AGI – Un detenuto è morto ieri sera nel carcere di Sabbione a Terni, dopo aver dato fuoco alla cella nella quale era detenuto. Lo rende noto il sindacato di polizia penitenziaria Sappe. “Siamo amareggiati e arrabbiati. Questa – è il commento di Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria – è una tragedia annunciata ed è anche la conseguenza di una sottovalutazione alle continue sollecitazioni di intervento per il Sabbione che facciamo da mesi e mesi. Un uomo che perde la vita durante la detenzione è sempre una sconfitta per lo Stato: e questo nonostante il personale di polizia penitenziaria abbia fatto di tutto per evitarlo”.
Secondo quanto riferisce il sindacalista, l’uomo deceduto è uno straniero con problemi psichiatrici, che ha dato fuoco a tutto quello che aveva in cella e in pochissimo tempo è stato sopraffatto dalle fiamme e dal denso fumo nero che si è propagato.
“A fatica – continua – i poliziotti presenti e quelli arrivati di rinforzo, anche liberi dal servizio, sono riusciti a intervenire, rimanendo anche intossicati, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. Non vi erano avvisaglie che il detenuto avrebbe potuto compiere l’insano gesto. Era stato assegnato qui dal Provveditorato regionale della Toscana e l’altro ieri aveva avuto una udienza in Liguria”.
Una tragedia, scrive il Sappe, “avvenuta nel contesto di una situazione penitenziaria assai critica che da mesi denunciamo e rispetto alla quale nessun intervento è stato mai adottato. Il Sabbione è una polveriera, lo denunciamo da tempo e il timore che qualcosa di irreparabile sarebbe successo si è verificato. I vertici dell’amministrazione penitenziaria della Toscana, da cui dipende l’Umbria – conclude il sindacalista – si devono dimettere per le loro incapacità a dare soluzioni ai problemi penitenziari umbri e della polizia penitenziaria che nelle carceri regionali lavora. Il Dap mandi subito una visita ispettiva in carcere”.
Il 2022 è stato l’anno dei suicidi in carcere
In dodici mesi in Italia “si sono tolti la vita 84 detenuti. Uno ogni 5 giorni. Il 2022 per le carceri italiane verrà ricordato come l’anno dei suicidi”. Lo denuncia Antigone, ricordando che nei nostri istituti di pena “quest’anno, ci si è tolto la vita circa 20 volte in più di quanto non avviene nel mondo libero. Un detenuto ogni 670 presenti si è ucciso.
Il precedente primato negativo era del 2009, quando in totale furono 72. Ma all’epoca i detenuti presenti erano oltre 61 mila, 5 mila in più di oggi”. “All’epoca – ricorda Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione – eravamo alla vigilia del periodo che portò poi l’Italia alla condanna della Corte Europea dei Diritti Umani per violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea, per il trattamento inumano e degradante. Alcune iniziative parlamentari furono prese. Non vedere negli 84 suicidi di quest’anno un segnale altrettanto preoccupante delle condizioni in cui versano le carceri del paese è ingiustificabile”.