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Cultura

Gli 80 anni di menzogne di Via Rasella

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AGI – Torna con nuove rivelazioni il libro, uscito per la prima volta nel ’96, sull’attentato compiuto dai Gap, i gruppi d’azione patriottica nati su iniziativa del Partito comunista Italiano, il 23 marzo 1944 in via Rasella e al quale seguì la feroce rappresaglia nazista delle Fosse Ardeatine con 335 vittime. La prima edizione nel ’96 rivelò la morte di Piero Zuccheretti, 13 anni, dilaniato dalla bomba; ora l’autore, il giornalista Pierangelo Maurizio, documenta come sia difficile trovare il luogo dove riposa il “bambino di Via Rasella”, sepolto al Verano e sulla cui tomba non compare mai il nome Zuccheretti.

Con lui nell’attentato morì anche un capo partigiano di Bandiera Rossa, Antonio Chiaretti. “Via Rasella, 80 anni di menzogne” offre nuovi retroscena, approfondimenti e documenti inediti. Alla luce delle 291 schede del professor Attilio Ascarelli, incaricato della riesumazione dei martiri alle Fosse Ardeatine, rimaste segrete per oltre 70 anni, viene ripercorso lo scontro durissimo tra il Pci e i gruppi di Bandiera Rossa, sterminati nella rappresaglia nazista con il Fronte militare del colonnello Montezemolo, il Partito d’Azione e altre formazioni minori.

La nuova edizione (Maurizio Edizioni, 264 pagine) contiene documenti e fotografie dei sopravvissuti del battaglione “Bozen” con i loro racconti, la testimonianza dell’ultimo superstite della Banda Koch. In particolare faranno discutere le carte inedite sulle presunte collusioni tra il Partito comunista e gli apparati di sicurezza fascisti o ex fascisti.

Pierangelo Maurizio racconta che il 20 agosto del 1944 davanti al colonnello John Pollock, capo della polizia alleata, il commissario di polizia Raffaele Alianello rivelò come in realtà durante l’occupazione tedesca di Roma avrebbe lavorato “per l’Intelligence Service e il Partito comunista”. Il documento custodito negli archivi Usa è pubblicato, tra le altre carte inedite, ora nel libro “Via Rasella, 80 anni di menzogne”. Alianello era considerato un elemento “fascistissimo”, uomo di fiducia di Herbert Kappler, il capo delle SS a Roma.

Nell’interrogatorio il commissario svela di essersi interessato il 24 marzo, mentre si preparavano le liste dei detenuti da mandare a morire alle Ardeatine, ad “Antonello Trombadori, cui il Partito comunista dava la massima importanza”. Trombadori, il primo capo dei Gap a Roma, era stato arrestato a Via Giulia il 2 febbraio nel deposito di armi e di esplosivi dell’organizzazione. Il commissario spiega di essere intervenuto su Kappler “per modificare le accuse nei confronti di Trombadori” salvandolo così dalla conta della morte. Nel corso dell’interrogatorio Pollock chiede se “nella lista dei 50” consegnati dalla questura di Roma ai nazisti “non c’erano comunisti (appartenenti al Pci, nda)”. “Non credo”, risponde Alianello, “c’erano diversi membri del Partito d’Azione”. 

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Autore Redazione