AGI – “Oggi ricordiamo con emozione la prima grande vittoria elettorale di Forza Italia, avvenuta esattamente 29 anni fa, il 27 marzo del 1994”. Sono le parole scelte da Silvio Berlusconi, poco più di due mesi fa, per celebrare i suoi quasi trent’anni di vita politica. Un anniversario che lo ha visto ancora alla guida del partito da lui fondato, Forza Italia.
Il Cavaliere, tra i primi leader a capire l’importanza dell’uso dei social, affida proprio a Facebook le sue riflessioni, ricordano quando, nel 1994, da imprenditore di successo, decise di scendere in campo per “salvare il Paese che amo dai comunisti”.
Mai domo, mai tentato dall’addio, nemmeno nel periodo più buio della decadenza da senatore a seguito della condanna in via definitiva a quattro anni per frode fiscale. 27 novembre del 2013, ore 17.43: l’Aula del Senato dice sì alla decadenza (a seguito delle nuove norme introdotte dall’allora Guardasigilli Paola Severino).
Berlusconi resta in sella, anche quando è costretto alle dimissioni da premier nel novembre del 2011, nel pieno dell’uragano finanziario che stava colpendo l’Italia, dopo un’estate rovente con l’esplosione della crisi del debito e l’impennata dello spread. Non è la prima ‘crisi’ che si abbatte su un suo esecutivo: il 22 novembre del 1994 Berlusconi, capo del governo per la prima volta, proprio mentre presiede la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla criminalità transnazionale, riceve un invito a comparire dalla Procura di Milano che stava indagando sulle tangenti alla Guardia di finanza.
La stretta di mano tra Bush e Putin
Ma la storia politica di Berlusconi, per quattro volte presidente del Consiglio, è costellata anche di successi. Tra quelli che lui stesso in primis amava ricordare c’è la famosa stretta di mano di Pratica di Mare. Era il 28 maggio 2002 quando l’allora premier Berlusconi, durante il suo secondo mandato da presidente del Consiglio, organizzò il vertice con i 19 rappresentanti della Nato, invitando allo stesso tavolo di George Bush anche Vladimir Putin. Fu il suggello, ha più volte rivendicato il leader azzurro, della fine della Guerra fredda, con la firma della ‘Dichiarazione di Roma’, che aprì le porte della Nato alla Russia.
A 29 anni di distanza dalla discesa in campo, quando Berlusconi pronunciò l’ormai famoso ‘discorso all’Italia’ (“L’Italia è il Paese che amo”), il Cavaliere guardava ancora oltre l’ostacolo: “Oggi, a distanza di quasi tre decenni, guardiamo al futuro con la stessa passione di allora, consapevoli che la nostra storia è fatta di grandi sfide e di grandi successi. Ringraziamo tutti coloro che hanno creduto nel nostro progetto e che ci hanno sostenuto in questi anni, e invitiamo tutti a unirsi a noi per continuare a costruire insieme un’Italia migliore per tutti”, scriveva poche settimane fa il Cavaliere.
Quando decise di scendere in campo
E a ricordare le ore che anticiparono la decisione di scendere in campo è stato lui stesso: “Non possiamo dimenticare il clima di angoscia che ci possedeva dato che i nostri sondaggisti ci avevano detto che era certa la vittoria del Pci, il Partito Comunista Italiano. Ci angosciava il pericolo di vedere l’Italia, il nostro Paese, diventare un Paese Comunista con tutto quello che questo avrebbe significato”.
E allora, “dopo una riunione di famiglia, mia mamma, pur temendo che la sinistra me ne avrebbe fatto di tutti i colori mi disse queste precise parole: ‘Se tu, sentendo così forte il dovere di farlo non trovassi anche il coraggio di farlo, non saresti quel figlio che io e tuo padre abbiamo creduto di educare’. Così, il giorno dopo, in una conferenza stampa a Milano, dichiarai di voler scendere in campo con un nuovo partito politico che si sarebbe chiamato Forza Italia. Due mesi dopo Forza Italia vinse le elezioni con gli altri partiti del centro-destra ed io divenni il Presidente del Consiglio dei ministri. Era successo un miracolo, la sinistra era stata sconfitta, l’Italia non era diventata un Paese comunista!”. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti: Berlusconi va certamente ricordato come tra i leader più longevi sulla scena politica, per quattro volte premier, sconfitto solo due volte da coalizioni di centrosinistra che spaziavano da Dini e Mastella a Rifondazione comunista.
Tornato candidabile nel 2018, viene eletto parlamentare europeo alle elezioni del 2019. Alle ultime elezioni politiche del 25 settembre 2022 vince nel collegio uninominale di Monza, tornando al Senato dopo 9 anni di assenza. Non più leader indiscusso della coalizione – ha dovuto lasciare il passo a Giorgia Meloni sulla base della regola del ‘leader che prende più voti farà il premier’ – è stato però l’artefice della nascita del centrodestra.