AGI – Lo spray anti-orso, o ‘bear spray’, che a breve farà parte dell’equipaggiamento degli uomini del Corpo forestale trentino, ha la capacità di produrre ripetuti getti potenti, prolungati che escono dall’erogatore in grado di investire con pochi margini d’errore un orso che manifesti comportamenti aggressivi o eccessivamente confidenti a distanza ravvicinata.
In Trentino i plantigradi sono oltre un centinaio, forse anche 120, e si trovano soprattutto nella zona del Brenta, ovvero sulle pendici del monte Peller tra Val di Sole e Val di Non. Nel pomeriggio del 5 aprile scorso nei boschi di Caldes in Val di Sole, l’orsa ‘Jj4’, esemplare di 17 anni, ha aggredito a morte Andrea Papi. Un fatto che ha scatenato forti polemiche anche perché il governatore trentino Maurizio Fugatti aveva disposto l’abbattimento, provvedimento bloccato prima dal Tar di Trento e poi, il 14 luglio scorso, dal Consiglio di Stato.
Lo spray anti-orso è uno strumento che ha l’aspetto di una bomboletta dotata di occhiello-impugnatura e sicura che, una volta premuta, in una nube a cono nebulizza un principio attivo irritante e naturale a base di ‘capsaicina’. Si tratta di una sostanza che non è impiegabile sull’uomo.
La sua efficacia è garantita con un contenuto minimo di 225 grammi di prodotto e principio attivo dell’1-2%, nonché da un’adeguata formazione che è già stata avviata anche con la collaborazione del docente universitario americano di scienze della fauna selvatica Tom Smith. Quest’ultimo, professore alla Brigham Young University, è uno dei massimi esperti mondiali in tema di plantigradi: infatti, ha studiato l’orso bruno (come quelli presenti in Trentino), l’orso nero e l’orso polare. Secondo le statistiche, l’efficacia dello spray è pari al 97% (95% su quelli polari).