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Dalida, 7 anni, con i soldini del compleanno paga la colazione agli angeli del fango [video]

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AGI – Con i soldini del suo compleanno ha voluto pagare la colazione ai soccorritori che vedeva al lavoro nella strada sotto casa, in via Borse ad Alfonsine nel Ravennate.È la storia di Dalida, 7 anni il 18 maggio scorso, che sembra uscita dal libro Cuore: un compleanno tanto atteso che doveva vedere la sua prima festa con i compagni della prima elementare, ma che l’alluvione – che comunque ha coinvolto solo parte del paese, fortunatamente non la sua casa – ha trasformato in una festicciola in casa con gli zii i cuginetti e i nonni, mentre fuori suonavano le sirene d’allarme, e alla gente si raccomandava di salire ai piani alti.   

La bimba, che compie gli anni un giorno prima della mamma,  però non si è persa d’animo e ha capito al volo la situazione: ai soccorritori sotto casa al lavoro, del Consorzio Bonifica 6 Toscana Sud, ha voluto regalare un disegno, con al centro un grande arcobaleno e al lato due alberi, poi andata nel forno del paese portando i suoi soldini per la colazione. 

I soccorritori si sono commossi e hanno voluto ringraziarla pubblicamente: una storia che non cerca pubblicità, ma che vuole raccontare come può vivere un bambino un vento così tragico.  

“Mi ha detto: ‘Mamma non fa niente per il compleanno’ – racconta all’AGI la mamma Katiuscia Maranini di Alfonsine –  io e la mia bimba abbiamo compiuto gli anni durante l’alluvione, lei il 18 maggio, io il 19, proprio nei giorni culmine; lei ha ricevuto in regalo soldini perché non c’era modo di girare i negozi e nient’altro. La bimba aveva paura per noi e per gli animali, quando l’ho informata che i ‘dadi’ che ci hanno salvato andavano al forno di Michela Fabbri per la colazione, è andata nel cassetto dove ha il suo ‘portafoglino’ e ha detto: ‘Mamma, gliela pago io'”. Ha preso un disegno fatto da lei che le piaceva e ha scritto la frase “Grazie di tutto” Dalida, io ho consegnato tutto al forno”. 

Il comune di Alfonsine, solo in parte allagato, è vicino a Lugo e Sant’Agata sul Santerno, gravemente alluvionati: il cuore del paese è stato salvato dall’alluvione anche grazie al sacrificio dei contadini che hanno consentito che l’acqua fosse dirottata verso i loro campi.

Il lavoro dei volontari ha fatto il resto, ma la paura è stata tanta. L’acqua si è così fermata proprio all’inizio della strada dove abitata Dalida.  “La bimba ha capito l’emergenza, alla sua festa ci teneva tanto, ma ha affrontato la cosa meglio di un adulto, senza fare capricci e senza  pretendere niente – racconta ancora la mamma – vedeva le macchine che passavano  con gli altoparlanti che dicevano di salire ai piani alti, comunque le telefonate che arrivano dal sistema d’allarme messo su dalla bassa Romagna, i vigili e i carabinieri che venivano a suonare per dire di stare attenti e di andare ai piani alti perché avevamo l’argine del Senio veramente alto, grazie a Dio è arrivato al limite ma si è fermato. Quando le ho detto, dobbiamo rimandare la festa, mi ha risposto “Non c’è nessun tipo di problema, è una bimba grande mentalmente, penso che questo suo essere spaventata l’ha spinta ancora di più ad volere mostrare la sua riconoscenza verso queste persone che realmente hanno salvato il centro di Alfonsine”. 

I soccorritori hanno poi chiesto di incontrare la bimba e lei non si è sottratta: “È andata tranquilla e serena – racconta ancora la mamma – ha parlato con loro, ha voluto vedere i campi allagati per rendersi conto di come era stato salvato il paese, le abbiamo chiesto se ricordava la strada per andare dalla bisnonna, che non c’è più. Ha voluto vedere, poi si è messa a mangiare il salame con i volontari che ci hanno aiutato”.

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Il bar della nipote del boss che spacca Buccinasco

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AGI – Elisa Barbaro, 23 anni, incensurata, nipote di Rocco Papalia, apre un bar a Milano, suscitando l’indignazione di Rino Pruiti, sindaco di Buccinasco dove la ‘ndrangheta ha messo radici da decenni attraverso  gli esponenti del clan Papalia-Barbaro come attestato da numerose inchieste e sentenze definitive.

L’insofferenza del primo cittadino, che si è scontrato sui social con la madre della ragazza, Serafina ‘Sara’ (così si fa chiamare) Papalia, è rivolta anche verso i concittadini che hanno espresso sostegno all’iniziativa imprenditoriale.

“Nei giorni scorsi ho appreso da mie fonti che la nipote di Rocco Papalia ha aperto un bar in via Lodovico Il Moro a Milano, a pochi metri dal ‘confine’ con Buccinasco – racconta Pruiti all’AGI – come poi confermato da un post su Facebook attraverso cui  la madre della ragazza annunciava di cercare personale per l’avvio del locale. Ho avvertito il Prefetto e, come consigliere metropolitano, anche il sindaco di Milano, per fare gli accertamenti del caso e capire chi sia titolare del bar. Noi facciamo di tutto per bloccare queste persone e loro aprono tranquillamente un bar che sarà costato centinaia di migliaia di euro.‘Frutto di sacrifici’, ha scritto la madre, ma quali sacrifici può avere fatto una ragazza di 23 anni per mettere da parte così tanti soldi?. Tra l’altro i Papalia continuano a piangere miseria lamentando difficoltà economiche”.

Chi abbia messo i soldi per l’acquisto del bar non è al momento chiaro. Elisa è sposata  ed è figlia di Serafina ‘Sara’ Papalia, figlia del boss Rocco tornato libero dopo avere scontato 30 anni di carcere, e di Salvatore Barbaro, condannato a 9 anni nell’inchiesta ‘Cerberus’.

Il sindaco ha cancellato i messaggi scritti da Serafina ‘Sara’ Papalia sotto al post in cui scriveva che ‘A Buccinasco non abbiano solo mafiosi ma anche insospettabili amici di mafiosi’  e anche quelli di chi era solidale con lei, non ritenendoli degni di apparire nel suo profilo istituzionale. Ha però conservato gli screenshot. “Carissimo, sono Sara Papalia – si legge in uno di questi – Volevo chiarire giusto per voi che parlate a vanvera  come al solito che il bar non è assolutamente dei Papalia come scrive nel post. E poi perché parlare al plurale! Dei! Ognuno di noi ha la propria famiglia! Il bar è di mia figlia, ragazza di 23 anni sposata con la sua di famiglia. Non hanno diritto nemmeno a crearsi un futuro?. Uccideteci tutti…”.

Alcuni concittadini hanno accusato Pruiti di aver diffamato la titolare del bar dandole della mafiosa e di far ricadere le colpe dei padri sui figli. “Queste persone le ho volute incontrare una a una, sono normalissimi cittadini – dice Pruiti -. Qualcuno ha capito, altri sono rimasti innervositi dalla mia definizione di ‘amici’ dei mafiosi. E’ una reazione che mi rattrista anche se la maggior parte dei cittadini condivide le mie perplessità”.
 

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Chi sono i 5 finalisti del Premio Campiello 2023

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AGI – È stata selezionata  la cinquina finalista della 61esima edizione del Premio Campiello. La Giuria dei Letterati ha votato tra gli oltre 90 libri ammessi al concorso dal Comitato Tecnico:

  • Marta Cai con “Centomilioni” (Einaudi) 
  • Tommaso Pincio con “Diario di un’estate marziana” (G. Perrone Editore)
  • Benedetta Tobagi con “La Resistenza delle donne” (Einaudi),
  • Silvia Ballestra con “La Sibilla. Vita di Joyce Lussu” (Laterza)
  • Filippo Tuena con “In cerca di Pan” (Nottetempo).

Durante la selezione la giuria ha inoltre annunciato il vincitore del Premio Campiello Opera Prima, riconoscimento attribuito dal 2004 a un autore al suo esordio letterario. Il premio è stato assegnato a Emiliano Morreale con “L’ultima innocenza” (Sellerio).

È stata inoltre espressa dalla giuria la volontà di assegnare una menzione al libro di Ada D’Adamo “Come d’aria” (Elliot), dell’autrice recentemente scomparsa.

Il vincitore della 61esima edizione del Premio Campiello sarà proclamato sabato 16 settembre al teatro la Fenice di Venezia, selezionato dalla votazione della Giuria dei Trecento Lettori anonimi. I Giurati vengono selezionati su tutto il territorio nazionale in base alle categorie sociali e professionali, cambiano ogni anno e i loro nomi rimangono segreti fino alla serata finale.

La cinquina finalista del #PremioCampiello2023

“La sibilla. Vita di Joyce Lussu” Silvia Ballestra
“Centomilioni” Marta Cai
“Diario di un’estate marziana” Tommaso Pincio
“La resistenza delle donne” Benedetta Tobagi
“In cerca di Pan” Filippo Tuena pic.twitter.com/k4mC2ldHuk

— Premio Campiello (@PremioCampiello)
May 26, 2023

La Giuria dei Letterati è presieduta da Walter Veltroni ed è composta da autorevoli personalità del mondo letterario e accademico quali: Pierluigi Battista, giornalista e scrittore, Federico Bertoni, docente di Critica letteraria e letterature comparate all’Università di Bologna, Daniela Brogi, docente di Letteratura Italiana contemporanea all’Università per Stranieri di Siena, Silvia Calandrelli, direttore di Rai Cultura, Edoardo Camurri, scrittore, autore e conduttore televisivo e radiofonico, Chiara Fenoglio, docente di Letteratura Italiana all’Università di Torino, Daria Galateria, scrittrice, accademica e traduttrice, Lorenzo Tomasin, Docente di Filologia Romanza all’Università di Losanna, Roberto Vecchioni, cantautore, scrittore, docente universitario ed Emanuele Zinato, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Padova.

“Sono molto soddisfatto della cinquina selezionata oggi – dichiara Veltroni – in generale, siamo davvero orgogliosi del livello dei libri che sono arrivati quest’anno. In un momento storico in cui siamo travolti dalle cose e in cui quelle importanti tendono a sparire, come l’amore per la pluralità, per la gentilezza e per il senso di comunità, la letteratura resiste. In questi tempi densi di caos e contraddizioni, il racconto diventa la nostra bussola. In tutti i libri che abbiamo letto – aggiunge – grazie alla meravigliosa giuria del Premio, fatta di persone competenti e libere, abbiamo ritrovato diversi elementi comuni: il forte rapporto con la realtà, tante donne scrittrici, l’attenzione verso la storia e la storia delle persone che la abitano, ma anche un’esaltazione della pura immaginazione. In questi momenti di frammentazione e di microfratture, grazie alla letteratura riusciamo a intravedere la luce. Il romanzo è capace di unificare, perché la scrittura è lavoro sartoriale, fatto di trame, ago e filo. Lavoro e creatività infatti sono fratelli – conclude – ed e’ per questo che, nello pieno spirito del Campiello, il premio degli industriali, vogliamo continuare a valorizzare questo rapporto, per portare in alto il lavoro e la cultura, insieme”. 

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Il chip nel cervello e il rischio dell’effetto Orwell

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AGI – Il progetto di Neuralink (la società di Elon Musk) di impiantare chip nel cervello umano per aiutare le persone paralizzate o affette da malattie neurologiche a comunicare direttamente con un dispositivo esterno attraverso il pensiero, si avvicina a diventare realtà, con il via libera in Usa alla sperimentazione umana, ed “è questo il momento di iniziare a pensare a una regolamentazione chiara e rigorosa.

Perchè con l’Intelligenza Artificiale da una parte e i chip che interagiscono con il nostro cervello leggendo (e registrando) le nostre emozioni dall’altra il rischio di arrivare al Grande Fratello di Orwell non è lontano”. Lo sottolinea all’AGI Angelo Vescovi, celebre genetista tra i pionieri dell’utilizzo delle cellule staminali, dallo scorso dicembre presidente del Comitato Nazionale di Bioetica.

“Io sono per natura favorevole alle novità, anche rivoluzionarie – spiega Vescovi – e ricordo che già dagli anni ’80 facevamo la stimolazione profonda del cervello e poi nel midollo contro il dolore cronico. L‘interfaccia macchina-paziente c’è da decenni. Ma questo è un passo ulteriore: il microchip ha una tecnologia molto avanzata per interpretare l’attività elettrica del cervello, e agisce sia in entrata che in uscita. Rilevare i segnali può tracciare lo stato emotivo di una persona, anche le sfumature più profonde, persino inconsce. Potremmo dire che sia avvicina molto al concetto di leggere nel pensiero”.

 In casi di gravi patologie come la Sla, o in pazienti post-ischemici, spiega il bioeticista, “è fondamentale riuscire a permettere a persone letteralmente imprigionate nel loro corpo di tornare a comunicare con l’esterno, grazie al chip che ‘legge le nostre reazioni cerebrali. Ma lo stesso chip è in grado anche di inviare dei segnali al cervello: è chiaro che il rischio di manipolazione dall’esterno è alto”.

Tanto più, ricorda Vescovi, che “parliamo di società private, di soggetti che di queste innovazioni vogliono fare un uso commerciale”. Sono temi, sottolinea l’esperto, che “condizioneranno i decenni futuri, e stanno cambiando radicalmente lo scenario della bioetica”.

Proprio in queste settimane il Comitato si sta riunendo per formulare un parere accurato, anche sulla scorta di audizioni di scienziati di tutto il mondo, sulle problematiche che pone la crescita esponenziale dell’Intelligenza Artificiale, che a differenza dei chip di Neuralink è già una realtà che potenzialmente tocca tutti:

“Ci vorranno mesi – spiega Vescovi – perchè le questioni sono enormi e sono tante, abbiamo al momento 16 esperti da convocare, ma abbiamo l’obiettivo di proporre uno schema complessivo di approccio al problema”. 

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Liberi settecento malati di mente ad alta pericolosità sociale

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AGI – Oltre 700 persone ad alta pericolosità sociale, autori di reato, nel nostro Pease sono attualmente a “piede libero”. Senza contare le altre 15 mila in libertà vigilata affidate ai Dipartimenti di Salute Mentale, che aggravano il quadro sociale e clinico.

Colpa di due fattori chiave: da un lato la pur benemerita Legge 81/2014 che ha disposto la chiusura degli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziarii) sostituendoli con le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS), dall’altro la mancata completa attuazione della Legge stessa, che ha reso le REMS strutture senza risorse economiche e di personale sufficienti, senza posti letto, e ora inadeguate a provvedere al necessario ricovero di questi ‘pazientì.

Una situazione insostenibile: la Legge vieta la detenzione in carcere di pazienti oggetto di misure di sicurezza, facendo così ricadere la responsabilità della loro gestione sui Dipartimenti di Salute Mentale (DSM).

Programmi di cura differenziati 

È quello che gli esperti definiscono una “psichiatrizzazione dei reati”, cioè la riattribuzione del mandato di custodia e controllo di persone socialmente pericolose alla psichiatria, e una “criminalizzazione” delle strutture psichiatriche, ormai sature di autori di reato. Occorre dunque agire con programmi di cura differenziati, erogati in luoghi ad alta sicurezza, sul modello di strutture inglesi in cui la priorità è la sicurezza, e la prestazione sanitaria è comunque garantita.

Serve la riqualificazione delle REMS, in cui sia presente la polizia penitenziaria, dipendente dal Ministero della Giustizia. Serve anche l’adeguamento numerico del personale dei DSM. Proposte che saranno portate al Tavolo Tecnico sulla Salute Mentale, costituito pochi giorni fa dal ministro Orazio Schillaci presso il Ministero della Salute.

A Cagliari gli Stati Generali della psichiatria

Se ne parla oggi a Cagliari agli Stati Generali della psichiatria italiana, la conferenza nazionale delle sezioni regionali della SIP (Società Italiana di Psichiatria), dove è stata anche presentata agli esperti anche la proposta di legge di Alfredo Antoniozzi (FDI) per la modifica degli articoli 88 e 89 del Codice penale che disciplinano l’infermità mentale, affinchè la discriminante psicotica sia l’unica possibile attenuante a una pesante azione di reato.

“Gli psichiatri e la SIP, in quanto società scientifica – spiega la presidente Emi Bondi, che dirige il DSM dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – hanno la doverosa responsabilità di difendere il paziente psichiatrico dal riemergente automatismo in cui si associa la malattia mentale a un comportamento violento, e il conseguente mandato di controllo sociale, individuando altri modelli organizzativi assistenziali per le condizioni psicopatologiche emergenti, come ad esempio le psicosi da uso di sostanze. Ad altre Istituzioni spetta invece il dovere e la responsabilità di trovare forme e formule di controllo sociale, e di difesa sociale, che rispettino la dignità degli individui, diverse dall’utilizzo della psichiatria, a salvaguardia della sicurezza della società.

Recenti episodi, come quello accaduto a Barbara Capovani, psichiatra a Pisa, vittima della violenza di Gianluca Paul Seung che doveva essere ricoverato in REMS, non devono più accadere. Per questo serve assolutamente applicare i nuovi requisiti proposti da Agenas per l’accreditamento dei servizi territoriali e il finanziamento dei DSM che, a fronte delle difficoltà attuali di personale e strutture tali da compromettere la gestione dei malati psichiatrici che non commettono reati, si trovano a dover gestire situazioni spesso estreme”.

Le Rems sono sovraffollate

“Siamo al totale stallo – spiega nel dettaglio Giuseppe Nicolò, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Roma 5 – le REMS, in funzione dell’attuale organizzazione e della mancanza al proprio interno di polizia penitenziaria, non sono in grado di gestire pazienti con alti livelli di violenza, tali da rappresentare un pericolo anche per gli stessi operatori sanitari”. 

“Stiamo assistendo – conferma Liliana Lorettu, già direttrice della scuola di specializzazione in Psichiatria all’Università di Sassari – a un sempre crescente numero di autori di reato che, viene affidato al Dipartimento di Salute Mentale (DMS). Alcuni individui vengono inviati nelle REMS, per l’esecuzione della misura di sicurezza, secondo la legge 81/2014), altri sempre in ragione della applicazione della misura di sicurezza nelle varie strutture del DSM. È più che legittimo pensare che numerosi invii siano inappropriati a conferma del sovraffollamento delle REMS, subito dopo la loro entrata in funzione, con conseguente adozione delle liste d’attesa e la saturazione delle comunità terapeutiche da parte di autori di reato”.

“La proposta di legge che ho presentato a marzo – dichiara Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera – prevede la discriminante psicotica per il riconoscimento di infermità e seminfermità mentale. Supera la sentenza della Cassazione a sezioni unite del 2005, la famosa 9136, che ha conferito dignità ai disturbi di personalità. L’Italia è l’unico Paese al mondo a riconoscere i disturbi di personalità come tali. L’assunto della proposta è che solo l’alterazione dell’esame di realtà può portare a infermità o seminfermità. Ma soprattutto che avere un disturbo psichiatrico non significa essere ‘folli. La stragrande maggioranza di chi ha un disturbo psichico, infatti, non lo è. Prevediamo un forte potenziamento dei servizi di assistenza in carcere con percorsi di umanizzazione. Speriamo di poter avere un sostegno ampio in Parlamento”. 

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Nuova allerta rossa meteo. Rischi sanitari a Conselice

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AGI – Dalla mezzanotte di oggi alla mezzanotte di domani, sarà attiva nel territorio del comune di Ravenna l’allerta meteo numero 72 emessa dall’Agenzia regionale di protezione civile e da Arpae Emilia-Romagna. L’allerta è rossa per criticità idraulica e gialla per temporali.

Fino alla mezzanotte di oggi è in vigore l’allerta 71 emessa ieri rossa per criticità idraulica. Nelle prime ore di domani sono previste condizioni favorevoli allo sviluppo di temporali forti, con possibili effetti e danni associati, più probabili sulle zone di pianura.

Sono possibili localizzati incrementi dei livelli idrometrici nei corsi d’acqua del settore centro-orientale, ancora interessati da criticità idrauliche generate dalle piene precedenti. Permangono condizioni di criticità idraulica rossa anche nella pianura ravennate e forlivese, per la difficoltà di smaltimento delle acque esondate dai corsi d’acqua, che gravano sul reticolo secondario e di bonifica, interessato ancora da livelli idrici elevati, anche in considerazione dei possibili temporali previsti.

Evacuazioni a Conselice

La sindaca di Conselice, Paola Pula, “in accordo con la giunta e sentiti i capigruppo, ha appena firmato un’ordinanza che impone ai cittadini delle zone ancora allagate di lasciare le proprie abitazioni per motivi igienico sanitari“. Lo rende noto l’ente locale dopo l’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna.

La misura si è resa necessaria viste le difficoltà di smaltimento delle acque dall’abitato di Conselice, dovuta alle grandi quantità di acqua presente sul territorio. La pericolosità della situazione è legata strettamente, e unicamente, al contatto con le acque stagnanti.

“Il nostro unico obiettivo è quello di salvaguardare la salute e la sicurezza delle persone – dice la sindaca Paola Pula – Siamo in una situazione difficile ma, insieme, ne usciremo e voglio ringraziare tutti coloro che stanno lavorando incessantemente per questo. Al momento non ci sono emergenze sanitarie ma il ristagno dell’acqua, il mancato funzionamento delle fognature, le possibili interruzioni nell’erogazione dell’acqua potabile, la presenza di rifiuti non smaltiti, rendono rischioso permanere nell’abitato ancora allagato”. 

Ordine degli ingegneri al lavoro a Firenze

Undici ingegneri dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze stanno lavorando a titolo gratuito per effettuare la mappatura e la mitigazione degli oltre 200 eventi franosi che si sono verificati nei comuni dell’alto Mugello. Il maltempo che negli ultimi giorni si è ripercosso sulla zona ha infatti provocato numerose frane, che stanno provocando danni ingenti.

Gli ingegneri della commissione territoriale Mugello dell’Ordine operano insieme ad altri quattro ingegneri della Commissione della Protezione Civile. Il loro intervento si affianca a quello dei tecnici comunali di Firenzuola, Palazzuolo sul Senio e Marradi, e a quello dei geologi e i geometri presenti sul campo. I lavori sono incominciati lo scorso martedì e proseguiranno per tutta la prossima settimana: le squadre, composte da 2 o più ingegneri, compilano delle schede di indagine cosi’ da indirizzare gli interventi in corso di esecuzione.

Dj al fianco dei soccorritori

Per un’intera settimana gli staff delle discoteche del Ravennate sono scesi in strada al fianco dei soccorritori. “Questa terribile alluvione, per lo spirito di solidarietà che ha unito tante nostre comunità, mi ha un po’ ricordato i giorni tormentati del Covid ma, a differenza dei mesi della pandemia, non eravamo impotenti ed ingabbiati tra quattro mura domestiche. Questa volta, per fortuna, potevamo dare una mano e nessuno, alla fine, si è tirato indietro”: parola di Marco Fiori, vocalist ravennate che, a nome di tutti i lavoratori del mondo della notte, nei giorni tragici dell’alluvione, ha voluto sottolineare l’impegno tenace e costante di vocalist, pierre e deejay

“A spalare nel fango c’eravamo tutti – ricorda – ho visto con i miei occhi gli staff di tante discoteche del territorio, ragazzi e ragazze con la vanga in mano, tutti impegnati fino allo stremo ad arginare l’emergenza. Troppe volte l’opinione pubblica è abituata a considerare quello delle discoteche come un mondo consacrato solo al divertimento e ai valori dell’effimero. E, invece, questi giorni difficili hanno dimostrato esattamente il contrario”. Nei pugni, al posto del microfono, i boccagli delle idrovore e i lampeggianti delle sirene dei pompieri, per una volta, hanno sostituito le luci psichedeliche delle discoteche.

“Ho visto i lavoratori del Matilda, del Bbk, dell’Enrg e di molti altri locali del Ravennate lavorare incessantemente in strada giorno e notte per difendere le case di persone che neppure conoscevano – prosegue Fiori – ecco perchè, come ho scritto ieri sui miei social, le gravi catastrofi possono anche distruggere i nostri beni materiali ma, alla fine, se non altro, ci rendono persone migliori”.

Marco Fiori, in particolare, ha presidiato per un’intera settimana lo scolo Fagiolo, un rigagnolo d’acqua a due passi dal cimitero che, per una strana congiuntura morfologica, ad un certo punto, è diventato uno spartiacque fondamentale per i destini di Ravenna. Sul posto, non a caso, hanno lavorato decine di uomini dei vigili del fuoco e della protezione civile provenienti anche dal Veneto, dal Friuli e dalle Marche e ci sono volute ben otto idrovore per scongiurare un’esondazione che, alla fine, avrebbe travolto gran parte del centro di Ravenna.

“Fino a dieci giorni fa – racconta Marco – lo scolo Fagiolo era un fosso anonimo senza alcuna importanza con una chiusa semi-distrutta del 1949. E, invece, in quell’invaso sono confluite tutte le acque dell’area periferica di Fornace Zarattini. Per questo, giovedì scorso, ho subito segnalato al distaccamento dei pompieri del porto quello che stava accadendo, ovvero l’innalzamento progressivo della superficie dell’acqua e il rischio di un ulteriore tragico allagamento. Oggi possiamo dirlo: senza quel baluardo, i danni nel centro di Ravenna sarebbero stati ancora maggiori. Per questo, mi sono messo a disposizione per quasi una settimana, lavorando al fianco dei soccorritori e seguendo, ora dopo ora, l’evolversi di una situazione che, ad un certo punto, sembrava drammatica perché le abitazioni erano a 50 metri dal fosso e, senza il lavoro incessante di tanti uomini, molte di quelle case sarebbero finite sott’acqua”. Il day after, almeno in questa porzione di Ravenna, è quello del “pericolo scampato”.

Ciò che resta adesso è il fango e quella solidarietà che nessuno, da queste parti, dimenticherà facilmente: “è stato davvero bellissimo vedere tanta gente scendere in strada con gli stivali e la vanga offrendo il proprio aiuto a chiunque ne avesse bisogno – conclude Marco Fiori – ed il fatto che molti di questi fossero giovani è un segnale che induce all’ottimismo ed abbatte dei luoghi comuni troppo spesso ingiusti. Il mondo della notte sarà anche il regno dell’effimero ma nessuno dimentichi che, quando si è levato un grido di aiuto, i primi a tendere la mano siamo stati noi”.

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Gli orsi JJ4 e Mj5 non saranno uccisi. Il Tar ha sospeso l’abbattimento

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AGI – Troppi interrogativi sulla dinamica dell’aggressione mortale ad Andrea Papi. Il Tribunale regionale di giustizia amministrativa di Trento per poter approvare un trasferimento, nel gergo tecnico ‘traslocazione’, chiede modalità, tempistiche e costi per i due orsi minacciati dall’uccisione da parte della politica trentina. Il Tar è consapevole che il tema è delicatissimo, l’opinione pubblica è spaccata, e che la sentenza potrebbe interessare sia l’Italia che anche altri Paesi della comunità europea.

I grandi carnivori interessano diversi Paesi europei. Il tribunale ha preso tempo spostando la decisione al 14 dicembre. “Una nuova vittoria, le due vite sono salve”, ha scritto la Lega Anti Vivisezione lasciando presagire anche quella che potrebbe essere la sentenza finale, la ‘non uccisionè degli animali.

Nelle due ordinanze di oggi, una pronunciata per l’orsa ‘Jj4’, esemplare di 17 anni che la Provincia di Trento ritiene responsabile dell’aggressione mortale ad Andrea Papi nel pomeriggio del 5 aprile scorso nei boschi di Caldes in Val di Sole sulle pendici del monte Peller (montagna considerata un habitat dei plantigradi reintrodotti sul territorio trentino a fine anni ’90), e l’altra per l’orso ‘Mj5’ che il 5 marzo di quest’anno ha ferito un escursionista in Val di Rabbi. ‘Jj4’ è stata catturata e è rinchiusa da oltre un mese presso il centro faunistico del Casteller, ‘Mj5’ è ancora in libertà.

Con il Tar che da una parte tiene sospese le ordinanze di uccisione firmate dal governatore trentino Maurizio Fugatti, dall’altra chiede che entro il 27 giugno le associazioni animaliste, con l’aiuto del Ministero competente (quello dell’Ambiente), dovranno presentare una dettagliata documentazione su come trasferire gli orsi, modalità e costi.

Già note le due strutture che si sono rese disponibili per ospitare gli orsi fino alla morte naturale, ovvero il ‘Libearty Bear Sanctuary’ a Zarnesti in Romania e l”Al Màwa for Nature and Wildlif’ a Jerash in Giordania. La Lav si è già proposta di accollarsi il costo del trasferimento.

Il Tar, presieduto da Fulvio Rocco, ha già fissato la data dell’udienza nella quale entrerà nel merito e sarà giovedì 14 dicembre quando la Provincia di Trento potrebbe avere un nuovo governatore (elezioni il 22 ottobre) ed una nuova giunta. Cosa accadrebbe se dovesse essere eletto un nuovo corso politico e deciderà per il ‘no’ all’abbattimento e ‘sì’ al trasferimento? Come riferiscono i legali della Lav, la vicenda cesserebbe.

Nell’ordinanza del Tar riferita all’orsa ‘Jj4’ è stato preso atto dei ricorsi presentati da Lav e Lac (Lega per l’Abolizione della Caccia) che pongono diversi interrogativi, quali l’ora dell’aggressione a Papi, le condizioni ambientali (crepuscolo? sera?), “il povero ragazzo non ha visto l’orsa e, spostandosi velocemente, vi è andato addosso inconsapevolmente per le particolari condizioni relative alla vegetazione fitta o orografiche (dosso, tornante) del luogo dell’incidente?”, “si è naturalmente e istintivamente difeso con bastoni, rami, sassi accentuando la reazione dell’animale che ha determinato l’esito fatale dell’attacco?” oppure “era distratto dall’uso contemporaneo di cuffiette, cellulare?”.

La sospensione di oggi è stata accolta con soddisfazione da tutte le associazioni animaliste che sono ricorse ricorso contro l’abbattimento dei due esemplari. “Il provvedimento di abbattimento, e quindi l’uccisione dell’orsa, non ha alcun fondamento dal momento che esistono valide alternative”, sostengono Enpa, Leidaa e Oipa che poi hanno precisato: “Ci sono precedenti molto incoraggianti dove gli animali sono stati trasferiti e stanno bene e vivono in situazioni compatibili con le loro esigenze etologiche”.

Oipa, inoltre, “è basita e esprime forte perplessità per le dichiarazioni surreali del legale del Ministero dell’ambiente” che, come riferito dalla Provincia Autonoma di Trento, nel corso dell’udienza di ieri al Tar ha affermato, “ad oggi non siano stati individuati spazi idonei ad accogliere Jj4”. L’Oipa ribadisce, “abbiamo proposto al Ministero una proposta ragionata e verificata che individua in un santuario per orsi in Romania” e cita il tavolo tecnico convocato dal Ministero oltre all’invido di un memorandum di 12 punti. 

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Il mistero dell’omicidio-suicidio di Milano si fa sempre più complicato

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AGI – È sempre più fitto il giallo che circonda l’omicidio-suicidio compiuto a Milano nella notte del 22 maggio. È stato finalmente identificato il corpo dell’uomo trovato in un appartamento del palazzo di via Cogne 4 dal quale si è lanciato Claudio Giannuario.

Si tratta di Luigi Stefano Corsini, un milanese di 34 anni la cui scomparsa era stata denunciata il 17 maggio al commissariato di polizia di Quarto Oggiaro dal padre. Corsini aveva fatto perdere le proprie tracce nella notte tra il 14 e il 15 maggio e del caso si era poi occupata anche la trasmissione “Chi l’ha visto?”.

I Carabinieri sono al lavoro per ricostruire gli spostamenti di Corsini nei giorni precedenti alla morte che dovrebbe essere avvenuta il 20 maggio, 24 ore prima del ritrovamento del cadavere nell’appartamento al primo piano di Giannuario.

Il corpo della vittima era stato trovati privo di documenti e con ferite di arma da taglio. Secondo una prima ricostruzione, al culmine di una lite il 51enne avrebbe prima ucciso Corsini con un paio di forbici per poi lanciarsi dal settimo piano del condominio. È stato finora escluso il coinvolgimento di altre persone. 

I Carabinieri erano intervenuti intorno alle 23 di domenica sera dopo che era stato segnalato il suicidio dal palazzone di edilizia popolare. Erano stati poi i vicini di casa a riferire a militari di aver sentito delle urla provenire dall’appartamento al primo piano, assegnato regolarmente al 51enne. Con le chiavi recuperate nel giubbotto dell’uomo i carabinieri erano entrati nell’alloggio e hanno trovato il cadavere di Corsini.

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Attacco hacker al ministero del Made in Italy

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AGI – Attacco hacker al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Lo stesso dicastero ha reso noto che dalla mattina risultano indisponibili il portale istituzionale e gli applicativi collegati.

Da una prima verifica – spiega il Mimit – non risultano compromissioni o furto di dati: i tecnici sono impegnati per mitigare le conseguenze dell’attacco, anche se non risulta possibile prevedere i tempi per la ripresa del normale servizio.

Il Ministero è in stretto contatto con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, “per un costante aggiornamento al fine di ridurre il più possibile i disagi per i cittadini e le imprese”.

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Fiorello all’Annunziata: “Non condividi il governo? Dovevi restare per lottare”

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AGI – “Gli italiani sono disperati da quando se n’è andata Lucia Annunziata. Pensano che gli italiani siano interessati da queste cose… Ma no, non gliene frega niente. Non siamo il centro del mondo, mi ci metto dentro anche io, non siamo niente. Siamo solo dei saltimbanchi! Alla gente non gliene frega niente!”. Fiorello, tra il serio e il faceto, nel corso della rassegna stampa durante il suo programma ‘Viva Rai2’, è intervenuto sulle dimissioni di Lucia Annunziata dalla Rai dopo le nomine approvate ieri dal Cda.

“Ma non è mai cambiato niente – ha aggiunto lo showman – adesso è TeleMeloni: c’è il governo di destra e quelli di destra mettono quelli di destra, c’è un governo di sinistra e quelli di sinistra mettono i loro di sinistra, è sempre stato così… Ognuno fa il suo orticello. Il problema è generale – ha sottolineato – è la politica che non dovrebbe stare nella tv, nella Rai. Serve gente competente e invece quello è bravo ma è di sinistra… Noi non siamo nulla eh, siamo di centronulla” ha ironizzato.

E poi ancora, rivolgendosi alla giornalista che ha lasciato la Rai: “Annunziata, se non condividi niente di questo governo, allora dovevi rimanere per lottare dall’interno. Se te ne vai, te ne sei andata. Che poi tutto questo andare via, bisogna capire da dove arriva” ha concluso un po’ scherzando e un po’ no.

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