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Parmigiano Reggiano, cresce la produzione in montagna

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REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Il Parmigiano Reggiano si conferma il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna. Secondo i dati forniti dal Consorzio nella conferenza stampa di presentazione della 57a Fiera del Parmigiano Reggiano a Casina (4-7 agosto), nel 2022 la produzione in montagna della Dop più amata e più premiata al mondo è stata pari a 846.000 forme, con un aumento del 10,5% rispetto al 2016. Crescita a doppia cifra ( 14%) anche per la produzione di latte, sempre nello stesso lasso di tempo, con oltre 404.000 tonnellate. Inoltre, il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”, progetto lanciato dal Consorzio nel 2016 per dare maggiore sostenibilità allo sviluppo di quest’area della zona di produzione e offrire ai consumatori garanzie aggiuntive legate all’origine e alla qualità del formaggio, ha superato nel 2021 le 225.000 forme certificate, con un aumento del 26,6% sul 2016.
Un chiaro segnale che la politica di rilancio e valorizzazione per stimolare la produzione del Parmigiano Reggiano in montagna sta invertendo una tendenza alla decrescita che aveva colpito il comparto fino al 2014. Infatti, nel decennio 2000-2010 nei territori di montagna della zona di origine si è assistito alla chiusura di 60 caseifici, con una riduzione del 10% di produzione del latte. Deficit che è stato azzerato dal 2014 ad oggi grazie all’avvio del Piano di Regolazione Offerta che, tra le altre misure, ha previsto sconti specifici per i produttori e i caseifici ubicati in zone di montagna e il bacino “montagna” per le quote latte.
Nel 2022, dunque, più del 21% della produzione totale si è concentrata negli 81 caseifici di montagna sparsi tra le province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna a sinistra del fiume Reno, che impiegano oltre 900 allevatori per una produzione annuale di 4,03 milioni di quintali di latte. Ciò ha reso possibile il mantenimento di un’agricoltura in zone altrimenti abbandonate e ha contribuito allo sviluppo di una società modernamente agricola e di un paesaggio riconoscibile e apprezzato sia dai suoi abitanti, sia dal circuito del turismo di qualità. Altro segnale positivo è rappresentato dai cambiamenti generazionali all’interno dei caseifici: l’età media dei produttori si è abbassata dai 57 anni di media prima del 2016 ai 30-40 di oggi. Questo segnale manifesta la fiducia che i giovani pongono nel Parmigiano Reggiano, un’attività preziosissima dal punto di vista sociale per sostenere la dorsale appenninica emiliana grazie al lavoro nelle foraggere e in caseificio.
“La produzione nelle zone di montagna è da sempre una delle caratteristiche salienti del Parmigiano Reggiano”, ha affermato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio. “La differenza di una Dop rispetto a tante altre realtà economiche è che l’attività non può essere delocalizzata, e pertanto il fatturato diventa automaticamente “reddito” per la zona di origine e benessere per chi in quella zona vive e lavora. Se non ci fosse la nostra Dop, in quei comuni non ci sarebbero neanche le scuole, perchè se non ci fosse un senso economico nel coltivare quei territori, non ci sarebbe neanche lo sprone ad abitarli. Il Parmigiano Reggiano contribuisce a fortificare l’economia e a preservare l’unicità della dorsale appenninica emiliana: è infatti il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna, con più del 21% della produzione totale, oltre 846.000 forme, concentrata in ben 81 caseifici. Per il Consorzio, sono proprio il territorio e la comunità che lo abita il bene più prezioso e il nostro intento è quello di impegnarci sempre di più per preservarli e continuare a essere un modello di sostenibilità ambientale, economica e sociale”.
Per Guglielmo Garagnani, vicepresidente del Consorzio, “preso atto dei risultati raggiunti con il consolidamento della produzione nelle zone dell’Appennino, ora la sfida è riuscire a rafforzare il valore commerciale del Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna” e promuoverne il valore aggiunto, per avere un posizionamento nel mercato che riesca a rendere sostenibile tale produzione nel tempo. Le aree di montagna da un lato soffrono di condizioni svantaggiate e maggiori costi di produzione, ma dall’altro la permanenza di una solida produzione agricola-zootecnica rappresenta un pilastro economico e sociale di interesse per tutta la comunità locale. Ecco perchè è fondamentale che il Consorzio abbia messo in campo interventi che mirano alla diffusione e valorizzazione del Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”, e che continui a farlo anche nei prossimi anni a venire”.
E’ proprio per valorizzare e promuovere il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna” che da venerdì 4 a lunedì 7 agosto si terrà la 57a Fiera del Parmigiano Reggiano di Casina: quattro giorni di eventi, spettacoli, degustazioni e concerti pensati per tutti, adulti e bambini, per portare nel comune dell’Appennino reggiano arte e divertimento, e soprattutto l’eccellenza produttiva locale. In particolare, saranno ben 40 i caseifici di montagna che parteciperanno alla Fiera per presentare i propri “gioielli”, offrendo a tutti i visitatori degustazioni con la possibilità di acquisto. Si riconfermano inoltre anche per il 2023 gli speciali abbinamenti di Parmigiano Reggiano con i vini Spergola del territorio e con i vini della Valpolicella, ospiti d’onore di un connubio di sapori che unisce due eccellenze dell’enogastronomia italiana.
L’appuntamento più atteso della Fiera è l’11a edizione del Palio del Parmigiano Reggiano, lunedì 7 agosto alle ore 20:00 in piazza IV Novembre, nella quale i caseifici competeranno con forme di 24 e di 40 mesi, che saranno giudicate da una giuria di esperti APR (Assaggiatori Parmigiano Reggiano). Ci sarà inoltre la tradizionale gara di taglio della forma: sotto gli occhi dei giudici e del pubblico, i mastri casari si sfideranno nel tagliare una forma in porzioni sempre più piccole, sino ad arrivare a punte che devono avvicinarsi il più possibile al chilo di peso l’una. E’ una gara che mira sia alla bellezza del taglio, sia alla bravura nella porzionatura manuale della Dop più amata e più premiata del mondo.
“E’ una grande soddisfazione essere arrivati alla 57a edizione di questa fiera unica nel suo genere”, ha dichiarato Stefano Costi, sindaco di Casina. “La quattro giorni di quest’anno si conferma un punto di riferimento per il settore, con ben 40 caseifici partecipanti, ovvero la metà del comprensorio di montagna. Per noi questa è un’occasione irrinunciabile per far conoscere sia il nostro territorio, sia il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”. Come amministrazione, per noi la Dop non ha solo un immenso valore finanziario, essendo la colonna portante dell’economia di montagna e una delle principali attrazioni per il turismo, ma anche e soprattutto sociale, dato che dà un contributo fondamentale al mantenimento di una comunità in zone altrimenti a rischio abbandono”.
Prossimo appuntamento il 3 settembre, con il Palio di Gonzaga, in provincia di Mantova.
– foto ufficio stampa Parmigiano Reggiano –
(ITALPRESS).

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Accordo Mit, Mim e Fs per collaborazione tra scuola e imprese

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ROMA (ITALPRESS) – Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), il ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) e il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane (FS) hanno siglato un protocollo d’intesa per promuovere iniziative e collaborazioni tra mondo della scuola e mondo delle imprese così da individuare soluzioni concrete per affrontare il crescente problema del disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e quelle in uscita dai percorsi scolastici e formativi.
Una differenza tra domanda e offerta che nel 2022 ha coinvolto oltre 2 milioni di persone e che costituisce un ostacolo alla ricerca di personale competente e preparato. L’accordo è stato firmato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e dall’Ad del Gruppo FS Italiane Luigi Ferraris. L’intesa, di durata triennale, prevede diverse iniziative per promuovere l’informazione, il dialogo e la coprogettazione di percorsi e strumenti che rispondano all’esigenza di formare profili professionali adeguati ai fabbisogni occupazionali, e per promuovere progetti operativi con le scuole e le regioni. L’obiettivo è quello di costruire progressivamente una filiera sempre più integrata della formazione professionale. Strumento principale il potenziamento del raccordo tra mondo della scuola e mondo delle imprese attraverso momenti di confronto, che avranno lo scopo di contribuire nel tempo a colmare il divario tra le competenze richieste dalle imprese e quelle acquisite al termine del percorso scolastico, promuovendo una maggiore consapevolezza delle prospettive occupazionali e di crescita futura per le figure professionali di settore. Il protocollo prevede anche la promozione di percorsi formativi che utilizzino la didattica laboratoriale per sviluppare le competenze strategiche e la creazione di un monitoraggio tra i ministeri sulle esperienze attivate e sui risultati conseguiti. Le iniziative previste dall’accordo si inseriscono in un contesto che vede il fenomeno del mismatch tra domanda e offerta di lavoro in costante crescita. Il fenomeno è stato accelerato dalla pandemia e riguarda circa 1,3 miliardi di persone in tutto il mondo, con il rischio di riduzione della produttività a livello globale del 6%. Si stima che, a livello nazionale tra il 2023 e il 2027, il 34,3% del fabbisogno occupazionale richiederà personale con un livello di formazione terziaria, universitaria o professionalizzante e il 48,1% riguarderà profili con un livello di formazione secondaria di secondo grado di tipo tecnico-professionale. L’accordo interistituzionale segna l’inizio di una nuova cooperazione strategica e sostenibile, costituendo un importante passo verso la costruzione di un futuro lavorativo più inclusivo, solido e allineato alle esigenze del mercato.
(ITALPRESS).
-foto ufficio stampa Mit-

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palermo, depositata sentenza che annulla sequestro di 20 mln all’Amap

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PALERMO (ITALPRESS) – Il Tribunale del riesame di Palermo ha depositato le motivazioni sulla sentenza emessa il 19 giugno di quest’anno sulla vicenda riguardante l’Amap, l’Azienda a compartecipazione municipale dell’acqua di Palermo e la Bei, la Banca Europea degli Investimenti, che aveva portato al sequestro di 19,975 milioni di euro emesso dal Gip di Palermo Angela Lo Piparo il 15 maggio 2023. Il Tribunale del riesame ha annullato il sequestro dei circa 20 milioni di euro pur ritenendo la gravità indiziaria delle condotte criminali tenute dai vertici Amap e dall’azienda, motivando l’annullamento solo perchè “la richiesta di riesame è fondata esclusivamente per difetto del ‘periculum in morà a base del sequestro”. I giudici hanno accolto le istanze presentate dagli avvocati Giovanni Di Benedetto, che assiste l’Amap, e dagli avvocati Fabrizio Biondo e Marco Martorana, legali dell’amministratore Alessandro Di Martino, ordinando il dissequestro anche dei conti e dei beni dell’amministratore Alessandro Di Martino, dell’ex presidente Maria Prestigiacomo e del direttore Giuseppe Ragonese.

Foto: scrrenshot sito Amap

(ITALPRESS).

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Truffe: l’allarme della Polizia postale, in arrivo una nuova ondata di phishing

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AGI – È in atto una nuova vasta campagna di phishing: i truffatori attraverso un sms falsamente riconducibile ad un noto gestore telefonico inducono la vittima di turno a cliccare su un link in modo da carpirne i dati bancari. A lanciare l’allarme è il Servizio di Polizia postale e delle comunicazioni. Il messaggio, che avvisa l’utente di controllare le modifiche apportate al suo abbonamento, contiene un link che lo reindirizza su un sito clone sul quale viene richiesto di inserire appunto i propri dati personali e bancari.

Attraverso questa operazione, però, i dati verranno forniti al truffatore che li utilizzerà successivamente in maniera fraudolenta. Il primo consiglio è in ogni caso quello di “non cliccare mai sui link ricevuti ma di loggarsi direttamente sulla piattaforma ufficiale, tramite browser o dall’applicazione”.

In generale, “è importante non inserire mai dati personali e bancari, specialmente se si viene reindirizzati su un sito dopo aver cliccato su un link contenuto in un messaggio ricevuto”. 

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Tradito e cacciato di casa dalla moglie, sceglie di farsi arrestare per droga

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AGI – Cacciato di casa dopo aver scoperto che la moglie lo tradiva, un 38enne originario dell’Ecuador nella notte ha deciso di farsi arrestare a Milano. E’ successo nella notte quando alla centrale operativa della questura è arrivata la telefonata dell’uomo, in cui lo stesso diceva di avere oltre 700 grammi di cocaina in uno zaino. Sul posto, in via dei Missaglia, sono intervenuti i poliziotti dell’ufficio Volanti.

A loro ha detto di custodire la droga per un altro uomo, di cui pero’ non ha fornito il nome. Nel rispondere ad altre domande degli agenti il 38enne ha iniziato a raccontare la sua storia. Da qualche giorno era sprofondato in uno stato di depressione non solo per il tradimento ma anche per la scelta dei genitori della moglie di non prendere le sue parti e farlo andare via dall’appartamento in via Costantino Baroni in cui viveva con la famiglia di lei.

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Strage Bologna, La Russa “Memoria è il collante della nostra identità”

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ROMA (ITALPRESS) – “Quarantatrè anni fa un ordigno ad altissimo potenziale, attorno a quest’ora, causò alla stazione di Bologna 85 vittime e oltre 200 feriti. Quelle immagini drammatiche di sangue e devastazione sono ancor oggi scolpite nella nostra memoria. Immagini che non vogliamo e non dobbiamo dimenticare, la memoria è il collante della nostra identità”. Lo dice il presidente del Senato Ignazio La Russa, in Aula per commemorare le vittime dell’attentato alla stazione di Bologna, il 2 agosto 1980. “Nulla è più vigliacco di un attentato alla civiltà fatto da chi proditoriamente nascondendo la mano colpisce innocenti che quel giorno cercavano un inizio felice di estate e invece trovarono una ingiusta morte”, aggiunge.
-foto ufficio stampa Senato –
(ITALPRESS).

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Crepet e l’ecoansia, quel fenomeno indotto che toglie il sonno ai ragazzi

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AGI – “Per fortuna ogni generazione ha le sue ansie, nel senso che senza ansia non si va da nessuna parte, non s’inventa nulla. L’ansia non è una patologia che necessariamente ti blocca. Borges parlava dell’ansia del poeta, che in sé è anche creativa e nasce, appunto, da una preoccupazione. Chi non ha avuto preoccupazioni? Esistono forse generazioni che non le hanno mai avute?”.

Il professor Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, saggista e scrittore di romanzi a sfondo psicanalitico – l’ultimo suo sforzo saggistico-letterario dedicato alle giovani generazioni è un’esortazione: “Prendetevi la luna” (Mondadori) – è un po’ infastidito dalla piega che ha preso il dibattito seguito all’incontro tra la giovane Giorgia Vasaperna, che ha usato l’ecoansia per descrivere le sue paure davanti al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, prima di scoppiare in lacrime e provocarne la commozione.

Professore, cosa non le sta bene del dibattito sull’ecoansia?

“Il problema è che c’è tutto un condizionamento riflesso di questo discorso”.

Non lo ritiene veritiero?

“Il punto è che siamo noi a essere ansiosi per loro e allora li carichiamo di ansie che non avrebbero o che avrebbero in senso fisiologico”.

Insomma, l’ecoansia dei ragazzi sarebbe indotta dagli adulti?

“Mi spiego e mi ripeto: tutte le generazioni hanno avuto le loro ansie. Certo che c’è l’ansia per il futuro, è ovvio che ci sia. Non riesco nemmeno a capire come si possa vivere in maniera differente senza preoccupazioni. Mettiamola così: cosa ci farebbe piacere per i nostri figli? Che non avessero nessuna ansia? Ma sarebbero amebe a bordo piscina a farsi uno Spritz, che non è nemmeno edificante per una generazione, specie di questi tempi. Lo Spritz te lo farai quando avrai conquistato le tue tappe, ma non può essere il prodotto finale del nulla”.

Si spieghi meglio.

“Voglio dire, questi ragazzi hanno davvero la preoccupazione per il futuro della Terra e per la sua sopravvivenza? Allora cominciamo con il fare una cosa: come ha detto il pubblico ministero Gratteri in una recente intervista, le droghe producono disboscamento nelle foreste amazzoniche, omicidi a migliaia per il traffico degli stupefacenti con torture, inquinamento delle falde eccetera… Se questi ragazzi volessero davvero dare un contributo che non sia stare qua e andare dallo psicanalista di riferimento, allora cominciassero a dire cosa non vogliamo: per esempio, non assumere più droghe. Vogliamo invece mantenere questo modo di vivere, fatto d’inquinamento con i nostri stili di vita? Non sono gli ottantenni che inquinano il Pianeta, un 35enne che prende un volo low cost non contribuisce forse a inquinare? Certo che sì. Siamo ormai al marketing dell’ansia”.

Perché marketing? È una battuta, uno slogan?

“Lo definisco così perché va bene per i social. Parlare per battute come ‘oddio non arriveremo al 2050!’, questa è una battuta. Cara signorina Giorgia, ci vuole allora dire quale vuol essere il suo contributo per non arrivare a vedere il mondo che implode nel 2050? Cosa intende fare lei, Giorgia, intanto? E cosa chiede a noi di fare? Non basta piangere e far commuovere il ministro”.

Un mezzo psicodramma…

“Appunto. Questo psicodramma collettivo intergenerazionale si chiama marketing, nel senso che si autoriproduce. Anche l’ansia produce denaro”.

Ne parla come se l’ansia fosse un grande business.

“Ovvio che sia così. Perché consumiamo psicofarmaci, consumiamo psicoterapie, non facciamo nulla per porvi rimedio, quindi non produciamo beni materiali, semmai li consumiamo”. Restiamo in attesa, soprattutto.
“Esattamente. Attendiamo, e chi attende consuma perché non produce valore aggiunto. Aspetta che sia prodotto da qualcun altro, esattamente come stiamo facendo noi. Noi aspettiamo che la Sylicon Valley piuttosto che la Corea del Sud o i cinesi producano nuovi modelli digitali anziché nuove macchine di un certo tipo, e noi che non produciamo nulla di tutto questo, semplicemente consumiamo tutto ciò”.

Spettatori e fruitori delle rivoluzioni altrui?

“Esatto. Se uno è un consumatore, perché deve farsi venire pure l’ansia di esserlo?”

Dia lei la risposta. L’ansia come fattore indotto?

“È auto riprodotto. L’ecoansia avrebbe un senso, come parola, se ci fosse oggi qualcosa che ieri non c’era. Per carità, a scanso di equivoci e per evitare future polemiche, io non sto affatto negando che sia stato un luglio particolarmente caldo e oltre misura, io non sto negando che non ci siano fattori climatici estremi, non sto negando nulla di tutto ciò”.

Però…?

“Però tutto questo è stato prodotto da qualche cosa che, tuttavia, noi vogliamo”.

O proponiamo dei rimedi oppure stiamo zitti, vuol dire questo?

“È così. Mi si dica almeno cosa dobbiamo fare per uscirne. Non possiamo solo contare i nubifragi”

L’ansia è paralizzante.

“Perfetto! È esattamente così. Allora se siam tutti paralizzati mi si deve dire come ne veniamo fuori. Se tutti sono paralizzati è chiaro che il nemico ci sovrasta. Ed è persino peggio che esser paralizzati. Perché in ogni caso da paralizzati produciamo consumo, di suolo, di atmosfera”.

Faccia un esempio concreto.

“Quando ai nostri tempi abbiamo fatto l’esame di maturità non avevamo di certo l’aria condizionata. E non è che i nostri genitori non se la potessero permettere. Ma allora non c’erano i condizionatori. Ma non avevamo l’ansia perché non c’era l’aria condizionata. Ora che mi si dica che nel 1967-1968 o ’69, a luglio, facesse fresco, questo è un insulto alla memoria. Perché io mi ricordo benissimo che mi rigiravo in mutande sulle mattonelle. Questo non è negazionismo, è storia”.

Ma venendo all’oggi?

“Anch’io oggi non riuscirei a stare in un albergo che non avesse l’aria condizionata. Quindi sono anch’io fatto così. Siamo diventati tutti collusi. Non riusciamo più a sopportare quella condizione. E neanche d’inverno il freddo. Ne abbiamo parlato, ma poi ce ne siamo subito scordati: appena è scoppiata la guerra in Ucraina ci siamo detti che dovevamo tenere il termostato a 19 gradi, come suggerito da Draghi, ma poi questa è diventata una battuta dal lunedì al martedì”.

E con l’aria condizionata è poi saltato tutto.

“Certo, ma è saldato tutto anche con il riscaldamento a 22 gradi…”.

Cosa si tratta di fare, in ultima analisi?

“O ci mettiamo nella parte di chi si preoccupa di ciò che fa oppure siamo ansiosi pensando che siano altri quelli che ci fanno patire e noi siamo solo le vittime. Questa seconda visione delle cose mi sembra totalmente scriteriata. O si cambia registro o sono davvero guai per tutti. O agiamo e ci diciamo qual è la soluzione, le cose da fare oppure non andiamo da nessuna parte. Intanto solo adesso scopriamo che in Svizzera c’è un’azienda che produce camion Tir che per la prima volta utilizzano idrogeno, allora domandiamoci come mai oggi in autostrada, invece, sono passati migliaia e migliaia di Tir enormi che consumano Diesel. Perché i ragazzi non si occupano dei trasporti? Amazon lo facciamo muovere noi con le nostre richieste quotidiane. È una questione di stili di vita. La nostra realtà è un mix tra cose molto positive che generano cose molto negative”.

In conclusione?

“L’atteggiamento vittimistico fa parte non della cura ma della patologia. L’ansia crea ansia, non crea risorse. O prendiamo il toro per le corna o ci teniamo l’ansia. Allora cominciamo a porci il problema che ci vuole l’idrogeno e non l’elettrico, a dire che le navi su cui tanti ragazzi vogliono fare le crociere con i propri figli piccoli sono inquinantissime. Basta dire noi non abbiano colpe! Chi le ha, allora? Siamo tutti complici. Questo pianto collettivo non è un’uscita di sicurezza. Anzi, ci ritroviamo in un’altra stanza, peggiore di quella da cui siamo scappati”. 

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“Ero un bimbo, sentii una forte esplosione”, il ricordo di Andrea Tepich 

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AGI – Il ricordo di un bambino che dura una vita intera. “Ero talmente piccolo, ricordo solo una cosa, il rumore dell’esplosione”. Il 2 agosto del 1980 Andrea Tepich, oggi alla guida dell’autobus 37, divenuto simbolo della strage alla stazione per aver accolto prima alcuni feriti e poi i morti, aveva 8 anni. Oggi è capotecnico del reparto carrozzeria del deposito di Via Battindarno di Tper a Bologna: con lui questa mattina c’era l’ex capodeposito di Battindarno, oggi in pensione, Giorgio Lenzarini, entrambi custodi di quel vecchio mezzo che ha segnato la storia tragica della città. Forse non tutti sanno che il bus 37, riportato ai suoi colori originari giallo e arancione, matricola 4030, quest’anno compie mezzo secolo di vita: e’ infatti del 1973, ed è stato in servizio fino ai primi anni 90, per poi finire in un museo. Tepich oggi col bus apriva il corteo, seguito dallo striscione “Bologna non dimentica”. “Abitavo in via del Fossato, Collegio di Spagna, non molto lontano da qui: mi ricordo il boato – racconta Andrea Tepich all’AGI – si è sentito veramente bene. Poi dopo i miei genitori, quando ha iniziato a spargersi la notizia, mi hanno portato a vedere: c’erano tutti i vetri dei palazzi rotti, una cosa drammatica. Sono cose comunque che servono, perché ti insegnano tanto nella vita, a capire, a valutare, ad avere dei giudizi. È giusto che le persone sappiano”, conclude.

L’autobus 37 oggi per tutti rappresenta la memoria. “L’autobus è stato restaurato quando è stato dismesso dal servizio di trasporto pubblico – ricorda all’AGI Giorgio Lenzarini – perche’ dopo la strage la macchina era stata ripristinata per il trasporto delle persone. Poi, con la consapevolezza di quello che era successo, e soprattutto per rispetto dei parenti delle vittime, si è pensato di preservare il mezzo e di riportarlo alle origini, come era allora, con i colori originari. La macchina è stata parcheggiata nel museo di via Bigari, il museo storico Tper, e si è pensato che era ancora più giusto portarlo il 2 agosto in piazza”. 

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Lagalla “Già fatto tanto, ma Palermo non si aggiusta in 12 mesi”

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PALERMO (ITALPRESS) – “Roma non si è fatta in un giorno e Palermo non si aggiusta in un anno”: si potrebbe sintetizzare con questa frase del sindaco Roberto Lagalla l’idea di quanto è stato già fatto e quanto ancora bisogna fare per la città. Il primo cittadino ha tracciato un bilancio complessivo dei primi dodici mesi di attività a Palazzo delle Aquile, insieme alla giunta al completo, a un anno esatto dall’insediamento del consiglio comunale: l’appuntamento era previsto per lo scorso 25 luglio, ma l’emergenza incendi aveva indotto Lagalla al rinvio di otto giorni. E proprio dagli incendi, ultimo in ordine cronologico tra i problemi riscontrati, parte la lunga riflessione del sindaco su quanto fatto in dodici mesi: “I rischi in alcuni momenti sono stati altissimi, i danni per quanto gravi sono poca cosa rispetto a ciò che in certi frangenti dell’emergenza siamo stati costretti a vivere e osservare. Sono in corso tutti gli accertamenti su un eventuale dolo negli incendi di Bellolampo, stiamo rilevando registrazioni e segnalazioni”.
L’emergenza ha avuto ripercussioni importanti sul piano sia ambientale che sociale: “Con Arpa e Vigili del fuoco abbiamo monitorato fin dall’inizio le concentrazioni degli inquinanti, mentre adesso stiamo stiamo controllando la ricaduta sul suolo della diossina – spiega Lagalla, – Domani dopo la riunione in Prefettura avremo il dato definitivo, ma benzene e polveri sottili risultano in continua regressione. Al momento risultano sfollate circa 40-50 famiglie, per un totale di 200 persone: ci stiamo muovendo per aiutarle ancor prima che il governo proclami lo stato di emergenza. Per chi ha perso la casa stiamo valutando una collaborazione con l’agenzia per i beni confiscati”.
Il secondo aspetto su cui si sofferma il primo cittadino riguarda la dialettica all’interno del consiglio comunale, evidenziando come “ho riscontrato una vivacità significativa, ma anche questo fa parte della democrazia. Il confronto politico è stato fondamentale per il raggiungimento di alcuni obiettivi: non c’è avversità tra maggioranza e opposizione, semplicemente si interpretano volontà diverse”. Il lavoro della giunta è stato portato avanti, secondo Lagalla, in condizioni tutt’altro che semplici nella misura in cui “il Comune è ingessato da tempo e senza bilancio dal 2019: Palermo attende risposte da troppo tempo e tocca a noi soddisfare queste domande”.
Le riflessioni dell’ex rettore dell’Università di Palermo toccano poi le attività dei singoli assessorati, a cominciare da quello alla Cultura presieduto da Giampiero Cannella: “Dopo la pandemia sono finalmente ripresi i grandi eventi e il rapporto devozionale con la Santuzza: il 4 settembre, dopo l’acchianata, istituiremo i comitati di supporto al 400esimo anniversario di Santa Rosalia e al 500esimo di San Benedetto il Moro. Per quanto riguarda attività culturali e intrattenimento sociale, sappiamo bene che devono rivolgersi anche alle periferie e stiamo lavorando in tal senso”. Sul mare Lagalla parla di “un rapporto finalmente recuperato, dopo che per troppo tempo la città gli aveva voltato le spalle: il prossimo impegno sarà la riqualificazione della costa sud con le risorse del Pnrr”.
Un altro tema riguarda i servizi di assistenza sociale, con particolare attenzione sullo stop al reddito di cittadinanza: “Rispondiamo con un’efficace elasticità alle multiformi esigenze del territorio – afferma il sindaco, – Tuttavia è importante che ai diritti dei cittadini vengano affiancati i doveri civici, che a volte vanno maggiormente enfatizzati. Sul reddito di cittadinanza sono sempre stato favorevole all’aiuto e al bisogno ma non alle modalità con cui è stato attuato, in quanto spesso ha costituito un elemento di diseducazione civile. L’idea di modificarne le modalità di erogazione va perseguita senza lasciare indietro nessuno”.
Un’ampia attività di regolamentazione ha coinvolto anche “le attività produttive, mentre sulla questione delle procedure abbiamo avviato un lavoro di semplificazione e informatizzazione per ridurne i ritardi”.
Il capitolo dello sport si lega strettamente a quello delle infrastrutture: Lagalla sottolinea come “le priorità saranno il completamento del Palazzetto dello sport, della piscina comunale, della palestra di Borgo Nuovo e del fondo campo del Velodromo. Vogliamo anche creare alcune aree per giochi e attività sportive nelle periferie”. La riqualificazione urbana è tra gli aspetti maggiormente critici, sui quali i lavori del Comune sono appena iniziati e non si prospettano brevi: “Ho condiviso molte lamentele dei palermitani e rilievi fattimi dalla stampa, soprattutto per quanto riguarda gli spazi verdi e le strade da riqualificare – spiega Lagalla, – Sappiamo di essere ancora profondamente in debito con la città e che il problema dell’edilizia pericolante e abusiva è importante e delicato. Sul piano infrastrutturale abbiamo eliminato tre tappi urbani importanti, con via Volturno che era diventata uno dei gioghi più significativi del traffico cittadino; in più vogliamo ridurre l’attività degli ambulanti abusivi, sia in centro che in periferia”. Sul bilancio, la cui delega spetta alla vicesindaca Carolina Varchi, il sindaco sottolinea come “in un anno abbiamo approvato sette documenti contabili e siamo alla vigilia dell’approvazione del consuntivo 2022.
Inoltre, nel bilancio 2022 abbiamo investito soprattutto sulle scuole e sulla loro riedificazione”.
La riflessione di Lagalla si chiude togliendosi un ‘sassolino dalla scarpà, su scenari che avevano iniziato ad accompagnarlo già prima della sua elezione: “Ho dovuto affrontare una serie di illazioni sul fatto che avremmo tenuto bassa la guardia sulla legalità: sono stanco di certe strumentalizzazioni, abbiamo dimostrato con i fatti che è tema centrale della nostra amministrazione. La storia tragica di questa città va affrontata con rispetto e non diffondendo falsità”. E volendo dare una collocazione precisa al proprio percorso, per il primo cittadino “non siamo ancora a metà dell’opera, ma stiamo cercando di essere vicini alla gente”. Alcuni assessori hanno poi precisato alcuni aspetti per quanto riguarda le proprie competenze su eventi o progetti della città. Andrea Mineo (Ambiente) ha evidenziato come “dopo che è scoppiato l’incendio a Bellolampo siamo intervenuti con la massima tempestività. Il rallentamento del ciclo rifiuti è evidente e abbiamo dovuto supplire all’uso di alcuni mezzi in locazione per supplire al servizio”. Sabrina Figuccia, assessore allo Sport, si è invece soffermata sulla riqualificazione del Renzo Barbera: “Il ministro Abodi si è impegnato affinchè Palermo non resti esclusa dalle attività legate all’impiantistica a prescindere dalla presenza a Euro 2032; anche la FIGC avrà un ruolo importante per la convenzione complessiva sulla riqualificazione dello stadio”.
Di infrastrutture hanno parlato sia Totò Orlando (Lavori pubblici) che Maurizio Carta (Rigenerazione urbana): il primo ha tracciato gli interventi più urgenti sulle vie della città, spiegando come “ci concentreremo soprattutto su via Volturno e via Imperatore Federico, ma siamo pronti per altri due interventi importanti tra porto e circonvallazione e tra piazza Croci e piazza Politeama: tutti i lavori indicativamente inizieranno entro il prossimo anno”. Carta ha invece selezionato tre obiettivi per il futuro di Palermo: “Miglioramento infrastrutturale, opzioni differenti di mobilità e selezione dei traffici. Per il primo sono in stato avanzato azioni operative in via Crispi e al Foro Italico per rendere la strada più sicura e agevole, anche attraverso un maggiore presidio della polizia municipale; stiamo lavorando per un nuovo accesso che non impegni la strada con le conseguenze ormai note ma anche sul deflusso dei crocieristi. Per il secondo ci concentreremo sulla rete tranviaria e su anello e passante ferroviario, ma anche sull’ampliamento delle ciclovie con fondi Pnrr per un totale di 80 km; per il terzo stiamo accelerando le verifiche per avere una tangenziale, perchè la circonvallazione non può reggere tutto l’attraversamento dei veicoli da sola e necessita di un ampliamento dei sovrappassi pedonali”.

foto: ufficio stampa Comune di Palermo
(ITALPRESS).

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