AGI – “Un segnale inquietante che sarebbe colpevole sottovalutare. Qualcosa di grave sta accadendo tra i ragazzi, il mondo degli adulti deve rendersene conto“. In un’intervista a ‘la Repubblica’ lo psichiatra Massimo Ammaniti analizza il malessere di una generazione uscita con le ossa rotte dalla pandemia e che spiegherebbe l’aggressione subita dalla docente di italiano da parte dello studente di Abbiategrasso.
Per lo psichiatra si tratta di “un gesto che non va minimizzato ma da inserire in un contesto più ampio” perché “dopo la pandemia la depressione e gli stati ansiosi tra gli adolescenti sono esplosi“. A tutto ciò, secondo Ammaniti, “bisogna aggiungere la perdita di autorevolezza della scuola e famiglie che di fronte agli insuccessi dei figli colpevolizzano i professori”. Il medico sostiene che “se guardiamo alla nostra storia” c’è un salto di qualità nella violenza dei ragazzi ma diversa “se immaginiamo situazioni di tipo americano” perché “il ragazzo prima di ferire l’insegnante ha fatto uscire dalla classe i suoi coetanei. Questo ci dice che non voleva colpire per colpire ma aveva un bersaglio ben preciso, un piano premeditato, frutto probabilmente di elucubrazioni di tipo paranoico”.
Ammaniti considera che “nell’adolescenza può accadere che il piano della realtà venga stravolto dalle proprie emozioni” cosicché nella testa del ragazzo-aggressore “la professoressa è diventata la colpevole della sua infelicità”. Quanto all’autorevolezza dell’istituzione scuola, Ammaniti conclude che “né i giovani né le loro famiglie riconoscono più una funzione educativa alla scuola, i docenti vengono costantemente attaccati, il loro ruolo sociale, a cominciare dagli stipendi, è sempre più fragile” perché sono ormai tanti “i genitori aggrediscono gli insegnanti se i figli prendono un brutto voto” cosicché “in un contesto tanto svilito può dunque accadere che si sviluppi un gesto estremo” anche perché “i nostri ragazzi sono pochi, spesso figli unici, abituati ad essere al centro delle attenzioni familiari, con modelli educativi dove tutto viene giustificato. Questo produce un forte narcisismo che li porta a non saper elaborare le sconfitte e a reagire con la violenza”, appunto “come in questo caso”.
L’accoltellamento e il disturbo paranoide
Uno studente di 16 anni ha ferito con un coltello una professoressa di 51 anni all’avambraccio in modo non grave. Il fatto è accaduto lunedì intorno alle 8.20 all’istituto secondario Alessandrini di Abbiategrasso, in provincia di Milano.
Il ragazzo, con una pistola giocattolo, aveva anche intimato ai compagni di uscire dall’aula, senza ferirne nessuno. Il 16enne non aveva né precedenti né problemi di natura psichica All’arrivo dei Carabinieri non ha fatto resistenza lasciando la pistola sul banco, ben visibile.
Lo studente di 16 anni che aggredito ieri la professoressa Elisabetta Condo’ all’istituto Alessandrini di Abbiategrasso (Milano) soffrirebbe di un disturbo paranoide. È questa la prima valutazione dei medici del reparto di neuropsichiatria adolescenziale dell’ospedale San Paolo di Milano dove è ricoverato dal pomeriggio lunedì. Nei suoi confronti la Procura dei Minori, diretta da Ciro Cascone, sta valutando di prendere un provvedimento formale.
Valditara: “Fatto inquietante, ma non siamo a livelli degli Usa”
Nelle scuole italiane c’è “un duplice problema: quello di un aumento del disagio psicologico degli adolescenti e quello dell’aumento degli episodi di bullismo, anche contro i professori”: a sostenerlo è il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che in un’intervista al Corriere della Sera ha definito il ferimento della professoressa ad Abbiategrasso “un fatto particolarmente inquietante. “Ma fortunatamente non siamo a quei livelli: non vedo una diffusione di episodi simili a quelli di cui leggiamo nelle cronache dagli Stati Uniti“, ha aggiunto.
Per il ministro “l’esperienza del Covid ha contribuito a incrinare quella relazione interpersonale che è fondamentale nello sviluppo educativo”. “Si registrano dati allarmanti di minacce e persino percosse ai docenti”, ha osservato, “gli uffici scolastici regionali ci hanno comunicato che dall’inizio dell’anno scolastico ci sono stati circa cinque casi al mese. Dove vi è stata richiesta, abbiamo già provveduto a disporre la difesa legale da parte dell’avvocatura dello Stato. Tutto questo ci deve far riflettere”.
“Credo che occorra innanzitutto ricreare nelle scuole un clima di serenità”, ha concluso Valditara, “per valorizzare quella comunità educante che è impegnata ogni giorno a sostenere e sviluppare i talenti di ogni ragazzo, facendo particolare attenzione alla personalità del singolo, perché viva il suo processo di crescita senza che questo generi ansie o, peggio ancora, situazioni drammatiche. Sul tema del disagio psichico degli adolescenti soprattutto credo che debbano essere introdotte anche forme di aiuto psicologico per gli studenti che manifestino particolare disagio”.