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Piccoli schiavi invisibili: in Italia un minore su tre è sfruttato

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AGI – Un minore su tre in Italia e nel mondo è vittima di sfruttamento o della tratta. Lo dice il rapporto di Save The Children dal titolo ‘Piccoli Schiavi Invisibili’. E’ un focus che fa rabbirividire, quello realizzato dall’associazione che da anni si occupa dei minori. Bambini figli di genitori sfruttanti nel lavoro agricolo in alcuni territori d’Italia, a grave rischio nell’accesso alla scuola e alle cure sanitarie. Il rapporto è stato diffuso in occasione della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani ed è alla sua XIII edizione. Quest’anno, il lavoro è dedicato alla denuncia di un sistema che di fatto viola il diritto alla salute e all’educazione di bambin

e, bambini e adolescenti figli di braccianti in due tra le aree italiane a maggior rischio di sfruttamento lavorativo agricolo, come la provincia di Latina e la Fascia Trasformata di Ragusa. La maggior parte delle vittime di tratta e sfruttamento nel mondo restano invisibili: quelle identificate nel periodo 2017-2020 a livello globale non hanno superato i 190.000 casi. Chi ha sofferto di più per mano dei trafficanti, secondo gli ultimi dati, sono state le donne (42%) e i minori (35%), mentre le principali forme di sfruttamento sono state di tipo lavorativo o sessuale, in proporzioni praticamente identiche, rispettivamente 38,8% e 38,7%. Se, per la prima volta e a causa del Covid, l’emersione dei casi ha avuto una contrazione dell’11% tra il 2019 e il 2020, il numero delle persone che migrano senza poter contare su canali di accesso legali invece, è aumentato, per effetto di crisi climatica, disuguaglianze e conflitti in corso, che costringono milioni di persone a sfollare e vivere in condizioni di vulnerabilita’ e poverta’ estrema, soprattutto nel caso di donne, bambine e bambini. Si tratta di persone potenzialmente esposte al rischio di tratta e sfruttamento. 

A livello geografico, la maggior parte delle persone divenute vittime di tratta per conseguenza delle guerre si è spostato dall’Africa Sub-Sahariana (73%) e dal Medio Oriente (11%), le due aree più colpite dai conflitti. Anche in Europa, sottolineano le fonti istituzionali, si stima un numero elevato di vittime non registrate, mentre i casi emersi nel periodo 2019-2020 sono stati 14.311, per il 23% riguardanti i minori.

In Italia, le nuove vittime di tratta e sfruttamento identificate nel 2021 sono state 757, in più di 1 caso su 3 (35%) si è trattato di minori, con una prevalenza di bambine e ragazze (168 casi) rispetto a bambini e ragazzi (96). Le sole vittime prese in carico dal sistema anti-tratta nel 2022 sono state 850, di cui il 59% donne e poco meno del 2% (1,6%) i minori. Il principale paese d’origine è la Nigeria (46,7%), seguita da Pakistan (8,5%), Marocco (6,8%), Brasile (4,5%) e Costa d’Avorio (3,3%) e altri paesi, mentre tra le forme di sfruttamento prevale quello di tipo sessuale (38%), seguito dallo sfruttamento lavorativo (27,3%).

Latina e Ragusa le più a rischio

Piccoli Schiavi Invisibili accende un faro sulla condizione dei minori che vivono nei territori caratterizzati dallo sfruttamento del lavoro agricolo, e, nello specifico, di due tra le aree a maggior rischio, la provincia di Latina, nel Lazio, e la Fascia Trasformata di Ragusa in Sicilia.Quella che emerge è la fotografia di bambine e bambini figli di braccianti sfruttati che spesso trascorrono l’infanzia in alloggi di fortuna nei terreni agricoli, in condizioni di forte isolamento, con un difficile accesso alla scuola e ai servizi sanitari e sociali. Sono tantissimi e, nonostante alcuni sforzi specifici messi in campo, sono per lo più “invisibili” per le istituzioni di riferimento, non censiti all’anagrafe, ed è quindi difficile anche riuscire ad avere un quadro completo della loro presenza sul territorio. Il rapporto raccoglie testimonianze dirette di chi ha subito o subisce lo sfruttamento.

I numeri dello sfruttamento

Secondo una stima del 2021, gli occupati irregolari nel settore dell’agricoltura in Italia erano circa 230 mila, con una massiccia presenza di stranieri non residenti e un numero consistente di donne coinvolte (55 mila). Il fenomeno si concentra dove c’è più lavoro, come nel caso di alcuni distretti strategici per l’agroalimentare italiano, proprio come le province di Latina e Ragusa, dove ci sono terreni che consentono la coltivazione intensiva, e che richiedono una forte presenza di manodopera anche per la raccolta e l’imballaggio dei prodotti agricoli, e dove sono nati due dei mercati ortofrutticoli più importanti del Paese, il MOF – Centro Agroalimentare all’Ingrosso di Fondi (LT), e l’Ortomercato di Vittoria.

Stranieri e con tanti figli, identikit dei più sfruttati

La dimensione dello sfruttamento lavorativo in questi territori riguarda un numero significativo di nuclei familiari, anche mono-genitoriali e spesso di origine straniera, con più figli. Le difficolta’ economiche e il ricatto dello sfruttamento che schiacciano molte di queste famiglie, sono parte integrante della vita di bambine e bambini, che vivono completamente isolati dai contesti urbani e gli uni dagli altri, senza piazze o spazi comuni in cui giocare, senza centri sportivi o aggregativi, in condizioni abitative spesso malsane o al limite, degradate e affollate, con 2 o 3 famiglie a dividersi 55 metri quadrati. Questi minori toccano con mano, precocemente, anche le più drammatiche conseguenze del lavoro sfruttato dei loro genitori, come nel caso di G., che ha 9 anni, e a scuola con grande lucidita’ ha detto “Maestra, papa’ è morto di lavoro!”, dopo aver perso il padre stroncato a 40 anni da un infarto mentre lavorava nei campi. O come nel caso di K., primo di 4 figli che oggi ha 11 anni, e quando ne aveva 9, una sera, si è dovuto prendere cura della mamma chiamando d’urgenza un’ambulanza. Quel giorno era caduta dall’alto di un’impalcatura per la raccolta in una fungaia tra Sabaudia e Pontinia, ferendosi gravemente, e aveva abbandonato frettolosamente l’ospedale senza denunciare l’accaduto per paura di perdere il posto di lavoro.

Il problema della scuola, zona per zona

L’assenza quasi completa di ogni dimensione sociale organizzata e condivisa per i minori, fa della scuola l’unico presidio attivo per il contrasto all’isolamento dei bambini. Ma anche a scuola le cose non sono semplici.Nella provincia di Latina, ad esempio, più della meta’ degli operai agricoli censiti/regolari (13.000 su un totale di 20.000), sono di origine straniera, in prevalenza indiana, una proporzione che si rispecchia anche tra gli studenti di alcune scuole primarie nelle aree dove è stata svolta questa ricerca, Bella Farnia, Borgo Hermada, Borgo San Donato, Pontinia e Borgo Montenero, dove la meta’ circa è di origine straniera e la mancanza di un adeguato sostegno linguistico è un grave ostacolo per studenti, famiglie e insegnanti.

Nello scorso anno scolastico, nell’area di Bella Farnia, ad esempio, la mediazione culturale in affiancamento ai docenti era un servizio comunale, ma si limitava a 8 ore al mese, troppo poco per bambine e bambini che non hanno nè tempo pieno nè doposcuola gratuito, e non possono essere accompagnati nello studio dai genitori, ostaggio del lavoro dall’alba a notte fonda per poter sopravvivere. Nella Fascia Trasformata di Ragusa, dove le aziende agricole impiegano ufficialmente 28.274 lavoratori di cui poco più di 15.000 italiani e 12.653 di origine straniera, romena e tunisina in particolare, l’esclusione sociale si radica dalla nascita.

Ad esempio, nella zona tra Acate e Ispida, quando entrambi i genitori lavorano, l’assenza di asili e scuole dell’infanzia di prossimita’, unita alla mancanza dei mezzi per raggiungere quelle del paese più vicino, costringono i piccoli a subire espedienti estremi, come restare da soli chiusi in casa o seguire al lavoro mamma e papa’, dove capita anche di rimanere chiusi in macchina per ore, in attesa che i genitori terminino di lavorare. Se ci sono fratelli più grandi, sono loro a badare ai più piccoli, in una spirale di isolamento e marginalita’ estrema che colpisce gli uni e gli altri, e che nei casi più gravi puo’ condurre all’abbandono scolastico gia’ a partire dai 12/13 anni, per effetto anche dell’assenza degli scuolabus comunali, attivi solo per la scuola primaria e secondaria di I grado.

In alcuni casi, poi, il filo rosso del percorso scolastico si sfilaccia o si spezza a causa di un coinvolgimento diretto dei minori nello sfruttamento lavorativo, gia’ a partire dai 12-13 anni, con paghe che si aggirano intorno ai 20-30 euro al giorno. Si puo’ trattare di un lavoro a tempo pieno o, più spesso, limitato al tempo extra-scolastico quotidiano o estivo, o di un impegno che puo’ iniziare gia’ a 10 anni per “dare una mano” nel periodo di raccolta.

Il Covid

Per molti studenti, nel periodo del Covid, la scuola è stata completamente sostituita dal lavoro, poi si è tornati tra i banchi ma il pomeriggio si continua ad aiutare nelle serre, con una grossa difficolta’ nel fare i compiti e il conseguente deficit nel rendimento scolastico che porta a bocciature nelle scuole medie, e a un ingresso ritardato alle superiori (16 o 17 anni). In Italia si stima che tra i 14-15enni che lavorano, il 27,8% (circa 58.000 minorenni) abbia svolto lavori particolarmente dannosi per il proprio sviluppo educativo e per il benessere psicofisico.

Tra i minorenni intervistati che hanno dichiarato di aver avuto esperienze lavorative, il 9,1% è impiegato in attivita’ in campagna. Se la frequenza a scuola è costantemente minacciata dagli effetti indiretti o diretti dello sfruttamento lavorativo, la semplice operazione di iscrizione online a nuovo anno scolastico si rivela un’impresa per tantissime famiglie, in difficolta’ e alla ricerca dell’aiuto delle scuole stesse, o di quello dei sindacati o delle cooperative che in qualche caso suppliscono alla carenza dei servizi pubblici. Ma la barriera della burocrazia si rivela, per queste famiglie e i loro figli, altrettanto o più dannosa anche su altri fronti chiave, come quello dell’ottenimento della residenza o del codice fiscale, dell’assegnazione del medico o del pediatra, dell’accesso ai bonus per i servizi mensa e trasporto, per le procedure dell’ISEE o dell’F24. 

“Abbiamo voluto dar voce a bambini, bambine e adolescenti che vivono ogni giorno in un vero e proprio cono d’ombra, subendo gravissime violazioni nel loro accesso alla salute e all’educazione. Questo Rapporto ci dice che i lavoratori e le lavoratrici sfruttate in campo agricolo, oltre ad essere vittime dirette di questa condizione, sono anche genitori, madri e padri di bambini “invisibili” che crescono nel nostro Paese privi di diritti essenziali. Questa dimensione cosi’ grave dello sfruttamento troppo spesso, sino ad oggi, è stata ignorata. è fondamentale innanzitutto riconoscere l’esistenza di questi bambini, assicurare ad ognuno di loro la residenza anagrafica, l’iscrizione al servizio sanitario e alla scuola e i servizi di sostegno indispensabili per la crescita,” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children.

“Per questo motivo – ha aggiunto – chiediamo al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali di integrare il Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato con un programma specifico per l’emersione e la presa in carico dei figli dei lavoratori agricoli vittime di sfruttamento, da definire con le parti sociali e il Terzo Settore, alla luce delle esperienze e delle buone pratiche sperimentate sul campo. Chiediamo inoltre ai Prefetti dei territori dove il fenomeno è più presente di attivare un coordinamento con gli uffici scolastici provinciali, i servizi sociali, l’associazionismo e le organizzazioni sindacali per una sistematica azione di monitoraggio della presenza dei minorenni nei territori agricoli e per una offerta attiva dei servizi di base. In questo quadro, riteniamo anche necessario che questo tema sia inserito nei percorsi di formazione degli ispettori del lavoro e di tutto il personale con compiti di verifica della attuazione delle leggi in materia affinchè, con il sostegno del terzo settore, delle organizzazioni sindacali e delle reti anti-tratta, si rafforzi la capacita’ del sistema di intercettare in modo tempestivo tutte le forme, dirette e indirette, di sfruttamento dei minorenni in ambito agricolo e si potenzino le misure di protezione e di sostegno alle vittime”.

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Nel fine settimana farà caldo ma le temperature saranno nella media

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AGI – L’aria fresca di matrice atlantica sta dilagando su tutto il Mediterraneo centrale portando un netto calo delle temperature anche sulle regioni del Sud Italia. I prossimi giorni vedranno condizioni meteo più asciutte su gran parte della Penisola, a eccezione di qualche temporale pomeridiano possibile sui rilievi alpini e appenninici.

L’ultimo weekend di luglio vedrà un incremento delle temperature ma con valori che si manterranno intorno alle medie o di poco al di sopra, caldo dunque normale per il periodo. Possibile instabilità soprattutto al Nord Italia dove non mancheranno acquazzoni e temporali in spostamento dalle Alpi verso le pianure.

Gli ultimi aggiornamenti del Centro Meteo Italiano mostrano fino all’inizio di agosto temperature nella norma e nessuna particolare ondata di caldo in vista.

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Alluvioni e roghi, l’Italia in balìa del maltempo. Inferno in Sicilia, brucia Segesta

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AGI – Apocalittica. E’ stata definita così la giornata di ieri in una Sicilia devastata da incendi che non sembrano destinati a spegnersi. Con focolai anche in Puglia e Calabria. E mentre il Sud brucia, il Nord annega, piegato da tempeste e alluvioni che stanno devastando le città. Il bilancio delle vittime, dirette o indirette (una donna a Palermo è morta perché l’ambulanza è rimasta bloccata da un incendio) è di 5 morti.

Martedì pomeriggio il ministro della Protezione civile Nello Musumeci, ha rivolto un appello a Bruxelles: “La flotta dei canadair dell’Europa è assolutamente insufficiente. Noi non possiamo ogni volta mendicare l’arrivo di un velivolo anfibio. Abbiamo bisogno di potenziare la flotta europea dei canadair”, ha detto assicurando di voler salvare il salvabile. Oggi è previsto un Consiglio dei ministri. 

Inferno in Sicilia

“Le fiamme divampate ieri sera non hanno risparmiato neppure il Parco archeologico di Segesta. Da una prima ricognizione, per fortuna, è stato possibile verificare che non sussistono danni ai siti monumentali: il tempio, il teatro e la casa del Navarca sono rimasti illesi. Ma se, come sembra, il rogo è stato causato da una mano criminale, si tratta di un gesto gravissimo che va condannato con forza perché ha messo a rischio l’incolumità di chi vive nelle zone limitrofe e ha recato un grave danno al nostro inestimabile patrimonio storico-artistico. Mi auguro che si possa risalire al più presto ai responsabili”. Così il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, commentando l’incendio che ieri sera ha colpito il Parco archeologico in provincia di Trapani.  

Risultano invece completamente distrutti il punto di ristoro, il corpo di guardia e il deposito vicino al tempio, il blocco dei bagni nei pressi dell’antiquarium e la tettoia delle case rupestri. Quasi tutta la staccionata protettiva della strada che conduce al teatro e le recinzioni di sicurezza sono stati ridotti in cenere, così come i cavi elettrici e i corpi illuminanti nei pressi del teatro. 

Delle 5 vittime totali, tre sono morte per gli incendi in Sicilia. Dopo la notizia di una donna deceduta a Palermo, perché l’ambulanza che doveva soccorrerla è rimasta bloccata dai roghi sulle colline della città, una coppia di anziani è stata trovata morta in una casa di villeggiatura a Cinisi. I due trascorrevano l’estate in una zona che poi è stata raggiunta dagli incendi, hanno spiegato all’AGI i vigili urbani del comune vicino all’aeroporto Falcone e Borsellino.  

E l’emergenza è ancora in atto. E lo dicono i numeri, quelli diffusi ieri pomeriggio dalla direzione regionale dei Vigili del Fuoco della Sicilia: oltre 400 interventi di soccorso a partire in 24 ore (dato aggiornato alle 17). Altri 400 tra in atto e in coda.

Lombardia in stato di emergenza

Intanto ieri il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha formalizzato al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai ministri competenti e al capo dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, la richiesta del riconoscimento dello stato di emergenza di rilievo nazionale per la regione.

L’atto fa riferimento “agli eventi meteorologici avversi di significativa intensità che hanno causato danni intensi e dissesti in vari territori provinciali, a cui si aggiungono quelli in corso anche in queste ore”.

Il governatore nel motivare la richiesta spiega come “nei territori interessati sia pienamente operativa la struttura sistema regionale di protezione civile” coordinata dall’assessore alla Sicurezza e Protezione Civile, Romano Maria La Russa, “per gli interventi necessari all’assistenza alla popolazione e la rimozione del materiale che ha invaso le strade, i centri urbani e coinvolto edifici pubblici e privati e per l’attivazione delle prime misure per il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture strategiche”.

 

 

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 I sette interventi per prevenire i disastri meteorologici in Italia 

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AGI – Spiagge e aree costiere sono tra le zone più fragili e in sofferenza della Penisola. A pesare in primis gli impatti della crisi climatica, il riscaldamento delle acque del mare, e soprattutto gli eventi meteo estremi che colpiscono sempre di più i comuni costieri e che Legambiente ha mappato per la prima volta nel suo nuovo report “Spiagge 2023. La situazione e i cambiamenti in corso nelle aree costiere italiane”.

Nel report l’associazione indica all’Esecutivo anche un pacchetto di sette interventi da mettere in campo. Crisi climatica, erosione, consumo di suolo, concessioni balneari, aree a rischio inondazione, inaccessibilità alle spiagge per motivi di illegalità e di mare inquinato sono i sei indicatori al centro del report per misurare gli impatti sui lidi.

Le regioni più colpite

Dal 2010 al giugno 2023, secondo l’Osservatorio Citta’ Clima di Legambiente, sono 712 gli eventi meteo estremi, su 1.732 eventi totali, avvenuti in 240 dei 643 comuni costieri (pari al 37,3%). 186 le vittime su un totale di 331 in tutta Italia. Nel dettaglio, gli eventi che si sono registrati sono stati: 254 allagamenti da piogge intense, 199 danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 84 danni alle infrastrutture da piogge intense, 64 danni da mareggiate, 46 esondazioni fluviali, 21 frane da piogge intense, 19 danni da grandinate, 10 danni da siccità prolungata, 9 danni al patrimonio storico da piogge intense e 6 casi di temperature record.

Dal 2010 le regioni più colpite sono state la Sicilia, con ben 154 eventi estremi, la Puglia con 96, la Calabria (77) e la Campania (73).Tra i comuni più colpiti: Bari, con 43 casi, Agrigento con 32, Genova con 27, Palermo e Napoli entrambe con 23 casi e Ancona con 22.

L’erosione costiera, consumo di suolo e inondazioni

Tra il 2006 e il 2019 sono stati modificati 1.771 km di costa naturale bassa su 4.706 km in totale, pari al 37,6% (Dati Ispra). Uno dei problemi è che in Italia si continua a intervenire con opere come pennelli e barriere frangiflutti, arrivando in totale a ben 10.500 opere rigide lungo le coste italiane, quasi 3 ogni 2 chilometri di costa. 

Si tratta di opere che artificializzano ulteriormente la linea di costa e che, come provato su molti litorali, modificano inevitabilmente le correnti marine e spostano semplicemente il problema su altri tratti coste. Il consumo di suolo nei comuni costieri italiani è pari a oltre 420mila ettari al 2021 che corrisponde al 27% del totale di suolo consumato in Italia, con un incremento vicino al 6% rispetto al dato 2006.

Rispetto al tema inondazioni, nel nostro Paese sono 40 le aree a maggior rischio (dati Enea), con migliaia di chilometri quadrati di aree costiere che rischiano di essere sommerse dal mare, in uno scenario al 2100 e in assenza di interventi di mitigazione e adattamento. Senza dimenticare il problema dell’inaccessibilità alle spiagge per motivi di illegalità (cancellate e chiusure di spiagge che dovrebbero essere accessibili a tutti, abusivismo edilizio etc.) e quello dove il mare è inquinato e vige il divieto di balneazione: il 7,7% delle coste basse italiane.

I possibili scenari

“Le coste italiane – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – rappresentano una delle cartine di tornasole più importanti, insieme alle aree urbane, soprattutto per analizzare gli impatti che la crisi climatica sta già portando insieme agli eventi meteo estremi e al riscaldamento delle acque. Si tratta infatti di aree al centro dell’hot spot climatico del Mediterraneo e quindi particolarmente vulnerabili e che, in futuro, lo saranno ancor di più a causa dell’innalzamento del livello dei mari.

Per questo “è fondamentale intervenire con azioni concrete per le aree costiere approvando il piano nazionale di adattamento al clima e attuando piani e strumenti di governance che riducano il rischio per le persone, le abitazioni e le infrastrutture, e che permettano di programmare interventi volti al miglioramento della gestione dei territori”

Così come “bisogna garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge e premiare dall’altro lato la qualità dell’offerta e le scelte di sostenibilità ambientale nei criteri di affidamento delle concessioni dei lidi. Rispetto al tavolo interministeriale di oggi, teniamo a precisare che purtroppo le ragioni dell’ambiente sono state tenute fuori. Non sono state invitate le associazioni ambientaliste, ma solo quelle che raggruppano gli operatori del settore e le amministrazioni”.

Concessioni balneari

Parlare di spiagge significa parlare anche di concessioni balneari, il cui dato è sempre fermo al 2021. Secondo una stima di Legambiente realizzata sui dati SID e con foto satellitari, sono ben 12.166 le concessioni per stabilimenti balneari e 1.838 le concessioni per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici. Le restanti concessioni sono distribuite su vari utilizzi, da pesca e acquacoltura a diporto, produttivo. In totale si tratta del 42,8% delle coste basse occupate da concessioni.

Guardando alla diffusione territoriale, regioni record sono sempre Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dove quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari con punti in alcuni comuni prossime al 100%. La sintesi è che nel Belpaese è sempre più difficile trovare una spiaggia libera dato che ancora non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione.

Inoltre, il Governo nell’ultimo mille proroghe ha tentato di allungare la validità delle concessioni fino al 31 dicembre 2024. Una proroga che il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittima. In questo quadro l’unico passo avanti che Legambiente registra è che, finalmente, con via libera arrivato in questi giorni dal CDM arriva il decreto sulla mappatura delle concessioni in Italia, richiesta avanzata da anni dall’associazione ambientalista e su cui ora bisogna accelerare il passo per avere finalmente aggiornamenti e dati affidabili.

Tra i nodi da risolvere resta la scarsa trasparenza sull’affidamento in concessione. “L’affidamento delle concessioni balneari stabilito tramite bandi di gara – aggiunge Sebastiano Veneri, Responsabile Turismo e Innovazione Territoriale di Legambiente – non è più rinviabile. Occorre, infatti, dare seguito alle innumerevoli sentenze statali ed europee a riguardo altrimenti si arriverà presto a multe per il nostro Paese per violazione delle direttive europee”.

A partire dagli ultimi anni, aggiunge Legambiente, si sta rimediando a una situazione che vedeva i canoni concessori a livelli decisamente bassi. Dal 2021, per effetto del “Decreto Agosto”, è stato deciso che l’importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell’utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalita’ non poteva essere inferiore a 2.500 euro, aumentato nel 2022 a 2.698,75 euro. Per il 2023 era stato previsto un aumento di circa il 25%, portando il canone annuale a 3.377,50 euro, annullato da una recente ordinanza del Consiglio di Stato.

Le richieste al governo

Di fronte a questo quadro sono sette gli interventi che Legambiente chiede al Governo Meloni di mettere in campo:

  1. Approvare in via definitiva il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (al momento fermo dopo la fase di VAS, Valutazione ambientale strategica) e stanziare le risorse economiche per attuarlo;
  2. Superare la logica dell’emergenza e degli interventi invasivi con opere rigide per la difesa delle coste dall’erosione, che hanno risolto poco e solo temporaneamente i problemi locali;
  3. Adottare misure di adattamento per ridurre il rischio di inondazioni nelle zone costiere (come, ad esempio, interventi di rinaturalizzazione delle coste, ricostituendo le fasce dunali e zone umide e paludose) affiancando anche sistemi di previsione e di allerta, per informare la popolazione interessata, oltre a un serio ragionamento sulla delocalizzazione di abitazioni e sistemi produttivi dalle aree più ad alto rischio
  4. Approvare la legge sullo stop al consumo di suolo che il Paese aspetta da 11 anni.
  5. Garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge, definendo un quadro chiaro di obiettivi da rispettare, valido in tutta Italia, con almeno il 50% delle spiagge in ogni Comune lasciato alla libera e gratuita fruizione. E bisogna premiare la qualita’ dell’offerta nelle spiagge in concessione. 
  6. Ristabilire la legalità e fermare il cemento sulle spiagge. Obiettivo quello della tutela delle aree costiere nel loro insieme, includendo il rispetto delle aree naturali ed il divieto assoluto di realizzare qualunque tipo di manufatto sulle spiagge e demolendo quelli illegali.
  7. Rilanciare a livello nazionale e locale la costruzione e l’adeguamento e/o la messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione. Diverse le buone pratiche in atto nel Paese contro l’erosione costiera e storie di stabilimenti green virtuosi raccontate nel report.

Tra queste, quella del Parco del mare del Comune di Rimini che ha avviato un’opera di riqualificazione e pedonalizzazione del lungomare e la creazione del Parco del Mare. Il progetto internazionale Operandum contro l’erosione costiera con 26 partners provenienti da 12 Paesi europei più Cina e Australia e che sta implementando molteplici soluzioni basate sulla natura (NBS). Il progetto “Custodi delle dune di Campomarino”, promosso a Taranto da Legambiente e dal gruppo Unipol nell’ambito della campagna “Bellezza Italia”. 

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Stellantis al fianco del Giffoni Film Festival

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TORINO (ITALPRESS) – Stellantis per il secondo anno consecutivo partecipa al Giffoni Film Festival di Valle Piana, in provincia di Salerno, il principale evento cinematografico italiano dedicato ai giovanissimi della Generazione Zeta. E lo fa proponendo il linguaggio diretto e immediato di un corto, “Wasted”, il cui titolo sintetizza in una parola il tema principale: si può dare una seconda vita ai materiali fin qui considerati inutili, superati, “di scarto”? Domanda attualissima e quanto mai impellente, ora che la questione del cambiamento climatico e della salvaguardia dell’ambiente è diventata prioritaria. Con “Wasted”, firmato dal giovane regista emergente Tobia Passigato, Stellantis propone un’alternativa alla cultura “usa e getta” imperante fino a poco fa. La vicenda, ambientata in pieno mare e inizialmente caratterizzata da toni drammatici, vede un giovane naufrago approdare su Trashipelago, un’isola costituita solo da rifiuti galleggianti e abitata da un bizzarro e anziano navigante, che ha imparato a sopravvivere proprio riutilizzando i materiali di scarto trascinati in acqua dal vento. Inizialmente riottoso e frustrato, guidato dall’esperienza dell’anziano il giovanotto imparerà che, pensando in maniera creativa, anche quei materiali posso diventare utili e migliorare la vita dell’uomo.
“Stellantis torna a Giffoni per ascoltare le opinioni dei giovani che rappresentano il nostro presente e futuro e per condividere con loro la strategia del Gruppo attraverso uno storytelling diverso” spiega Maria Grazia Davino, Responsabile Sales & Marketing in Europa. “Stellantis ha l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni di carbonio entro il 2038 e costruire un mondo dove i materiali di scarto, “wasted” appunto, vengano sempre recuperati, implementando il nuovo modello della Circular Economy, i cui obiettivi principali sono il prolungamento della vita delle vetture e dei componenti. Gli stessi componenti possono essere reimmessi nel flusso di produzione di nuovi veicoli e prodotti, secondo i principi del “Design per l’economia circolare”. Un concetto che, all’inizio, può disorientare come capita al protagonista del film. Servono ingegno, creatività e un motore indispensabile che spinga a guardare oltre le apparenze e pensare fuori dagli schemi. E questo motore per noi sono proprio i giovani, coi quali vogliamo intrattenere un dialogo attivo intorno a queste idee”.
“Wasted” è il primo cortometraggio prodotto da Stellantis in collaborazione con Giffoni Innovation Hub, partner ideale sia come intermediario verso le giovani generazioni, sia come realtà da sempre attenta al rispetto dell’ambiente. Il corto verrà successivamente presentato in una selezione di film festival internazionali.

foto: ufficio stampa Stellantis

(ITALPRESS).

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Napoli vara il nuovo piano dei trasporti

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NAPOLI (ITALPRESS) – L’incremento dei treni, il prolungamento degli orari, la possibilità di usufruire entro fine anno di connessione Wifi e rete dati cellulare durante i viaggi: c’è questo e altro nel nuovo piano dei trasporti su ferro della città di Napoli che è stato presentato questa mattina a Palazzo San Giacomo. L’obiettivo è quello di essere al top in Italia, sul livello di Roma e Milano, o forse anche un pò più in alto, per ciò che riguarda la metropolitana. Sulla Linea 1 le principali novità con il numero dei convogli che quasi raddoppia: dai 6 treni (tutti da 840 metri) di qualche tempo fa ai 10 previsti per novembre 2023, lunghi 1.250 metri e capaci di ospitare 12.500 passeggeri contemporaneamente per una frequenza delle corse che scende da 14 a 8 minuti. In metro sarà poi possibile telefonare e navigare in internet, ma la buona notizia a cui il sindaco Gaetano Manfredi tiene di più riguarda gli orari di attività: il venerdì e il sabato la Linea 1 garantirà corse fino alle 2 di notte. Stesso discorso per le due funicolari, Centrale e Chiaia (quest’ultima riaprirà a luglio 2024 ndr), che invece la domenica chiuderanno alle 0,30.
Durante la settimana, il lunedì e il martedì Centrale si fermerà alle 22,30 e Chiaia alle 0,30. Mercoledì e giovedì l’inverso, con Centrale avanti fino alle 0,30 e Chiaia chiamato allo stop dalle 22,30. Nel complesso uno sforzo che impegnerà qualche milione di euro aggiuntivo nel Piano industriale di Anm (previsto anche un programma di assunzioni), connesso anche alle aperture della prossima primavera delle stazioni Centro Direzionale e Tribunale e poi al via della Linea 6 previsto per l’estate 2024. Infine, entro dicembre 2025, si punta al collegamento diretto con Capodichino: in questo modo Stazione Marittima, Alta velocità e aeroporto saranno collegati dalla stessa linea metropolitana.
“Abbiamo presentato la situazione che abbiamo trovato, quella di oggi e quella che troveranno i cittadini a settembre, sia come metropolitana che come servizi collegati, che come prolungamenti di orari”, spiega l’assessore comunale ai trasporti, Edoardo Cosenza, che a margine della conferenza stampa parla di “una rapida trasformazione sia in termini quantitativi che qualitativi dei treni”. “Sta andando molto veloce – afferma Cosenza – l’entrata in circolazione dei nuovi convogli della Linea 1 con un’eliminazione graduale dei vecchi che sono decisamente poco affidabili. Questo comporta una rapida riduzione dei tempi di attesa e un miglioramento della frequenza e poi ci sono gli attesissimi prolungamenti degli orari che ci portano ai livelli di altre città italiane: finalmente lo facciamo anche a Napoli”.
Su questo aspetto pone l’accento anche il sindaco Manfredi: “Ci eravamo impegnati per garantire un orario prolungato sia per quanto riguarda le funicolari che la metropolitana durante il fine settimana, è stato chiuso un accordo con tutti i sindacati e ringrazio anche i lavoratori che sono stati parte attiva e molto positiva nel rilancio del servizio. Questo – spiega Manfredi – per noi è molto importante perchè ci consente di alleggerire il traffico durante il weekend e rappresenta anche un grande esperimento perchè la nostra volontà è quella di investire sempre di più su un trasporto pubblico che consenta ai napoletani di non utilizzare l’automobile, ma i mezzi di trasporto pubblici anche in una logica di maggiore sostenibilità e di riduzione dell’impatto ambientale”.

– Foto: xc9/Italpress –

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Mondiali scherma, argento e bronzo Italia nella prima giornata

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MILANO (ITALPRESS) – Un argento e un bronzo dalla spada femminile sono il bottino per l’Italia dopo la prima giornata di gare ai Mondiali di scherma a Milano, caratterizzata dalla cerimonia di apertura impreziosita dalla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella. L’argento è finito sul collo della siciliana delle Fiamme Oro Alberta Santuccio, mentre il bronzo è andato a Mara Navarria, precedentemente sconfitta in semifinale proprio dalla connazionale. Per Santuccio si tratta della seconda medaglia mondiale dopo l’argento a squadre nell’edizione dello scorso anno al Cairo. “Sbollirò presto la rabbia del match e potrò gioire per questo argento mondiale. Ero tesissima, un mondiale in casa può essere una beffa, ci sono pro e contro. Ma adesso posso dirlo, ci sono solo pro” ha detto l’azzurra, che si proietta verso le prove a squadre dei prossimi giorni, primo vero appuntamento dopo il bronzo olimpico di Tokyo. “Abbiamo dimostrato di essere una
bellissima squadra, abbiamo dimostrato di valere, incrociamo la
dita per questa prova, puntiamo alla qualifica”. E’ una suggestiva coincidenza che la prima medaglia internazionale di Alberta Santuccio arrivò ai Campionati del Mediterraneo 2010, competizione che la vide in una delegazione in cui c’era l’attuale presidente del comitato organizzatore dei mondiali di Milano, Marco Fichera.
La catanese, guidata da Daniele Pontoni, arriva in finale dopo aver battuto in semifinale Mara Navarria. “Non mi aspettavo un tabellone del genere, ho dovuto tirare fuori non solo tecnica e tattica, ma anche le unghie. Ho faticato tanto fisicamente, non sono in formissima, vengo da una stagione devastante, non riuscivo a reggermi in piedi” l’analisi della friulana, alla seconda medaglia mondiale individuale dopo l’oro di Wuxi. In precedenza, aveva lasciato il tabellone ai quarti di finale Rossella Fiamingo, battuta 9-8 dalla cinese Sun. “E’ faticoso digerire questa sconfitta, fino a un certo punto sono stata sempre in controllo. Peccato, mi sentivo bene. Potevamo
essere in tre sul podio” le sue parole. Delusione, invece, dagli sciabolatori azzurri. Nel giorno del loro compleanno, infatti, sia Gigi Samele che Luca Curatoli sono stati eliminati agli ottavi di finale. Il foggiano è stato battuto 15-6 dall’americano Dershwitz, mentre il napoletano dall’unghesese Szilagyi per 15-12. Meglio di loro ha fatto Michele Gallo (“brucia tanto non essere arrivato a medaglia”), fuori ai quarti per mano dell’egiziano dall’egiziano Elissy (15-14).
– foto ufficio stampa Fis –
(ITALPRESS).

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Mondiali scherma, Fiamingo eliminata “Faticoso digerire la sconfitta”

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Mondiali scherma, Fiamingo eliminata

MILANO (ITALPRESS) – “È faticoso digerire questa sconfitta, fino a un certo punto sono stata sempre in controllo. Non sono riuscita a sfruttare la difesa contro una Sun che di solito in attacco non è così forte come in difesa”. Così la spadista azzurra Rossella Fiamingo, dopo l’eliminazione ai quarti di finale nella prova individuale, per mano della cinese Yiwen Sun, ai Mondiali di Milano,
gm

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Scippi e rapine in centro a Roma, 5 arresti

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AGI – Sono cinque le persone arrestate dai carabinieri nel centro storico della capitale per due distinti episodi di rapina a passanti. Si tratta di due gruppetti di ragazzi, di nazionalità egiziana.

Il primo episodio è avvenuto a Piazza Venezia ai danni di un 16enne romano, minacciato con un coltello e poi scippato di una collanina d’oro. I carabinieri della Stazione Quirinale, coadiuvati da altre pattuglie dell’Arma, hanno individuato e bloccato a largo Gaetana Agnesi i tre responsabili, tutti 19enni e di nazionalità egiziana. I miliari hanno recuperato 3 collane d’oro, tra cui anche quella strappata dal collo del sedicenne, circa 6 g di hashish e circa 960 euro in contanti.

I 3 arrestati sono stati trasferiti presso le aule di piazzale Clodio, dove il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e disposto per due l’obbligo di firma e per uno l’obbligo di dimora.

In un secondo episodio i Carabinieri del Comando di Piazza Venezia e della Compagnia Speciale, nel corso di un servizio di pattuglia hanno arrestato, in due egiziani di 18 e 19 anni, per rapina in concorso. I fatti sono avvenuti questa mattina, verso le 7,30, quando un loro connazionale appena 18enne, ha fermato una pattuglia di carabinieri denunciando di essere stato, poco prima, rapinato della collana in oro.

I Carabinieri, chiesti i rinforzi, sono subito intervenuti e hanno battuto il parco e hanno bloccato nell’immediatezza uno dei due cittadini egiziani che, alla vista dei militari, cercava di disfarsi del coltello appena utilizzato e che è stato trovato in possesso della collanina che era stata strappata dal collo della vittima. Successivamente i militari sono riusciti a rintracciare, nelle immediate vicinanze, anche il secondo ragazzo indicato come autore della rapina.

Il coltello è stato sequestrato e la collana recuperata e restituita alla vittima. Per i due giovani l’arresto è stato convalidato ed entrambi hanno patteggiato e il Tribunale di Roma li ha condannati ad un anno e dieci mesi di reclusione e 500 euro di multa. 

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Piantedosi “Pronti a inviare più rinforzi a regioni colpite da roghi”

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Piantedosi

ROMA (ITALPRESS) – “Ringrazio tutto il personale dei Vigili del fuoco impegnato senza sosta in centinaia di interventi per fronteggiare la grave emergenza legata al maltempo nelle regioni del Nord e agli incendi nel Sud Italia”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dopo la riunione che si è tenuta al centro nazionale operativo con i vertici del dipartimento e i direttori regionali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. “Stiamo monitorando l’evolversi della situazione – ha aggiunto -. Abbiamo già inviato unità mobili di rinforzo e raddoppiati i turni del personale. Siamo pronti a disporre altre iniziative per rafforzare nelle regioni più colpite il dispositivo operativo attivato per fronteggiare questa grave situazione”, ha concluso il titolare del Viminale, manifestando la sua vicinanza a tutte le comunità coinvolte.

col3/gsl (Fonte video: Viminale)

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