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“Immergersi” in Van Gogh. A Milano la mostra a dimensione reale

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AGI – Van Gogh in un succedersi di pennellate, disegni e dipinti, i cui soggetti vengono resi dinamici e restituiti a una dimensione ‘reale’ grazie al video-mapping. Dopo il successo in giro per il mondo con oltre 5.000.000 di visitatori, Exhibition Hub e Fever, annunciano l’arrivo a Milano, a Lampo Scalo Farini dal 1 giugno 2023, di Van Gogh: The Immersive Experience: un viaggio tra le opere di uno dei più grandi geni artistici del XIX secolo, tra campi di girasoli e mandorli in fiore.

L’esposizione, per la prima volta in Italia completamente rinnovata nella proposta tecnologica, combina arte digitale, contenuti educativi e nuove esperienze di realtà virtuale per offrire un’avventura immersiva: 60 proiettori animeranno 350 capolavori di Van Gogh visibili a 360 su una superficie di 2000 metri quadrati tra pavimento, pareti e soffitto.

Ci sarà un’area dove sarà proiettato un documentario per scoprire tutti i segreti della tecnica pittorica di Van Gogh, una sala dedicata al suo Studio e un’altra area denominata “Colora ed esponi” – interamente riservata alla fantasia dei visitatori che potranno realizzare e visualizzare su un grande schermo le proprie creazioni ispirate ai quadri più famosi dell’artista, oppure portarle con sé come ricordo della mostra.

L’allestimento milanese presenta in esclusiva la sala del Giapponismo con le opere in cui Van Gogh si è lasciato ispirare dall’arte delle stampe giapponesi. Grazie alla realtà virtuale è inoltre possibile esplorare “Un giorno nella vita dell’artista”: un’esperienza multisensoriale di 10 minuti per indagare ancora più a fondo il processo creativo del maestro olandese e scoprirne l’ispirazione per alcuni dei dipinti da lui più amati come La camera di Vincent ad Arles e la Notte stellata sul Rodano.

“L’attenzione che dedichiamo all’esperienza immersiva inizia per il visitatore dai primi metri del percorso per accompagnarlo fino all’uscita e anche oltre – spiega Mario Iacampo, CEO e Direttore Creativo di Exhibition Hub -. Questo modo, nuovo e assolutamente contemporaneo di vivere l’arte, offre infatti agli ospiti della mostra la possibilità di apprezzare ancora più a fondo il genio di Van Gogh in un ambiente davvero trascendente”. 

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Dispersa una 17enne che faceva rafting nel Cosentino

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AGI – Sono in corso le ricerche di una ragazza di 17 anni dispersa nel Cosentino. Da quanto si è appreso, la giovane è caduta nelle acque del fiume Lao nel territorio di Laino Borgo. La ragazza era con una scolaresca di Reggio Calabria e stava facendo rafting.

Il primo ad allertare i soccorsi è stato il responsabile regionale del servizio Elisoccorso Calabria, il Pasquale Gagliardi che si trovava sul posto per eseguire un sopralluogo nell’area di atterraggio dell’elisoccorso a Laino. Le ricerche sono affidate ai tecnici del Corpo nazionale soccorso alpino della Calabria, su attivazione della centrale operativa del 118.

Presente anche la squadra forre del Cnsas Calabria, oltre all’elicottero dell’Aeronautica militare dell’84 CSAR di Gioia del Colle con a bordo un tecnico di elisoccorso. Sul posto pure vigili del fuoco e carabinieri. I superstiti sono stati portati in salvo a Laino Castello. 

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I mosaici di un’antica villa romana guardano il mare della Scala dei Turchi

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AGI – Si trova alla foce del fiume Cottone, nella baia tra Punta Piccola e Punta Grande, e, alzandolo dagli splendidi mosaici, lo sguardo si riempie del colore del mare: è la “villa maritima” di età imperiale che a Realmonte, nell’Agrigentino, fa da controcanto per bellezza alla Scala dei Turchi, a qualche centinaio di metri. Risalente al primo secolo dopo Cristo, con le terme perfettamente visibili, i suoi resti tornano fruibili dopo i lavori di recupero finanziati dal Parco archeologico Valle dei Templi mentre in un prossimo futuro un percorso di visita unico comprenderà sia i mosaici e le terme della domus in contrada  Durrueli che la Scala dei turchi, inaccessibile al pubblico per rischio crolli ed erosioni dal febbraio 2020.

La villa sorge al centro della baia di Punta Grande, alla foce del torrente Cottone, pochi chilometri a Ovest dello scalo commerciale di Agrigentum. Affacciata sul mare, è organizzata in due settori principali: uno residenziale, con peristilio-giardino, cubicula (camere da letto), tablinum (sala-soggiorno), triclinium (sala da pranzo), magazzini; e uno termale, che comprende due grandi ambienti spogliatoio (apodyteria), uno dei quali con pareti rivestite in marmo e pavimento mosaicato in tessere rosa e nere con la rappresentazione di Scilla, mostro marino femminile che tiene un timone, il calidarium, piccola stanza riscaldata, e il frigidarium, con pareti rivestite in marmo e pavimento mosaicato, da cui si accedeva ad una grande vasca circolare con le pareti rivestite di marmo.

Le costruzione della villa può essere datata alla prima metà del II secolo d.C. Secondo un’ipotesi, basata sul rinvenimento di alcune tegole con bollo di fabbrica, la villa sarebbe appartenuta ad un esponente dell’importante famiglia degli Annii, di cui è noto il coinvolgimento nello sfruttamento delle miniere di zolfo del territorio agrigentino. La villa, si legge sul sito del Comune di Realmonte, venne individuata nel 1907 durante i lavori per la costruzione della ferrovia Porto Empedocle-Siculiana-Castelvetrano, ma fino agli anni Settanta non e’ stata valorizzata come si deve. Nel 1979 la Soprintendenza alle Antichità di Agrigento affidò a una equipe di archeologi giapponesi, guidati da Masanara Aoyagi, il compito di riprendere i lavori in quella zona. La missione giapponese, nel giro di pochi anni, portò alla luce l’intera struttura e i resti mortali di una donna. Alcuni mosaici rappresentano “Posidone” su un ippocampo, mentre piu’ a nord vi e’ raffigurato il mitico Tritone dal corpo per metà pesciforme che viene portato su da un cocchio tirato da due enormi mostri marini. (AGI)

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Sulla barca affondata nel Lago Maggiore erano quasi tutti 007

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AGI – “Siamo diventati il crocevia dello spionaggio internazionale?”. Su questo si sono interrogati con un certo stupore nella giunta di oggi il sindaco di Sesto Calende, Giovanni Buzzi, il suo vice Edoardo Favaron e gli assessori. L’interesse dei magistrati e dei carabinieri di Busto Arsizio però sembra essere focalizzato solo a capire come e perché sia affondata la ‘Goduria’ dopo che le acque del lago Maggiore sono imbizzarrite all’ora dell’aperitivo di due giorni fa per l’irrompere di una tromba d’aria provocando la morte di quattro persone.

Il comandante sarà indagato 

“Il resto non è affar nostro” fanno sapere all’AGI gli investigatori sottolineando che nel loro orizzonte ci sono solo accertamenti su quelli che possono essere eventuali reati. Qualcuno ammette però che lo scenario è “peculiare”. “Il resto” è che l’equipaggio era formato tutto da 13 esponenti dell’ intelligence israeliana,  e 8 di quella italiana, a parte Anja Bozhkova, cittadina russa, e suo marito, il comandante Claudio Carminati.  L’occasione conviviale sarebbe stato il compleanno di uno degli uomini del Mossad sopravvissuti.

Lei è morta incastrata all’interno della barca durante la tempesta, dove l’hanno trovata i vigili del fuoco, lui è sopravvissuto ed è stato indagato anche a garanzia sua perché saranno svolti accertamenti tecnici come le autopsie e le analisi sulla barca ai quali potrà partecipare col suo legale. I reati ipoizzati dal sostituto procuratore Massimo De Filippo sono naufragio e omicidio, entrambi a titolo colposo. Oltre alla donna russa, non sono rimersi Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi, dell’intelligengce italiana, e Shimoni Erez, ex uomo della sicurezza israeliana. 

Gli interrogativi delle autorità locali

I temi sono quelli della sicurezza della barca, della capienza più o meno regolare (a bordo erano in 21, troppi?), del cielo che si era incupito e forse avrebbe potuto e dovuto consigliare altre manovre e altra prudenza a Carminati. Sulla possibilie contiguità di quest’ultimo ad ambienti dei servizi segreti non arrivano conferme. In paese ricordano che in passato aprì una lavanderia a gettoni e poi si inventò costruendola con le sue mani la barca per i turisti “forse senza le certificazioni per poterlo fare in sicurezza”.

Certo che un tal numero di 007 riuniti su una barca di 15 metri potrebbe avere scelto come accompagnatore quantomeno una persona di fiducia. “Nella nostra zona ci sono siti industriali come quello di Leonardo ma non tali da far pensare che il nostro Comune possa portare qui per un summit esponenti di un servizio segreto così importante come quello israeliano” riflette il vicesindaco Favaron che non nasconde la “perplessità” degli amministratori di un paese di 11 mila abitanti su quanto accaduto anche perché si sentono ‘tagliati fuori’ dalle informazioni sul perché siano sbarcati proprio a Sesto Calende un numero di 007 da far pensare a trame importanti. 

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L’intelligenza artificiale viaggia nel Levante con un’indagine sul “Dio unico”

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AGI –  Sarà l’intelligenza artificiale (AI) a dirci come si è arrivati a un unico Dio, indagando in un luogo e in momento cruciale per la storia dell’uomo e delle sue credenze religiose: il Secondo millennio avanti Cristo nel Levante, dove prende forma il monoteismo israelitico. “Partendo dalla cultura materiale, guardiamo – spiega all’AGI Nicola Laneri, docente di archeologia nel dipartimento di Scienze umanistiche dell’università di Catania – nelle strutture templari che anticipano l’avvento della tradizione del tempio di Salomone a Gerusalemme. Cerchiamo di comprendere, attraverso strumenti come il web semantico, come la tradizione del tempio in antis nasce e si sviluppa durante il secondo millennio, e come questa tipologia templare, secondo la Bibbia, verrà utilizzata per la costruzione del tempio di Gerusalemme”.

Il secondo millennio avanti Cristo fu segnato da un sincretismo religioso che vide diverse fedi e culti reagire l’una sull’altra e produrre nuove e complesse forme di religione. Centrale fu l’Egitto, e gli elementi materiali che da esso si diffusero nella regione. Materie prime e manufatti richiesti circolarono ampiamente in tutto il Mediterraneo orientale e nella parte nord-orientale dell’Africa, portando a un processo di scambi internazionali: il movimento dei materiali ha favorito il movimento delle persone, delle idee, della cultura, della conoscenza.

Il Levante comprendente i moderni Israele, Palestina, Giordania, Siria e Libano – spiegano i ricercatori del progetto Godscapes – rappresentava uno straordinario corridoio non solo per le rotte commerciali e l’espansione militare, ma anche per popoli, costumi e credenze di tutto il bacino del Mediterraneo orientale e oltre. Il Levante ha rappresentato un’area di grande resilienza, assorbendo, trasformando e integrando influenze, idee, pratiche e culture esterne: un big bang culturale, nel quale gli archeologi tentano da anni di mettere ordine per trovare un filo conduttore, un esito monoteista: “Prendiamo, ad esempio – spiega Laneri – le tipologie dei templi, e cerchiamo di capire quanto siano locali, quanto siano il frutto di una tradizione che continua nel tempo e quanto invece alcuni elementi giungano da influenze esterne e quanto queste modifichino gli elementi tradizionali. Cerchiamo di rispondere alla domanda: ‘Come cambiano le cose a livello religioso nel secondo Millennio?’. L’intelligenza artificiale serve a dare una risposta: nel database inseriamo informazioni legate all’iconografia, alle architetture sacre, alle tradizioni funerarie e i testi relativi alle religioni dell’Antichità del mediterraneo orientale”.

Sulla base di un uso storico della Bibbia, alcuni studiosi hanno ipotizzato un’origine egiziana durante la tarda eta’ del bronzo, quando il faraone Amenhotep IV/Akhenaton (1353-1336 a.C.) introdusse un’innovativa credenza enoteistica nel dio Aton, aprendo la strada al monoteismo. Si tratta di fonti scritte, alle quali il progetto ‘Godscapes’ – che opera grazie a un fondo assegnato dal ministero della Ricerca ed e’ coordinato dall’Università di Catania, dal Cnr Roma e dall’Università di Pisa e dall’Università della Sapienza di Roma – aggiungerà le conoscenze che derivano dagli elementi materiali. E lo farà partendo da quel che gli archeologi hanno trovato in questi anni: la dea egizia Hathor etichettata come signora di Biblo; la postura e l’iconografia egizie del dio Reshep; le figure di Anubi e Iside sono sparse per il sito di Biblo. E ancora, l’armamentario cultuale egiziano: le statuette delle placche di Qudshu, i cobra di argilla o la grande quantità di scarabei reali associati ad Amenhotep III e sua moglie Tiy, forse accenni a un culto reale in Canaan, possono indicare non solo attivita’ rituali ma anche la presenza di personale di culto egiziano. E, oltre a Biblo, i dati archeologici dei cerimoniali levantini di Alalakh, Tell Taynat, Ain Dara, Ugarit , Qatna, Tell Kazel, Sarepta, Sidon, Tiro, Dor, Ashdod, Ascalon, Tell Qasile.

“I database tradizionali – sottolinea Laneri – non sono in grado di rispondere alla domanda su cosa sia locale, cosa esogeno e cosa sia ibrido; su quanto una tradizione continui del tempo, quando si interrompa e quanto invece si modifichi attraverso gli influssi dalla Siria occidentale, dal mondo egeo e dal mondo egizio nell’area in cui nascerà la tradizione il monoteismo”. Chat Gpt non c’entra nulla. Il web semantico e’ una visione del web in cui i dati leggibili dalla macchina consentono agli agenti software di interrogare e manipolare le informazioni per conto degli utenti, e le mette in relazione tra loro. A mettere dentro quei dati sono i ricercatori, secondo una logica ben precisa. Ad esempio, le informazioni relative a un tempio del II millennio a.C., come il tempio migdal di Sichem verranno inserite nel dataset dell’architettura religiosa, secondo criteri specifici (orientamento, tipologia di pianta, presenza di motivi decorativi) che rispondono a una distinzione tra elementi apparenti esogeni e indigeni. “Più alto è l’inserimento di informazioni – dice Laneri all’AGI – più bassa è la possibilità di errore: il computer ci dirà quante volte e dove un dato elemento si ripete, cioè ci dà una prospettiva interpretativa. Viene ampliata l’informazione: se il database collega un dato con un altro, qui abbiamo in rete tutte le informazioni che interagiscono tra loro e in più interagiscono con l’informazione che si trova sul web”. Se e’ vero che Dio non commette errori e le Scritture sono infallibili, l’intelligenza artificiale èpronta a sfidarlo sul suo stesso terreno, quello della conoscenza. (AGI)

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Una ragazza incinta è scomparsa nel Milanese

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AGI – La Procura di Milano indaga sulla scomparsa di Giulia Tramontano, la 29enne incinta di sette mesi residente a Senago, Milano, della quale stata denunciata la scomparsa la scorsa domenica.

Gli accertamenti dei carabinieri della compagnia di Rho e del nucleo investigativo di Milano sono coordinati dalla pm Alessia Menegazzo del pool ‘Tutela fasce deboli’, coordinato dall’aggiunta Letizia Mannella. Nelle ultime ore gli investigatori hanno sentito i familiari della ragazza, arrivati dalla provincia di Napoli, quelli del fidanzato e anche gli amici comuni della coppia e quelli di Giulia. Al momento gli inquirenti non escludono alcuna ipotesi. 

Sabato l’ultima traccia

L’ultima traccia di Tramontano è dello scorso sabato sera. È quanto risulta dagli accertamenti dei Carabinieri della stazione di Senago, a cui il compagno trentenne della donna ha denunciata la scomparsa il giorno successivo. L’uomo ha detto ai militari di essere uscito domenica mattina per andare a lavoro in un bar di Milano e di essersi accorto della sparizione solo quando è rincasato.

In casa il fidanzato – stando alla sua denuncia – non ha trovato il passaporto della fidanzata e la somma di 500 euro in contanti. Da una prima visione delle telecamere di sorveglianza dell’area intorno all’abitazione della coppia non compare, nelle ore precedenti alla denuncia di scomparsa, la 29enne, originaria della provincia di Napoli e residente da cinque anni nel Milanese.

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Morto il carabiniere che indagò sulla strage di Erba. Era sparito da giorni

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AGI – È stato trovato morto Luca Nesti, 55 anni, il luogotenente dei carabinieri della stazione di Costa Masnaga, in provincia di Lecco, che indagò anche sulla strage di Erba. Da mercoledì vigili del fuoco e forze dell’ordine lo stavano cercando dopo che, in seguito a una lite familiare, si era allontanato da casa portando con sé l’arma di ordinanza. Il suo corpo è stato rinvenuto in un bosco, vicino a dove viveva.

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È stata distrutta la targa nel parco dedicato a Willy Monteiro Duarte

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AGI –  La targa del giardino dedicato a Willy Monteiro Duarte, nel primo municipio di Roma, è stata danneggiata nella notte e scaraventata a terra. “Vittima dell’odio e della violenza, per non aver fatto finta di non vedere”, c’è scritto nella targa con il volto di Willy.

Per il brutale pestaggio a Colleferro nel 2020 sono stati condannati all’ergastolo i fratelli Marco e Gabriele Bianchi. Per gli altri due componenti del branco, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, per i quali era stata chiesta una condanna a 24 anni, è stata comminata una pena rispettivamente a 23 e 21 anni.

I due fratelli, esperti dell’arte marziale Mma, picchiarono per 50 secondi con colpi a ripetizione Willy, intervenuto per difendere un amico durante un banale diverbio all’esterno di un locale.

La targa nel parco dedicato a Willy Monteiro

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In Italia è tornata la lontra

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AGI – La lontra, uno dei mammiferi più rari in Italia, sta lentamente tornando nel nostro Paese. La popolazione è tra gli 800 e i 1.000 individui, un numero ancora ben al di sotto del limite vitale minimo ma grazie a un monitoraggio promosso dal WWF in Italia in collaborazione con l’Università del Molise è stato possibile aggiornare la mappa della distribuzione, in particolare in quelle aree geografiche dove la specie risultava assente. E’ concentrata soprattutto nel Meridione (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e in aumento in Abruzzo e Molise), ma è tornata in alcune regioni del Nord, da dove non era stata più segnalata da decenni. È il caso del Friuli Venezia Giulia, dell’Alto Adige, della Lombardia, della Liguria e per quanto riguarda il Centro, del Lazio.

Tra le azioni principali a salvaguardia della lontra da parte del WWF, c’è stata la creazione di una rete di aree protette fondamentali per la conservazione della specie, come l’Oasi di Persano, Grotte del Bussento e Lago di Conza in Campania, Pantano di Pignola e Policoro in Basilicata, Cascate del Verde in Abruzzo, e il sostegno alla realizzazione progetti di tutela più vasti come il parco nazionale del Cilento-Vallo di Diano e Monti Alburni.

Se oggi si può quindi immaginare concretamente un ritorno al passato della lontra, quando abitava tutta la penisola, lo si deve alle tante azioni di tutela e conservazione messe in atto negli anni. Se un tempo era la distruzione diretta la causa di diminuzione – per la pelliccia in particolare – nel tempo è stata la perdita o il degrado degli habitat frequentati, quelle aree fluviali in particolare, che nel nostro Paese hanno subito drastiche trasformazioni. La sfida oggi è quella di favorire la connessione tra la popolazione vitale del Meridione e di parte del Centro, con quella Centro-Settentrionale. Non sarà facile e ci vorrà tempo, ma questo è lo scenario su cui si sta lavorando. Con un’attenzione anche a risolvere una minaccia sempre più frequente soprattutto dove le lontre si spostano con più frequenza, quella di finire investite sotto le auto.  Almeno 50 negli ultimi anni. 

 

 

Una lontra italiana

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I panni sporchi (non) si lavano in famiglia

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AGI – Esiste un gruppo sempre più numeroso di persone che crede nella necessità di lavare meno i vestiti, o di non lavarli affatto. E’ il fronte del “low-wash” o del “no-wash”.

Si tratta di gruppi in cui si mescolano tendenze ambientaliste ma anche convinzioni della necessità di un radicale cambio delle abitudini tipiche degli anni del consumismo sfrenato. Un trend che si intreccia con i fanatici del guardaroba minimalista e delle abitazioni microscopiche. Ma il no-wash sembra spingersi anche più in là, al punto che oggi esiste (e ha raggiunto una certa popolarità) l’Indigo Invitational Fade Competition, gara in cui persone provenienti da tutto il mondo indossano jeans in denim grezzo per un anno, rigorosamente senza lavarlo, e vengono poi giudicati sulla base degli sbiadimenti vintage o delle strisce di tessuto macchiato o sbiancato che si vengono a creare.

Giunto alla quinta edizione l’Indigo Invitational ha visto nove concorrenti su dieci presentarsi con addosso pantaloni lavati una volta ogni 150/200 utilizzi. Gli odori? Certo, ci sono e i partecipanti confermano che possono essere particolarmente pungenti. Ma gli esperti sembrano avere un rimedio: i “bagni di sole” (lasciare i capi al sole e all’aperto per molte ore) o spruzzate di aceto o vodka nelle parti “meno profumate” di magliette o maglioni.

Di certo non si tratta di una gara goliardica. La stilista Stella McCartney ha fatto parlare quando ha spiegato che “fondamentalmente, nella vita, la regola generale è: se non devi assolutamente pulire qualcosa, non pulirla. Non mi cambierei il reggiseno ogni giorno e non butto la roba in lavatrice solo perché è stata indossata. Io stessa sono incredibilmente igienica, ma non sono una fan del lavaggio a secco o di qualsiasi altro tipo di pulizia”.

Ambiente, forse anche moda, ma non solo. C’è anche chi sostiene che limitare le docce o gli shampoo faccia bene alla pelle. Ed ecco quindi gli approcci ‘no wash’, ‘no shower’, ‘low poo’, ‘no poo’. Qualche esempio? Piero Pelù che di recente ha raccontato di essersi lavato i capelli per molto tempo non più di una volta l’anno.

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