AGI – Se alla fine del lungo interrogatorio è stato lo stesso Alessandro Impagnatiello a confessare l’omicidio della compagna Giulia Tramontano incinta di 7 mesi, è stata una lunga serie di errori commessi e le tante contraddizioni che ha portato subito gli investigatori a lui.
Ecco i più significativi messi in luce dallo stesso decreto di fermo.
Il primo racconto
Impagnatiello fornisce una versione dei fatti da subito traballante tanto che la Pm Alessia Menegazzo premette: “Il racconto dell’indagato, già prima facie, non appariva credibile, in quanto caratterizzato da numerose contraddizioni, e sarà in seguito smentito dai successivi accertamenti”.
Il forte odore di benzina
Subito dopo la denuncia di scomparsa, i carabinieri vanno a casa della vittima e del compagno “e in quella occasione hanno constatato che l’autovettura in uso (a Impagnatello ndr) emanava un forte odore di benzina proveniente dal bagagliaio. A dire dell’indagato, tale odore era dovuto allo sversamento del combustibile contenuto in una bottiglia in precedenza utilizzata per il rabbocco del suo ciclomotore e non più presente perché smaltita. Inoltre anche all’interno dell’abitazione gli operanti riscontravano un persistente odore di benzina proveniente dallo zaino“.
I guanti in lattice
Sempre nello zaino “venivano rinvenuto guanti in lattice blu, che l’Impagnatiello riferiva essersi procurato per lavare i piatti a mano in quanto la lavastoviglie era rotta. I guanti erano stati altresì notati qualche ora prima… dall’amante… nel pomeriggio del 28 maggio fuoriuscire dallo zaino”.
I messaggi e le telefonate
L’amante di Impagnatiello riceve dei messaggi dal cellulare di Giulia Tramontano che le scrive di non essere stata “sincera – racconta la donna – e di lasciarla in pace e che voleva tornarsene a casa (penso intendesse a Napoli). Dopo di che Giulia non mi ha più risposto a nessun messaggio in chat e ho provato a contattarla telefonicamente ma senza ricevere risposta in quanto mi rispondeva la segreteria telefonica”.
La donna chiama quindi Alessandro che le dice prima che Giulia è a letto a dormire, poi, alla richiesta di inquadrarla con la telecamera del telefono, cambia versione “asserendo che Giulia non è in casa in quanto avrebbe passato la notte da un’amica e che in quel momento stesse dormendo”.
Quando l’amante gli chiede come facesse a sapere che dormiva visto che non era in casa la risposta è stata “che era solita addormentarsi presto”. “È evidente il cambio di registro utilizzato da Giulia nei messaggi rispetto al tenore della conversazione avuta poco prima (con l’amante del compagno ndr) – scrive la Pm – ed è verosimile che l’autrice di questi messaggi non sia Giulia ma Impagnatiello, anche in virtù del fatto che nel testo viene accennata alla volontà di Giulia di tornare a casa sua, evidentemente al fine di precostituire la giustificazione dell’allontanamento”.
Le telecamere
Le videocamere vicine all’abitazione della vittima mostrano diversi movimenti, nella notte della scomparsa, dello stesso Impagnatiello. “Dalle prime informazioni e dal loro raffronto con i filmati – spiega ancora la pm – sono emerse forti contraddizioni tra la realtà dei fatti e il racconto fornito dall’indagato in sede di denuncia. L’indagato ha invero cambiato più volte versione circa la presenza di Giulia in casa il 27 maggio, smentendosi da solo circa il motivo dell’assenza della compagna da casa”.
Le ricerche sui siti
Impagnatiello è particolarmente attivo in quello ore sui motori di ricerca. Si informa tra l’altro su “rimuovere macchie sudore”, “rimuovere macchie candeggina”, “rimuovere macchie d’olio”, “rimuovere macchie di ruggine”, “rimuovere macchie di sangue“, “rimuovere macchie d’erba” proprio mentre gli investigatori facevano rilievi sulla sua auto e ancora, “ceramica bruciata vasca da bagno”, e infatti in un primo momento aveva cercato di dar fuoco al corpo della vittima proprio nella vasca da bagno.
“Anche le ricerche successive – scrive ancora la pm – evidenziano la costante attenzione dell’indagato per la vicenda, verosimilmente al fine di monitorare gli esiti delle indagini”. “Da ciò si desume come l’indagato, dopo aver ucciso la compagna e il bambino che ella portava in grembo, abbia quindi cercato di eliminare le tracce dell’omicidio appena commesso. Tale elemento si unisce alle immagini estrapolate dai filmati di sorveglianza, che mostrano l’indagato mentre porta un sacchetto con un cumulo compatibile con un mucchio di vestiti”.
La cenere
Secondo la testimonianza di una vicina di casa, il pomeriggio del 28 maggio, c’era “una quantità ingente di cenere proveniente dalla porta d’ingresso dell’appartamento dell’Impagnatiello, a continuare sulle scale del condominio sino al box auto dello stesso, in quantità tale da far pensare a una grigliata, sebbene, come da ella riferito quel giorno non aveva sentito alcun odore di barbecue”. Impagnatiello infatti aveva bruciato alcuni oggetti sporchi di sangue per far sparire le tracce.