sodalizio criminale“. Le complesse indagini, durate oltre due anni, sono state dirette dalla Dda di Bologna e coordinate dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo e hanno fatto emergere convergenze con altri filoni investigativi delle procure di Firenze, Potenza e Trento.

Erano i cinesi, attraverso il fei ch’ien (sistema “informale” di trasferimento di denaro), a riciclare il fiume di denaro – decine di milioni di euro – provento del traffico di droga. Dopo aver prelevato ingenti somme di contanti, i cinesi provvedevano a inviarli, attraverso una lunga catena di bonifici, ad aziende commerciali ubicate in Cina e Hong Kong. Queste ultime, attraverso articolati meccanismi di “compensazione”, erano in grado di recapitare il denaro ai broker del narcotraffico e agli stessi cartelli sudamericani attraverso “agenti” residenti all’estero.

Dalle indagini è emerso che, grazie al meccanismo dei fei ch’ien, l‘associazione è stata in grado di ripulire più di 5 milioni di euro; due “riciclatori” cinesi sono stati colpiti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Durante le indagini sono stati inoltre arrestati, in flagranza di reato, 3 cittadini italiani e sequestrati 43 kg di cocaina, 44 kg di hashish, sostanze da taglio e frullatori utilizzati per preparare il narcotico, poco meno di 140 mila euro in contanti (trovati nella disponibilità di uno dei “riciclatori” cinesi) e 10.000 prodotti contraffatti (di cui 3.200 articoli di abbigliamento recanti i marchi di famosi brand e svariate confezioni di farmaci contro la disfunzione erettile per un totale di 6.800 blister).

Di assoluta utilità per la riuscita delle indagini – spiega la Gdf di Bologna – si è rivelata la collaborazione instaurata con l’Attache presso l’Ambasciata statunitense a Roma dell’Homeland Security Investigations (HSI), principale branch investigativo dell’U.S. Department of Homeland Security.

Il Dipartimento è responsabile delle indagini sulla criminalità transnazionale, con particolare riguardo alle organizzazioni terroristiche e malavitose che sfruttano il sistema normativo ed economico-finanziario internazionale per commettere reati. L’HSI, le cui competenze sono sovrapponibili a quelle della Guardia di Finanza, ha più volte fornito supporto di natura tecnico – investigativa e di intelligence ai militari, contribuendo a disarticolare efficacemente il sodalizio criminale.

Oltre alle 41 ordinanze di custodia cautelare, le Fiamme Gialle bolognesi hanno eseguito il sequestro di 44 immobili e terreni, n. 17 autoveicoli/motocicli, n. 354 rapporti bancari e 80 fra società, attività commerciali e partecipazioni sociali, per un valore complessivo stimato di oltre 50 milioni di euro; sono state altresì effettuate numerose perquisizioni personali e locali, tuttora in corso. 

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Il jihadista della porta accanto [video]

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AGI – Era pronto a colpire con un attentato incendiario in provincia di Bergamo e per questo gli investigatori dell’antiterrorismo hanno deciso di intervenire prima che entrasse in azione. Un minorenne italiano con origini straniere è stato indagato per associazione con finalità di terrorismo, addestramento, apologia e istigazione a delinquere aggravate.

Sabato scorso gli uomini della Digos di Bergamo e Brescia si sono presentanti a casa del giovane con il provvedimento di fermo emesso dalla Procura per i minorenni poi convalidato dal gip. Le indagini, svolta anche con i contribuiti del comparto Intelligence e delle forze di polizia straniere, ha fatto emergere l’appartenenza del minore a una rete di giovani sostenitori dell’Isis, presenti in diversi Paesi d’Europa e in America, molti dei quali arrestati nelle scorse settimane.

Nell’ultimo periodo – come rilevato dal monitoraggio della sua attività sul web – il processo di radicalizzazione del giovane ha avuto un’accelerazione con la pubblicazione sui social di video di propaganda jihadista. Tra questi anche manuali relativi alle armi e al confezionamento di ordigni, che diffondeva anche sulla rete, esortando gli altri giovani a passare all’azione. 

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