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Cosa succederà agli alberi di Milano abbattuti dal nubifragio

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AGI –   Di certo c’è che le centinaia, forse migliaia, di alberi abbattuti dalla tempesta vengono portati in queste ore nel deposito della Protezione Civile di via Novara e in quattro aree allestite dal Niur, il Nucleo Intervento Rapido del Comune di Milano. Ma poi, che ne sarà di questo immenso patrimonio strappato alla città dalla furia del vento? Interpellato dall’AGI, Palazzo Marino risponde che “si sta valutando la possibilità di riutilizzare il legno e non come rifiuto”.

In ogni caso, a decidere sul destino delle piante, viene precisato, sarà solo il Comune. Non AVR, dunque, la società a cui è stata data in appalto la manutenzione delle aree verdi cittadine.

Il contratto del Comune con la società che si occupa del verde

Il presidente della Commissione Ambiente del Municipio 9 Marco Salomon fa notare che “a norma del contratto stipulato tra AVR e il Comune vi è la discutibile norma che la legna tagliata da AVR resti nella disponibilità di AVR. Norma che definisco discutibile visti i valori di mercato raggiunti dal legname”

Il rappresentante di Europa Verde si chiede inoltre “cosa succederà al legno raccolto da soggetti diversi da AVR, come i pompieri o altre aziende che sono intervenute, e a quello finito per esempio in strada o comunque fuori dalle ‘pertinenze’ di AVR.  Va poi considerato che le fronde vanno triturate e i fusti del legname hanno caratteristiche che possono richiedere trattamenti diversi”.

La procedura ‘virtuosa’

Non utilizzare il legno come rifiuto, com’è nelle intenzioni del Comune, significa anche non prendere in considerazione l’ipotesi che lo si trasformi in combustile.

“La procedura seguita di solito per gli alberi in questi casi è di biotriturare il materiale – spiega l’arboricoltore e agronomo Alessandro Pestalozza – e destinarlo a un centro di compostaggio. Si esegue il procedimento della cippatura da cui si ricava il cippato, cioé il legno sminuzzato che può essere usato come un combustibile alternative alle fonti energetiche non rinnovabili. La cippatura è una pratica virtuosa per l’ambiente anche perché la percentuale di anidride carbonica che produce è poca”.

La doppia disgrazia della morte di un albero 

Quando un albero muore è una grave perdita non solo perché non c’è più ma anche perché immette nell’atmosfera anidride carbonica, contribuendo ad aumentare l’effetto serra. Nel caso in cui finisse una discarica e buttato in un inceneritore, come può accadere, sprigionerebbe una notevole quantità di anidride carbonica.

“L’ideale – conclude Pestalozza – sarebbe che un albero muoia nel suo ambiente rientrando lentamente nei cicli della foresta e non sotto la spinta di eventi gravissimi come quelli che vediamo in questi giorni.

Non è però solo l’evento climatico estremo a farli cadere – riflette l’agronoma Elisabetta Panino -. Un peso ce l’ha senz’altro anche la manutenzione del verde. E abbiamo anche visto che alcuni alberi hanno resistito meglio. Nel nubifragio di Milano per esempio i bagolari sono rimasti in piedi”.         
      

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