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“Ero un bimbo, sentii una forte esplosione”, il ricordo di Andrea Tepich 

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AGI – Il ricordo di un bambino che dura una vita intera. “Ero talmente piccolo, ricordo solo una cosa, il rumore dell’esplosione”. Il 2 agosto del 1980 Andrea Tepich, oggi alla guida dell’autobus 37, divenuto simbolo della strage alla stazione per aver accolto prima alcuni feriti e poi i morti, aveva 8 anni. Oggi è capotecnico del reparto carrozzeria del deposito di Via Battindarno di Tper a Bologna: con lui questa mattina c’era l’ex capodeposito di Battindarno, oggi in pensione, Giorgio Lenzarini, entrambi custodi di quel vecchio mezzo che ha segnato la storia tragica della città. Forse non tutti sanno che il bus 37, riportato ai suoi colori originari giallo e arancione, matricola 4030, quest’anno compie mezzo secolo di vita: e’ infatti del 1973, ed è stato in servizio fino ai primi anni 90, per poi finire in un museo. Tepich oggi col bus apriva il corteo, seguito dallo striscione “Bologna non dimentica”. “Abitavo in via del Fossato, Collegio di Spagna, non molto lontano da qui: mi ricordo il boato – racconta Andrea Tepich all’AGI – si è sentito veramente bene. Poi dopo i miei genitori, quando ha iniziato a spargersi la notizia, mi hanno portato a vedere: c’erano tutti i vetri dei palazzi rotti, una cosa drammatica. Sono cose comunque che servono, perché ti insegnano tanto nella vita, a capire, a valutare, ad avere dei giudizi. È giusto che le persone sappiano”, conclude.

L’autobus 37 oggi per tutti rappresenta la memoria. “L’autobus è stato restaurato quando è stato dismesso dal servizio di trasporto pubblico – ricorda all’AGI Giorgio Lenzarini – perche’ dopo la strage la macchina era stata ripristinata per il trasporto delle persone. Poi, con la consapevolezza di quello che era successo, e soprattutto per rispetto dei parenti delle vittime, si è pensato di preservare il mezzo e di riportarlo alle origini, come era allora, con i colori originari. La macchina è stata parcheggiata nel museo di via Bigari, il museo storico Tper, e si è pensato che era ancora più giusto portarlo il 2 agosto in piazza”. 

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Autore Redazione